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venerdì 12 Novembre 2010, 16:07

Gli stranieri alle elezioni comunali

Un’altra notizia che ha tenuto banco sulla cronaca locale in settimana è stata quella della ragazza di origine romena che fa da guida turistica alla mostra di Palazzo Reale.

Un signore ha scritto a Specchio dei Tempi dicendo sostanzialmente: “l’altro giorno a Palazzo Reale mi sono trovato una guida romena, possibile che nessun italiano voglia più fare nemmeno questi lavori?”. Era una critica ai “bamboccioni” italiani e non tanto al fatto che fosse stata assunta una guida romena; peccato che una affermazione del genere tradisca un pregiudizio sottile, quello per cui un lavoro – specialmente un lavoro culturale, ma non fa differenza – possa essere fatto da uno straniero soltanto se non c’è nessun italiano che lo vuole fare. L’idea che la ragazza romena potesse essersi presentata ai colloqui e potesse essere risultata più capace e preparata degli aspiranti italiani proprio non aveva sfiorato il lettore.

Naturalmente il dibattito è stato caldo: tanti si sono indignati, tanto che La Stampa ha dovuto bilanciare la questione con una intervista alla ragazza, ma altrettanti hanno sostenuto che aveva ragione il lettore, che gli stranieri non dovrebbero avere un lavoro se prima non è stato rifiutato dagli italiani, che le reazioni alla lettera perplesse o addirittura indignate erano opera dei “soliti sinistrorsi”. C’è un chiaro problema di portafoglio: di fronte alla crisi, ben indottrinati dai media, gli italiani si lanciano nella guerra contro i poveri, anziché in quella contro i loro sfruttatori. Ma non è solo questione di portafoglio: qualche giorno fa parlavo con una signora di una certa età e di ottima posizione sociale, e per dieci minuti mi ha detto che “i non italiani dovrebbero stare a casa loro” e “gli altri Paesi europei sono costretti perché avevano le colonie, ma noi che possiamo dovremmo mandarli via”.

Eppure è chiaro che in una società cosmopolita e globalizzata le frontiere non funzionano più. Io (come già dissi) non sono certo a favore dell’immigrazione incontrollata e sregolata, né di una totale libertà di movimento delle persone (o delle merci), perché a fronte delle differenze globali mi pare una ricetta sicura per il disastro; eppure non posso nemmeno concepire un mondo basato sui nazionalismi e sulle autarchie, come era fino a qualche decennio fa.

Al contrario, io vorrei che Torino fosse un centro di attrazione di persone da tutto il mondo, selezionandole in positivo; accogliendo le persone capaci, aperte e volenterose e respingendo quelle che non si integrano o che delinquono. La strada per la convivenza civile, infatti, è l’uguaglianza di trattamento: chi vive qui deve rispettare le regole e pagare le tasse torinesi, e deve essere trattato allo stesso modo indipendentemente dall’origine.

Per questo trovo molto giusto che – come da norma europea – tutti i cittadini europei con residenza a Torino possano votare alle prossime elezioni comunali. E’ facile, ma richiede un’azione da parte loro: devono registrarsi presso l’ufficio elettorale del Comune, inviando una richiesta via fax con copia di un documento o presentandosi di persona. I romeni costituiscono ormai una fetta importante della nostra città, non solo numericamente, ma anche culturalmente; fatevi un giro al mercato coperto di corso Racconigi se non ci credete. Sarebbe bello se la guida romena, così come molti suoi connazionali, partecipassero attivamente anche alla vita politica della città in cui vivono: sarebbe un segnale di quanto ormai si ritengano non “immigrati romeni”, ma “torinesi romeni”.

[tags]torino, elezioni comunali, immigrazione, romania, razzismo, pregiudizi, discriminazione, guida turistica, palazzo reale, la stampa, nazionalismo, globalizzazione[/tags]

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Un commento a “Gli stranieri alle elezioni comunali”

  1. Mir:

    Dici bene VB, quando dici che ti piacerebbe una Torino centro di attrazione per persone di tutto il mondo, ma devi fare i conti coi mala tempora currunt.
    E’ naturale che molte persone (italiane) che si sentono gia’ ai margini della societa’ temano di perdere tutto.
    E non importa di chi e’ la colpa (conosco anche tanti italiani che si sbattono per ottenere le cose, ora non e’ che “romeni tutti brava gente e italiani mollacchioni, puttane e puttanieri con voglia di sbattersi zero..”)
    Lasciamo parlare chi ha paura, e’ un suo diritto, anche legittimo molto spesso (esistono anche i delinquenti stranieri..), ma guardiamo oltre, poiche’ il mondo non si ferma, e ne arriveranno tanti altri di stranieri (molti di loro meritevoli, altri no).
    E’ l’antico processo di integrazione gia’ vissuto a Torino coi meridionali, solo che oggi e’ molto piu’ veloce e quindi deve essere gestito da persone veramente all’altezza.
    Non mi pare che Torino sia morta a causa dei meridionali, anzi, oggi e’ piu’ stupenda che mai grazie all’arricchimento ottenuto dal mix di culture, pagato certo ad alto prezzo ma la domanda e’: chi tornerebbe indietro? Nessuno, perche’ non ce la spiegheremmo una Torino rimasta chiusa agli anni 50 quando tutto il resto del mondo e’ andato avanti.
    Un certo numero di stranieri inizia a comprenderci oltre i pregiudizi, inizia quindi a tenere a se stesso all’interno di un paese che sente proprio, e che quindi desidera contribuire a migliorare col proprio servizio. Su questi dobbiamo puntare tutto, poiche’ loro veramente potranno aiutarci in futuro.

 
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