Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Ven 22 - 15:38
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione
martedì 23 Ottobre 2007, 14:43

Lettera aperta sulla violenza negli stadi

Al Presidente dell’Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive del Ministero dell’Interno
Al Giudice Sportivo della Lega Nazionale Professionisti di calcio
Al Prefetto di Torino

Egr. dottor Ferlizzi,
egr. giudice Tosel,
egr. dottor Sottile,

mi scuso per dover richiedere la Vostra attenzione per una lunga lettera, ma sento la necessità di commentare le azioni che i Vostri organismi stanno compiendo nei confronti della violenza negli stadi, cercando di contribuire in modo costruttivo e supportato da fatti.

Sono tifoso del Torino da quando sono nato; non sono mai stato un ultrà, e sono attualmente abbonato in curva Primavera (quella dei pensionati). Una o due volte l’anno, quando il Torino non gioca troppo lontano da casa e non ho altri impegni per la domenica, vado anche in trasferta. Quest’anno, per puro caso, ciò è capitato domenica scorsa, e sono quindi stato testimone oculare di ciò che è successo a Bergamo in occasione della partita Atalanta-Torino, e che ha portato l’Osservatorio ad assumere con procedura straordinaria la determinazione numero 46, in cui si vieta ai tifosi del Torino la prossima trasferta ad Udine.

Ero perfettamente cosciente dell’inimicizia storica che regna da trent’anni tra gli ultras di Torino e Atalanta; chiunque bazzichi il calcio italiano la conosce. Per i locali, mancando dalla serie A il Brescia, Atalanta-Torino diventa un vero derby. Eppure già domenica, mentre sul pullman dei tifosi venivamo scortati verso lo stadio, sono rimasto allibito nell’osservare una città militarizzata. Non ha alcun senso che, per permettere a me e ad altre trecento persone di assistere a una partita di calcio senza venire linciati dal pubblico locale, si debbano impiegare un migliaio di poliziotti e bloccare la città per mezza giornata. A malincuore, io e il mio vicino abbiamo concluso che, in quelle condizioni, sarebbe stato opportuno vietare la trasferta e basta.

E’ proprio per questo che, invece, non capisco il senso del provvedimento che avete appena emesso. Non c’è la minima inimicizia tra Torino e Udinese; l’anno scorso, i nostri tifosi hanno addirittura esposto uno striscione per ricordare un tifoso locale. Sarebbe stata una bella festa di calcio, una gita fuori porta; proprio quello che, a parole, vorreste incoraggiare. Per i tifosi granata del Nord-Est, sarebbe stata l’unica occasione dell’anno per vedere dal vivo la propria squadra. Classificare questa sfida a rischio 4 e vietare la trasferta può significare solo due cose: o non conoscete le dinamiche del calcio italiano, o volete impartire una punizione esemplare.

Eppure, punizione per cosa, e a chi? A me hanno insegnato che tra i capisaldi dello stato di diritto ce ne sono alcuni che dicono che la responsabilità è personale, che la pena è proporzionata al reato, e che nessuno sarà punito per le azioni di altri.

La vostra decisione si richiama innanzi tutto ai fatti del derby del 30 settembre; partita classificata a rischio 2 (solo?), giocata in notturna, che si chiude con 30 arresti: 29 tifosi della Juventus e 1 (uno) del Torino. Parrebbe chiaro che se una squadra deve essere punita è quella bianconera, ma supponiamo pure che i numeri non contino e che si attribuiscano uguali responsabilità alle due squadre. Quali sono i provvedimenti?

Per Torino-Sampdoria: rischio 4 (più che giusto), orario al pomeriggio, settore ospiti chiuso, divieto di ingresso persino ai tifosi granata non abbonati; danno economico consistente, tifosi delusi, spettacolo monco.

Per Juventus-Genoa: rischio 4 (lo stesso preciso identico), posticipo in notturna per non disturbare Sky, settore ospiti aperto, biglietti in vendita su tutto il territorio nazionale; stadio esaurito.

Perché? Mi potreste gentilmente spiegare il perché di una disparità di trattamento così evidente?

Si arriva così, già con l’amaro in bocca, a Bergamo. La partita è stata bellissima, una di quelle che ti fanno innamorare del calcio e del Toro. Io ho cantato per tutto il tempo, ad eccezione dei cori contro i carabinieri e sullo stadio Heysel, che trovo vergognosi. Ho indirizzato svariati insulti agli avversari, e al gol del pareggio sono corso a sfogarmi contro il divisorio, perché sono convinto che il bello del calcio italico stia anche nello striscione sarcastico o polemico e nel gesto di scherno, purché si tenga sempre presente che è un gioco e che al fischio finale si è amici come prima. Nell’intervallo, ci siamo persino divertiti, amaramente, a constatare come i bergamaschi usino il termine “terrone” quando vogliono offendere qualcuno. L’arbitro ha contribuito a scaldare gli animi, sbagliando molto a sfavore del Torino – e questo non lo dico io, lo dicono i commenti dei giornali, che hanno chiosato la sua prestazione con questi voti: La Stampa 5, Tuttosport 4,5, Gazzetta dello Sport 4,5, Corriere dello Sport 5. Nonostante tutto, la situazione a fine partita era tranquilla.

E poi? Il comunicato dell’Osservatorio, a giustificazione del provvedimento di cui all’inizio, racconta i capi d’accusa:

“- nella fase di deflusso, un gruppo di tifosi granata… ha sfondato un cancello dell’area di massima sicurezza”;

“alla stazione ferroviaria… un gruppo di circa 150 tifosi torinisti ha provocato l’intervento delle Forze dell’Ordine”;

Della stazione non posso parlare, visto che non c’ero, ma del deflusso sì: oltre un’ora dopo la fine dell’incontro, noi eravamo ancora chiusi dentro lo stadio, perché fuori, attorno allo stadio, centinaia di ultras locali erano fermi davanti alle uscite in attesa di “festeggiarci” – e Vi assicuro che non è una bella sensazione.

Poi è stato aperto il passaggio dal settore ospiti al recinto del parcheggio dove erano ospitati i nostri pullman, e a quel punto un (1) demente si è staccato dal gruppo granata, è corso verso il cancello che separava il luogo dal resto del parcheggio, e lo ha “sfondato” – con le virgolette, perché era aperto. Sono allora accorsi una dozzina di tutori dell’ordine in assetto antisommossa, che in tre secondi lo hanno rispedito indietro, sparando un (1) lacrimogeno. A quel punto un centinaio di tifosi atalantini ha “sfondato” – ho capito che questo è il termine tecnico per chi passa attraverso porte aperte – le barriere di prefiltraggio, cercando di raggiungerci; sono stati prontamente caricati dalla Polizia e sono scappati a gambe levate.

Fine degli scontri; e visto che il comunicato parla di 16 lacrimogeni sparati, Vi consiglio di indagare su dove siano finiti gli altri 15, con la penuria di risorse che affligge le forze dell’ordine…

Ora io ho una domanda: dato che c’erano decine di telecamere e quattro poliziotti per ogni tifoso granata, e che peraltro la maggior parte di noi mai si sarebbe messa a picchiarsi per una partita di calcio, era così difficile identificare l’unico facinoroso e far sì che egli rispondesse delle proprie azioni?

Che senso ha che Voi rilasciate interviste in cui chiedete al pubblico di “isolare i violenti”, e poi quando c’è un violento isolato prima lo lasciate andare, e poi punite la società e le centinaia di migliaia di cittadini normalissimi che tifano per il Torino?

Io non ho mai alzato le mani in vita mia, non sono un criminale, e come me la quasi totalità dei tifosi del Torino: chi Vi dà il diritto di trattarci e di additarci come tali, anche di fronte all’opinione pubblica e alla stampa?

E già che ci siamo, per equità, quali provvedimenti intendete prendere contro gli ultras dell’Atalanta?

La tifoseria del Torino è da sempre calda, in parte anche violenta, ma mai criminale. Non esiste nella storia del calcio italiano una persona, tifoso o poliziotto, che sia stata uccisa o gravemente ferita in uno scontro tra o con tifosi del Torino. Nessun tifoso del Torino è mai stato coinvolto in una faida per il controllo affaristico della curva. Ci sono tifoserie (Roma, Lazio, Napoli, la stessa Juventus) imbottite di pluripregiudicati per reati penali, dove gli arresti e i coltelli sono all’ordine del giorno. Eppure, ora sembra che il problema del calcio italiano sia la tifoseria del Torino, me compreso.

A Torino ormai vige uno stato di punizione permanente contro una squadra sola. In tutti gli stadi d’Italia – compreso l’Olimpico quando gioca la Juventus – entrano tranquillamente bandiere, striscioni, petardi. In Juventus-Udinese un tifoso juventino ha tirato un petardo in campo (rinfrescatemi la memoria, qual è stato il Vostro provvedimento?). Ma, se gioca il Torino, si vedono i carabinieri all’ingresso portar via una bandiera granata a bimbi di sei anni in lacrime. E poi ciò viene giustificato come un atto per far tornare allo stadio le famiglie.

Il problema non sono dunque le punizioni o la repressione della violenza, che è sacrosanta. Il problema sono la discrezionalità e la disparità dei provvedimenti, che creano sensi di ingiustizia, ulteriore rabbia, ulteriore violenza. Forse non ve ne rendete conto, ma l’accanimento che state dimostrando, lungi dal placare gli animi, rischia di alimentare la rabbia e il vittimismo delle parti peggiori della nostra tifoseria. Crea solidarietà con i violenti, invece che con le forze dell’ordine. State soffiando sul fuoco: perché?

E’ così difficile attribuire i gradi di rischio in base a precedenti oggettivi anziché a volontà persecutorie verso singole tifoserie, e fare in modo che a grado uguale corrispondano misure uguali per tutti, anziché lo stadio chiuso per le piccole squadre e la diretta notturna per le grandi?

Oppure, vietiamo del tutto le trasferte a tutti. Credo che non funzionerebbe, che l’afflusso di “cani sciolti” sarebbe ancora più pericoloso (com’è che in Roma-Napoli, gara riservata agli abbonati giallorossi, al gol del Napoli ha esultato mezza curva?). Ma almeno sarebbe una misura uguale per tutti.

Spero che questa riflessione Vi sia utile; attendo con fiducia una Vostra risposta, e nel frattempo Vi ringrazio, di cuore, per ciò che fate per riportare un po’ di serenità e di credibilità nel calcio italiano, auspicando che, con la collaborazione di tutti noi, lo sforzo possa avere successo; e che la giustizia italiana possa presto occuparsi di problemi un po’ più importanti.

Cordiali saluti,

[tags]ultras, violenza, stadi, toro, atalanta, osservatorio del viminale[/tags]

divider

4 commenti a “Lettera aperta sulla violenza negli stadi”

  1. Alberto:

    Ahimé, che si tratti di multe, tasse o violenza negli stadi il problema è sempre che quando lo stato reprime diventa sempre lo sceriffo cattivo. Se poi reprime noi o la nostra fazione guai…
    L’Osservatorio dall’inizio del Campionato ha impedito la vendita di biglietti ai tifosi milanisti in Genoa-Milan, ai tifosi juventini in Fiorentina-Juve e recentemente è stata chiusa la zona dei tifosi dell’Inter per l’esposizione di striscioni razzisti. Non direi che venga colpito solo il Toro…

  2. Nervo:

    Dove devo firmare? (posso pubblicarla anch’io? Qui non è questione di campanilismo, ma di giustizia bella e buona!)

  3. Nervo:

    INgiustizia, ovviamente…:D

  4. Alberto:

    Vedo che altri paladini della Giustizia hanno sottoscritto la lettera: Moratti, Galliani e Cellino

    http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/calcio/200710articoli/11677girata.asp

    Speriamo che alla fine l’Osservatorio si rassegni al fatto che in Italia impedire alla gente di farsi i comodi propri è sempre la più grave delle colpe…

 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike