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Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


mercoledì 14 Maggio 2008, 11:49

Ladri di bambini

Ha suscitato molto clamore nei giorni scorsi la vicenda della ragazzina rom che, a Napoli, avrebbe tentato di rapire un neonato; molto clamore e anche le solite reazioni standardizzate, da quella della sinistra radicale secondo cui il problema non esiste ed è tutto razzismo, a quella della gente comune che va a tirare le molotov sui campi nomadi.

E’ vero che l’idea che i rom rapiscano i neonati italiani per rivenderli o per crescerli come propri (come se non ne facessero abbastanza loro) è al momento priva di prove, insomma una leggenda metropolitana. Non è una leggenda, invece, una situazione di cui i giornali invece non parlano quasi mai: quella dei bimbi rapiti dallo Stato.

Già, perché ogni giorno succede che qualche assistente sociale si presenti senza preavviso davanti a una scuola o a una porta di casa, accompagnata dai carabinieri, e “per il loro bene” si porti via uno o più bambini. Se avviene a scuola, i genitori vengono informati solo quando i bambini sono già via; se avviene a casa, hanno venti minuti per preparargli una borsa e salutarli. Spesso, i genitori non riavranno mai più i loro figli; al massimo otterranno un incontro settimanale, presso la comunità dove sono ospitati.

Certo, direte voi, queste cose sono dolorose ma inevitabili, perché ci sono tanti genitori incapaci di crescere dei figli, drogati, pazzi, immaturi, incapaci di mantenerli. Eppure, quelle poche volte in cui queste storie assurgono all’onore delle cronache, ci si accorge che ci sono tante, troppe cose che lasciano perplessi. Per esempio, potete leggere la storia di Basiglio, dove è stato sufficiente un disegno fatto da non si sa chi ma quasi certamente falso, insieme alle maldicenze della gente, per far rapire i figli alla famiglia. Oppure quella di Ivrea, dove è stato sufficiente un asciugamano sporco per condannare una bambina di una famiglia perfettamente normale a un anno e mezzo senza padre e chiusa con la madre in una comunità di donne tossicodipendenti.

Anche per testimonianze dirette, le visite delle assistenti sociali e delle psicologhe dei servizi sociali – quasi sempre donne, anche senza figli propri, e quindi con (teorica) preparazione sui libri ma non sul campo – sono descritte come delle specie di inquisizioni che, se non avessero conseguenze così drammatiche, ricorderebbero Homer Simpson che va a fare l’esame della patente dalle cognate: c’è una macchia di sugo sulla tovaglia? Meno un punto. La casa è poco luminosa? Meno due punti. Il padre torna a casa, incespica in uno spigolo e bestemmia? Meno cinque punti. Insomma, un sistema in cui il requisito è la perfezione, e qualsiasi cosa è presa come giustificazione per punire.

Eppure, chiunque può dirvi che, fino a che i genitori non diventano molto violenti o totalmente incapaci, qualsiasi genitore è meglio di nessun genitore o della comunità, che sono traumi spaventosi e comunque insanabili; e anche – per bambini già grandi – dell’affido o dell’adozione, che comunque non saranno mai come una famiglia naturale. E invece, ogni volta che se ne parla saltano fuori storie disperate, certo raccontate dal punto di vista distorto dei genitori, ma comunque agghiaccianti.

L’ultima è questa: due genitori chiaramente sempliciotti, chiaramente immaturi, a cominciare dall’idea di fare cinque figli senza poterli mantenere perché “così vuole Iddio”, per proseguire con la malsana pensata di farsi sfrattare apposta per avere più punti per la casa popolare, rimanendo poi in mezzo a una strada. Ne penso tutto il male possibile, non gli darei mai una casa, ma leggendo i commenti si scoprono tante cose preoccupanti, a partire da quanto questi genitori comunque si sbattessero per i loro figli.

Sembra insomma che ci sia una pratica diffusa di portare via i bambini alle famiglie non appena ce ne sia la scusa, per sbatterli in qualche comunità. Perché? Ecco, io non vorrei pensare male, ma ognuna di queste comunità – molte cattoliche, molte private – riceve cinquemila euro al mese per bambino per il disturbo, dandogli poi da mangiare, come risulta dai racconti, merendine scadute e fondi di magazzino, tenendoli al freddo e risparmiando su tutto.

Esattamente come gli anziani e come i disabili, anche i bambini “assistiti” sono un enorme business; ancora più semplice, perché non li devi legare al letto e non devi rispondere del loro trattamento a nessuno, dopo che i genitori sono stati squalificati per legge. E c’è qualcuno di voi disposto a pensare che non ci siano casi di comunità che passano mazzette per avere più bambini, di assistenti sociali che ricevono percentuali, di giudici burocrati e scazzati che timbrano affidi senza neanche guardarli, e infine di un grande giro di soldi pubblici che ricade su tutti gli amici degli amici?

E’ certamente difficile valutare cosa sia meglio per un bambino, ed è difficile scoprire la verità di una vita dai racconti dei giornali, specie in un contesto dove si parla di affetti e psicologia, quindi dove la verità oggettiva non esiste. Proprio per questo, il mondo dei furti statali di bambini dovrebbe ricevere molta più attenzione. Ma fa molto più notizia la leggenda dei rom.

[tags]rom, bambini, affido, adozione, assistenti sociali, comunità, basiglio, ivrea, torino[/tags]

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sabato 10 Maggio 2008, 10:25

Sputtanando i blog

Lo so che non devo parlar male di Mantellini. Lo so che, in Italia, parlar male di chiunque sia famoso o potente all’interno di un qualsivoglia circolo sociale viene ripagato con croci sopra il tuo nome e anni di silenzioso ostruzionismo, per cui dopo potrai essere bravo e capace quanto vuoi, ma ti vedrai continuamente passare davanti quelli che parlano sempre bene di tutti o quelli che leccano il culo al capo fino a rendersi la faccia indistinguibile dal posteriore. Però a me viene naturale fare così; ho messo al blog un apposito sottotitolo, “come rovinarsi una brillante carriera in Italia”, e me ne farò una ragione. E soprattutto, nel caso specifico, Mantellini se le cerca da solo.

Sappiamo tutti che esiste sulla rete italiana un circolo di qualche decina persone di cui onestamente ignoro l’occupazione ufficiale, ma che hanno tempo e soldi per andare a spazzolare i buffet di questo o quell’evento pubblicitario, in cambio del parlarne entusiasticamente sul loro blog. Questi blogger hanno sicuramente dei meriti, se no la gente non li leggerebbe (anche se questo, pensandoci bene, si potrebbe dire anche di Bruno Vespa); però si ha effettivamente l’impressione che i loro blog abbiano perso lo scopo, e si siano ridotti a un po’ di chiacchiericcio e un po’ di link al video buffo o all’argomento del giorno, nel puro tentativo di preservare traffico e status.

Insomma, i “top blog” italiani mi sembrano un po’ come quei locali che da appena aperti fanno un successone, perché sono nuovi e perché si mangia bene e costa poco; poi, piano piano, i gestori perdono la voglia, cominciano a tirare sui prezzi o sulla qualità per guadagnare di più, scelgono la marca della birra per motivi di marketing invece che perché è buona, e insomma tu continui ad andarci per inerzia e perché ormai tutti si sono abituati a trovarsi lì, ma ti rendi conto che non è più come prima.

L’occasione dell’ennesima discussione è stata questo post di PaulTheWineGuy, che nonostante il nick fighetto e TuttoInCamelCase (questo lo devo dire perché, come detto, io parlo male di tutti nel modo più offensivo possibile) è spesso linkato da .mau., quindi deve essere un tipo intelligente; il post definisce i blogger di cui sopra delle “scimmiette ammaestrate”, e anche se l’epiteto a me sembra davvero eccessivo, la descrizione del fenomeno mi pare corretta.

Mantellini ha risposto alla provocazione e, pur intercalando qualche complimento (lui invece deve comunque parlar bene di tutti), gli ha dato dell’“esterno”. In pratica gli ha detto: io e te siamo razze diverse, io sono “top blogger”, tu sei solo “blogger” e le due cose sono ben diverse.

La cosa finirebbe lì se dai commenti non avessi notato una cosa preoccupante: la marchetta. In pratica, prima Mantellini fa un post con una enorme foto della WiiFit, suggerendo che se la vuol comprare. Poi, guarda caso, qualche tempo dopo compare sulla destra del suo blog un bel banner della WiiFit con il link al sito della Nintendo. Pubblicità? Certo, è spiegato qui: “dopo molti anni ho deciso che anche questo blog come tutti gli altri doveva contenere una sezione pubblicita’”. Come tutti gli altri?? Gli altri quali?

Francamente, non ho visto molti blog con una “sezione pubblicità”; ho visto qualche blog con le AdWords di Google, che sono un modo per monetizzare un po’ il traffico senza però avere rapporti diretti con inserzionisti e quindi senza avere potenziali vincoli economici su quel che si scrive. La maggior parte dei blog che leggo, comunque, non ha nemmeno mezza riga di pubblicità.

Però, dice Mantellini, faccio pubblicità gratis e solo a prodotti che mi sono piaciuti. Ok, l’ho fatto anch’io, con Lidl; ma l’ho fatta con dei post argomentati e non con degli slogan, e poi l’ho criticata quando ha alzato i prezzi, e soprattutto non mi sognerei mai di ospitare un banner Lidl gratis. Paradossalmente, sarebbe meglio essere pagati (e renderlo noto): almeno è un rapporto commerciale chiaro, e a quel che scrivi i lettori fanno la tara. Così, invece, anche se fatta con buone intenzioni, diventa una unilaterale leccata di culo… ma nemmeno a una persona, a una multinazionale! Dall’esterno, è semplicemente naturale avere il dubbio se Mantellini, la WiiFit, l’abbia davvero pagata; se gli piaccia davvero o se esageri in cambio dell’invito al prossimo buffet. E il dubbio è terribile, perché è un fantasma che, anche trovandosi nella miglior buona fede, non si riesce mai a disperdere completamente.

Ecco, questa è la cosa che più mi urta: che i blog, Internet, sono lo strumento abilitante per rompere la cappa di disinformazione e di regime che soffoca l’Italia, per far circolare idee e informazioni che i media tradizionali omettono accuratamente. E invece, se per “blog” si intende quella cosa lì, la parola “blog” viene presto sputtanata: perché a forza di suscitare dubbi del genere, anche se fossero completamente infondati, molti cominceranno a pensare che non ci si può fidare nemmeno più dei blog, tutti, indistintamente. E ci toccheranno altri cinquant’anni di informazione di regime.

[tags]blog, blogosfera, pubblicità[/tags]

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venerdì 9 Maggio 2008, 19:32

A chiamata rispondo

Oggi pensavo di essere io a far lo scherzetto alla mamma, portandole in dono una bella multa da 47,63 euro (da quando io ho l’auto aziendale, lei guida la mia vecchia auto, per cui le sue multe arrivano a me). E invece, lei ha ricambiato con l’annuale lettera dell’INPS, giunta ieri al mio vecchio indirizzo, che per quest’anno mi intima di pagare svariate migliaia di euro, e in particolare una prima rata di 695,91 euro entro il 16 di maggio, cioè venerdì prossimo.

Ora, non è che tutti abbiano lì sul conto in banca 700 euro belli pronti e sempre a disposizione per l’INPS: insomma, forse lo Stato potrebbe darsi una svegliata e garantirti un po’ più di preavviso che sette giorni, anche visto che quando sei tu che presenti la documentazione per un rimborso, lui a pagarti ci mette da qualche mese a qualche anno. A meno che, naturalmente, non si dia per scontato che un lavoratore autonomo abbia i suoi bei fondi neri a pronta disposizione, sotto forma di pile di denaro sotto il materasso, dalle quali può quindi attingere immediatamente i 700 euro senza alcun problema…

[tags]inps, tasse, pensione[/tags]

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venerdì 9 Maggio 2008, 14:30

Wikipedofilia

Temo di essere un wikipedofilo: mi diverto a collezionare le stupidaggini che i quattordicenni editor di Wikipedia infilano nelle pagine. Ma non sono io ad essere crudele, sono loro che si rendono ridicoli: come – dopo la già segnalata pagina di Calderoli – nella pagina di Renato Brunetta, circolata oggi su una delle liste che seguo.

Questa pagina contiene attualmente un paio di perle; una è “In quegli anni viene soprannominato “La Brunetta”, riferimento alla cantante dei coevi Ricchi e Poveri, scherzosamente associati a lui per via del suo ruolo nel campo dell’economia e delle disparità economico-sociali.” Una informazione assolutamente enciclopedica e soprattutto priva di qualsiasi volontà di ridicolizzare il soggetto, tanto più in termini di aspetto fisico…

La migliore però è questa:

“Negli anni Ottanta e Novanta ha collaborato, in qualità di consigliere economico, con i governi Craxi, Amato e Ciampi,anni in cui il rapporto debito-PIL è salito dal 70 al 92 per cento e il debito pubblico balza da 400 mila a 1 milione di miliardi di lire.”

Sorvolando sulle virgole messe a caso, grazie a Wikipedia abbiamo scoperto chi è il responsabile del debito pubblico italiano: è lui, Renato Brunetta! Ci deve essere un nesso evidente tra il fatto che Brunetta sia stato uno delle centinaia di consulenti di tre diversi governi di vario colore, e il fatto che in quegli anni sia salito il debito pubblico, con tanto di sfoggio di numeri (si sa, le cifre rendono qualsiasi affermazione automaticamente vera). Ci deve essere, ma a me sfugge: stavo pensando di sostituire la seconda parte della frase con “anni in cui il Toro ha vinto una Coppa Italia e Raffaella Carrà contava i fagioli, ma poi mi bannavano per vandalismo.

Capisco che spargere informazioni diffamanti o perlomeno sottilmente tendenziose su un media di grande ascolto non è più un problema di coscienza per nessuno: lo fa Fede, lo fa Feltri, lo potrà pur fare anche Wikipedia. Però mi sembra che ci sia un problema sistematico: come mai molte pagine di Wikipedia che trattano di personaggi del centrodestra sono evidentemente scritte in modo non neutrale ma negativo, e restano così per settimane o anche mesi, pur attraverso revisioni da parte di molte persone diverse?

E che senso ha che io perda tempo a togliere quella frase, se tanto gli ultimi dieci wikipediani che sono passati di lì l’hanno trovata neutrale, e quindi è facile che ricompaia domani mattina?

[tags]wikipedia, brunetta, neutralità[/tags]

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giovedì 8 Maggio 2008, 12:57

Rosichii

Abbiamo da poco avuto la lista definitiva dei ministri, e già la blogosfera commenta: negativamente.

Va bene, la soubrette che diventa ministro, ma di cui i primi risultati di Google sono foto nude, è effettivamente una novità; peraltro questo blog aveva già anticipato la notizia e linkato una delle foto in questione il 18 aprile, quindi adesso è inutile che mezza blogosfera rilanci le tette della Carfagna, a parte il solleticare un po’ gli ormoni primaverili del pubblico maschile.

Ma il povero Bondi, che v’ha fatto? Mi sfugge perché Sandro Bondi sia meno qualificato per fare il ministro dei Beni Culturali del suo predecessore, Ciccio “pliiiis visit italii de biutiful cauntri” Rutelli. Che c’è che rende Rutelli un esperto e Bondi uno che distruggerà la cultura italiana? Mi sembra che, al solito, ci sia una densità piuttosto alta di snobboni di centrosinistra che dal 14 aprile non smettono di rosicare, e che quindi si sentono bene solo se possono criticare a prescindere.

Io, invece, sono positivamente sorpreso da questo governo: intanto, tra i ministri ci sono due donne trentenni, Prodi poteva dire lo stesso? E mi solletica anche, più da vicino, l’inattesa sostituzione di Stanca con Renato Brunetta, persona che peraltro ebbi già occasione di conoscere quasi dieci anni fa, chiacchierandoci cinque minuti e avendone una buona impressione. Da quel che ricordo della chiacchierata, dubito che sarà un ministro dell’Innovazione e Funzione Pubblica molto accomodante con le lentezze e il fancazzismo di troppi nostri uffici, come purtroppo è stato in buona misura il suo predecessore. Vedremo se sarà capace di innovare veramente.

[tags]governo, ministri, carfagna, bondi, brunetta, sinistra, snob[/tags]

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martedì 6 Maggio 2008, 10:26

Internet – Veltrusconi 2-0

Il Sole 24 Ore ha rotto l’omertà e cominciato a pubblicare i file delle dichiarazioni dei redditi man mano che li trova, permettendomi di scoprire che c’è un altro amico, stavolta convinto liberista di centrodestra, che dichiara ancora meno del famoso antiberlusconiano di cui al commento originario (sempre prendendo queste informazioni con le pinze, ci sono validi motivi per cui una persona può effettivamente aver guadagnato poco o niente in un anno). Suggerisco a chi ha file che loro ancora non hanno di mandare i link o i file stessi a portale@info.ilsole24ore.com.

Se no, in giro spuntano come funghi blog di ogni genere che si riempiono di link… E poi è apparso questo: ecco, è un progetto che avrei fatto io se avessi avuto il tempo, nonché una dimostrazione delle vere potenzialità della rete. Chapeau, anzi, Internet – Veltrusconi 2-0.

[tags]dichiarazioni, redditi, 2005, evasori, file, link, scaricare, veltrusconi, internet[/tags]

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sabato 3 Maggio 2008, 18:54

Tutti li cercano

So da quando l’ho messo in linea – oltre un anno fa – che questo nuovo sito è tutto meno che ottimizzato: praticamente tutto il contenuto è generato dinamicamente ad ogni richiesta, e il mio piano di mettere in piedi un fantasmagorico sistema automatico di cache è rimasto appunto sulla carta. Per questo motivo, quando ieri il mio post con i link alle dichiarazioni dei redditi ha cominciato ad apparire abbastanza in cima alle ricerche su Google, il server si è via via sovraccaricato; per poi subire il colpo di grazia quando il post è stato linkato da Heise, più o meno l’equivalente tedesco di Slashdot anche se meno nerdico.

Ho messo subito in piedi qualche contromisura: ho rediretto tutti i visitatori crucconici a una bella pagina inesistente su un host inventato, e ho approntato un sistema casalingo di caching del post e della pagina principale del blog, che con le ore si è sufficientemente raffinato da permettervi di postare i commenti e vederli comunque comparire entro pochi minuti, anche se non riconoscerà il vostro login o la lingua da voi selezionata. Comunque, penso di provare qualche plugin di caching come WP Super Cache (qualcuno ha mai provato?).

Resta il fatto che il picco di carico del server ieri a pranzo è stato attorno al 13000% del processore, e che solo nella giornata di ieri ho fatto circa trenta volte le visite di un giorno normale. Fa piacere, anche se penso che la maggior parte sia arrivata qui e poi se ne sia andata delusa dopo pochi secondi perché non c’erano i file di questa o quella città… a proposito, nel vecchio post ho aggiornato i link, ora c’è in linea un file per Torino veramente completo, e anche un file di Milano, e se trovo altre grandi città le linkerò da lì.

Ah, resta anche il totale FUD – l’ultima risorsa dei fessi – a cui la politica si è ridotta per cercare di fermare il fenomeno: “arresteremo tutti quelli che scaricano o copiano i file”. Sì, certo: in un Paese dove lasciate uscire di galera gli stupratori delle quattordicenni, dovrei andare in galera io? Detto che non c’è alcuna legge che renda illegale far circolare questi dati e tantomeno che permetta l’arresto di chi lo fa, anzi ci sono una legge e un pronunciamento del Garante della Privacy che dicono esattamente il contrario, voglio proprio vederlo, cominciando dalle manette a Visco e al direttore dell’Agenzia delle Entrate. Nel caso, il mio indirizzo è su questo sito.

[tags]dichiarazione, redditi, online, internet, carico, arresto[/tags]

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venerdì 2 Maggio 2008, 12:00

Internet – Veltrusconi 1-0

Ieri ho pubblicato i link ai dati (purtroppo non totalmente completi) di Torino, quindi avrete intuito come la penso sulla pubblicazione dei redditi degli italiani. Non sono completamente convinto che sia stata una grande idea: ci sono evidentemente degli aspetti negativi. Eppure, più ci penso e più mi convinco che Visco abbia comunque fatto bene, e che le polemiche siano pretestuose.

Per prima cosa, questi dati sono pubblici per legge da 35 anni. Non contengono dati personali (indirizzi, numeri di telefono…) e nemmeno dettagli sensibili come l’ammontare delle spese mediche o le donazioni ai partiti. Si tratta semplicemente di un elenco di nome, cognome, data di nascita, tipo e ammontare del reddito imponibile e delle tasse pagate. Prima, questi dati potevano essere conosciuti solo dai dipendenti dell’Agenzia delle Entrate (che sono tutti onestissimi e incorruttibili, per cui la lamentela secondo cui “adesso la mafia sa quanto guadagno e prima no” è proprio fondata), da quelli dei Comuni, da quelli dell’INPS e degli altri enti previdenziali, dai giornalisti e da chiunque si fosse preso la briga di scartabellare un po’: diciamo, alcune decine di migliaia di persone. Adesso, li possiamo conoscere tutti; a me sembra un elemento di giustizia.

La lamentela non va quindi indirizzata a chi li ha messi su Internet, ma se mai al Parlamento che, nel 1973, ha deciso che il totale dei redditi di ogni italiano è una informazione pubblica. Su questo, Paesi diversi hanno politiche diverse: in Scandinavia pare che tu possa sapere il reddito di chiunque mandando un SMS, mentre nell’Europa centrale sono dati privati.

Il reddito non è il patrimonio. Il reddito è un indicatore di ricchezza soltanto secondario; puoi guadagnare duecentomila euro l’anno e non avere una lira perché sei indebitato con le banche o ti sei fumato tutto al casinò, o puoi guadagnare cinquemila euro l’anno ma essere miliardario per l’eredità dello zio (e anzi, proprio per quello non lavori e non guadagni). Difatti, ormai da anni tutte le forme di assistenza pubblica – sconti su tasse universitarie, case popolari… – non si basano sul reddito ma sull’Isee, un indicatore basato principalmente sul patrimonio, su cui l’evasione fiscale ha anche molto meno effetto. Quello sì che secondo me deve restare privato, così come ovviamente i dati bancari.

In compenso, il reddito, confrontato con il lavoro che si fa, costituisce una ottima indicazione di quanto ogni persona sia onesta verso la collettività nel pagare la propria parte di tasse; e infatti, la definizione migliore che ho trovato in giro è “è come andare a una cena alla romana e alla fine avere l’elenco di chi ha pagato e chi no”.

E in questo ho avuto interessanti sorprese, come scoprire che, tra tutti i miei amici e conoscenti circa coetanei, quello che ha dichiarato di meno in assoluto non è l’amica che in quel periodo era in cassa integrazione, non è l’amico in stage precario in eterna attesa di assunzione, ma l’amico affermato professionista, super-antiberlusconiano e militante del PD.

Resta però una curiosità: come mai l’elenco è venuto fuori proprio ora? Visco non è stupido né autolesionista: cos’è, un desiderio di immolarsi in un ultimo attacco agli evasori? Non è che il giochino di pubblicare i dati e poi subito ritirarli era già calcolato, magari per aver la scusa per spiattellare il reddito di qualcuno in particolare, dopo la delibera del Garante sulla Privacy che mesi fa disse che pubblicare i redditi è illegittimo se li hai avuti sottobanco, ma legittimo se prima li ha pubblicati l’Agenzia delle Entrate?

Io ho anche il nome e cognome, cioè Grillo Giuseppe Piero, santone antipolitico e contribuente per oltre quattro milioni di euro, che esce abbastanza colpito da questa vicenda, anche perché guarda caso tutti i giornali hanno subito concentrato l’attenzione su una sola dichiarazione su sessanta milioni, la sua: e infatti lui aveva già pronto il pezzo di fuoco contro la manovra, la mattina stessa in cui tutto accadeva… Comunque, anche una parte dei suoi se la sono presa, e lui ha dovuto prontamente fare marcia indietro e gridare al complotto, che però secondo me potrebbe anche esserci stato davvero. E poi, secondo me lo scandalo è chi evade, non Grillo che guadagna quattro milioni e li dichiara fino all’ultima lira.

Purtroppo per i veltrusconiani, il giochino è sfuggito di mano: i file sono finiti sul peer-to-peer, e in sostanza saranno pubblici per sempre, compresi quelli relativi ai loro amici e parenti. E’ questa la cosa più positiva della faccenda: la sensazione che la rete livelli il terreno, e ci renda meno soggetti alle manovre mediatico-politiche sulla nostra pelle, dandoci invece occasioni di sorveglianza democratica che un tempo sarebbero state impensabili. Certo, dei file del peer-to-peer non sai quanto fidarti, e difatti secondo me a questo punto sarebbe il caso che l’Agenzia delle Entrate li rimettesse su, almeno siamo sicuri che siano i dati veri.

E però, anche se io sono un grande sostenitore del diritto alla privacy, non confondo la privacy con il desiderio di sfuggire alla propria accountability, alla propria responsabilità verso la società di cui si fa parte. Siamo in un momento drammatico, e c’è bisogno che tutti siano a bordo; e invece, molti italiani remano contro e pensano solo al proprio vantaggio personale. Questa faccenda, con un po’ di sorveglianza collettiva, ci permetterà di pinzarne anche solo una manciata, ma soprattutto ricorderà a milioni di italiani che prima o poi potrebbero dover rispondere del proprio latrocinio fiscale direttamente ai propri amici, e guardandoli negli occhi: e sarà comunque stato un grande risultato.

[tags]dichiarazioni, redditi, online, agenzia delle entrate, visco, grillo, privacy, responsabilità[/tags]

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giovedì 1 Maggio 2008, 22:53

Dichiarazioni dei redditi 2005 online e scaricabili

Questo blog crede nella trasparenza, e nei miracoli sovversivi che fa Internet. E’ per questo motivo che qui o qui (NOTA: file completo e definitivo, link aggiornato il 3/5 alle 18:30) – se superate con pazienza tutte le prove che i siti di hosting gratuito di file impongono agli utenti, non registrandovi e non pagando – troverete le dichiarazioni dei redditi 2005 di tutti i torinesi (per ora mancano ancora i cognomi da ZAG in poi, che da Emule non sono ancora arrivati). Io, a leggere i redditi di certe persone (meno del previsto comunque), mi son già fatto crasse ma amare risate. Domani il commento a tutta la vicenda, e magari qualche altra città; comunque non avete bisogno di me, attaccatevi a un qualsiasi peer-to-peer e ringraziate che esista.

P.S. Se qualcuno si lamenta della cosa, ricordo che questi dati sono già pubblici; solo, prima per consultarli bisognava andare in Comune. Lo stesso Garante per la Privacy oggi ha “consigliato” di non pubblicarli in rete, proprio perché non ha alcun appiglio per ordinarlo…

Aggiunta: Dopo aver letto un po’, mi è venuto in mente che forse non a tutti può essere ovvio il significato dei numeri nelle tabelle. In pratica, per chi ha un lavoro dipendente o precario si trova il reddito lordo nella prima colonna e la tassa pagata nella seconda. Chi invece ha una partita IVA o un’impresa ha il fatturato nell’ultima colonna, e il reddito lordo nella penultima, anche se in vari casi c’è scritto zero, compresi casi in cui il reddito non è affatto zero (tipo il mio) – quindi non so bene con che criterio la riempiano o meno. Ovviamente qui non compaiono le rendite finanziarie; inoltre ci sono casi di persone che conosco e che so che hanno presentato la dichiarazione, in cui la riga però è vuota. Insomma, comunque questi numeri vanno presi con le pinze, anzi forse a questo punto sarebbe bene che l’Agenzia delle Entrate ce li spiegasse…

Aggiunta 2: E’ comparsa anche Milano. Se ne vedo altri di grandi città li linkerò qui dentro, ma consiglio a tutti gli interessati di cercarseli da soli: in rete è pieno di istruzioni su come installare Emule per il vostro sistema operativo, e Repubblica spiega come fare a trovare i file.

[tags]torino, milano, dichiarazioni, redditi, 2005, scaricare[/tags]

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mercoledì 30 Aprile 2008, 10:04

I poteri forti

Sul piano umano lo sfogo di Barbara Palombelli in Rutelli a mezzo Radio Rai è comprensibile: dev’essere dura pensare di avere davanti cinque anni da First Lady de Roma e poi ritrovarsi beffati.

Dal punto di vista professionale, lo è già molto meno: la conduttrice di una trasmissione radiofonica che sceglie di dedicare una intera puntata al voto in cui era coinvolto il marito, e che invece di intervistare gli ospiti si mette ad esporre i propri commenti e le proprie lamentele, non mi sembra una gran giornalista. Berlusconi fa ben di peggio con i propri media, ma almeno non mette a difenderlo i propri parenti.

Dal punto di vista politico, poi, non ne parliamo: sarà anche vero che qualche banchiere o palazzinaro ha pensato che a Roma – città che vive prevalentemente di spesa pubblica – sarebbero circolati più soldi con un sindaco amico di Berlusconi che con uno nemico. Ma non è quella la ragione per cui Rutelli ha perso, nè è possibile addurla come scusante.

Soprattutto, con che faccia una signora che ha uno spazio incredibile su giornali, radio e televisioni sia pubbliche che private di qualsiasi orientamento, da Repubblica al TG5 – certo per i propri grandi meriti, che traspaiono evidenti da una qualsiasi puntata di una sua rubrica – si può mettere a dire in pubblico di avere contro i “poteri forti”?

Insomma, la vera domanda è: ma questi maggiorenti del centrosinistra non si rendono conto da soli di essere ridicoli?

[tags]rutelli, palombelli, roma, politica, poteri forti[/tags]

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