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Archivio per la categoria 'SinchËstèile'


mercoledì 20 Aprile 2011, 22:25

Patacca Comune

Per attivarsi nel Movimento 5 Stelle bisogna avere la testa molto dura, perché alle volte ti trovi contro un muro di gomma. Per esempio, noi da qualche giorno ci stiamo scontrando contro la burocrazia elettorale; non per quanto riguarda la nostra lista, perché era tutto a posto come al solito, ma per quanto riguarda le irregolarità degli avversari.

Le più grosse sono state già eliminate – inclusa una curiosa lista che a quanto pare era stata presentata da centinaia di elettori analfabeti, per il tramite di due persone che avevano raccolto le loro testimonianze giurate – ma ovviamente ci siamo ritrovati la solita lista di Renzo Rabellino, quest’anno denominata “MOVIMENTO no euro lista GRILLO parlante”. Stavolta è anche arrivato prima di noi, perché sin da due giorni prima della scadenza stazionavano davanti all’ingresso del Comune due buttafuori da discoteca a tenergli il posto (ci hanno detto di essere stati pagati 700 euro per il lavoro, chissà se è vero).

Quest’anno, però, il clima è tutto diverso. Le elezioni regionali sono gestite dal Tribunale, dove avevamo trovato molta disponibilità e supporto nel ricercare le irregolarità delle varie liste. Le elezioni comunali, invece, sono gestite da dipendenti del Comune, sotto le direttive di una commissione elettorale nominata per metà dalla prefettura e per l’altra metà dal consiglio provinciale. E chi siede in consiglio provinciale? Renzo Rabellino, ovviamente; e infatti uno dei componenti della suddetta commissione elettorale è il suo avvocato.

Naturalmente noi abbiamo presentato ricorso contro il simbolo della lista GRILLO, e per tre giorni ci hanno detto che stavano ancora esaminando le liste e non se ne sapeva ancora nulla, e poi dopo tre giorni ci hanno detto che in realtà avevano già esaminato e approvato lista e simbolo quattro giorni prima; e la cosa non è marginale, dato che il tempo per ricorrere al TAR è appunto di tre giorni dalla decisione. Abbiamo chiesto di vedere le firme di questa lista, cosa che l’anno scorso ci era stata concessa quasi su due piedi, e ci hanno risposto che a norma di legge loro hanno trenta giorni per rispondere alla nostra richiesta di accesso agli atti e dunque di tornare pure tra un mese. Abbiamo chiesto una copia del verbale di accettazione, e ci hanno risposto che non hanno nessun obbligo di pubblicarlo.

Dal canto nostro non abbiamo problemi: se non si può ricorrere al TAR prima del voto, lo si può comunque fare dopo il voto stesso, anche se la conseguenza sarebbe un eventuale annullamento delle elezioni con ripetizione del voto. Certo che capisci che ormai in Italia non ci sono solo liste patacca, ma intere istituzioni patacca; consigli comunali e regionali che dipendono dall’indispensabile voto del consigliere dei Verdi-Verdi-Verdi-Scoiattolo triste e del Partito Italiano dei Socialisti, in perenne lotta legale col Partito Socialista d’Italia e col Movimento Italiano Socialista per aggiudicarsi il garofano e il migliaio di voti nostalgici che porta con sé (che poi quest’anno, con La Ganga in lista, andranno tutti al PD).

La patacchite è arrivata ovunque, se persino la coalizione “alternativa finalmente” – quella del partito nato morto, i cui rappresentanti alle 12:30 del sabato, mezz’ora dopo la scadenza, stavano ancora compilando dei moduli coi nomi dei candidati, ma tanto nessuno può provare che quei moduli sono quelli che poi sono stati consegnati pochi minuti dopo, sono certo che era solo una copia di brutta per loro – si sente in dovere di sfoggiare una lista Coppola per catturare con la confusione qualche voto al centrodestra, come un Rabellino qualunque. La coalizione di Rabellino però ha sfoggiato un colpo di classe: non solo candida sindaco tal Domenico Coppola, ma presenta anche Denis Martucci detto Coppola; Martucci è un ex Forza Italia, cinque anni fa candidato sindaco dei rabellini, che – così mi hanno detto – si è ricordato solo quest’anno che Coppola era il suo soprannome alle elementari.

E allora che dire? Queste situazioni infangano la democrazia, la riducono a una burla; ma le istituzioni sono loro, non siamo noi. Noi andremo pazientemente ad aprire una scheda elettorale ridotta a lenzuolo e a cercare l’unico movimento politico serio in un mare di disegnini privi di significato, consci che la maggior parte degli italiani faranno una croce più o meno a caso, tenuti appositamente nella disinformazione o nella paura di chissà quale disastro.

Lo scorso anno, la lista di Rabellino si presentò senza dover raccogliere le firme grazie all’apparentamento con il gruppo dei Verdi, quelli (teoricamente) veri, un gruppo che faceva parte della coalizione della Bresso e che garantì per loro. E’ ovvio che il centrosinistra dia una mano a Rabellino: perché le patacche, la confusione, lo schifo, e dunque l’astensionismo, ammazzano la democrazia, e dunque sono funzionali al mantenimento del sistema di potere.

[tags]elezioni comunali, torino, istituzioni, democrazia, rabellino, lista grillo, partiti[/tags]

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mercoledì 13 Aprile 2011, 14:23

Tutti colpevoli, sistema sbagliato

La nostra iniziativa del funerale ai partiti ha suscitato in rete una discreta discussione… nonché il pietoso tentativo di imitazione da parte di Coppola, che si è presentato con sei persone sei (alcuni pare fossero pure dipendenti pubblici in quota PDL, in orario di ufficio) sotto il Municipio, a fare il funerale al PD per i tagli alla cultura di Chiamparino (non vi sfuggirà il fatto che Coppola è anche assessore alla cultura e che la posta in palio sono i voti di un settore che vive di fondi pubblici, in buona parte distribuiti con logiche clientelari, quindi chi promette di spargere più soldi pensa di prendere più voti). Naturalmente La Stampa ha dedicato mezza pagina ai sette amici di Coppola e zero (a parte una fotogallery online) alle centinaia di persone che hanno deposto i fiori sulle nostre lapidi, ma chissà come mai la cosa non mi sorprende.

Comunque, un tizio sconosciuto che su Facebook si presenta come “Il più giovane candidato della storia repubblicana (Veltroni dixit) alle primarie [PD] del 2007”… ok, no, non smettete di leggere, dai. Dicevo, questo tizio che si chiama Lorenzo De Cicco e sfrutta per il suo blog l’hosting gratuito del Fatto Quotidiano (ho almeno cinque o sei amici che lo usano, mi dicono che va bene, costa pure meno di Aruba) ha fatto un post sulla nostra iniziativa delle lapidi ai partiti, accusandoci di essere dei nemici della Costituzione (va di moda, ce l’hanno detto pure quelli di IDV) perché critichiamo i partiti, e di conseguenza di fare il gioco di Berlusconi promuovendo l’idea che “sono tutti uguali” e che, come diceva Craxi, “sono tutti colpevoli dunque nessuno è colpevole”.

Ciò mi concede l’opportunità di chiarire meglio un punto importante. Io non penso che tutti i partiti siano uguali, ci sono differenze importanti in termini di temi, di storia, di posizioni. Tutti i partiti, però, fanno parte coscientemente di un sistema politico in cui hanno perso la propria funzione costituzionale, e si sono trasformati in comitati d’affari. Questo perché il fatto stesso di mettere in piedi una organizzazione di politici professionisti, che vive di consenso ottenuto tramite i mezzi di comunicazione di massa, ha costi enormi; e gli unici modi che possono avere i partiti di sostenere questi costi sono due: vendersi o rubare.

C’è dunque chi si vende agli interessi di questo o quel potentato economico (appaltatori, cementificatori, petrolieri, nuclearisti, lobby varie…), facendosi finanziare in cambio le campagne elettorali; e chi ruba, non necessariamente con le mazzette, ma anche assegnandosi “rimborsi elettorali”, “contributi pubblici alla stampa”, stipendi e benefit fuori dal mondo, o utilizzando le strutture pubbliche per assumere e sistemare persone in cambio del loro voto. Più spesso, i partiti fanno entrambe le cose.

Questo ci porta a dire che “tutti colpevoli, sistema sbagliato”: è la forma partito che è morta, perché è economicamente insostenibile. E’ la politica fatta come professione che inevitabilmente porta alla degenerazione, perché sì, un Gandhi (un Berlinguer, un De Gasperi…) può avere la dirittura morale per resistere alle lusinghe del potere, ma non possiamo pensare che tutti gli amministratori pubblici siano così, e dunque non possiamo affidarci alle qualità personali delle persone che eleggiamo.

Se bastasse cambiare gli individui al potere per riportare onestà e correttezza nella politica, non si spiegherebbe come mai negli ultimi quindici anni abbiano governato più o meno tutti, da Storace a Bertinotti, e la situazione non sia minimamente cambiata. E’ per questo che i partiti sono morti: è morta l’idea che la politica si possa fare in quel modo lì. Soltanto seppellendo la forma partito e cominciando a fare politica come servizio civile, per un tempo limitato, con il controllo continuo degli elettori sugli eletti, affidando le decisioni fondamentali alla partecipazione dal basso, educando ogni persona a interessarsi costantemente della cosa pubblica, e portando tutti i cittadini a fare prima o poi una esperienza di pubblica amministrazione, possiamo sperare di cambiare faccia al nostro Stato, e di rovesciare la mentalità incivile di troppi italiani.

[tags]politica, partiti, funerale, fatto quotidiano, berlusconi, craxi, pd, costituzione[/tags]

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lunedì 11 Aprile 2011, 17:22

I partiti sono tutti morti

Lo ammetto, all’inizio qualche dubbio ce l’avevo, a me piace poco parlare male degli altri e preferisco parlare bene di noi. Eppure l’iniziativa I partiti sono tutti morti è stata un successone: sabato in piazza Castello e ieri in via Roma centinaia di persone si sono fermate, hanno preso un fiore e l’hanno posato sulla tomba del partito che consideravano il peggiore di tutti.

Ovviamente il maggiore affollamento si è verificato su PD e PDL e sulla Lega; ovviamente qualcuno si è offeso (tipicamente sostenitori di Vendola o Di Pietro, sono i più permalosi); per il resto, i torinesi si sono divertiti con noi. Speriamo che si divertano anche il 15 e 16 maggio.

[tags]torino, movimento 5 stelle, partiti, installazione, elezioni comunali[/tags]

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venerdì 8 Aprile 2011, 12:16

Metro sì o metro no?

Negli ultimi giorni, in occasione della discussione pubblica sul programma del Movimento 5 Stelle per Torino, si è aperta una accesa discussione, nella quale sono emerse due diverse visioni sul futuro della mobilità torinese e sulla politica delle infrastrutture.

Siamo ovviamente tutti d’accordo sul fatto che il futuro, visto il costo crescente del muoversi in auto e visto che Torino è la seconda città più inquinata d’Europa, stia nel trasporto pubblico collettivo e in forme di mobilità sostenibile, oltre che nel ridurre le esigenze di spostamento. Concordiamo anche che il progetto di metro 2 di Chiamparino non sia accettabile, perché è basato sulla cementificazione di una delle poche aree a bassa densità costruttiva rimaste a Torino, e tra l’altro abbiamo il sospetto (visto che il Cipe a quanto pare non ha ancora messo una lira sul progetto) che la linea 2 sia uno specchietto per far passare la cementificazione, e che poi facciano le case ma non la metro perché “ci siamo accorti che non ci sono i soldi”.

La differenza di visione verte invece sul fatto se la metropolitana in sè, come tipo di infrastruttura, sia utile per Torino oppure no.

La prima visione è che la limitazione del traffico privato deve essere ottenuta fornendo mezzi di spostamento alternativo che siano veramente efficienti, e dunque che sia vitale per la città puntare ad avere entro vent’anni una vera rete di metropolitane, con tre o quattro linee (tra l’altro esiste la possibilità di realizzare a basso costo una linea di metropolitana da Venaria a piazza Castello, sfruttando il tratto di Torino-Ceres che sarà abbandonato). Quanto ai costi, la scelta politica sarebbe di utilizzare le risorse che il governo vorrebbe spendere per il TAV in Valsusa, proponendo ai torinesi “no TAV, sì metro”; e comunque è necessario pretendere l’intervento del governo sulle metro di Torino come già sta facendo non solo per Napoli (dove il progetto prevede 11 linee tra metro e passante) e altre grandi città, ma per le metro di centri ben più piccoli come Brescia e Perugia. Dunque anche la linea 2 è utile, magari su un tracciato più dritto e prolungato verso nord, se non comporta cementificazioni.

La seconda visione è che le metropolitane siano comunque grandi opere inutili, costose e impattanti, e che sia impossibile realizzarle senza doversi basare su oneri di urbanizzazione e dunque sulla costruzione di nuovi quartieri. Pertanto si ritiene sufficiente un potenziamento della rete di superficie, ad esempio con più corsie preferenziali (cominciando dal togliere una corsia alle auto su tutto l’asse dei corsi Cosenza – Siracusa – Trapani – Lecce – Potenza – Grosseto, per avere una linea di bus protetta e intensificata), con una migliore sincronizzazione dei semafori e con una ristrutturazione della rete; e ci si vorrebbe opporre alla metro 2 comunque finanziata e ad ulteriori progetti di metro. A questo punto la riduzione del traffico privato avverrebbe perché sempre più strade sarebbero ristrette o vietate alle auto e riservate al mezzo pubblico.

Io personalmente sostengo la prima visione, e penso che il passaggio dal trasporto privato a quello pubblico debba corrispondere il più possibile a un miglioramento della qualità della vita, anziché a un sacrificio obbligato. Sono convinto che una rete solo di superficie o di “metropolitana leggera”, oltre ad avere in più punti seri problemi di spazio disponibile, non possa essere sufficiente per rendere la mobilità di Torino sostenibile ed efficiente a livello europeo, e comunque trovo insostenibile l’idea di dire ai cittadini che devono rinunciare all’auto ma anche alla metro; tagliamo il Tav, tagliamo la Tangenziale Est (il cui tracciato è sì a est, ma ha poco o nulla di tangenziale) e tagliamo tante altre opere inutili e anzi dannose, ma se c’è una cosa su cui concentrare gli investimenti infrastrutturali è la metropolitana.

Sono discussioni complesse dove sono richieste anche un’analisi dei dati effettivi di traffico e una competenza tecnica specifica (se no è come giocare con le macchinine). Tuttavia, nello spirito di partecipazione dal basso, vorremmo capire meglio cosa ne pensano i nostri simpatizzanti e tutti i cittadini. La discussione è aperta, dite cosa ne pensate: quale delle due visioni vorreste che il Movimento adottasse?

[tags]mobilità, trasporti, torino, metropolitana, urbanistica, movimento 5 stelle[/tags]

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giovedì 31 Marzo 2011, 10:36

Attraversamento precari(o)

Lunedì scorso, i dirigenti del centro Intesa Sanpaolo di Moncalieri – situato nel bel mezzo di uno svincolo della tangenziale – hanno deciso di vietare l’uso del parcheggio interno alle centinaia di consulenti che esso ospita, costringendoli a parcheggiare l’auto a qualche centinaio di metri e poi a rischiare la vita attraversando un tratto di svincolo a due corsie dove le auto sfrecciano a cento all’ora, senza che vi siano strisce o semafori pedonali. Nonostante il problema sia noto da mesi, sia la banca che il Comune di Moncalieri se ne sono lavati le mani; queste persone ci hanno contattato e noi abbiamo deciso di fare un’altra azione dimostrativa come quella di via San Donato, aiutandoli ad attraversare e soprattutto facendo in modo che i giornali parlassero del loro piccolo grande problema.

In teoria, un consulente dovrebbe essere una persona di grande esperienza che cambia continuamente cliente per dispensare ciò che conosce. In pratica, in Italia, il consulente – specie nel settore informatico – è diventato l’ennesimo schiavo moderno, oggetto passivo di una tratta di persone; viene piazzato dalla sua società presso un grande cliente per anni e anni. La grande azienda sostituisce così i dipendenti con persone prive di diritti, dato che il contratto di consulenza può venire stracciato più o meno in ogni momento; la società di consulenza, che spesso ottiene la commessa per ammanicamenti vari quando non per via di regali, mazzette o quote societarie date ai manager della grande azienda, trattiene spesso la maggior parte di quanto la grande azienda paga per il consulente. Al lavoratore restano le briciole e la posizione di ultimo della fila, senza diritti e senza certezze per il futuro, dato che figurativamente è un libero professionista e che anche quando viene assunto dalla società di consulenza ha garanzie relative.

Che in questo bel quadretto il consulente debba poi anche rischiare la vita per andare al lavoro è davvero assurdo; è vero che Intesa mette a disposizione navette da alcuni punti di Torino, ma un’azienda che piazza una sede in mezzo al nulla non può pretendere che chi arriva da fuori si metta a entrare in città per andare poi ancora a prendere una navetta. Noi siamo assolutamente per disincentivare l’uso dell’auto privata, ma questo non può voler dire costringere le persone a perdere un’ora di vita in più ogni giorno; e rispondere a chi rischia la vita qui e adesso di prendere i mezzi pubblici “che in futuro saranno più efficienti” sarebbe una forma di preclusione ideologica…

…soprattutto se la regola è applicata soltanto ad alcuni, mentre gli altri continuano ad avere il posto auto gratuito e garantito davanti alla porta dell’ufficio.

[tags]intesa, sanpaolo, viabilità, attraversamento, moncalieri, movimento 5 stelle, consulenti, informatica, schiavi[/tags]

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sabato 26 Marzo 2011, 21:08

Tante cose in Movimento

Questa settimana è stata intensa di febbrile lavoro; abbiamo messo in piedi molte cose.

Ieri abbiamo rilasciato la prima versione del programma, frutto di un lavoro collettivo di tante persone per un paio di settimane. Già ci rendiamo conto che ci sono punti espressi in modo poco chiaro, che di qualcosa ci siamo scordati, che altre cose potrebbero essere aggiunte: non preoccupatevi, è normale. Nel giro di un paio di giorni metteremo sul sito le varie sezioni su pagine distinte e commentabili, e vi chiederemo di fare tutte le osservazioni che ritenete opportuno; eventualmente, pubblicheremo una versione rivista tra qualche settimana. Nel frattempo, comunque l’ossatura di ciò che vogliamo fare è chiara e disponibile per tutti coloro che vogliono leggerla; e poi ci preoccuperemo di approfondire e presentare meglio alcune questioni più importanti.

Nel frattempo, ieri sera abbiamo compiuto uno dei classici “blitz cittadini” per cui il Movimento 5 Stelle è famoso. In via San Donato, come in mezza città, le strisce pedonali erano cancellate da molto tempo e l’attraversamento era pericoloso, tanto che qualche giorno fa ne ha parlato La Stampa. Abbiamo atteso qualche giorno l’intervento del Comune, e poi, visto che non è arrivato, abbiamo fatto da soli: un gruppo di noi è andato sul posto in serata, quando il traffico è ridotto, e ha ridipinto le strisce.

Ci rendiamo conto che si tratta di una azione per forza di cose dimostrativa, eppure rappresenta bene lo spirito di cittadinanza attiva che anima il Movimento: ognuno si prenda cura di un pezzetto della propria città, non solo pretendendo l’intervento del Comune, ma facendo da sé, e dimostrando che alle parole seguono anche i fatti.

Infine, domani organizziamo una biciclettata in giro per la città, durante la quale sarà girato un video. Io partirò da casa mia a Parella attorno alle 10, per le 11 sarò in piazza Astengo alla Falchera, e poi da lì torneremo verso il centro. Il grosso del gruppo si troverà alle 14 in piazza Borromini, e di lì, sperando che non piova, ci recheremo in vari punti del centro, fino al gazebo di piazza Castello per le 17. Se qualcuno vuole unirsi è il benvenuto: speriamo di attirare un po’ di attenzione e di mostrare un modo diverso di godersi la città.

[tags]movimento 5 stelle, torino, programma, elezioni comunali, strisce pedonali, manutenzione, san donato, bici, mobilità[/tags]

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lunedì 14 Marzo 2011, 23:49

Meglio soli che amici di Luigi

Capisco che la serie di pesantissimi attacchi tra Beppe Grillo e Luigi De Magistris possa aver lasciato perplesse e scoraggiate molte persone; in particolare quelle che alle ultime elezioni europee avevano votato De Magistris (e Sonia Alfano) proprio su indicazione di Grillo, e che ora non capiscono cosa sia successo.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la candidatura di De Magistris a sindaco di Napoli; una candidatura di bandiera, dato che sia il PD che il resto del centrosinistra hanno detto sin dal principio che non la sosterranno; fatta dunque col solo scopo di ottenere visibilità personale e portare voti al suo partito (IDV); una candidatura che arriva mentre De Magistris è ancora ben lontano dall’aver finito il proprio mandato di parlamentare europeo.

Io sono meno rigido di Grillo e, in un’ottica di “dipendente dei cittadini”, posso anche capire l’idea che una persona possa essere “promossa” da una posizione elettiva all’altra, come potrebbe succedere in una qualsiasi posizione lavorativa a chi lavora bene; ma questo è legittimo solo se sono le persone che l’hanno votato a volere questa scelta, ad esempio in una consultazione pubblica in rete, e non il candidato stesso o un direttivo di partito; solo a patto che sia veramente un passaggio da una posizione all’altra, e non un accumulo di cariche o una “vacanza elettorale” per farsi un po’ di pubblicità e poi tornare alla posizione precedente; e solo se i risultati nella posizione precedente sono stati all’altezza. Qui, invece, abbiamo una persona che non ha ancora annunciato alcuna dimissione dall’incarico attualmente ricoperto, e che lascia pure il dubbio che, se non dovesse essere eletto sindaco, piuttosto che fare il consigliere comunale saluterà la bella Napoli e se ne tornerà a Bruxelles.

Ma soprattutto, è l’intera attività di De Magistris da europarlamentare che lascia a desiderare. Invece di fare bene il suo lavoro a Bruxelles, De Magistris ha passato questi due anni ad apparire in televisione in Italia, a fondare la propria corrente, a sfidare Di Pietro per la supremazia nel partito, a conquistarsi l’eccezione ad personam alla regola dell’IDV che prevede di non candidare gli inquisiti, e insomma a fare tutte quelle attività da politicante che speravamo di non vedere più. E questo è dimostrato anche dalla disgustosa risposta di De Magistris pubblicata oggi: Grillo gli contesta dei fatti, sia sul suo lavoro in Europa che sul suo rinvio a giudizio, e lui risponde attaccando con insinuazioni sul piano personale, dicendo che Grillo ha una villa da milioni di euro ed è manipolato da “gruppi imprenditoriali e della comunicazione”. E poi saremmo noi i populisti!

Ho avuto occasione di scambiare due parole con Beppe sul tema l’altra settimana, e l’ho visto veramente arrabbiato e deluso: “con De Magistris e con Vendola ho proprio sbagliato”. Se c’è un aspetto positivo di questa vicenda, è che ci ha insegnato che con i partiti – tutti, nessuno escluso – non è possibile alcun dialogo. Rispetto le persone oneste che ancora pensano di poter far qualcosa dal di dentro, ma sono degli illusi. La stessa Italia dei Valori, in teoria uno dei partiti a noi più vicini, è un contenitore di schifezze; a parte il fatto che è IDV ad aver salvato Berlusconi dalla caduta (vedi alla voce Scilipoti), basta leggere le cronache dell’ultimo congresso torinese per mettersi a vomitare.

E’ la forma partito a non funzionare, prima ancora che le persone; e spiace vedere la rapidità con cui De Magistris si è adeguato all’ambiente. Speriamo almeno di avere imparato qualcosa; e che invece di perdere tempo a chiederci se e come scendere in piazza coi partiti o quale dev’essere la strategia per portarli dalla nostra parte, ci dedichiamo completamente a costruire qualcosa di completamente diverso.

[tags]partiti, politica, idv, de magistris, grillo[/tags]

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sabato 12 Marzo 2011, 10:23

Di chi è la Costituzione?

Oggi in tutte le piazze d’Italia si terrà l’ennesima manifestazione del sabato pomeriggio: dopo quelle contro Berlusconi e quella per le donne contro Berlusconi, arriva quella per la Costituzione contro Berlusconi. E non è solo un gioco di parole…

Infatti, una persona dell’organizzazione aveva invitato anche me a parlare oggi in piazza Castello; non come candidato, dato che non si parlava di argomenti elettorali e legati al Comune, ma come cittadino pubblicamente attivo che espone le proprie idee. Io avrei ribadito il ruolo e l’importanza della Costituzione, e poi avrei affrontato due aspetti che mi stanno particolarmente a cuore, ovvero come promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita democratica migliorando gli strumenti costituzionali di democrazia partecipativa, e come proteggere meglio i beni comuni, compresa la costituzionalizzazione di Internet proposta da uno dei massimi giuristi italiani, Stefano Rodotà.

Peccato che, dopo che anche Beppe Grillo ha parlato del primo dei due aspetti, io mi sia ritrovato un’altra persona dell’organizzazione a gridare sulla mia bacheca Facebook che “difendere la Costituzione” voleva dire non toccarne neanche una virgola, e che i grillini non erano graditi alla manifestazione.

Dopo un po’ di discussione è venuto fuori il vero problema, cioè che si voleva evitare che la manifestazione potesse dare spazio al candidato sindaco del Movimento anzichè a quello del centrosinistra. Ora, l’idea di non far parlare candidati o politici è anche condivisibile, ma sono stati loro a invitarmi in prima istanza; dunque viene naturale pensare che ci sia stata qualche pressione dall’alto per cancellare il mio intervento, anche considerando che la persona dell’organizzazione che ha insistito per non farmi parlare ha in tasca la tessera di Italia dei Valori.

Questa situazione finisce dunque per dare ragione a quelli che nel Movimento sostengono che a queste manifestazioni noi non ci dobbiamo andare, visto che (anche se chi vi partecipa lo fa con rabbia e in perfetta buona fede) sono soprattutto un tentativo dei partiti del centrosinistra di mettere il cappello sulla protesta degli italiani e di riportarla nell’alveo del sistema. Del resto, la manifestazione non ha un sito ufficiale ma ne ha due, questo e questo, corrispondenti alle due diverse bande del centrosinistra che cercano di metterci sopra il cappello (il secondo sito è di Gianfranco Mascia, autoproclamato leader del Popolo Viola e responsabile della comunicazione di Italia dei Valori); e poi ci sono i siti dei gruppi viola in dissenso con Mascia, come questo e questo.

Resta la tristezza di vedere la Costituzione usata come arma politica di parte; non è da oggi che i partiti del centrosinistra, che pure non si sono fatti problemi a metterci mano con la riforma costituzionale di una decina d’anni fa, la considerano una loro proprietà privata. Io penso che questa loro scelta spinga verso una china pericolosissima, proprio perché contribuisce a far passare nella testa degli italiani il concetto che la Costituzione è una roba di sinistra e dei partiti, e dunque che chi non è di sinistra o non sostiene i partiti del centrosinistra ha tutto il diritto di non riconoscersi in essa. Sono proprio atteggiamenti come questi che minano alla base le nostre istituzioni; invece di usare la Costituzione per dividere, bisognerebbe usarla per unire.

[tags]costituzione, manifestazioni, politica, centrosinistra, partiti, movimento 5 stelle[/tags]

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lunedì 7 Marzo 2011, 21:27

L’intervista sul Fatto

Per i miei lettori che ancora non l’avessero vista, segnalo l’intervista fattami venerdì da Il Fatto Quotidiano e pubblicata oggi sul loro sito. E sì, ho lo sguardo stanco e dimostro dieci anni di più… infatti venerdì sera, dopo una puntata a Genova, sono andato a chiudermi tre giorni in montagna!

[tags]il fatto quotidiano, intervista, candidatura, movimento 5 stelle[/tags]

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mercoledì 2 Marzo 2011, 19:50

Il Numero

Mi è arrivato così, per caso, assolutamente inatteso, piombando nella mia Inbox in una mail di due righe: Il Numero.

Il Numero, da anni, è il santo Graal di ogni movimentista. Solo una quantità limitata di persone possiede Il Numero; alcuni l’hanno ottenuto per merito e per assiduo attivismo, altri perché son tanto vecchi e quando c’erano loro qui era tutta campagna e ci si conosceva tutti, altri ancora per un caso fortunato, per una necessità improrogabile, per una sbirciata furtiva.

Io non ho mai fatto parte di questo club. In quanto italiano atipico, non sono una persona interessata alle relazioni, alle rubriche di VIP. In un modo o nell’altro dispongo di alcuni numeri piuttosto riservati, ma solo perché mi sono capitati, non perché li abbia cercati; né giudico le persone da chi hanno sul telefono (anzi, normalmente più sono vicini al potere e più sono stronzi). Non ho mai chiesto Il Numero, anche se alcuni amici e stretti compagni di viaggio ce l’hanno da anni; al massimo, se serviva, ho chiesto a loro di telefonare.

Peraltro, io odio il telefono e ne faccio un uso limitato, sia per scocciare che per essere scocciato. La mail è cortese, entra nella tua vita in punta di piedi, decidi tu se leggerla o meno, se rispondere o meno. La telefonata è dirompente, interrompe senza ritegno chiacchierate, cagate, scopate, riunioni, divertimenti, tragedie. Per me telefonare è sempre un po’ stuprare la vita degli altri, e dunque lo faccio il meno possibile. A fine anno, Vodafone ai miei amici regala un cellulare nuovo, e a me invece fa chiamare da un telefonista kosovaro che in italiano stentato mi dice “beh? vedi di telefonare un po’ di più l’anno prossimo, cretino!”.

Però, insomma, ho avuto Il Numero, e pure un motivo per usarlo. Urgente. Ragionevolmente importante. Più che giustificato. E nemmeno per rompere i coglioni, come certa gente che conosco, che ottiene Il Numero e poi lo usa per questioni personali. Io dovevo pure fargli un favore.

E così, alla fine ho chiamato.

E, belin, non mi ha risposto nessuno.

[tags]numeri, vip, telefono, rapporti, rompere i coglioni alla gente[/tags]

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