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Archivio per la categoria 'SinchËstèile'


martedì 22 Giugno 2010, 10:21

Cose che succedono qua e là

Ci sarebbe molto da raccontare (ad esempio il carnaio dell’aeroporto di Bergamo il lunedì mattina) ma sono piuttosto di corsa (anche grazie ai portoghesi di cui ho postato ieri il video, a cui in serata si sono uniti cileni e spagnoli) e ho tempo solo per una breve nota.

Intanto segnalo che, se qualcuno passa qui da Bruxelles, stasera presso il meeting di ICANN c’è la festa per il venticinquesimo anniversario del .org. Per noi che abbiamo iniziato in tempi abbastanza pionieristici (e dico “abbastanza” perché c’è comunque chi ha iniziato dieci o vent’anni prima di noi) fa un po’ specie pensare che certi elementi base di Internet come la conosciamo abbiano ormai vari decenni di vita.

Anche al meeting di ICANN, a cui ho fatto un salto ieri per le due riunioni di mia competenza, comincia a fare effetto pensare che dieci anni fa eravamo lì a discutere più o meno le stesse cose… ieri, alla fine dell’incontro internazionale dei chapter di ISOC, hanno fatto un quiz, regalando una scatola di cioccolatini a chi avesse saputo dire quali erano gli ultimi tre chapter attivati (la risposta era: Uruguay, Libano e Bangalore). L’ha saputo Norbert Klein, il signor ISOC Cambogia, e ciò ha fatto partire una sessione di ricordi su un simile quiz organizzato da ISOC nel 1996, e anch’esso vinto da lui. Alla fine però ci siamo sentiti vecchi… alla faccia delle nuove tecnologie.

Ora, invece, due comunicazioni di servizio per le faccende grilline di casa nostra.

La prima è un ringraziamento a Sonia Alfano per avere firmato la dichiarazione del Parlamento Europeo contro ACTA. Sonia è sempre vicina ai nostri ideali e credo che la lettera aperta a Beppe Grillo che ha scritto ieri meriti una risposta adeguata, sperando che possa esserci un riavvicinamento costruttivo.

Invece, per chi sta a Torino, la riunione di stasera per le elezioni comunali grilline di cui avevo parlato, aperta a tutto il popolo torinese, è stata spostata in via Luserna 8. Partecipate numerosi.

[tags]icann, isoc, .org, internet governance, domini, sonia alfano, parlamento europeo, acta, beppe grillo, movimento 5 stelle[/tags]

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mercoledì 16 Giugno 2010, 12:55

5 stelle, Torino e la buonanima di Mao

Che sia già tempo di grandi manovre per le prossime elezioni comunali torinesi è evidente a tutti: basta aprire i giornali e leggere dei piatti che volano in casa PD, dove si stanno già scornando due progetti diversi. Da una parte quello dei quadri di partito, che, divisi nelle varie correnti, stanno spingendo come aspirante candidato sindaco ognuno il proprio capetto, Fassino, Placido, Gariglio, Tricarico e tanti altri; dall’altra Chiamparino che vorrebbe aprire alla “società civile” – nome con cui lui indica il gruppo di potere economico che controlla Torino da decenni – costruendo una “lista civica” che peschi sia nel centrosinistra che nel centrodestra e che sia produttiva per Fiat, Sanpaolo e compagnia bella, con candidati sindaco Evelina Christillin, il rettore del Poli Profumo o addirittura il volto cattivo della Tav, Mario Virano.

Potevano allora non partire le piccole manovre anche in casa 5 stelle? No, non potevano; e difatti già da un minuto dopo le elezioni regionali varie persone hanno cominciato a lavorare per essere in pole position quando si sceglieranno i candidati. Non c’è peraltro nulla di scandaloso: per cominciare, la politica è una passione spesso basata sull’ego dei singoli; ma soprattutto, al di là delle aspirazioni personali, il Movimento 5 Stelle ha una identità politica ancora incompleta.

Se sugli argomenti della Carta di Firenze siamo tutti d’accordo, quando si parla di lavoro, di società, di economia la situazione è meno chiara; la linea volutamente non ideologica di Grillo e l’origine protestataria del movimento fanno sì che al suo interno si ritrovino posizioni molto diverse. L’esempio che faccio sempre è quello dell’immigrazione – soltanto il secondo tema più importante delle prossime comunali dopo il lavoro… -, su cui io ho una posizione basata sull’integrazione aperta degli onesti e la repressione dura di chi delinque, mentre una parte del movimento cittadino sostiene le classiche posizioni della sinistra estrema, a partire dalla chiusura dei CIE e dalla libertà di movimento e di ingresso in Italia. Insomma, non si tratta soltanto di scegliere gli eventuali futuri consiglieri tra tante persone che ambiscono al ruolo, ma di scegliere quale sarà l’anima del movimento che prevarrà e la sua linea sulle materie più politiche.

E così, dopo la confusa fase di smantellamento istituzionale di cui vi ho già raccontato, e altre cose che non vi ho raccontato per carità di patria, il gruppo consiliare regionale – cercando di fare da arbitro – ha organizzato un incontro pubblico per il 22 giugno, alle 21 in corso Ferrucci 65/A, invitando i cittadini a partecipare per discutere un programma: io sarò all’estero (vedrò di lasciare un video o un documento scritto), ma voi siete incoraggiati ad esserci.

Qualche giorno fa, comunque, ho ricevuto una convocazione per una riunione privata, tenutasi lunedì sera, a cui sono stati invitati una quindicina di attivisti noti. L’argomento doveva essere l’organizzazione pratica dell’incontro del 22, e invece, giunto lì, mi sono trovato davanti senza preavviso all’atto costitutivo di un “non Comitato Promotore”. Insomma, l’idea è: siccome Grillo ha fatto un “non Statuto” per vietare qualsiasi organizzazione strutturata di partito, noi facciamo un “non Comitato Promotore” e così lo freghiamo e la facciamo lo stesso.

Qualche forma organizzativa è necessaria, e, se l’obiettivo fosse organizzare il direttivo di un movimento, credo che condividerei la maggior parte del documento; il punto però è che non dovrebbe esserci nessun direttivo, o perlomeno che, se proprio un livello intermedio è necessario, esso dovrebbe essere eletto dai cittadini e dalla base del movimento, e composto di persone rappresentative, anziché da chi è abbastanza motivato da presentarsi in forze a una riunione serale.

Tanto per testare le intenzioni, io ho fatto subito una domanda chiarificatrice: ma questo “non comitato” organizza soltanto le consultazioni in cui i cittadini sceglieranno programma e candidati, oppure è un organo politico che prenderà decisioni a nome di tutto il movimento cittadino?

Ho ricevuto solo mezze risposte un po’ imbarazzate; alla fine però molti hanno ammesso chiaramente – del resto è scritto anche nella prima frase del documento – che, nelle loro intenzioni, questo sarà il gruppo che prenderà ogni decisione politica, sia perchè la piattaforma di Grillo non c’è ancora e nessuno sa come sarà fatta, sia perché “è necessario che il movimento sia gestito dagli attivisti”, riconoscendo insomma a chi si presenta alle riunioni – anche se magari non ha mai montato un gazebo o dato un volantino, anzi magari non ci ha nemmeno votato – un ruolo superiore a quello del semplice cittadino che partecipa soltanto via rete.

Non è una novità… alla fine, è emerso di nuovo il tentativo di realizzare una visione marxista classica, per cui le masse sono ignoranti e vanno educate (vedi in proposito l’ultima citazione di Mao in fondo qui), in quanto non capaci di autogovernarsi, e in cui l’autorità ultima e infallibile resta al Partito, il quale decide al proprio interno la linea a cui tutti i membri si devono attenere. E infatti, la prima bozza del documento presentata in riunione diceva che chi partecipava al gruppo si impegnava a non dissentire mai dal gruppo in pubblico; e parte della riunione è stata dedicata a come affrontare i casi di comportamenti “lesivi dell’immagine del movimento”, come (esempio fatto veramente, ammiccando al sottoscritto) raccontare sul proprio blog ciò che accade alle riunioni e magari fare delle critiche alla linea ufficiale o, Mao non voglia, sollecitare una discussione pubblica e peggio ancora proporre di far prendere le decisioni alle “masse”.

Io non sono d’accordo con questo modo di fare e con la visione politica che esso sottintende: la mia visione del mondo e della politica è diversa. La promessa che ho fatto e che ci è stata fatta durante la scorsa campagna elettorale è quella di piantarla con mozioni, verbali e direttivi e di intraprendere un esperimento di democrazia partecipativa in cui tutte le decisioni saranno prese in rete; ci sono già centinaia, forse alcune migliaia, di torinesi iscritti al Movimento sul sito di Grillo, e aspettano solo di poter dire la loro.

Ora, concordo sul fatto che sia necessario un gruppetto organizzativo di volontari (ma persone che rinuncino dal principio a candidarsi, non persone che ucciderebbero la nonna per fare il capolista) e che le decisioni pratiche possano tranquillamente venire prese da loro; ma all’idea che le scelte politiche vadano prese dai cittadini, in rete e magari ogni tanto anche tramite una grande consultazione popolare coi gazebo nelle piazze, non posso rinunciare.

Per cambiare questa città è necessaria una grande mobilitazione delle persone più capaci e moderne, non un piccolo orticello chiuso di quattro amici che aspirano a fare politica, con idee scongelate dagli anni ’70 e pittate di verde per renderle presentabili. E’ necessario coinvolgere altre fasce sociali, comitati, movimenti, individui di valore e critici con il sistema, e soprattutto migliaia di persone, a cui non possiamo soltanto chiedere il voto all’ultimo momento, ma che devono diventare nostri simpatizzanti regolari, con cui confrontarci giorno dopo giorno e da cui ricevere indicazioni; perché questo accada è necessario usare la rete, non si può procedere per riunioni fisiche due sere a settimana – una richiesta che pone una barriera significativa alla partecipazione per molti.

E qualcuno di questi simpatizzanti lo dobbiamo anche candidare, pescando meritocraticamente tra persone che abbiano dimostrato qualcosa nella vita, e lasciando perdere la sindrome da assedio, la paura di discutere in pubblico, le rivendicazioni del genere “quando io due anni fa prendevo freddo ai banchetti tu dov’eri”, e anche il desiderio inconfessabile di alcuni di non dover dividere il giocattolino con nessuno.

Persino il PD ha nel proprio statuto il principio delle primarie aperte a tutti i cittadini: possibile che proprio noi ci mettiamo sulla strada del gruppetto di attivisti che decide in una stanza? Se la piattaforma partecipativa di Grillo non sarà pronta possiamo farci la nostra, come io ho fatto la mia; non ci vuole molto, anzi sono sicuro che troveremo dei volontari per lavorarci. Se la direzione sarà questa, io confermo tutto il mio impegno. Ma se questo deve diventare l’ennesimo partitino della sinistra post-bertinottiana… no grazie, ho di meglio da fare nella vita.

P.S. A proposito della mia piattaforma, sto scrivendo il software per poter lanciare la prima consultazione. Ho già un paio di cose da chiedere, ma sono benvenuti suggerimenti sugli argomenti di discussione.

[tags]movimento 5 stelle, torino, beppe grillo, politica, elezioni comunali, partiti, sinistra, ideologia[/tags]

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mercoledì 9 Giugno 2010, 18:51

Collocamento E. Ghigo & C.

Alcune settimane fa, come Movimento 5 Stelle, abbiamo pubblicizzato la possibilità per qualunque cittadino di candidarsi ad una lunga serie di posizioni negli enti pubblici partecipati dalla Regione Piemonte – posizioni in cui, tipicamente, vengono piazzate persone più per aderenze politiche che per l’eventuale competenza (che talvolta c’è, ma più spesso è un optional). Abbiamo anche sollecitato qualche candidatura al nostro interno e tra le persone che conoscevamo, purché avessero una competenza specifica per il posto per cui andavano a proporsi, con l’intento di smascherare il meccanismo: non abbiamo certo speranze di poter influenzare le nomine, ma perlomeno non potranno dire che hanno selezionato un incompetente (ma parente di qualcuno o legato al partito) perché non c’erano candidati competenti sul tavolo.

Anche io ho messo avanti il mio nome per le due posizioni su cui ho una preparazione specifica: quella di consigliere d’amministrazione del CSI Piemonte e quella di consigliere d’amministrazione dell’Ente per il Diritto allo Studio Universitario. Riguardo alla prima, in tema di organizzazione e strategia per le aziende ICT penso di saperne più di qualcosa… tanto che, prima delle elezioni, erano state le stesse rappresentanze sindacali del CSI ad approcciarmi per capire la posizione del Movimento 5 Stelle sul loro futuro, visto anche che il CSI è in un momento di mutazione storica e ha davvero bisogno di idee per sostenere i propri livelli occupazionali. Riguardo alla seconda, la mia esperienza specifica risale agli anni ’90, con due anni da membro del CdA del Politecnico e altri due nei vari organismi interni dell’Ateneo. In totale, sono stato consigliere d’amministrazione di sei aziende (tra cui un grosso ente pubblico e una corporation californiana) e di un certo numero di associazioni… insomma, credo di avere idea di come si stia in un Board.

Nonostante questo, so di non avere la minima possibilità di essere nominato; se ancora avessi avuto qualche dubbio, il mitico Bojafauss ieri mattina ha orecchiato una tranquilla conversazione in pubblico tra una signora che perorava una qualche candidatura e un politico che ha risposto che le nomine regionali – almeno quelle di una certa importanza – saranno decise personalmente da Enzo Ghigo.

Le promesse di Ghigo, come sempre in politica, sono quelle che sono: ricordo anch’io di averlo sentito al telefono, durante la serata dei risultati elettorali a Palazzo Lascaris, esclamare a voce altissima “non preoccuparti, noi abbiamo garantiti 10 assessori” – risultato, Cota alla fine gli ha imposto una riduzione a 8. Comunque – dando per scontato che alcuni degli assessori mancati saranno ripiazzati in queste posizioni – siamo tutti curiosi di scoprire i nomi e i curriculum dei vari candidati.

Già, perché in un paese civile tutti i curriculum presentati sarebbero pubblicati su un sito web, in cui chiunque potrebbe leggerli e magari anche commentarli; e la selezione prevederebbe anche, per esempio, un colloquio con i vari candidati per controllare ciò che è stato dichiarato su carta, discutere motivazioni e obiettivi e scegliere a ragion veduta. Ma se le nomine sono decise direttamente dal maggiorente del partito più grande, previa spartizione cencellinata con gli alleati, è inutile pretendere profondità e trasparenza.

[tags]regione piemonte, nomine, curriculum, selezione, csi piemonte, edisu, ghigo, cota, trasparenza[/tags]

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giovedì 27 Maggio 2010, 11:37

Novità dal Movimento 5 Stelle

Per quanto riguarda le attività del Movimento 5 Stelle piemontese, gli ultimi giorni sono stati ricchi di novità.

Avrete senz’altro letto delle iniziative dei nostri consiglieri regionali, come la proposta di legge sulla riduzione di stipendi e prebende e la protesta per la scandalosa elezione di Angelo Burzi, già sotto processo per tangenti, a presidente della Commissione Bilancio (!). La prima notizia è che d’ora in poi il sito di riferimento per le loro attività diventa quello su beppegrillo.it; infatti, per poter gestire meglio la circolazione delle notizie, ai consiglieri è stato chiesto di utilizzare quello.

Sabato scorso a Milano, Beppe Grillo ha incontrato i consiglieri comunali e regionali eletti nel Movimento, più i candidati presidente delle regioni dove non si è raggiunta la soglia del 3%. Lo scopo dell’incontro era quello di fargli un po’ di formazione, ma a margine sono state comunicate tre regole generali:

1) Nessuna lista del Movimento può prendere rimborsi elettorali dalle casse pubbliche.
2) Sono vietate le coalizioni e le alleanze con qualsiasi partito politico (compreso il caso dei ballottaggi).
3) Non è ammesso costituire formalmente associazioni che rappresentino il Movimento sul territorio, o che diano l’impressione di farlo; in particolare non possono esistere associazioni che abbiano nel nome le parole “movimento” o “5 stelle” o che usino il logo del Movimento.

Della terza questione avevamo già discusso; in pratica, si conferma la scelta di Grillo (peraltro già nota da mesi, in quanto scritta nel “non Statuto”) e il disconoscimento sia dell’associazione Torino a 5 Stelle che dell’associazione Piemonte a 5 Stelle. Questo non vuol dire che i simpatizzanti grillini non possano formare associazioni, ma soltanto che debbano continuare ad essere associazioni sul modello “Amici di Beppe Grillo di …”, che gestiscono le attività sul territorio ma non rappresentano direttamente il Movimento, né prendono posizioni politiche per il Movimento o tantomeno organizzano liste elettorali, programmi e candidati, in modo da evitare la formazione di qualsiasi cosa rassomigli a una struttura di partito.

E’ stato confermato che la piattaforma di discussione nazionale sarà pronta a fine giugno, e si è detto che essa verterà inizialmente sulla preparazione del programma per le elezioni politiche 2013, oltre che sullo scambio di esperienze tra i partecipanti, per poi espandersi ad altre funzioni – inclusa quella di determinare i candidati per le elezioni amministrative in presenza di più concorrenti… anche se, a parte le grandi città, è più facile che ci sia scarsità che abbondanza di aspiranti.

Essendo già noto il problema, giovedì scorso era stata convocata una riunione dell’associazione Movimento 5 Stelle Piemonte, in cui i consiglieri regionali e il loro staff (tra cui il presidente uscente dell’associazione) si sono dimessi. I dodici soci rimasti, a maggioranza, vorrebbero trasformare l’associazione in uno dei “gruppi di amici” suddetti, senza alcun ruolo nel Movimento ma con lo scopo di promuovere dialogo e attività congiunte tra i gruppi di grillini piemontesi, a partire dal blog piemontese, che dunque cambierà indirizzo e assumerà un valore non ufficiale. Io ho accettato un mandato di “presidente a termine” per le prossime sei settimane, per gestire il cambio di nome e la riscrittura dello Statuto, che però vorrei avvenisse con una discussione pubblica, ad esempio sul forum del blog: ogni contributo è benvenuto.

D’altra parte, i consiglieri e il loro staff sono ormai indipendenti e decideranno da soli che cosa fare e chi consultare in materia. Ovviamente io resto in stretto contatto, ma per qualsiasi esigenza relativa alla Regione potete contattarli direttamente anche voi nei loro uffici di via Alfieri 19 o al numero 011-5757890.

In tutto questo processo, io mi sono trovato un po’ in difficoltà, in parte perché il modello che avevamo concepito e proposto in campagna elettorale non era esattamente questo – l’idea era che le decisioni politiche venissero prese collettivamente online da tutti gli iscritti al Movimento, anche a livello regionale – e in parte perché mi manca lo strumento per effettuare questa consultazione, almeno con gli amici e i simpatizzanti che ho coinvolto io nel Movimento. Ho dunque deciso di risolvere almeno questo secondo problema, e, come iniziativa assolutamente personale, ho preparato una semplicissima “piattaforma di partecipazione”, che trovate all’indirizzo http://movimento.bertola.eu/ .

Invito dunque tutti coloro che sono interessati alla democrazia partecipativa o che simpatizzano per il Movimento – in primis chi mi ha dato la preferenza – a registrarsi sulla piattaforma, in modo che io li possa coinvolgere quando mi sarà chiesto di prendere posizioni o semplicemente inviare annunci e aggiornamenti di tanto in tanto (registrandosi si può scegliere il livello di coinvolgimento desiderato). E’ un esperimento, e sono curioso di vedere quanta gente è interessata: nel tempo, anche in seguito agli sviluppi del sistema nazionale del Movimento, decideremo quanto portarlo avanti. E ovviamente commenti e consigli sono benvenuti – questo blog è sempre a disposizione per le discussioni in materia.

[tags]beppe grillo, movimento 5 stelle, politica, piemonte, consiglio regionale, torino, elezioni, partecipazione, democrazia dal basso[/tags]

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mercoledì 5 Maggio 2010, 19:05

Uno vale uno, speriamo

Chi legge abitualmente il blog di Grillo avrà notato che negli ultimi tempi Beppe ha parlato spesso del Movimento 5 Stelle per ribadire alcuni concetti fondamentali; in particolare, ha annunciato che da fine giugno sarà pronta la piattaforma online con cui tutti coloro che si sono iscritti al movimento potranno votare su tutto ciò che riguarda le sue attività.

Prima Beppe ha ribadito in un post scriptum quanto scritto nel non-Statuto, cioè che tutta l’attività deve avvenire “senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi”, ribadendo che le associazioni grilline che un po’ in tutta Italia si sono costituite negli anni, e le loro cariche sociali, non vanno intese come aventi alcun ruolo organizzativo o potere specifico nel Movimento: infatti “è quindi disconosciuta ogni carica locale di rappresentanza (ad esempio Presidente) del MoVimento 5 Stelle”.

Poi, nel post di venerdì scorso, è stato molto chiaro anche per ciò che riguarda le future liste civiche: “Il movimento è anche on line, è il MoVimento nazionale, lanceremo il portale  a fine giugno e si potranno poi discutere tutte le idee sul fare liste, civiche, regionali, comunali. Lo faremo insieme. Il principio di uno vale uno sarà finalmente applicato.”

Queste cose sono state ampiamente dette in campagna elettorale e costituiscono, secondo me, uno dei messaggi più forti del Movimento e una delle maggiori ragioni del consenso ricevuto, a cui dunque è obbligatorio tener fede. Tuttavia, rispetto allo stato attuale della nostra organizzazione, esse mettono sul tavolo alcune questioni.

La prima è quella relativa al controllo sugli eletti. A livello di lista regionale, il modello che tutti insieme avevamo concepito e promosso era quello in cui le persone elette nelle istituzioni sono intercambiabili e costituiscono dei semplici portavoce del gruppo che lavora con loro e che viene a sua volta legittimato dal basso. La struttura intermedia viene creata sia perché è necessaria una figura giuridica che faccia da “datore di lavoro” del dipendente dei cittadini, sia perché non è pensabile che tutti gli elettori passino il tempo a dar direttive al loro rappresentante su ogni minima questione.

D’altra parte, è vero che una struttura di questo genere può facilmente diventare un direttivo di partito, ed è proprio questo che Grillo vuole evitare. Il risultato è di responsabilizzare totalmente le persone che sono state elette: non esiste un movimento formalizzato, ma esistono solo Grillo, le persone elette, e la rete. Il controllo dei cittadini sugli eletti non è più di tipo giuridico e organizzativo (cosa peraltro difficilmente compatibile con la Costituzione) ma di tipo mediatico: se l’eletto sbaglia, formalmente nessuno potrà farci nulla, ma si beccherà mille commenti incazzati su un forum e magari qualcuno lo aspetterà sotto casa. Si tratta di una forma di controllo efficace? Vedremo; certamente però diventa cruciale la scelta dei singoli candidati, e non è più vero che quel che conta è solo il gruppo o che si punta a “spersonalizzare” la politica – se mai l’opposto.

Una questione ancora più evidente si apre per ciò che riguarda l’organizzazione dei futuri appuntamenti elettorali, che a questo punto non sono più tanto tappe di lavoro di un unico gruppo, ma progetti indipendenti ogni volta costituiti per “far eleggere la persona X nell’istituzione Y” e legittimati da Grillo di volta in volta.

A Torino, in vista delle elezioni comunali dell’anno prossimo, esiste e lavora da anni l’associazione Torino a 5 Stelle, che si è data una serie di regole piuttosto strutturate (che tra l’altro ricevettero i complimenti di mezza Italia all’incontro nazionale di Firenze). In questo momento, l’associazione – come forma, non come gruppo di persone – è di fatto delegittimata. Dall’altra parte, alcune persone che in passato erano uscite sbattendo la porta da tale associazione, dopo aver partecipato al progetto delle elezioni regionali, disconoscono l’associazione e propongono invece di creare un coordinamento di comitati o di gruppi di quartiere, che si strutturi in modo meno formale ma che comunque organizzi in proprio la lista.

Alla luce del non-Statuto e delle posizioni di Grillo, entrambe queste strade mi sembrano impercorribili. Grillo è stato chiaro: fino a fine giugno si aspetta, e dopo, sulla piattaforma di discussione, tutti i partecipanti insieme (a Torino stimiamo che gli iscritti al movimento nazionale siano 1500-2000, del resto i voti sono stati 17.000) potranno dire la loro in maniera orizzontale su come procedere. E io sono totalmente d’accordo con Grillo: che sia una associazione gestita da un gruppo di dieci attivisti storici, o che sia un comitato formato da dieci rappresentanti di questo o quel gruppetto, dopo quel che è stato promesso in questa campagna elettorale – uno vale uno – nessuno ha più il diritto di decidere per conto dei nostri elettori.

Come è evidente anche dalle discussioni sul blog regionale e altrove, in chi da anni dedica il proprio tempo volontariamente al Movimento c’è una certa paura di questa svolta. Si parte da una certa presunzione di superiorità, per cui chi “ha preso freddo ai banchetti a raccogliere firme” deve avere più voce in capitolo dell’elettore qualsiasi; e si insiste sul rischio (che effettivamente esiste) che allargando troppo le scelte si finisca in mezzo a “gare a portare più amici”, magari consegnando il Movimento a qualche ex politico con i pacchetti di voti già pronti, o a persone che nessuno conosce e nessuno sa se siano oneste e degne di fiducia, ma che siano particolarmente brave ad infiammare un forum; e che si finisca per implodere in quanto (già visto in passato) i 100 partecipanti online la pensano in maniera opposta ai 10 attivi, al che i 10 attivi si stufano e nessuno fa più niente.

I rischi ci sono; tutto questo è un grande esperimento. D’altra parte anche il sistema tradizionale è pieno di rischi, e a ben vedere non esiste un solo caso di movimento politico di rottura, dai Verdi alla Lega, che non sia presto diventato preda delle logiche dei capetti, delle tessere e delle cordate. L’idea di Grillo è nuova (per quanto simile a esperienze online già vive da anni); è un esperimento che sogno da dieci anni, e in cui credo; perché non provarla, come peraltro abbiamo promesso? Credo che scopriremo che la nostra base è anche più sveglia di noi e che saprà fare delle buone scelte.

Comunque, come al solito, ho scelto di fare un post (sperando che stavolta nessuno dei miei colleghi di attivismo si offenda) per chiedere un parere a tutti coloro che mi leggono.

[tags]movimento 5 stelle, beppe grillo, politica, organizzazione, torino a 5 stelle, elezioni comunali[/tags]

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domenica 2 Maggio 2010, 23:18

Aggiornamenti

Non sono sparito, ma sono giornate piuttosto intense dal punto di vista professionale: oggi ho lavorato a una consegna e domani attraverserò mezza Italia per andare da un possibile cliente.

Segnalo però due cose: la prima è che domani alle 10 si tiene la prima riunione del nuovo Consiglio Regionale, che sarà trasmessa in streaming sul sito ufficiale. E la seconda è che anche a Santena le cinque stelle si sono scontrate contro il solito muro di misteriosa “privacy” che i sindaci di mezza Italia (e di ogni colore) oppongono a chi vuol semplicemente far vedere quello che fanno. Dopo le elezioni comunque i gruppi di “fiato sul collo” si sono moltiplicati… e conto che rimangano attivi a lungo.

[tags]consiglio regionale, piemonte, santena, fiato sul collo, movimento 5 stelle[/tags]

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sabato 17 Aprile 2010, 18:19

Streaming

Domani la terza riunione del Movimento 5 Stelle Piemonte – dalle 10 fino al pomeriggio – sarà trasmessa in streaming, con la possibilità di commentarla in diretta (e, tramite i commenti, sollevare questioni a chi è là).

Vorrei complimentarmi con il mio stesso gruppo, perché questa è la miglior risposta alle osservazioni che io ho fatto sul mio blog giorni fa. Pur conservando la mia diversa opinione sulle scelte effettuate dal Movimento in materia di organizzazione interna e di procedure di selezione dello staff, è evidente la buona fede del gruppo, che ha messo in piedi uno sforzo organizzativo importante per tenere subito fede alle promesse di trasparenza effettuate in campagna elettorale.

Spero adesso in una buona partecipazione di pubblico, per provare che davvero c’è un interesse non soltanto di principio, ma fattivo, all’esercizio della democrazia partecipativa.

[tags]movimento 5 stelle, trasparenza, democrazia partecipativa[/tags]

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lunedì 12 Aprile 2010, 09:51

La lunga via per la democrazia (2)

Il sottotitolo del mio blog, da anni, è “come rovinarsi una brillante carriera in Italia”: infatti vanto una notevole capacità di farmi dei nemici raccontando semplicemente ciò che vedo. Il post della settimana scorsa, che raccontava della prima riunione del Movimento 5 Stelle Piemonte dopo le elezioni, ad alcuni dei miei compagni di attivismo (una minoranza, sia chiaro) non è piaciuto; mi hanno pregato di “attenermi al verbale ufficiale”, invece di raccontare ciò che avevo visto e commentarlo. Mi è sembrata una reazione piuttosto strana, da parte di un gruppo che come sua bandiera ha quella di portare le webcam nei consigli comunali. Comunque un effetto c’è stato: alla seconda riunione, sabato, è stata portata una videocamera che ha ripreso tutto l’incontro, e ringrazio i Grilli Eporediesi che hanno provveduto a farlo.

La riunione si è aperta riprendendo il tema dell’altra volta. Per prima cosa, si è detto che, mediante contatti telefonici in settimana tra varie persone, si era giunti a una proposta di compromesso sulla struttura dell’associazione Movimento 5 Stelle Piemonte – quella che gestirà i fondi pubblici derivanti dagli stipendi dei consiglieri regionali e dai finanziamenti per le spese del gruppo consiliare, e deciderà le assunzioni nello staff dei consiglieri.

La proposta di compromesso si rimangia molto di quanto deciso l’ultima volta: invece di aprire l’associazione a nuovi soci, ci si limita ad espanderla da 18 a 23 membri per includere anche le zone del Piemonte non ancora rappresentate, suddividendo questi membri tra le varie aree in base alla popolazione (5 a Torino città, 7 alla provincia di Torino, 3 a Cuneo e provincia eccetera); i membri saranno nominati dai meetup e gruppi attivi sui singoli territori, anche se per ora saranno cooptati dai 18 attuali.

L’associazione diviene di fatto un gruppo organizzativo chiuso fatto di rappresentanti dei vari territori, simile ad esempio a quello che hanno istituito in Emilia; queste sono le persone che dovrebbero occuparsi di consultare “la base”, riportare e decidere. Spariti gli organi approvati l’ultima volta, le decisioni sia politiche che organizzative vengono rimandate all’assemblea dei 23 membri – e questo non è un male, ma presenta il rischio che, nella difficoltà di consultare 23 persone ogni volta, di fatto i consiglieri regionali facciano quel che gli pare.

Io sono stato l’unico contrario a questo modello, perché non mi piace l’idea del gruppo chiuso né la cooptazione, e avrei preferito una associazione in cui tutti gli attivi del Piemonte potessero entrare. Persa in partenza questa battaglia, ho però fatto due proposte di emendamento. La prima è che i 23 rappresentanti venissero nominati non dai meetup e gruppi attivi delle singole province – che in certi casi sono ampi e partecipati ma in altri si riducono a una manciata di amici – ma da tutti gli iscritti al Movimento 5 Stelle residenti nel territorio interessato, mediante votazioni online chiare e trasparenti. La seconda è un principio contro il conflitto di interessi molto semplice, che riassumerei così (e lo evidenzio perché per me è molto importante):

“Chiunque prenda anche solo una lira dei fondi pubblici gestiti dall’Associazione non può essere uno dei 23 soci della stessa”.

La prima mozione è stata respinta anch’essa con un solo voto favorevole, il mio, e contrari gli altri: la ragione, stringi stringi, è che non ci si fida troppo dei propri elettori, che evidentemente vanno bene quando devono votarti ma non vanno bene quando dovrebbero essere chiamati in causa per scegliere chi gestisce i soldi e le politiche. Io sono un esperto di votazioni online (a partire dalle elezioni At Large di ICANN dell’anno 2000) e so perfettamente che il rischio è un voto disinformato o quasi casuale; sarei anche molto favorevole a clausole di salvaguardia, del tipo che questi rappresentanti debbano essere attivi nel movimento da almeno 12-18 mesi, e dunque conosciuti; tuttavia farei un torto all’intelligenza e alla preparazione di chi ci ha votato (che è decisamente superiore alla media italiana) se pensassi che non è in grado di scegliersi i propri delegati nel Movimento.

Qualcuno mi ha detto che gli elettori “si fanno influenzare da un video carino” (penso parlasse di me) e non premiano chi veramente avrebbe il diritto di essere in pole position per queste cariche di sottopolitica (penso parlasse di se stesso). E’ la stessa persona che, a quanto mi dicono, la sera dei risultati, a Palazzo Lascaris, non capacitandosi di come io avessi potuto prendere 1375 preferenze senza mai venire spedito dal Movimento a parlare su TV e giornali, diceva in giro che evidentemente me le aveva portate la mafia (e scusate se questa me la sono segnata, spero che il racconto non sia vero ma è perlomeno verosimile).

Esiste in alcuni degli attivisti di lunga data un comprensibile (ma sbagliato) desiderio di non perdere il controllo della baracca, che ha raggiunto ogni tanto dei punti esilaranti; come quando, votata una mozione che determinava l’incompatibilità di uno di noi con l’essere membro dell’associazione, si è aggiunta la clausola che tale incompatibilità entrerà in vigore solo da maggio. Io ho commentato ironicamente “giusto il tempo di poter votare su chi assumere nello staff” e la persona in questione mi ha tranquillamente risposto “eh, ci siamo capiti!”, come se fosse normalissimo.

Infatti c’è stata un po’ di maretta quando qualcuno ha proposto di dimettersi tutti su due piedi – in fondo nessuno ci ha eletto, ci siamo autonominati all’inizio del percorso per le regionali in quanto persone che avevano voglia di lavorarci – in modo da farci sostituire entro una settimana da persone scelte dal basso, che avrebbero poi gestito la selezione dello staff. Abbiamo votato a favore solo in quattro su quindici. Poi qualcuno ha proposto di farlo tra tre mesi, e stavolta la proposta è passata con una netta maggioranza, ma anche così alcuni dei pochi contrari non l’hanno presa molto bene.

Quanto alla mia seconda mozione, a me sembrava il minimo: essere uno dei 23 membri che decidono a chi dare consulenze o commesse per il Movimento, e nel contempo essere una delle persone che le ricevono, è un conflitto di interessi grosso come una casa. C’è un chiaro rischio che si inneschi un meccanismo per cui il gruppo comincia a dare 500 euro di consulenza a te, 500 euro a me, 500 a suo cugino e così via. Eppure, giunti al momento di votarla, è partito il fuoco di fila delle obiezioni: non è all’ordine del giorno, dobbiamo discuterne meglio, ne parleremo in seguito. Alla fine si è messo ai voti se discuterne subito o rimandarla a quando si sarebbe parlato dello staff: 7 voti per discuterne subito, 6 per discuterne dopo, 2 astenuti. A quel punto chi non voleva parlarne si è appigliato al fatto che 7 non era la maggioranza assoluta dei 15 presenti, dunque la mozione era da considerarsi respinta. Per non litigare, si è ripetuta la votazione che, al secondo tentativo, ha dato il risultato sperato: 7 favorevoli, 7 contrari compreso il Presidente che vale doppio, si rimanda la discussione.

E poi, si è infine arrivati a parlare di staff: si è scoperto che, tra fondi regionali per i portaborse e quote ricavate riducendo lo stipendio dei consiglieri, ci sono i soldi per assumere quattro o cinque persone full time a stipendi mica da ridere (2000-2500 euro netti al mese), più pagare consulenti a gettone (avvocato, commercialista, magari dei tecnici) quando servono. Ognuno ha preso la parola per dire quale genere di figure potessero servire; alla fine risulta che lo staff tipico per permettere a due consiglieri di lavorare sia formato da una o due segretarie, un addetto stampa e due portaborse. Qualcuno ha proposto figure un po’ innovative, come un gestore della partecipazione o un videomaker a tempo pieno. Qualcun altro ha detto che i fondi dovrebbero servire anche per pagare il lavoro degli attivi del movimento nei gruppi di lavoro – almeno per quelli che i 23 nomineranno come coordinatori del gruppo.

Io sono intervenuto per sollevare due problemi. Il primo è che bisogna fare una distinzione netta tra lavoro segretariale/organizzativo (da retribuire per bene), lavoro tecnico (da pagare a gettone, ad esempio un esperto di trasporti se ti serve preparare una proposta in materia) e lavoro politico, quello che faremo noi attivi del Movimento, pubblicamente e in modo aperto a qualsiasi cittadino, discutendo e proponendo nei gruppi di lavoro; e che quest’ultimo, per non ingenerare brutte dinamiche, deve rimanere assolutamente volontario e non retribuito.

Il secondo è quello dei salti di carriera. Noi siamo contrari ai politici di professione e ci siamo imposti un limite di massimo due mandati nelle istituzioni, prima di tornare al nostro lavoro. Conosco però molti politici di professione che hanno avuto carriere di questo tipo: prima vengono assunti dal partito per lavorare come quadri, e poi, con lo stipendio pagato dal partito, si mettono a candidarsi. Poi, se ancora non sono stati eletti, magari vengono piazzati come portaborse o come dipendente “quota partito” in un ente pubblico, ad esempio il Comune; e anche lì, mentre prendono uno stipendio pubblico, si candidano e si fanno campagna elettorale durante l’orario di lavoro. Alla fine, dai e dai, vengono eletti – anche perché, a forza di fare il portaborse, si sono fatti dei “padrini” tra i politici con più anzianità – e si fanno cinque anni da consigliere; e poi, se trombati, vengono ripiazzati come portaborse o dipendenti pubblici finché non si ricandidano e così via.

Noi non vogliamo questo meccanismo squallido e perverso, vero? Dunque bisogna stabilire delle incompatibilità tra fare parte dello staff dei consiglieri e potersi candidare nelle liste del Movimento; poi ognuno scelga. Se vuole fare il “politico di leva”, rinuncia a qualsiasi incarico professionale retribuito nello staff del Movimento e negli enti pubblici dove avremo degli eletti; se invece vuol fare carriera da “assistente politico”, rinuncia a candidarsi.

Dovevo capire che le cose non buttavano bene quando ho ingenuamente chiesto “scusate, ma noi per riempire queste posizioni metteremo un annuncio su un giornale e lo faremo circolare pubblicamente, vero?”. Varie persone mi hanno guardato con occhi sgranati e mi hanno risposto “No, questo l’abbiamo già deciso mesi fa, per prima cosa vedremo se c’è qualcuno di noi 23 che vuole essere assunto, poi se mancano ancora delle posizioni chiederemo ai nostri gruppi di attivi, e proprio se non troviamo nessuno chiederemo in giro”. Qualcuno, onestamente non ricordo chi, ha anche cominciato a magnificare le grandi capacità della moglie di un nostro associato, immagino tutte vere, ma mancando completamente di vedere il problema del conflitto d’interessi. Ok, ho capito come butta.

Non vorrei semplificare troppo questo punto; ci sono dei vantaggi, sia di fiducia che di conoscenza della situazione, nell’assumere come portaborse gli attivi del movimento, piuttosto che persone magari anche più capaci ma meno conosciute, meno affidabili, meno convinte delle nostre idee. E trovo anche piuttosto umano, parlando di persone che da due o tre anni hanno dedicato volontariamente al Movimento gran parte della propria vita facendo grossi sacrifici sia economici che familiari, che essi siano allettati dalla possibilità di continuare a fare politica lasciando il vecchio lavoro e prendendo 2000 euro al mese da portaborse.

E però, è sbagliato; non è quello che abbiamo promesso agli elettori e non è quello che vogliamo fare. Crea appunto il rischio di cui sopra, quello di creare subito una mini “casta a cinque stelle” che si autopropaga, con persone che grazie alle proprie relazioni in un piccolo gruppetto vengono assunte a posizioni ben retribuite e poi grazie a tale retribuzione possono avere la visibilità e il tempo per diventare i naturali candidati del Movimento al giro successivo, a discapito dei veri “volontari della politica”.

Alla fine, comunque, ci si è messi a parlare di incompatibilità; e le cinque proposte erano:
1) Chi fa parte dello staff deve dimettersi dall’associazione, ovvero non far parte dei 23 che gestiscono i soldi e le assunzioni.
2) Chi fa parte dello staff non può essere consigliere eletto da nessuna parte.
3) Chi fa parte dello staff non può candidarsi ad alcuna elezione se non si dimette dallo staff.
4) Chi fa parte dello staff non può candidarsi ad alcuna elezione se non si è dimesso dallo staff da almeno un anno.
5) Un mandato da membro dello staff conta come un mandato da eletto ai fini dei limiti alla ricandidabilità.

Per prima cosa uno ha sollevato una serie di obiezioni su cosa volesse dire “fare parte dello staff”, cercando di definirlo in modo così ristretto da lasciare fuori buona parte dei contratti possibili; dopo un po’ di estenuanti lotte verbali si è riusciti a definire che “fare parte dello staff” vuol dire avere un contratto di lavoro di almeno tre mesi di durata (lasciando dunque fuori tutte le consulenze).

Poi si è votato; la prima proposta è passata; la seconda anche. La terza in origine non esisteva, perché scritta così è abbastanza inutile: è vero che il portaborse con tale regola dovrebbe dimettersi prima di essere sicuro di essere eletto, ma può comunque farsi tutta la campagna pre-elettorale mentre è portaborse, e magari, grazie a quella e/o al consigliere a cinque stelle che lo impiega, ottenere la nomination a candidato sindaco/presidente o comunque costruirsi le relazioni per ottenere molte preferenze con ragionevole certezza; a quel punto può decidere se dimettersi o meno dallo staff a seconda che abbia ottenuto o meno una buona posizione in lista.

L’unica versione che permette un minimo di deterrenza è la numero 4, che chiaramente aveva subito sollevato levate di scudi. Qualcuno ha detto “ma così chi fa il portaborse è penalizzato più del consigliere, il consigliere a fine mandato può candidarsi subito mentre il portaborse deve aspettare un anno, non è giusto”. Qualcun altro ha detto “Così ci priviamo delle preziose esperienze accumulate dal portaborse durante la sua esperienza nello staff, e noi invece dovremmo mandare sempre in giro i migliori!”. Un altro ancora ha detto “metti che io faccio la consulenza in Regione e poi il Comune mi va alle elezioni anticipate prima che sia passato un anno, io poi rimango fregato”. Tra le altre ragioni fornite c’è “Così si limita la libertà delle persone di candidarsi” e “Ma se mettiamo troppi vincoli poi i nostri attivi ci mollano e vanno a candidarsi nel PD” (se ragionano così, vadano pure).

Almeno, la terza proposta è passata, anche se con meno margine delle precedenti; e poi si è arrivati alla quarta, nonostante alcune persone non proprio favorevoli stessero praticamente andando via, facendo mancare il numero legale. Ho insistito per votare, e il voto è finito come segue: 4 favorevoli, 3 contrari, 6 astenuti. Non andava bene: dunque, a mo’ di Trattato di Lisbona, non so più con quale scusa si è rivotato, e stavolta hanno vinto i contrari; e poi tutti sono scappati prima che si potesse discutere la quinta. Per ora, la carriera da portaborse è salva. Ah, e la mia mozione più generale sul conflitto di interessi? Beh, alla fine non è stata mai discussa… spero che lo sarà la prossima volta.

Spero che questo post non sia percepito dai miei compagni di movimento come polemico; ho aspettato un giorno e l’ho scritto e riscritto tre volte per moderare i toni. Io credo però che “uno vale uno” non sia uno slogan elettorale, così come non lo sia l’immagine della scopa per fare pulizia. E allora, quando si parla di soldi e di assunzioni le scelte devono essere totalmente trasparenti, al di sopra di ogni sospetto e di ogni conflitto di interessi. E’ chiaro che regole di incompatibilità generale rischiano anche di tagliar fuori persone valide e perfettamente oneste, ma il rischio di non averle è troppo grande; e se davvero per te è così importante fare l’esperienza di candidato (aspirazione assolutamente legittima per chi si appassiona alla politica, e che io stesso condivido) puoi benissimo evitare di lavorare nell’ente pubblico e fare il tuo lavoro da qualche altra parte.

Ma è soprattutto la struttura decisionale che mi preoccupa. Come già dissi, sono contrario all’assenza totale di strutture e di regole, ma è chiaro che strutture e regole sono legittime solo se sono discusse, condivise e accettate dalla base dei nostri elettori. A me piacerebbe che i nostri elettori reclamassero questo ruolo: stanno nascendo molti gruppi con l’obiettivo di diventare attivi, di costituire una lista civica qui o là, ma ancora non ne vedo di “elettori semplici” che non si riuniscano per organizzare attività o per esprimere candidature, ma semplicemente per controllare il Movimento e dare direttive a noi che di fatto lo gestiamo. Comunque, insieme a varie persone, stiamo cominciando a lavorare agli strumenti di deliberazione online; anche a queste riunioni, ci siamo detti spesso che dovremo averli il prima possibile e usarli spesso; l’importante è che ciò non sia soltanto un mantra, ma diventi presto realtà.

Nel frattempo, io vedo come un dovere quello di raccontare ciò che succede dietro le quinte, e continuerò a farlo finché ne avrò la possibilità.

[tags]politica, movimento 5 stelle, beppe grillo, assunzioni, conflitto d’interessi, partecipazione, democrazia dal basso[/tags]

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domenica 11 Aprile 2010, 11:15

Perché muore un meetup

Copio e incollo il racconto di una persona che, sulle ali dell’entusiasmo per il risultato elettorale, ha provato ad andare per la prima volta alla riunione di un “meetup” grillino (non in Piemonte) e ne è tornata delusa. Mi sembra una buona spiegazione del perché molti meetup sono morti o vivacchiano da anni tra le stesse cinque persone, incapaci di costruire non dico un progetto politico, ma anche solo un gruppo funzionante e capace di aggregare la cittadinanza.

Si dice spesso che il problema della politica sono i personalismi, ma forse si dimentica un’altra verità: che senza persone capaci anche le migliori cause non vanno da nessuna parte.

Ciao Vittorio,
ieri sera sono andato alla riunione del meetup di ******… c’erano, me compreso, 12 persone. Hanno cominciato a litigare dopo 3 minuti sul primo punto dell’ODG, che era come e con chi istituire i banchetti per la raccolta firme per l’acqua. Alle 10,30, visto che ognuno parlava senza ascoltare quello che dicevano gli altri e sentendomi come un genitore al compleanno dei bambini (tagliato fuori) ho detto che avevo un treno da prendere e me ne sono andato… che delusione!
Spero che dalle altri parti il livello (ed il QI) siano un pò meglio! Nemmeno ai vecchi tempi delle assemblee avevo visto un casino così poco costruttivo e inutile.
Forse sono diventato vecchio ma non credo che questo sia il modo giusto di interpretare la democrazia, anche qui si fa a chi urla più forte, a prescindere che abbia, o meno, qualcosa da dire… Ti abbraccio 

[tags]meetup, beppe grillo, assemblearismo, movimento 5 stelle, politica[/tags]

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mercoledì 7 Aprile 2010, 10:14

La lunga via per la democrazia

Ieri sera si è tenuta una interessante riunione del Movimento 5 Stelle Piemonte; e può una riunione del Movimento non essere movimentata? No di certo. Le questioni trattate sono piuttosto importanti e dunque sono meritevoli di una discussione con i miei elettori e con il pubblico sul blog.

Come saprete, uno dei punti fondamentali della nostra idea di politica è quella dell’eletto come “dipendente dei cittadini”; non una persona che una volta eletta ti saluta e per cinque anni fa quel che gli pare, ma una persona che riceve costantemente direttive dall’elettorato.

Purtroppo, in Italia, la Costituzione (pensata in condizioni totalmente diverse, quando il rischio da considerare erano le minacce fasciste ai deputati) prevede la totale libertà di mandato; non è tanto facile vincolare legalmente un eletto. Tuttavia, condividendo la visione di cui sopra, tutti i candidati alle regionali hanno firmato un impegno che li vincola almeno moralmente al ruolo di “dipendente”.

E dato che ogni contratto necessita di una controparte, prima delle elezioni è stata costituita legalmente una associazione di 18 persone, in rappresentanza un po’ di tutti i gruppi del Piemonte, che detiene il potere di controllo dei nostri due consiglieri, e ha il diritto-dovere di decidere sull’uso dei fondi concessi al gruppo e sulle posizioni politiche del movimento in Regione, agendo come organizzatore e intermediario della consultazione continua del pubblico e dei vari “meetup” e liste civiche attivi sul territorio, come previsto appunto dal contratto.

A questo punto, nella prima riunione dell’associazione dopo il voto, si trattava di decidere come farla evolvere: includere altri soci perché fosse più rappresentativa, mettere in piedi gli organi sociali che si sarebbero interfacciati con i due consiglieri e cominciare a discutere la scelta dello staff.

E qui, però, si sono scontrate due visioni opposte del mondo. Io, dopo tanti anni di Nazioni Unite e organizzazioni internazionali, sono un “formalista”; disegno architetture istituzionali a menadito. E dunque, la mia proposta era di ammettere nell’associazione tutte le persone conosciute e attive durante la campagna elettorale, in modo da creare una base di 40-50 iscritti assolutamente fidati; e di far eleggere a loro sia un direttivo, che seguisse le questioni economiche, che un organo politico, in cui fossero equamente rappresentate le varie zone del Piemonte, per discutere con i consiglieri le linee da prendere. (Tenere separati i soldi dalle policy è in genere una buona cosa, è quel che succede ad esempio nelle università con Consiglio d’Amministrazione e Senato Accademico.) Dopodiché, si sarebbe potuto lavorare con calma a una piattaforma di deliberazione partecipativa, da usare almeno per le grandi decisioni, usando nel frattempo il blog come “termometro” delle opinioni del pubblico.

Dall’altra parte però è emersa una posizione diversa: tutte queste regole non servono, complicano le cose e creano uno strato intermedio di burocrati. Manteniamo dunque la gestione dei soldi in mano ai 18 membri iniziali, e lasciamo le scelte politiche a un organismo informale, fuori dall’associazione, deciso dai consiglieri e/o dal gruppetto originario che già decise i candidati; o anche, lasciamo che i consiglieri facciano ciò che vogliono, in quanto sono già vincolati dal programma, possono interpellare la rete e saranno controllati dalla rete stessa. Qualcuno ha addirittura proposto di chiudere l’associazione e lasciare anche la gestione dei soldi in mano ai consiglieri.

Alla fine si è giunti a una votazione, e il gruppo si è diviso in due. Due terzi hanno votato a favore del modello formalizzato che avevo proposto io, mentre un terzo ha votato per svuotare l’associazione il più possibile. Il problema è che questo terzo comprendeva Davide Bono e alcune tra le altre persone più in vista del gruppo, che non l’hanno presa affatto bene; ed è partita un’oretta di discussione e critiche reciproche, piuttosto concitata, prima che l’ora tarda mandasse tutti a dormire.

In realtà, si scontrano due preoccupazioni entrambe legittime. In chi vorrebbe smontare l’associazione, c’è la paura che essa si trasformi in un classico ambiente da vecchio partito, con la gara a far iscrivere gli amici, le lotte per farsi eleggere nel direttivo e così via; e c’è il desiderio di mantenere il controllo nelle mani del gruppetto originario per paura dell’arrivo di malintenzionati e riciclati vari. In chi vuole formalizzare delle regole precise, c’è la paura di perdere il controllo dei propri rappresentanti nelle istituzioni, e che tutte le belle parole sul politico “dipendente dei cittadini” e al servizio del gruppo vengano prontamente rimangiate una volta ottenuta l’elezione; e c’è perplessità di fronte alla resistenza ad allargare tale potere di controllo almeno ad altre persone conosciute ed attive.

Stanotte ho tentato una proposta di mediazione, suggerendo che l’organo politico potrebbe essere nominato non dall’associazione ma dai consiglieri stessi, affidando però all’assemblea associativa un potere di ratifica o bocciatura in blocco (dunque costringendo i consiglieri a sceglierlo in modo ragionevole). Sono alchimie istituzionali anche un po’ astruse, e che vengono viste con crescente fastidio.

Eppure, io resto convinto del fatto che, nonostante la corrente di pensiero “facciamo un po’ quel cazzo che ci pare” che in Italia va per la maggiore, il diritto e le regole vanno di pari passo; non ci sono diritti senza regole, non c’è democrazia senza regole. Capisco la preoccupazione per gli eccessivi formalismi, capisco la cautela nell’evitare dinamiche da corrente politica, ma non si può pensare di fare politica senza meccanismi di decisione politica: ci hanno chiesto per esempio se aderiamo al gay pride, e questo chi lo decide?

Anche l’idea che la rete da sola controlla e smentisce è soltanto un mito. Già abbiamo un problema con Beppe Grillo, a cui bisogna fare un monumento per tante cose, ma con cui vi è il nodo irrisolto per cui ogni tanto si sveglia e dall’alto del suo blog, senza consultarsi con nessuno, scarica un De Magistris o decide che fare dei rimborsi elettorali. Aggiungerci dei Beppe Grilli locali, che senza regole e senza vincoli interpretano l’umore del popolo e decidono da soli quello che gli pare, non è democrazia: oltre ad essere il contrario di ciò che abbiamo promesso agli elettori, è il peggior populismo che potremmo tirar fuori.

E però: ma voi, che ne pensate?

[tags]movimento 5 stelle, politica, beppe grillo, davide bono, organizzazione, vincolo di mandato, qualunquismo[/tags]

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