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Archivio per la categoria 'TorinoInBocca'


martedì 9 Giugno 2009, 15:23

Senza parole

Beh, che devo dire: mi avete lasciato senza parole, e il risultato è andato oltre le aspettative. Abbiamo preso quasi 7500 voti (lo 0,64%) su scala complessiva, e oltre 3600 voti (lo 0,88%) a Torino città, il che ci rende nettamente la prima lista civica della città: a Torino abbiamo preso più voti dei Verdi, più voti de La Destra, più voti della lista civica di Saitta, il doppio dei voti di Sinistra Critica, il triplo dei voti della lista Civica Movimento Democratico, più voti di 7 delle 10 liste che sostenevano Porchietto, più voti di 4 delle 8 liste che sostenevano Saitta.

Certo, le liste comunali (compresa quella di Rivoli) grazie al nome e alla promozione di Grillo hanno preso in media il 3-4%, con qualche debacle (Firenze, Pescara) e qualche exploit (in provincia di Modena ci sono posti dove si arriva al 16%). Ma a noi il nome di Grillo è servito poco, al massimo per avvicinare gli elettori, che però ci siamo dovuti conquistare uno per uno.

Qui sotto trovate la ripartizione dei voti nei collegi, in ordine di risultato, ed è davvero incredibile come abbiamo comunque preso voti anche in parti della provincia dove non abbiamo mai messo piede. Se quello 0,25-0,3 per cento è stato l’effetto riflesso di Grillo, vuol dire che il resto è il nostro passaparola. Ora non ci resta che lavorare e dimostrare che non sono stati voti sprecati.

5 Torino Borgo Nuovo – S. Salvario – Valentino 248 1,13 Raffaella Fanelli 222 1,21
39 Rivoli 318 1,13 Silvia Busuito 304 1,17
4 Torino Borgo Dora – Vanchiglia 225 1,07 Tommaso Errichelli 204 1,11
7 Torino Borgo S. Paolo 213 1,06 Maurizio Penna 189 1,08
10 Torino Gerbido 268 1,08 Silvia Busuito 224 1,03
8 Torino Campidoglio – Cenisia – Monginevro 210 0,96 Tommaso Errichelli 185 0,97
42 Susa 259 0,97 Antonino Iaria 240 0,96
18 Torino Pozzo Strada 242 0,95 Paolo Vigato 215 0,95
6 Torino Borgo S. Donato 211 0,93 Davide Amerio 185 0,95
9 Torino Crocetta – S. Secondo – Statuto 208 0,86 Ermanno Di Nuccio 182 0,91
19 Torino Santa Rita 202 0,89 Alberto Baracco 180 0,9
16 Torino Molinette – Nizza 189 0,9 Federica Panettella 159 0,86
11 Torino La Tesoriera – Parella – Aeronautica 199 0,85 Antonino Iaria 176 0,85
12 Torino Lingotto 208 0,85 Eleonora Cardillo 181 0,83
20 Avigliana 237 0,81 Simone Caldana 216 0,81
29 Grugliasco 214 0,72 Silvia Busuito 197 0,73
3 Torino Borgata Vittoria 147 0,79 Eleonora Cardillo 124 0,73
14 Torino Madonna di Campagna – Villaretto 163 0,74 Raffaella Fanelli 145 0,72
15 Torino Mirafiori 166 0,74 Alberto Camposano 143 0,7
17 Torino Oltre Po 118 0,67 Bengt Ferraris 103 0,7
2 Torino Borgata Aurora 141 0,69 Ermanno Di Nuccio 126 0,68
43 Venaria Reale 219 0,65 Tommaso Errichelli 198 0,64
1 Torino Barca – Falchera 144 0,65 Salvatore Arduino 129 0,64
34 Orbassano 175 0,65 Bengt Ferraris 158 0,63
13 Torino Lucento – Vallette 154 0,66 Ruggero Rosin 131 0,62
32 Moncalieri 148 0,52 Davide Amerio 138 0,52
44 Vinovo 153 0,52 Paolo Vigato 142 0,52
35 Perosa Argentina 135 0,49 Paolo Vigato 124 0,48
26 Collegno 143 0,51 Ermanno Di Nuccio 122 0,47
28 Giaveno 154 0,47 Maurizio Penna 134 0,44
23 Chieri 149 0,42 Federica Panettella 138 0,42
31 Lanzo Torinese 141 0,42 Simone Caldana 123 0,41
24 Chivasso 144 0,43 Simone Caldana 127 0,41
25 Cirié 127 0,42 Salvatore Arduino 111 0,4
30 Ivrea 91 0,4 Ruggero Rosin 85 0,4
41 Strambino 93 0,39 Bengt Ferraris 85 0,38
45 Volpiano 108 0,4 Salvatore Arduino 96 0,38
22 Carmagnola 114 0,4 Eleonora Cardillo 102 0,38
36 Pinerolo 99 0,38 Antonino Iaria 92 0,37
38 Rivarolo Canavese 100 0,36 Ruggero Rosin 93 0,36
21 Caluso 102 0,38 Raffaella Fanelli 92 0,36
37 Poirino 99 0,34 Davide Amerio 92 0,34
33 Nichelino 103 0,33 Alberto Baracco 100 0,34
40 Settimo Torinese 84 0,31 Maurizio Penna 77 0,29
27 Cuorgné 58 0,26 Federica Panettella 54 0,26

[tags]elezioni, amministrative, provincia, torino, politica, beppe grillo, torino a 5 stelle[/tags]

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domenica 7 Giugno 2009, 23:42

Qualche considerazione sul voto

Adesso che le urne sono chiuse ma i risultati sono ancora ignoti (non si sapranno prima di domani pomeriggio, lo spoglio delle provinciali inizia alle 14), posso fare qualche considerazione sulla campagna elettorale e sulla nostra esperienza.

Esperienza che, comunque vada, sarà un successo: so che è quello che dicono anche i politici professionisti, ma nel nostro caso è vero e vi spiego perché. Quando, poco più di tre mesi fa, abbiamo preso la decisione di provare a presentarci alle elezioni provinciali, eravamo un gruppo di dieci persone senza nessuna esperienza; nessuno conosceva il nostro nome o il nostro simbolo.

Abbiamo deciso di esplorare questa idea aspettandoci un appoggio chiaro da Beppe Grillo; appoggio che è arrivato soltanto in parte, visto che, per scelte sue legate alla posizione abolizionista sulla Provincia, ci ha negato l’uso del nome nel simbolo, non è venuto a promuoverci (il suo staff ci ha addirittura vietato di salire sul palco a Rivoli) e non ci ha nemmeno permesso di mandare una mail a nome nostro alle migliaia di persone che si sono registrate sul suo sito per avere informazioni sulle liste a cinque stelle del torinese (molte di queste persone ci avrebbero votato con gioia, ma non hanno mai saputo della nostra esistenza).

Comunque, ci sembrava contraddittorio, rispetto alle nostre idee di partecipazione dal basso e di un movimento non personalistico, rinunciare a partecipare solo perché Grillo non si voleva spendere più di tanto per noi; l’importante sono le idee, non le facce, e sapevamo che, senza di noi, queste idee non sarebbero state rappresentate sulla scheda elettorale. In più, c’era anche il desiderio di fare esperienza e di cominciare a costruire; nessun movimento politico di successo, nemmeno la Lega, ha preso più di qualche frazione di punto percentuale alla sua prima apparizione… con la sola eccezione di Forza Italia, ma noi non avevamo le televisioni a nostra disposizione a fronte del contemporaneo scioglimento di tutti i principali partiti.

E così, abbiamo cominciato a capire come funzionava, e poi a cercare i candidati, pur senza voler accettare compromessi e candidare chiunque; non pensavamo di trovare abbastanza candidati, e invece, a sole tre settimane dalla scadenza della presentazione delle liste, li abbiamo trovati. Allora abbiamo messo in piedi la raccolta firme; onestamente non credevamo proprio di riuscire a raccogliere mille firme in così poco tempo, e invece ce l’abbiamo fatta, grazie al supporto e all’aiuto di tantissime persone; e siamo poi riusciti, grazie a un tour de force, a recuperare i certificati elettorali per mezza provincia, a mettere insieme tutte le firme e i timbri necessari, e a presentare un plico di carta alto trenta centimetri.

A quel punto abbiamo dovuto imbastire la campagna elettorale; anche lì, non pensavamo di riuscire a fare molto, e invece siamo riusciti a mettere in piedi un incontro di presentazione con Sonia Alfano e tanto di streaming video, un incontro con Paul Connett, e il concerto finale con i Fratelli Sberlicchio, nonché un certo numero di apparizioni sui media locali, un po’ di volantinaggi, i manifesti, gli appelli via internet, un programma dettagliato di 40 pagine, e un gruppo Facebook che ha ormai raggiunto gli 800 membri in poche settimane di vita (se ancora non vi siete iscritti…). Tutto questo imparando man mano come fare, tirando fuori i soldi man mano che servivano, ed essendo sostanzialmente quattro o cinque persone più una dozzina a dar man forte ogni tanto.

Sapevamo fin dal principio che, a meno di miracoli di dimensioni bibliche, nessuno di noi sarebbe stato eletto: per l’elezione serve prendere il 3% e vedrete che non lo raggiungeranno nemmeno molti partiti, figuriamoci una lista civica con tre mesi di vita. Un gruppo di venti persone, col passaparola e buone idee da proporre, può arrivare a mettere insieme tra amici e parenti un migliaio di voti; sono quelli che in una città anche di medie dimensioni (diciamo 50.000 abitanti) ti permettono di entrare in consiglio comunale. Sfortunatamente, su una provincia di 2.200.000 abitanti e 315 comuni, quei mille voti non sono nemmeno lo 0,1%…

Dunque voi volete sapere quanto prenderemo? Io ho scommesso che prenderemo circa lo 0,25-0,3%, ovvero attorno ai 3000 voti. Vorrebbe già dire che il nostro passaparola è stato efficace, che siamo andati oltre i mille voti “base” e siamo riusciti a convincere buona parte delle persone che abbiamo raggiunto. Già, perché il numero di voti che prendi è proporzionale non solo alla condivisibilità delle tue idee e all’efficacia del tuo modo di comunicarle, ma anche al puro e semplice numero di persone che riesci a raggiungere; e noi non abbiamo raggiunto che qualche migliaio di persone.

Il sito, ad esempio, ha fatto per tutto il mese di maggio una media di circa 250 visitatori unici al giorno; è salito di botto a 700 mercoledì e giovedì, e a 900 venerdì e ieri. Molte sono le persone che sono ritornate regolarmente; diciamo che il numero di persone diverse che sono passate dal nostro sito in questo mese potrebbe essere tra le 2000 e le 5000. E mica tutti quelli che ci hanno visto ci voteranno!

Poi naturalmente c’è il passaparola per e-mail o su Facebook, però quanto è facile che uno che ci scopre su Internet poi ci voti senza nemmeno aver fatto clic una volta sul sito? Idem per chi ha letto di noi sul blog di Grillo: anche lì è pieno di link (anche deep link) al nostro sito, è difficile pensare che uno interessato a votarci non ci abbia nemmeno cliccato sopra una volta.

Ci sarà ancora un certo numero di persone che ci voteranno senza mai averci visti su Internet, solo per il volantino, o per uno degli spazi che abbiamo avuto sui media. Ma di volantini ne abbiamo distribuiti solo qualche migliaio, i manifesti erano pochi e siccome noi siamo ligi sono spesso stati coperti abusivamente dagli altri, e gli spazi media sono stati davvero pochi. Capite quindi che già arrivare a 3000 voti sarebbe un bel risultato!

Allora, perché sarà comunque un successo? Perché abbiamo cominciato; perché questa è una base su cui costruire. Perché adesso sappiamo come fare, e la prossima campagna elettorale sarà sicuramente più organizzata, più visibile, migliore (magari riuscendo a raccogliere con anticipo un po’ più di soldi…). Perché abbiamo scoperto centinaia di persone che ci hanno aiutato, incoraggiato, promosso, e dato l’energia per arrivare in fondo (e ce ne voleva: chi mi ha visto negli ultimi giorni di campagna elettorale capirà; stanotte ho dormito per circa 13 ore). Perché tre mesi fa eravamo un gruppetto di sconosciuti che persino il resto dei “grillini” torinesi guardava con scetticismo, e ora abbiamo contatti, credibilità, progetti, capacità. Paradossalmente, anche se i voti fossero diecimila o ventimila non cambierebbe quasi niente; quindi l’obiettivo per questo giro è stato raggiunto. Sappiamo tutti che il cammino sarà lungo e difficile; però se non si comincia non si arriva mai da nessuna parte.

Il successo maggiore, però, è stato davvero quello di cui scrivevo il due giugno; il senso di aver finalmente smesso di subire e di andare alla deriva, e cominciato a credere in un progetto e in un futuro. E’ davvero buffo, adesso, vedere quelli che ancora scrivono che “Saitta è stato penoso ma l’ho rivotato” o che, tra un po’ di sarcasmo su un blog e l’ennesimo commento snob sull’impresentabilità di Berlusconi, se la prendono con te e col tuo dito trovandoci un difetto qualsiasi, perché non hanno il coraggio di guardare la luna e di passare dal lamento all’azione (qualsiasi essa sia, non è detto che debba essere la stessa nostra); perché non hanno la coscienza a posto, e il fatto che tu gli dimostri che qualcosa si può fare li lascia senza più scuse. Mi spiace per loro, perché sotto sotto ci stanno male; ma confido che prima o poi capiranno.

Quindi, se domani sera i giornali del potere o i loro assuefatti lettori si divertiranno a criticare i nostri risultati, li lascerò fare: in questo momento, non è quello il punto. Noi, tutti insieme, abbiamo dimostrato che non è obbligatorio essere servi; e in un clima di disperazione e rassegnazione generale mi sembra davvero molto.

[tags]elezioni, torino, provincia, torino a 5 stelle, beppe grillo, risultati, politica, democrazia[/tags]

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mercoledì 3 Giugno 2009, 23:57

Liquidità

La serata è appena finita e già ci sono i primi video… un po’ di parodia musicale dei Fratelli Sberlicchio per riflettere sul nostro stato “in mutande” non fa mai male.

[tags]fratelli sberlicchio, torino a 5 stelle, lista civica, provincia, elezioni, piazza castello, torino, arisa, remix, bastard pop, liquidità, crisi, musica[/tags]

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lunedì 1 Giugno 2009, 10:10

La Stampa e le elezioni

L’altro giorno mi hanno invitato a diventare fan de La Stampa su Facebook, e l’ho fatto molto volentieri: La Stampa è unica e inimitabile. E’ il giornale che leggo da trent’anni, dove lavorano vari amici, ed è una guida insostituibile alla città… nel bene e nel male.

In questi anni di blog, infatti, vi ho mostrato varie volte quanto sia “aggiustata” l’informazione de La Stampa quando si vanno a toccare gli interessi economici e politici che controllano Torino (nessuna sorpresa: tutti i giornali italiani sono così). Durante questa campagna elettorale ho toccato la cosa con mano in prima persona, visto che sostanzialmente la nostra lista per La Stampa non esiste: nemmeno le migliaia di persone in piazza per Grillo a Rivoli hanno fatto apparire una riga sul giornale.

Immaginate quindi la mia reazione quando un paio di giorni fa la pagina Web della cronaca di Torino si apriva con un titolo a caratteri cubitali: “Elezioni provinciali, le vostre domande a tre dei candidati”. In pratica, La Stampa si prepara a fare uno spottone ai candidati degli schieramenti maggiori – Saitta, Porchietto e Vietti – che guarda caso vanno tutti d’amore e d’accordo su una serie di temi dove girano molti $$$, come l’inceneritore, la TAV e la svendita-maneggio delle ex municipalizzate.

Nel ruolo del pubblico c’erano i lettori del giornale, che avrebbero potuto porre le loro domande ai tre candidati già preselezionati dal giornale, utilizzando il forum di cui sopra. A me sono girate le scatole, e naturalmente ho pubblicato subito una lamentela, scrivendo poi anche in privato ad alcuni giornalisti. Non ho avuto alcun segno di vita dalla redazione de La Stampa, però per parecchio tempo non hanno pubblicato alcuno degli interventi dei lettori; poi sono finalmente apparsi, con il mio proprio all’inizio (fortunello che li ho beccati subito), però il titolone nel frattempo è diventato un titolino in fondo alla seconda sezione della pagina, con visibilità circa nulla (tanto è vero che in questo momento gli interventi sono solo 12).

Insomma, spero di non avergli rovinato l’evento; comunque, in assenza di risposte poco fa ho postato le mie domande ai tre candidati, che riporto qui di seguito:

“Salve,

visto che La Stampa non ha risposto in alcun modo alle mie richieste di partecipare al confronto in quanto candidato presidente della Liista Civica Provinciale Torino a 5 Stelle, mi limito a fare le mie domande da cittadino:

1) Tutti e tre i vostri schieramenti sono a favore della costruzione dell’inceneritore del Gerbido (anzi ho sentito sia Vietti che Porchietto accusare Saitta dei ritardi nella sua costruzione). Ma vi siete documentati? Lo sapete che negli Stati Uniti (i maggiori produttori di rifiuti del pianeta) hanno smesso di costruire inceneritori a inizio anni ’90, che in tutto il resto del mondo si punta su strategie come la differenziata spinta e il trattamento a freddo grazie alle quali gli inceneritori sono superflui, e che gli inceneritori (oltre a far provatamente aumentare il cancro in chi ci abita vicino) sono un business solo per chi li costruisce e solo grazie alle sovvenzioni pubbliche? E le due inchieste della magistratura su presunte irregolarità nell’appalto non vi preoccupano? Insisterete con l’inceneritore del Gerbido?

2) Tutti e tre i vostri schieramenti hanno votato a favore della fusione tra Iride e Enìa senza alcuna clausola di controllo pubblico: in pratica, la mega-corporation che gestisce elettricità e gas dei torinesi (prossimamente forse anche l’acqua) potrà essere comprata in Borsa da cordate di banche di ogni colore, con immaginabili conseguenze sulle nostre bollette. Gli esiti si vedono già sull’aeroporto, dove il socio privato Benetton fa il bello e il cattivo tempo e impedisce lo sviluppo dello scalo, puntando all’utile immediato e a favorire Malpensa e lasciando Torino senza voli (siamo il dodicesimo scalo italiano…). Volete insistere con la svendita dei beni e servizi pubblici, oppure volete riportare queste aziende sotto il controllo pubblico? E gli stipendi dei “manager” nominati dai vostri partiti in queste aziende (sicuramente con grande meritocrazia), cioè 525.000 euro annui per l’amministratore di Iride e 390.000 euro per quello dell’aeroporto, vi paiono giusti o vi impegnate pubblicamente ad abbassarli? E non potevate agire per abbassarli prima?

3) Tutti gli schieramenti parlano di nuove tecnologie come chiave per lo sviluppo… ma voi sapete usare un computer? Siete in grado di gestirvi da soli un profilo Facebook? Tenete un blog, rispondete alle e-mail dei cittadini personalmente… o fa tutto qualche stagista in una agenzia di pubbliche relazioni da voi ingaggiata per la campagna elettorale? E posso trovare da qualche parte un vostro discorso in un convegno internazionale (sarete ben stati invitati a qualche conferenza all’estero nella vostra vita professionale) per sentire come parlate l’inglese?

Grazie,”

Sono molto curioso di vedere se le mie domande saranno selezionate per il dibattito, e in questo caso cosa succederà (i candidati hanno comunque diverse ore di tempo per pensare a come rispondere rigirando per bene la frittata: suvvia, il compito è molto facile). Naturalmente, se volete potete fare domande anche voi.

Chiudo però con una annotazione positiva: La Stampa è anche il giornale che ha messo Tuttolibri sotto Creative Commons, e che tenta faticosamente ma con coraggio una vera migrazione all’era digitale (nonostante i tremendi banner pubblicitari del loro sito); è il giornale che con il blog di Anna Masera fa circolare notizie dalla rete che gli altri giornali manco considerano, e che ci elargisce tutte le mattine le battute fulminanti di Gramellini. Purtroppo in Italia il giornalismo, quando si toccano certi argomenti, è un mestiere a libertà limitata, e la colpa di questo non è necessariamente di chi ci lavora.

[tags]la stampa, torino, elezioni, elezioni provinciali, informazione, candidati, forum[/tags]

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venerdì 29 Maggio 2009, 23:57

Colla colla

Attacchinare è una tipica attività elettoral-popolare; erano più di dieci anni che non mi capitava di farlo, e cioè dai tempi in cui, giovani pischelli aspiranti ingegneri, organizzavamo il concertone Mac Pi 48 al Castello del Valentino, offrendo peraltro sangria a tutti e il fondo della damigiana a noialtri.

Stasera quindi ho prestato la mia auto – da qualche settimana ormai trasformata in un portatile bazar – al trasporto e affissione di manifesti, non prima di essere andato (due volte!) fino a Pianezza per ritirarli dalla stamperia, sita in un capannone in mezzo ai prati che prova manifestamente la validità del nostro punto programmatico sullo stop al consumo di territorio, non fosse che proprio lì davanti ci stanno costruendo la nuova superstrada-circonvallazione di Pianezza e che poco lontano gli ex prati delle ex cascine sono stati completamente villettati.

L’attacchinaggio notturno ha alcune caratteristiche: per esempio, la scarsità di traffico ti permette di coprire velocemente grandi sezioni di città, e in più di effettuare manovre non completamente ortodosse e parcheggi basati sull’incantesimo detto “delle quattro frecce” – premi il pulsante e la macchina sparisce, pertanto la puoi lasciare ovunque – senza che ciò costituisca intralcio o pericolo per il transito altrui.

Tutto questo ci ha permesso di renderci conto come l’affissione di manifesti sia ormai poco rilevante; il comune ha riservato alle elezioni provinciali pochi spazi in posizioni generalmente poco visibili. In teoria ogni lista ha il proprio spazio corrispondente alla posizione sulla scheda – il nostro, ça va sans dire, è in alto a sinistra – ma in pratica ci sono liste che si sono espanse per ogni dove, a partire dalla destrasociale e dai comunisti di vario genere. Noi siamo stati ligissimi, ma vedremo quanto sopravviverà il nostro manifesto in questa giungla.

Peraltro, tutti puntano o sui faccioni – ma che ci troverà la gente, nel contare uno per uno i brufoli del candidato – o sui simboloni, evitando qualsiasi contenuto, a parte la Lega che ci ricorda che gli indiani si sono estinti per aver concesso il diritto d’asilo agli extracomunitari. Noi il contenuto ce l’abbiamo messo, per cui per riuscire a leggere il manifesto dovete avvicinarvi e godere di una vista perfetta; comunque tutta la zona attorno al Po, da Torino Esposizioni verso nord, è stata diligentemente coperta stanotte. Per il resto del mondo dovrete aspettare che si moltiplichino le braccia, oppure offrirvi di darci una mano…

Comunque, io ho fatto l’autista basista; ho lasciato volentieri la stesura della colla a persone che dispongono di manualità migliore della mia, e difatti non ne sono completamente coperto, come altrimenti sarebbe senza dubbio successo. La soddisfazione maggiore della serata, in Lungo Po Antonelli angolo corso Belgio, coprire il faccione abusivo di Vito Bonsignore. Ditemi voi se non è poco: l’entusiasmo era tale che tornando a casa, quando Radio Flash ha mandato Praise You di Fatboy Slim, ho pompato il volume come se avessi da ballare. Evviva la colla e il rimboccarsi le maniche.
[tags]elezioni, attacchinaggio, manifesti, provincia, torino[/tags]

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lunedì 25 Maggio 2009, 10:52

Oh basta là, quante macchine

In questi giorni è di nuovo elevata la polemica sulla vita notturna in piazza Vittorio. Io non sono un festaiolo e non mi viene nemmeno in mente di infilarmi un sabato sera all’una di notte in quelle zone, ma non dubito che i racconti siano veri: pare che già verso le undici la zona sia completamente intasata, con il parcheggio sotterraneo esaurito, e che progressivamente le auto vengano abbandonate per ogni dove, creando il caos totale. Ovviamente i residenti si lamentano e per questo motivo il Comune sta studiando il progetto di chiudere la piazza al traffico di notte.

Sarebbe facile, non essendo interessato alla vita notturna, accodarmi alle proteste e cominciare a dire: ma perché questi devono arrivare tutti lì di notte con la macchina, ma che senso ha fare le vasche in via Po tutti in coda alle due di notte, ma quanto inquinamento inutile, ma non basterebbe mettere dei bus, oppure direttamente far chiudere prima i locali e se necessario mandar via la gente con la forza. Sarebbe facile ma non terrebbe conto che oltre al diritto dei residenti esiste anche il diritto per i giovani di avere una vita sociale, e che, se per i ventenni questa vita sociale si esplica nell’esibizione della macchina più o meno agghindata e nello sballarsi fino alle sei di mattina, la risposta non può essere semplicemente “no”.

In ogni città europea si verificano situazioni di questo genere; e in ogni città europea esistono delle zone dedicate alla vita notturna, dove è considerato perfettamente normale che ci sia rumore e animazione per tutta la notte. A Torino queste zone sono due, il quadrilatero e piazza Vittorio, a cui si sta aggiungendo un pezzo di San Salvario; onestamente non capisco come si possa pensare di chiuderle a mezzanotte.

L’inquinamento acustico è una delle cose più difficili da sopportare, e a nessuno fa piacere avere giovani schiamazzanti sotto casa per tutta la notte; ma la soluzione è organizzare la città in modo che le zone dedicate alla vita notturna siano ben delimitate, dopodiché ognuno sceglie dove vuole abitare. Chi vuole tranquillità va nei quartieri residenziali, che a Torino certo non mancano; chi piace l’animazione abita le zone della movida. Abitare in piazza Vittorio e poi lamentarsi per il rumore mi sembra un controsenso; capisco che fino a vent’anni fa Torino fosse un grande dormitorio e in piazza Vittorio di notte non volasse una mosca – ricordo una scena da bambino, una sera tornando da Pecetto, di totale deserto – ma credo che nessuno possa auspicare il ritorno alla città grigia di una volta.

Resta il problema del traffico; e anche qui non può che far ridere il commento dell’assessore Sestero, che dice che hanno istituito una navetta notturna dai vari parcheggi a piazza Vittorio, ma “non capiamo perché viaggia sempre vuota”. A vent’anni, chi arriva in bus è uno sfigato, punto e basta; l’auto è per i maschi (ma crescentemente anche per le femmine) la prima esibizione del proprio status sociale, nonché elemento fondamentale per arrivare all’accoppiamento. Anche questo è un fenomeno che non può essere cambiato se non (forse) sul lungo periodo, e che per ora va semplicemente accettato e gestito.

Quindi, speriamo che non mettano due transenne in mezzo alla piazza, perché il risultato sarebbe semplicemente una estensione dell’ingorgo e del rumore per mezzo centro. O si realizzano in zona nuovi parcheggi sotterranei (come quello in piazzale Aldo Moro), o si accetta la ri-trasformazione notturna della superficie della piazza in parcheggio, cosa che già ora avviene e che tanto vale avvenga in modo regolato, tanto di notte non ci saranno certo i famosi turisti a fare le foto; oppure si riesce (ma mi pare difficile) a spostare la vita notturna verso qualche altro luogo.

Onestamente, però, a me il vero problema pare la facilità con cui si concedono licenze per locali notturni rumorosi fuori dalle zone della vita notturna, nel bel mezzo dei quartieri residenziali; ecco, lì invece si potrebbe intervenire, cercando magari di piazzarli nei grandi centri commerciali, di notte altrimenti deserti, dove non darebbero fastidio a nessuno.

[tags]città, giovani, vita notturna, locali, rumore, auto, inquinamento, traffico[/tags]

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venerdì 22 Maggio 2009, 19:08

Piccole cose

Stamattina ero proprio soddisfatto: ero in giro in auto e ho trovato un posto proprio vicino a dove dovevo andare. Oddio, era un po’ strettino, tipo lungo come l’auto più cinque centimetri e non di più: vi dico solo che quando sono andato via, uscendo dopo una ventina di manovre, la gente seduta ai tavolini del bar di fronte si è alzata e mi ha tributato una standing ovation (ho dei testimoni). Comunque, ci entravo!

Purtroppo, quando sono sceso ho realizzato che il parchimetro più vicino era relativamente lontano. Cammino i miei tre minuti buoni, arrivo lì, realizzo di non avere moneta e infilo il bancomat (sì, a Torino si può pagare la sosta ai parchimetri col bancomat, non so se lo sapevate). Peccato che il parchimetro mi risponda “tessera illeggibile”: ok, è rotto.

Con le pive nel sacco faccio altri due minuti a piedi, arrivo al successivo parchimetro, infilo il bancomat: lo prende. Trattandosi di parchimetro al confine tra due zone diverse, devo premere il pulsante giallo per selezionare la mia tariffa. Premo il pulsante giallo e non succede niente: è rotto il pulsante giallo. Siccome il mio appuntamento è ormai imminente, decido di pagare la cifra che dovrei usando l’altra tariffa: seleziono tutto, premo il pulsante verde, e… “tessera illeggibile” pure qui, però solo a fine procedura.

Siccome sono ligio, cammino fino a un terzo parchimetro, completando il giro di un grosso isolato. Questo funziona, ma c’è un problema: pur essendo anche questo al confine tra due zone tariffarie diverse, non permette di selezionare la tariffa; si può pagare solo la tariffa più economica, che non è la mia. Non ce la faccio più: pago la cifra giusta con la tariffa sbagliata e spero di non incappare in un controllore sadico, cosa che effettivamente non avviene.

Mentre arrivo appena al pelo al mio appuntamento, avendo perso un quarto d’ora solo per pagare il parcheggio, penso a quanto male sono gestite le nostre piccole cose pubbliche. Non solo ci sono tre parchimetri rotti o mal configurati su tre, ma non esiste nemmeno un sistema efficiente per segnalare la cosa a chi di dovere. Io vorrei andare su un sito pubblico dove trovo una mappa della città, cliccare e spiegare il problema in un modulo, che sarebbe poi inviato in automatico a chi di competenza. Solo che poi così gli toccherebbe ascoltarci sul serio.

[tags]torino, pubblica amministrazione, parchimetri, sosta, efficienza[/tags]

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martedì 19 Maggio 2009, 19:26

Scontri al G8 universitario

Alle volte mi vengono delle pessime idee. Per esempio, oggi verso l’una, avendo appena finito un appuntamento, ho pensato: “ehi! perché non passo un attimo dalla mia fumettaia in via Baretti a vedere se è uscito il nuovo Ratman?”.

Ratman era effettivamente uscito, ma io mi sono trovato in mezzo alla fine del mondo: proprio in quel momento, a due isolati da lì, polizia in assetto da guerra e studenti anticapitalisti se le stavano dando di santa ragione. Già lasciare l’auto è stato difficile, visto che già a cinque o sei isolati da lì le strade erano bloccate, prima con tanto di nastro bianco e rosso tirato in mezzo e vigile a presidio, e poi avvicinandosi con dozzine di camionette di polizia e carabinieri, e almeno una trentina di poliziotti truci in assetto anti-sommossa a presidiare l’incrocio.

Io mi sono fidato a lasciare l’auto su via Madama Cristina, deserta subito dopo il passaggio del corteo, e sono andato a dare un’occhiata da molto lontano, anche perché eravamo sopravvento e già a diverse centinaia di metri il mix di peperoncino e lacrimogeno era insopportabile, anche per noi rotti a qualsiasi esperienza di piazza.

Mi limito quindi ad allegare un piccolo collage di foto scattate da me girando attorno al punto degli scontri (corso Marconi tra via Madama e via Ormea) e poi visitandolo subito dopo; senza commento.

g8scontri-90.jpg

Cioè, qualche commento è inevitabile: ad esempio fa sempre impressione vedere (ci sono anche in qualche foto) la dozzina di poliziotti travestiti da manifestanti, vestiti con maglietta jeans zainetto manganello e casco blu (ma questi ultimi dove li tengono?); allo stesso tempo, stando nelle retrovie, li ho visti ritornare belli arrabbiati e pesti, e provo rispetto per qualcuno che, per uno stipendio da operaio o poco più, viene spedito in piazza a prendersi in testa i sanpietrini per motivazioni politiche che stanno chilometri sopra la sua testa. Sicuramente esistono poliziotti esaltati, fascisti, violenti che vanno puniti e cacciati, ma la maggior parte è gente che fa quello perché non aveva altre carriere a disposizione.

Quanto ai manifestanti, credo che una violenza come quella di cui ho visto le tracce non possa in alcun modo essere giustificata; e penso che il movimento studentesco nostrano si sia ancora una volta fatto strumentalizzare da quei gruppi di “violenti in tour” che girano l’Europa per cercare lo scontro, credendo in chissà quale rivoluzione armata. Qualunque fosse il contenuto propositivo di questa manifestazione, in questo modo è perso per sempre; anzi si dà ragione a chi invoca la repressione.

Allo stesso tempo, mi chiedo ancora il perché di questo “G8 universitario” essenzialmente inutile, quando era del tutto chiaro sin dal principio che avrebbe attirato a Torino ogni genere di facinorosi e violenti. Probabilmente i rettori del Politecnico e dell’Università pianificavano di mettersi ben in mostra davanti alle telecamere con questa bella pensata; e forse i danni li dovrebbero pagare anche loro, tanto più per non aver saputo gestire per tempo e per bene l’evidente necessità di un dialogo con gli studenti.

P.S. Un premio Darwin va però a quelli che hanno ignorato i cartelli di divieto di sosta su corso Marconi e vi hanno lasciato l’auto parcheggiata, ritrovandosela tutta bollata e pure con la multa…

[tags]torino, onda, università, politecnico, g8, scontri, manifestazione, violenza, incidenti[/tags]

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lunedì 18 Maggio 2009, 15:03

Rifiuti e scontri

Il weekend è stato molto interessante: sabato pomeriggio ho assistito a un convegno sulla decrescita in cui ci hanno fatto vedere come dovrebbe essere fatta la casa del futuro. Per esempio, sotto le finestre dovrebbe essere inserita una scatola scambiatrice di calore che faccia continuamente ricambiare l’aria evitando però di far uscire il calore, cioé trasmettendo prima il calore dall’aria che esce a quella che entra (o in senso opposto d’estate); oppure, ai balconi potrebbero essere appesi dei pannelli solari per produrre energia e insieme ombreggiare i balconi stessi. Esistono tutta una serie di accorgimenti immediatamente fattibili per il risparmio energetico… purtroppo però, finché l’edilizia sarà mirata solo alla speculazione in assenza di regole e anzi con la connivenza del mondo politico, non si muoverà molto.

Idem per i rifiuti: ieri sera ho assistito alla conferenza di Paul Connett a Beinasco ed è stata davvero interessante. Connett è uno dei proponenti della strategia rifiuti zero – ossia, arrivare a vivere in una società che non butta via niente. Vi sembra utopistico? Eppure a San Francisco (non un villaggetto) sono già arrivati al 75% di riciclaggio e puntano al 100% per il 2020. La Provincia di Torino non è messa male – siamo attorno al 50%, ma saremmo più avanti se l’estensione della raccolta porta a porta a Torino non si fosse “inspiegabilmente” bloccata causa inceneritore da giustificare; nei quartieri del porta a porta si arriva al 60-65%.

Tuttavia, secondo Connett, fino al 70-75% si può arrivare con la raccolta rifiuti e con un trattamento intelligente; dopo, è questione di progettazione dei prodotti stessi. Insomma, l’obiettivo è arrivare a considerare il rifiuto come un errore di progetto: se non si può riciclare, riusare o compostare (farne concime) allora è sbagliata la progettazione del prodotto.

D’altra parte, da noi ancora vige la logica (logica?) secondo cui si usa energia per tirare fuori materie prime dal pianeta, poi le si lavora, si produce un oggetto, lo si trasporta, lo si vende, poi lo si usa una volta e poi lo si butta via, spendendo energia per interrarlo o bruciarlo, e poi si spende altra energia e si consumano altre risorse per ricominciare tutto da capo. Ma che logica è? Vi sembra non dico sostenibile, ma anche solo razionale?

Chiudo con una nota sugli scontri di stamattina tra universitari (o presunti tali) e polizia contro il “G8 universitario” (perché quando si tratta di spender soldi in celebrazioni e magnate al Cambioimportantissimi incontri internazionali noi a Torino non ci facciamo mancare niente). Non so chi abbia ragione; la violenza come forma di protesta è sbagliata a prescindere, ma non posso sapere chi l’abbia scatenata. So però che ormai, come dice Grillo, l’unico interlocutore politico del cittadino è un poliziotto con un manganello: indipendentemente dalla protesta e dal suo livello di violenza, tutti quelli che hanno qualcosa da dire – studenti, operai, immigrati, agricoltori, tifosi… – vengono accolti così:

IMAGE_192s.jpg

Ditemi voi se ha senso: per quaranta professoroni si militarizza mezza città e comunque, a scanso di equivoci, non si prevede nessun dialogo di nessun genere con la città stessa; al cittadino, comunque la pensi, si dice “spostati e stai lontano o partono le manganellate”. Ormai tra il mondo del potere e la gente comune c’è sempre un muro di poliziotti; e questo non è affatto un bel segnale.

P.S. Per i miei affezionati, stasera dalle 19,30 alle 20 sarò in diretta su Videogruppo.

[tags]elezioni, politica, ambiente, rifiuti zero, rifiuti, inceneritori, connett, energia, edilizia, polizia, scontri, g8, università, manganelli[/tags]

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giovedì 14 Maggio 2009, 17:47

Giornalismo

Oggi mi limito a una postilla sul discorso di ieri relativo allo strano concetto di giornalismo che ormai abbiamo in Italia, linkandovi questa lettera che sembrerebbe uno scherzo o parte di una pièce di teatro dell’assurdo, e che invece è verissima: il Giappone ha dovuto inoltrare una protesta ufficiale al direttore de il Giornale, dato che un articolo di tale pubblicazione l’altro giorno esordiva dicendo che “Lambertow fa incetta di consensi tra i musi gialli giapponesi”.

Ci attendiamo naturalmente che il quotidiano milanese risponda con un sobrio messaggio di scuse a base di “ambasciatore ricchione” e “ce l’avete piccolo”.

P.S. No, dico, sono uno dei soli sei candidati riportati come votabili nel sondaggio di Termometro Politico linkato attualmente da La Stampa nella home page della cronaca di Torino. Son soddisfazioni…

[tags]giornalismo, giappone, il giornale, la stampa, torino, sondaggi[/tags]

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