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mercoledì 22 Luglio 2009, 16:37

Assuefazione

Ci sono parecchie notizie interessanti dall’Italia che potrei postare oggi.

Ma sono tutte negative.

E allora ci si assuefa: ormai la crisi è normale, la precarietà è normale, l’insicurezza sul lavoro o per strada è normale, lo spaccio è normale, lo spreco di risorse pubbliche e i privilegi per pochi sono normali. E’ anche normale trovarsi in mezzo non ai tentativi di migliorare le cose, ma a quelli di scaricare la colpa su qualcun altro o di dimostrare che sì, ci si è comportati male, ma in giro c’è ben di peggio quindi non rompete le scatole.

Dunque fate finta che anche oggi io mi sia normalmente indignato; l’effetto pratico sarà uguale.

[tags]italia, crisi[/tags]

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martedì 21 Luglio 2009, 16:04

Commento critico a “Una bloggata eccezionale”

“Con “Una bloggata eccezionale” il Bertola raggiunge vertici insuperati nel genere letterario del “blog d’autore”, affermatosi con grande rilievo nei primi anni Duemila. Si tratta di un duplice post che l’autore effettuò sul suo blog personale tra il 20 e il 21 luglio 2009, il cui testo può essere reperito qui e qui.

Il piano superficiale dell’opera, evidente, è dato da un sottile dileggio verso la scena sociale e culturale in cui l’autore si trova ad agire ma in cui evidentemente non si ritrova. Con un tono fintamente aulico, numerosi artifici retorici tipici della satira di costume vengono impiegati per costruire un crescendo di feroce sarcasmo, che viene poi brutalmente interrotto rimandando a “domani”, come se il post rappresentasse la presentazione enfatica e vacua di un qualsiasi grande evento televisivo, però resa da un presentatore ignorante, incapace e destinato a rendersi ridicolo da solo. Se la lettura letterale del testo può dunque portare a interpretarlo come un banale “trailer”, ignorando o mancando di notare gli errori e le assurdità del testo, anche il lettore un po’ più attento e consapevole si limiterà ad individuare in tali errori e in tali assurdità un banale espediente per incrementare la comicità e l’attrattività della presentazione.

E’ proprio questo, tuttavia, che porta fuori strada il processo di assimilazione del testo. Vi è, infatti, un piano di lettura subito sottostante, in cui l’oggetto del discorso non è il testo ma il suo autore. In questo senso “Una bloggata eccezionale” rappresenta volutamente la messa a nudo, la distillazione essenziale del post medio di moltissimi blogger, nonché dell’autore stesso; partendo dall’esporre le motivazioni psicologiche del bloggare – stupire e attrarre il lettore, farsi ricordare, ottenere riconoscimento tra pari – il testo elimina completamente il proprio contenuto, riducendo la bloggata ai suoi veri scopi e insieme evidenziando come tali scopi siano del tutto disconnessi dal contenuto; bloggare, insomma, non come strumento per comunicare ma come strumento per inserire se stessi in un contesto sociale. Sottilmente ma chiaramente, il post evidenzia come per l’autore il contenuto dei propri post sia in fondo poco rilevante, tanto da poter essere tranquillamente rimandato al giorno successivo, mentre l’essenza dello scrivere stia nello scrivere stesso.

Ma il contenuto più profondo e recondito del messaggio sta nascosto bene in fondo, destinato a chi riesca ad isolarsi dal sovraccarico informativo e dalle ondate testuali che – tramite il Web, tramite la mail, tramite Facebook e tutti gli altri sistemi di comunicazione elettronica – sommergono il lettore del tempo: a questi il post regala un quadro impressionistico ed intimista della situazione dell’autore come giovane uomo del ventunesimo secolo, un quadro vibrante nel suo essere appena accennato. Racchiusa tra la propria esigenza di emergere e la realtà della propria improduttività, tra gli estremi sogni d’infanzia di ognuno di noi e lo scontro con la normalità di una esistenza precaria, sta la condizione umana in tutta la sua fallibilità. Come un Grisù aspirante pompiere, non manca giornata in cui l’autore si alzi e cominci a scrivere il proprio capolavoro, la propria bloggata eccezionale; e non manca giornata in cui, alla fine, essa si concluda con un deferimento al giorno successivo, accompagnato da una fatua reiterazione della propria (in realtà vacillante) determinazione. Aspettando in eterno il Godot della propria affermazione letteraria, egli chiude così perfettamente il cerchio di una ieratica e infinita coazione a ripetere.

Una nota merita infine la scelta, questa sì innovativa, di far seguire al post un finto commento critico, a firma di un sedicente e ignoto Alberto B., che, con un linguaggio tronfio e pretenzioso, ne spiega il significato ai lettori. Secondo l’epistolario del Bertola così come ritrovato nel suo comodino, la scelta è tutt’altro che casuale, e anzi il secondo post va considerato parte integrante dell’opera esattamente come il primo. Si realizza così un’opera complessa e sfaccettata, nella quale il significato emotivo (contenuto nel post) e quello razionale (contenuto nel commento) vengono prima separati e poi di nuovo fusi insieme, in un rituale incontro-scontro tra materializzazioni opposte dello stesso vissuto. Se così facendo l’autore si assicura che la sua opera venga effettivamente compresa, allo stesso tempo egli realizza una dualità metalinguistica senza precedenti, se non forse per quel filone di arti visuali dove un quadro è composto dalla fotografia di un quadro e così via. Aggiungendo all’opera la dimensione del tempo, essa diviene quindi un fulgido esempio di “performance art digitale” di cui anche i lettori-fruitori, catturati non solo come spettatori ma anche come commentatori attivi, divengono parte attiva per tutto il periodo della performance, compreso tra il primo ed il secondo post.

Alberto B.”

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lunedì 20 Luglio 2009, 15:40

Una bloggata eccezionale

Oggi – preparatevi – farò una bloggata eccezionale.

Uno di quei post che segnano la storia della blogosfera, che rimangono nella memoria e negli archivi di tanti, che vengono linkati e commentati ancora dopo anni. Uno di quei post che immediatamente interrompono il lavoro in tutti quegli uffici – e sono tanti – dove l’indefessa operosità dell’italiano medio può ancora, ma solo in casi veramente eccezionali, lasciare spazio a dieci minuti di ricreazione, pur se prontamente recuperati alla fine della giornata.

Uno di quei post che portano le persone a riflettere sul senso della vita, a rivedere in profondità le proprie convinzioni, a riconoscere i propri difetti e a ripromettersi di porvi rimedio; uno di quei post che svelano notizie mai sentite, retroscena fondamentali e gravi della storia patria, vergogne che tutti avremmo preferito dimenticare e invece no, arriva Internet e non perdona, e spara la verità su di un blog e di lì su un altro e poi ancora su un altro, e poi sui social network e nelle chat, fino a che ogni italiano saprà, si indignerà, si adirerà, si infurierà e poi dall’alto dell’esasperazione prenderà una birra e si rimetterà a guardare il Grande Fratello in televisione.

Uno di quei post che differenziano il blogghettino carino ma sterile, il diariuccio personale di interesse solo per gli amichetti, dall’olimpo dei blog nazionali; che, in una scena bloggarola italiana caratterizzata dall’altissimo livello letterario, dalla profonda dedizione al giornalismo senza compromessi e dalla spietata selezione meritocratica, permette infine di far arrivare i bloggher di qualità fino alla direzione nazionale di un partito o al ruolo di opinionista di un quotidiano, grazie ad illuminati dirigenti capaci di “distinguere il grano dall’olio”.

Ecco, quello di oggi è proprio uno di quei post.

Però lo scriverò domani.

[tags]blogosfera, letteratura, meritocrazia, italia[/tags]

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sabato 18 Luglio 2009, 19:29

Volontario vaffanculo

In queste settimane ho avuto numerose conferme di uno dei più sottovalutati corollari della legge di Murphy, il numero 8:

“I cretini sono sempre più ingegnosi delle precauzioni che si prendono per impedirgli di nuocere.”

Io ci ho provato, ci ho messo tutte le mie energie; ho voluto credere che in Italia ci fosse ancora un numero sufficiente di non-cretini e che comunque ci potessero essere precauzioni efficaci contro la deriva cretinistica del Paese. Tutto è stato inutile; in realtà di non-cretini ce ne sono parecchi, ma proprio per tale loro qualità sono impegnati a fare cose più utili che provare a cambiare il mondo.

Dev’essere per questo che tutti i cretini si concentrano in politica: in alto come in basso.

Dunque sono un cretino anch’io.

Mi piacerebbe ballare fino a che non finiranno le stelle (scusate, è subentrato Umberto Balsamo) ma, a parte che devo uscire per un invito a cena, in questo momento provo il desiderio di fermarmi e suggerire che il mondo se lo cambierà qualcun altro. Anzi ve lo cambierete da soli oppure ve lo beccherete tutto nei denti: per esempio quando, tra 12-18 mesi, fallirà lo Stato italiano e la gente brucerà i negozi finché la polizia non sparerà per le strade e i creditori esteri ci confischeranno le case – evidentemente l’unico modo per espiare i danni che la peggior cultura di sinistra ha fatto a questo Paese.

E’ molto più facile sedersi, aprirsi un blog e ammannire gratis un vaffanculo. Non per lavoro né per denaro, ma da completo e spassionato volontario: un volontario vaffanculo.

[tags]politica, italia, vaffanculo[/tags]

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venerdì 17 Luglio 2009, 17:18

Biutiful cauntri

Quella di Italia.it è una storia che avevamo tutti cercato di dimenticare, ossessionati dal ricordo del surreale video di Rutelli che implora “pliiis visit uebsait, batt pliiis visit itali” rivolto verso la grande rete globale. I primi venticinque o trentacinque o quarantacinque milioni di euro avevano prodotto risultati tra l’esilarante e l’imbarazzante, nonché un sito pieno di errori marchiani di storia e geografia che non avrebbe fatto nemmeno un bambino delle elementari. E così, dopo vari tentativi, il portalone era stato chiuso.

Naturalmente però, giunta alla guida del Turismo l’elegante signora Brambilla, si era ripreso in mano il progetto: non si può certo fare a meno di un portalone nazionale del turismo, da affiancare a quelli regionali, provinciali, comunali, circoscrizionali, commerciali, albergatoriali e cameradicommercici. E così, grazie ad altri cinque o venti milioni di euro, ieri Italia.it ha riaperto; anzi no, perché si sono dimenticati di togliere la password. Ma oggi ha riaperto davvero e ci ha subito ammannito una nuova perla:

italiait.png

…nella pagina della Basilicata, la regione evidenziata nella mappa è la Campania. Vabbe’ può succedere, sono vicine!

Soprattutto, il sito è di una pochezza imbarazzante: in pratica c’è una paginetta con trenta secondi di video per ogni regione, un link alle mappe di Tuttocittà, un link al motore di ricerca di Seat, una sezione “organizza il tuo viaggio” consistente in ben tre pagine che espongono informazioni utili come “Più o meno tutti gli aeroporti sono serviti da una fitta rete di taxi, autobus e treni, che permettono di arrivare alla destinazione finale con relativa comodità.” (ora sì che il mio viaggio è organizzato), e un link al sito dell’Aeronautica per il meteo. Il tutto anche in un inglese ovviamente ben lontano dall’essere sciolto.

Ora non è per dire, però vorrei segnalarvi Isitt, il portale del turismo per disabili in Piemonte, di cui io ho curato la parte tecnica. E’ ancora una beta, la navigazione va rivista, mancano vari contenuti, l’inglese è ancora da risciacquare nel Tamigi, tutto quello che volete; ma in tutto è costato meno di un decimillesimo di Italia.it, e contiene già oggi molte più informazioni.

Insomma, se il livello informatico della pubblica amministrazione è questo di Italia.it – come dimostrano i risultati ottenuti dai governi di ogni colore – forse è meglio che restino nell’età della carta…

[tags]turismo, italia, italia.it, informatica, sprechi, pubblica amministrazione, rutelli, brambilla[/tags]

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giovedì 16 Luglio 2009, 16:21

Nudi nell’oceano che sale

Scommetto che volete ancora sapere qualcosa di Beppe Grillo, dopo che in tre giorni ha ridicolizzato il PD, messo in rivolta metà degli elettori del centrosinistra contro la loro dirigenza e conquistato tutte le prime pagine con una semplice idea nata sotto gli ombrelloni.

A questo proposito, vi suggerisco di leggere l’intervista al Corriere e poi di fare mentalmente un confronto tra l’idea grillina di politica basata sul “leader autorevole” – un rapporto diretto tra una persona e le masse, che però vive sempre sul filo del rasoio in quanto alla prima stronzata le masse sputtanano il leader su Internet – e l’idea piddina di politica basata sulla compravendita di tessere a Napoli.

“Populista” è il termine che usano i politici di ogni colore (ma specialmente quelli della sinistra classica) per riferirsi a chiunque si interessi dei problemi della gente; già perché per la sinistra la gente non ha mai problemi, a patto che voti per loro aderendo così al mitico, utopico progetto di grande società giusta e perfettamente regolata. Per esempio, la criminalità legata all’immigrazione è un problema che per la sinistra non esiste, in quanto nella società giusta e perfettamente regolata tutti gli immigrati sono poveri sfruttati a cui dobbiamo risarcire gli indubbi millenni di sfruttamento eurocentrico. L’immigrato violento, criminale o antisociale sarebbe per la sinistra un “syntax error” che non può essere ammesso, dunque se qualcuno ne ipotizza l’esistenza è senz’altro un razzista, e se questo qualcuno porta delle prove con cui ne dimostra l’esistenza nella realtà, è la realtà ad essere sbagliata.

Questa mentalità presuntuosa ed elitaria è tuttora profondissima in tutti i vari rami della sinistra; il massimo che il PD è arrivato a fare, capendo di essere fuori mercato e a fronte del rischio di dover mollare le poltrone, è stato quello di adottare posizioni liberiste e berlusconiane senza capirle, dunque ripetendole a pappagallo e provocando il famoso effetto “piuttosto che comprare Ben Cola allo stesso prezzo della Coca Cola, prendo quella originale”, cioè facendo spostare stabilmente verso destra gli italiani e garantendo a Berlusconi la polizza vita di cui parla anche Beppe.

Dunque non stupisce che il PD giudichi populista l’idea che i propri tesserati e simpatizzanti possano votare o non votare per il candidato segretario che pare a loro, sceso in campo direttamente tramite i media e senza tante formalità, al di fuori dell’agghiacciante schema piramidale di feudatari, vassalli e valvassori di cui sono fatti oggi tutti i partiti. La risposta del PD è altrettanto agghiacciante: difatti, invece di aprire un dibattito politico o di contestare a Beppe la differenza di vedute (contestazione peraltro impossibile, dato che le liste a cinque stelle hanno un programma modernissimo e pendente a sinistra, mentre il PD non ha un programma o un’idea che sia una per il futuro del Paese), si sono attaccati alle regole della piramide: e non è residente qui, e il comma nove dell’articolo 3, e insomma non è possibile che uno così possa pensare di candidarsi e avere seguito tra i nostri elettori, e se nella realtà ciò avviene vuol dire che è sbagliata la realtà.

Eppure è proprio l’idea di società a piramide che è morta, sepolta dall’avvento della rete e della società orizzontale, peer to peer, che essa promuove e propaga; e con essa muoiono le regoline e le regolette con cui pochi umani pretendono di decidere per tutti gli altri, dato che le regole di partito non possono opporsi a cambiamenti sociali epocali più di quanto non si possa far girare il sole attorno alla Terra per decreto. Naturalmente ci vorranno ancora decenni, e naturalmente, se il residuo potere riuscirà a controllare e sovvertire le basi della rete, il cambiamento non avverrà mai. Ma il crollo prossimo del partito depressocratico è un altro segnale: se le si dà abbastanza tempo, a forza di ondate, l’acqua distrugge anche la roccia più solida.

[tags]beppe grillo, pd, politica, populismo, sinistra, società, rete, internet, gerarchia, erosione[/tags]

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mercoledì 15 Luglio 2009, 11:04

Quando la polizia uccide (2)

Supponete di essere in auto e di stare guidando allegramente; a un certo punto, sulle strisce, una vecchietta vi si para davanti, ma voi siete distratti; non fate in tempo a frenare, la investite e la uccidete. Questo è il prototipo dell’omicidio colposo; voi non avevate nessuna intenzione di far male a qualcuno, ma avete omesso la dovuta cautela nel guidare la vostra auto e quindi siete colpevoli della morte della persona in questione, e finite in galera per qualche anno (salvo indulti, sconti e prescrizioni).

Ma non sia mai che il giudice abbia il sospetto che, dato il vostro quadro psicologico, voi avete visto la vecchietta e, scocciati dalle vecchiette per strada, avete provato l’impulso di ammazzarla e l’avete messa sotto coscientemente: in questo caso l’omicidio è volontario e gli anni di prigione sono almeno ventuno (sempre salvo indulti, sconti e prescrizioni). Attenzione però, il concetto di “volontà” è molto elastico: difatti, se un’ora prima di mettervi alla guida avete bevuto un paio di birre, poi potete aver guidato con tutta la cautela che volete, ma se mettete sotto qualcuno la teoria attuale è che voi “volevate uccidere” o perlomeno che “avevate volontariamente il desiderio di avere la possibilità di uccidere qualcuno per errore” (non scherzo… è proprio così). Dunque, omicidio volontario con dolo eventuale: infatti il bere una birra con gli amici un’ora prima di guidare è una indicazione di una chiara ed esplicita volontà di uccidere.

Per fortuna che i giudici sanno distinguere bene la volontà di uccidere! Ci sono infatti anche i casi opposti, quelli in cui a tutti sembrerebbe chiara la volontà di uccidere, ma in realtà non c’è. Immaginate ora di essere l’agente di polizia Luigi Spaccarotella, che in un’area di servizio dell’autostrada Roma-Firenze vede accadere, nella corrispondente area di servizio dall’altro lato dell’autostrada, le ultime fasi di una rissa da bar a mani nude tra tifosi (nessuno è armato, anche se dopo le indagini la polizia indicherà i numerosi sassi presenti sul bordo del piazzale come minacciose armi messe lì per l’agguato). La rissa è finita, ognuno sta andando per la sua strada, ma lui rappresenta la giustizia e la legge e non vuol farla passare liscia ai pericolosi ultrà. Comincia a correre parallelamente alla strada per inseguire l’auto, spara un colpo in aria, dall’altra parte l’auto si muove. Allora si ferma, e davanti a cinque testimoni (turisti giapponesi compresi) si mette in posizione di sparo, le gambe piegate, le mani sul calcio della pistola e sul grilletto, prende la mira e spara, in orizzontale, ad altezza uomo. Il proiettile attraversa tutta l’autostrada (ed è già un miracolo che non abbia colpito qualcuno che passava di lì), entra nel mucchio di corpi che riempiono la piccola auto, e uccide Gabriele Sandri.

Tutti quelli che hanno visto la scena hanno pensato a un pazzo che voleva provare ad ammazzare qualcuno; nessuno ha avuto il minimo dubbio, tranne un giudice, che ha stabilito che Spaccarotella non voleva uccidere; è come il tizio che investe sulle strisce per distrazione. Stava soltanto sgranchendosi le gambe correndo in un autogrill con un’arma carica in mano, poi si è distratto e gli è venuto l’automatismo di mettersi in posa, togliere la sicura e prendere la mira, un automatismo che evidentemente i poliziotti italiani non possono controllare. E così, per distrazione, ha mirato proprio all’auto ad altezza uomo, e poi ha sparato senza troppa cautela. Sparava troppo veloce sulle strisce, insomma; ma sparare ad altezza uomo attraverso un’autostrada verso un’auto piena di gente non indica certo la volontà di far del male a qualcuno. Condanna a sei anni, dopo sei mesi sarà fuori.

E’ un’interpretazione giuridica che fa scuola, tanto che dopo dodici ore è già su Wikipedia. Noi cittadini onesti possiamo stare tranquilli: c’è sempre un poliziotto pronto a sparare alla nuca per noi a qualche barbone, zingaro o ultrà che scappa dalla legge armato di un pericoloso Camogli dell’autogrill. Solo, la prossima volta che gli ultrà assalteranno un plotone di poliziotti o declineranno che “all cops are bastard”, risparmiatevi i pipponi moralisti: dove la giustizia è parziale e inaffidabile, saranno sempre di più quelli che se la faranno da soli.

[tags]giustizia, omicidio, colpa, spaccarotella, sandri, rivolta, violenza[/tags]

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martedì 14 Luglio 2009, 00:01

Oggi siamo aperti

Non ho capito il senso di protestare contro norme di legge che vogliono cercare di far chiudere i blog, scegliendo come forma di protesta quella di chiudere i blog.

Comunque, mi spiace per i vari amici che aderiscono o addirittura promuovono l’iniziativa, ma questa roba è definitivamente diventata una buffonata dopo l’adesione di metà aspiranti segretari e capetti del PD e addirittura di Sinistra e Libertà, che ha il piccolo difetto di non avere nemmeno un blog. Francamente, l’idea che i vari Sofri, Adinolfi, Folena e Scalfarotto, stufi di passar le giornate tra una riunione di partito e un salotto mediatico, si scoprano rivoluzionari per un giorno non è più credibile di un qualsiasi provvedimento del governo, compreso quello (peraltro dalla rilevanza molto dubbia e che forse manco passerà) che vorrebbero contestare con questa azione.

E siccome qui per la libertà di informazione si combatte giorno dopo giorno da anni, anche contro questi blogger perbene dal convegno facile e dalla lingua pronta per l’adulazione, oggi si va avanti come al solito e anzi vi si invita a leggere bene il post di ieri, che parla, quello sì, di vicende oscurate dai media di cui quasi tutti i very important bloggher che stasera si stiperanno in piazza Navona (pare riempiranno almeno tre panchine) non si sono mai degnati di parlare.

Però sono contento per le migliaia di blogger anonimi che hanno aderito all’iniziativa: probabilmente cominciano a capire che in Italia sta avanzando la dittatura.

P.S. Poi alla fine ho capito il senso di questa protesta: sta nella pagina linkata all’inizio, dove si dice che “Verrà infine annunciata la costituzione della “Consulta permanente per il Diritto alla Rete”: avrà l’obiettivo di aprire un tavolo di confronto tra il mondo della Rete e la politica”. Insomma, Gilioli for president.

[tags]sciopero, blogosfera, blog, informazione, diritto alla rete, gilioli, politica, internet, governance[/tags]

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lunedì 13 Luglio 2009, 18:54

Quando la polizia uccide

Lo so, volete sapere che cacchio ha per la testa Beppe con il PD. E io invece oggi voglio parlare di polizia assassina, precisando che non condivido l’idea che la polizia lo sia a prescindere, e che anzi a uno che viene spedito per uno stipendio qualsiasi a prendersi pistolettate dai mafiosi e coltellate dagli spacciatori per difendere la mia sicurezza e la mia tranquillità bisogna fare un monumento.

Però… però sempre più spesso noi cittadini ci troviamo di fronte l’altra polizia. Quella cattiva. Quella che ha soltanto voglia di menare le mani. Avrete visto senz’altro i reportage degli scontri di qualche giorno fa a Vicenza, in occasione della manifestazione contro l’ampliamento della base Dal Molin. Chi c’era, dice che la polizia si è schierata in assetto di guerra bloccando il percorso concordato dagli organizzatori, cercando in ogni modo di provocare gli scontri. E se non ci credete, questo è il video ripreso da una radio locale:

Possibile che la mentalità della polizia sia quella di organizzarsi in anticipo per andare a picchiare i manifestanti? Partire da un momento di calma almeno relativa, come quello che si vede nel video, già con l’intenzione di arrivare lì e menare manganellate?

Qualche giorno fa si è arrivati alla sentenza per l’uccisione di Federico Aldrovandi, un caso terribile che in altri tempi sarebbe stato insabbiato, così come hanno cercato di fare per mesi le autorità; grazie a Internet, invece, si è arrivati a una condanna: tre anni e sei mesi. Tanto vale la vita di un diciottenne bloccato per strada in un’alba di settembre dopo una notte in discoteca, percosso a sangue fino a rompere i manganelli, schiacciato e soffocato da quattro poliziotti, ucciso e ridotto così; che poi in galera questi poliziotti manco ci entreranno, grazie all’indulto di Prodi e Mastella; che a tutt’oggi lavorano per la Polizia; che potreste incontrare domani sulla vostra strada.

Ma non è un caso isolato: ad esempio si aspetta ancora una sentenza per il caso di Riccardo Rasman, schizofrenico depresso e debole di mente, ucciso a Trieste da quattro poliziotti intervenuti per i vicini che si lamentavano di un lancio di petardi, legato con il fil di ferro e preso a sediate. Vittima due volte, la prima della sua malattia, la seconda di… di che cosa? Pare che già in passato fosse stato picchiato da poliziotti, del resto la sua malattia derivava dal nonnismo subito durante il servizio militare.

Queste persone sono… vittime collaterali? Vittime di Stato, vittime della necessità di un ordine sociale e di qualcuno che lo mantenga e che magari ogni tanto si sfoghi? Vittime dell’aggressività degli uomini? Caduti sul lavoro degli altri? Io non so cosa pensare: ma non mi rassegno all’idea che possa esistere una forza di polizia nella quale certi episodi, certi modi di fare, certe ideologie non trovano neanche il minimo spiraglio per attecchire.

[tags]polizia, assassinio, violenza, vicenza, dal molin, aldrovandi, rasman[/tags]

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domenica 12 Luglio 2009, 15:53

Uno su mille ce la fa

Ma lui, alla fine, ce l’ha fatta:

20090711_renzo.jpg

Al quarto tentativo, Renzo Bossi è finalmente riuscito in una impresa epica: superare l’esame di maturità. Una formalità, per chi sin da bambino è cresciuto in una famiglia leader della cultura nazionale, in mezzo ai miti della letteratura padana e a discussioni politiche di altissimo livello. Del resto già da mesi Renzo è un alto dirigente della Lega, partecipando agli incontri tra il padre e papi Silvio e venendo nominato in organismi pubblici di vario genere. La Lega infatti è forza popolana, lontana mille miglia dai salotti borghesi; non sta certo a sindacare sul titolo di studio dei suoi dirigenti, l’importante è che sappiano fare bene il gesto dell’ombrello.

Al padre Umberto vanno tutti i doverosi complimenti e le felicitazioni per la grande soddisfazione ricevuta dal figlio. Non è facile essere costretti a ripetere quattro volte l’esame di maturità prima di riuscire a superarlo: uno su mille ce la fa.

[tags]bossi, renzo bossi, lega, cultura, maturità, diploma[/tags]

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