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domenica 16 Marzo 2008, 13:32

Linee guida ai compagni blogger sull’autodeterminazione dei popoli

Compagni blogger!

L’emergenza relativa alla rivolta indipendentista in Tibet richiede lo sforzo congiunto dell’intera blogosfera, con il fine di sostenere mediaticamente la lotta dei fratelli tibetani, che da cinque giorni tengono in scacco i carri armati cinesi con la sola forza del proprio sorriso!

Vittime dell’oppressione e della censura cinese, tanto dura da impedire la circolazione di qualsiasi notizia sul Tibet – infatti i nostri giornali stanno riempiendo dieci pagine al giorno solo con il testo di “Fra Martino” -, i tibetani hanno bisogno di tutto l’appoggio dei blogger occidentali!

Allo scopo di evitare gli errori, tuttavia, riteniamo opportuno pubblicare un vademecum su come il blogger intelligente deve commentare le varie lotte secessioniste in giro per il mondo. Siamo lieti di notare che esso viene già ora seguito alla lettera su tutti i principali blog italiani, ma ribadire le direttive non fa mai male.

Cecenia: Da quelle parti è un casino, è difficile trovare una vittima di cui prendere le parti, e poi tanto è tutto scritto in cirillico. Criticare comunque Putin, che è amico di Berlusconi. Per il resto, lamentarsi che “è tutta colpa del petrolio”.

Kosovo: Da quelle parti è un casino, perché i kosovari sarebbero vittime degli odiati serbi criminali di guerra che ammazzavano i bosniaci e i croati quando questi non erano intenti ad ammazzarsi tra loro, però poi i serbi furono bombardati dalla NATO mentre i kosovari sono alleati americani, quindi questi ultimi qualcosa di male avranno fatto. Criticare comunque Bush, che è amico di Berlusconi. Linkare LigaJovaPelù che cantano Il mio nome è mai più, fare faccia compunta e schierarsi contro tutte le guerre.

Darfur: Boh, so’ negri, si sa che si squartano tra loro, e tanto non li distinguiamo l’uno dall’altro. Ignorare, a meno che non ne parli Bono o che non ci siano delle belle foto di bimbi denutriti e deserto. Magari, se va di culo, si riesce a tirare in ballo anche il riscaldamento globale.

Val Brembana: Leghisti di merda! Ignoranti! Cambiatevi la canottiera! Lavatevi!

Paesi Baschi: Evviva i compagni dell’ETA! A morte il prete Aznar! Adesso che c’è Zapatero, però, ricordarsi di auspicare la fine della lotta armata e l’unità della sinistra.

Kurdistan: Schierarsi rigorosamente a favore del popolo curdo oppresso e contro l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Ricordare che la Turchia sta in Asia e non ha nulla a che vedere con la cultura europea. Se vi fanno vedere le foto dei templi romani di Efeso o di quelli greci di Pergamo, negare o sostenere che trattasi di terre irredente successivamente devastate dall’Islam. E comunque, abbiamo tutti visto Fuga di mezzanotte e ciò è prova sufficiente per concludere che la Turchia è una dittatura assassina.

Tibet: Prima di cominciare, assumete una sufficiente quantità di caramelle balsamiche per raggiungere la pace interiore. Iniziate con una netta condanna della Cina e di qualsiasi cosa essa faccia o produca (vi diamo un aiuto: “il mio cellulare si è rotto subito perché era fatto in Cina” o “gli involtini primavera fanno schifo”). Accusatela di essere una dittatura; se siete di centrodestra criticatela perché comunista, mentre se siete di centrosinistra non dimenticate di aggiungere che “quello non è il vero comunismo” e che si tratta invece di “capitalismo selvaggio”. Già che ci siete, lamentatevi anche della corrotta monarchia nepalese, della corrotta democrazia indiana e della corruzione di chiunque non dia subito ragione alla causa tibetana; in questi casi è opportuno suggerire che egli certamente ha degli interessi economici in ballo. In caso di contestazione, ricordate che il Dalai Lama vive d’aria e che le spese delle continue proteste pro-Tibet in giro per il mondo sono coperte dalla Provvidenza. Qualsiasi fatto contrario alle vostre tesi va etichettato come una allucinazione ottica oppure una menzogna abilmente diretta dalla propaganda cinese. Proponete azioni misurate e tolleranti come il boicottaggio delle Olimpiadi o la chiusura dei commerci con la Cina; inoltre sputate in testa ai tre compagni di scuola cinesi di vostra figlia, e spargete nel quartiere la voce che il proprietario del negozio cinese all’angolo conserva il cadavere del nonno in cantina e in più ha il cazzo piccolo. Chiudete con note di grande tristezza; cercate di stimolare il senso di colpa dei lettori, affermando implicitamente che chi non è con voi è una merda. Se vi sentite potete anche chiudere il blog, basta riaprirlo il giorno dopo. State però attenti a non farvi prendere la mano: poi dovreste darvi fuoco.

P.S. Certo, se poi questo dovesse portare alla tipica reazione durissima dei regimi autoritari in crisi, al fallimento delle Olimpiadi, a un embargo economico e a un regresso di dieci anni nell’evoluzione dei diritti umani in Cina, non c’è problema! Mentre il miliardo di cinesi sarà privato grazie a voi di quel po’ di libertà conquistata in questi anni, le multinazionali occidentali – quelle che controllano sia i nostri media che le nostre imprese manifatturiere in difficoltà per la concorrenza cinese – saranno pronte ad attutire per noi l’embargo rifornendoci di ottimi prodotti nostrani a prezzo quintuplo di quelli cinesi, dopo averli importati di contrabbando, aggirando l’embargo, dalla Cina stessa.

E poi noi da domani, seduti sul nostro sofà, bloggheremo a sproposito di qualcos’altro.

[tags]tibet, cina, autodeterminazione, diritti umani, blogger, blogosfera, quanto è facile pilotare la blogosfera, attualità, media, economia, follow the money, cinismo storico[/tags]

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sabato 15 Marzo 2008, 09:58

Inciviltà ecologica

A me è capitato decine di volte di attraversare piazza Statuto a piedi o in bicicletta; si finisce invariabilmente sulla terribile passerella centrale, un attraversamento pedonale (diventato anche ciclabile per un semplice motivo, non c’è alcun altro passaggio praticabile per le bici) che collega la piazza con l’inizio di via Cibrario. E’ solitamente una brutta esperienza; non c’è un semaforo, ma solo un segnale di dare la precedenza ai tram, che attraversano parallelamente ai pedoni; quello è uno dei punti più trafficati di Torino, ed è costantemente pieno di auto che arrivano a discreta velocità, già impegnate ad evitarsi a vicenda, visto che in quell’esatto punto, sempre senza semaforo, si aggrovigliano le auto provenienti da cinque diverse strade e dirette a quattro altri corsi; figurarsi se queste auto si fermano per far passare i pedoni.

Bene, come segnalato ieri da una lettera su Specchio dei Tempi, un manipolo di estremisti anti-automobili si è divertito qualche giorno fa ad intasare il traffico, attraversando ripetutamente il passaggio pedonale per dieci minuti. Non paghi della bravata, hanno anche pubblicato il video su un blog, facendosi pure i complimenti a vicenda.

Io giro spesso per la città in bici, più di chiunque altro conosca, e posso testimoniare di come sia difficile muoversi in mezzo al traffico. Tuttavia, il responsabile primo di queste situazioni è chi progetta una sistemazione viabile come quella di piazza Statuto, senza prevedere né un semaforo, né un dosso, né un passaggio rialzato, né banchine intermedie, né una distribuzione più razionale degli inserimenti nella rotonda, né tantomeno un percorso ciclabile ben identificato che unisca la pista di corso Francia con l’area pedonale di via Garibaldi. Tutti, sia automobilisti che altri, sono abbandonati all’anarchia.

In questo contesto, va certamente bene protestare per chiedere più attenzione nel disegnare gli attraversamenti pedonali, o la messa in sicurezza di un punto pericoloso; va meno bene, anzi è decisamente inaccettabile, una iniziativa che ha il solo risultato di creare un enorme ingorgo, nel quale tra l’altro sono rimasti coinvolti anche i mezzi pubblici, scaricando nell’aria ulteriore rumore e ulteriore inquinamento. E’ un tentativo di rispondere all’arroganza con altra arroganza, all’inciviltà con altra inciviltà. Se è vero che nel traffico ci sarà certamente stato qualche suvvista dalla sgasata facile, prevalentemente i danneggiati saranno stati dei poveracci che si spostavano per lavoro o per tornare a casa, magari su percorsi dove l’uso dei mezzi pubblici è impraticabile.

Le città sono luoghi dove la convivenza è naturalmente difficile, vista la densità di persone; è necessaria molta tolleranza e reciproca comprensione. Spero che chi ha organizzato questa stupidata ci rifletta su.

[tags]traffico, ecologia, piazza statuto, torino[/tags]

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venerdì 14 Marzo 2008, 15:19

Domani tutti a Milano

Domani, a partire dalle 9,30, sarò a Milano per partecipare insieme a tanti altri alla nuova edizione di Condividi la conoscenza, il convegno che Fiorello Cortiana organizza ogni anno, quest’anno dentro l’Innovation Forum di IDC. E’ sempre un evento molto interessante, soprattutto per la sua caratteristica di mescolare insieme non solo tecnici, politici e imprenditori, ma anche artisti, medici, scrittori e ogni altro genere di persona. Alle volte è un po’ dispersivo, ma alla fine si scopre sempre un punto di vista a cui non si aveva ancora pensato.

Per cui, se siete dei bauscia col sabato libero, vi aspettiamo tutti a braccia aperte.

[tags]milano, condividi la conoscenza, cortiana, internet, società[/tags]

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venerdì 14 Marzo 2008, 14:11

Matematica bancaria

Stamattina sono andato in banca per fare una normale operazione; mentre attendevo, l’occhio è stato catturato da una pila di volantini messa in bella vista davanti allo sportello, pubblicizzanti una nuova polizza-investimento. Si tratta di quei prodotti finanziari che hanno la forma di una polizza vita, per beneficiare di tutta una serie di facilitazioni fiscali e protezioni legali, ma sono in realtà un investimento, che il cliente fa essenzialmente a fine di guadagno. Così mi sono messo a leggere, ed ecco cosa ho trovato scritto (in corsivo il testo del volantino, in tondo i miei commenti).

Caratteristiche principali

Polizza index linked a premio unico;

Si mangia?

Decorrenza 17 aprile 2008 – Scadenza 17 aprile 2014 – Versamento minimo: 2500 Euro;

Indici azionari di riferimento: Dow Jones EUROSTOXX 50, S&P 500 e NIKKEI 225;

Si mangiano pure questi? Secondo voi la signora Maria sa cosa sono?

Rimborso del premio a scadenza, legato al rimborso dell’obbligazione sottostante.

Buono, quindi il capitale è garantito: 2500 verso, 2500 riprendo, comunque vada!

Due cedole fisse del 4,45% lordo annuo in caso di vita dell’Assicurato alle prime due ricorrenze annuali del contratto (aprile 2009 e 2010).

Beh, 4,45%, interessante: decisamente di più del Conto Arancio (il riferimento solitamente inarrivabile per i prodotti obbligazionari delle banche italiane).

Quattro eventuali cedole annue lorde – alle successive ricorrenze annuali del contratto (aprile di ciascun anno dal 2011 al 2014) – corrisposte in caso di vita dell’Assicurato e pari, in ciascun anno, alla somma delle performance trimestrali del paniere degli indici di riferimento;

Ok, quindi dopo i primi due anni mi date il corrispondente di come va la Borsa a livello internazionale, giusto?

Ogni performance trimestrale del paniere è pari al minor valore tra la media aritmetica delle variazioni fatte registrare nel trimestre dai 3 indici di riferimento ed il 3%;

Come come? Aspetta che rileggo… In pratica, se in un trimestre la Borsa (e quindi i titoli che voi comprerete coi soldi che vi do) sale del 20%, voi mi date il 3%; però se scende del 20%, la performance è -20%!

Ehi ma… aspetta un attimo; e poi, la cedola che mi date è annua, ma dipende dalla somma dei quattro trimestri calcolati in questo modo… Per cui se nel primo trimestre la borsa sale del 20%, e poi perde l’1% in ciascuno dei trimestri successivi, a fine anno voi avete guadagnato il 17%, ma la mia cedola è zero! E se invece guadagna il 9% per tre trimestri successivi e poi perde il 9% nell’ultimo, a fine anno voi avete guadagnato il 18%, ma la mia cedola è di nuovo zero! E se la Borsa fa su e giù, quando sale voi guadagnate più di me, ma quando scende perdiamo uguale, quindi a ogni su e giù voi vi avvantaggiate! Certo se crolla la Borsa io non prendo la cedola ma voi perdete… ma voglio proprio vedere se la Borsa crolla per 24 trimestri di fila senza mai risalire e senza che voi facciate altro che star lì a guardare con le azioni in mano…

Caricamenti: 1,15% per ciascun anno di durata comprensivo della garanzia minusvalenza caso morte;

Caricamento… caricamento… devo premere play? Che sarà? Aspetta che cerco su Internet… Toh, guarda: i caricamenti sono “una parte del premio pagato che la Compagnia utilizza per coprire tutti i costi connessi alla raccolta e alla gestione delle polizze emesse”. In pratica sono spese che mi ricaricate! Quindi il 4,45% è al lordo delle spese? Vuol dire che devo togliere l’1,15% dal rendimento… o cosa? E le spese possono mangiarmi il capitale? Ma insomma, sarà conveniente ‘sta roba? Continuiamo a leggere:

La probabilità che il rendimento atteso a scadenza sia in linea o superiore a quello di titoli obbligazionari privi di rischio con durata analoga a quella del prodotto è pari al 15,54% (Fonte: Elaborazione interna – per maggiori informazioni consulta il Prospetto Informativo).

Ok, l’ho copiata proprio come è scritta: allora, com’è la cifra, buona o cattiva? Non sapete? Non vi è rimasta impressa? Eh, peccato che ci sia un grassetto strategico (l’unico di tutto il documento) che “casualmente”, man mano che ti avvicini alla cifra, attrae la tua attenzione, cercando di non farti leggere il numero con cura, e poi ti fa anche pensare “ok questa è la solita clausola legalese, posso anche saltarla”. Purtroppo per loro, anche se in fondo in fondo, sono obbligati a dirtelo: nell’85% dei casi, investendo gli stessi soldi per lo stesso tempo in qualcos’altro e senza alcun rischio, guadagni di più. Ma quanti lo capiranno?

Alla fine, mi sono anche cercato la scheda sintetica, giusto per sicurezza. Credo di aver capito che i “Caricamenti: 1,15% per ciascun anno” vogliono dire che quando gli dai i soldi in mano loro si intascano subito il 6,9% (1,15% * 6), e investono solo il 93,1%, il che vorrebbe dire che la cedola lorda effettiva dei primi due anni è il 3,72445%, e non quasi il quattro e mezzo per cento. Ma la cosa più interessante è la tabellina a pagina 2:

Scenari di rendimento atteso: probabilità dell’evento
Il rendimento atteso è negativo: 0,00%
Il rendimento atteso è positivo, ma inferiore a quello di titoli obbligazionari privi di rischio con durata analoga a quella del prodotto: 84,46%
Il rendimento atteso è positivo e in linea con quello di titoli… : 13,77%
Il rendimento atteso è positivo e superiore a quello di titoli… : 1,77%

Credo che si commenti da sola. E meno male che dopo gli scandali degli anni scorsi ci avevano promesso protezioni adeguate: ma allora, perché una banca può tuttora pubblicizzare in modo vistoso ma confuso un “investimento” che solo nell’1,77% dei casi è più conveniente rispetto ad obbligazioni analoghe e prive di rischio?

[tags]banche, finanza, trasparenza bancaria, parmalat e argentina sono già finite in cantina[/tags]

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giovedì 13 Marzo 2008, 11:38

E’ pur sempre l’Inter

Non sono rimasto per nulla sorpreso, leggendo stamattina sui giornali del dietrofront tra Moratti e Mancini, con il primo che annuncia che Mancini resterà ancora un anno, e il secondo che ringrazia il presidente per “aver capito il mio sfogo”. Anzi, quando ieri invece avevo letto dell’annuncio improvviso dell’allenatore, “me ne vado a fine stagione e magari anche prima”, avrei scommesso proprio su un pronto rimasticamento.

Naturalmente non si sa se alla fine Mancini resterà davvero; almeno però l’Inter è tornata a fare l’Inter. Dove altro trovi un allenatore che dopo aver perso per 3-0 una doppia sfida di Champions League va in televisione a piangere, scaricando la colpa sull’arbitro, anzi su due arbitri diversi evidentemente d’accordo nel danneggiare lo squadrone milanese? E che poi annuncia l’addio ma, si badi bene, solo ai giornalisti della carta stampata e solo alla fine della conferenza stampa, per evitare che qualcuno possa alzarsi e fare l’unica domanda ovvia, ossia “Scusi, ha bevuto?” ?

Dall’altra parte peraltro abbiamo il solito Moratti, quello a cui puoi dare in mano la miglior azienda del mondo e la trasformerà invariabilmente in una polveriera di bambini isterici. Soltanto negli ultimi due mesi è riuscito a promettere un rinnovo di contratto a Figo, che Mancini proprio non vuole, con il risultato che martedì sera Mancini ha chiamato Figo e questo gli ha riso in faccia e si è rifiutato di giocare; a ricoccolarsi Adriano, uno che a Milano negli ultimi anni faceva il professionista solo dentro le discoteche, mandando così il segnale che i giocatori possono fare quello che vogliono; a dimenticarsi di far chiamare Mancini sul prato durante la festa del centenario; ad andare a dire in pubblico che lui avrebbe preso Capello se avesse potuto, e comunque che gli piace moltissimo Mourinho, un po’ come un marito che dichiara ai giornali che se avesse potuto avrebbe sposato un’altra invece di sua moglie: bella idea, Max!

Ma in fondo, l’Inter ci piace così: pur avendo in rosa non una ma due squadre che potrebbero vincere 4-0 tutte le partite del campionato, ancora ancora riuscirà a finire la stagione con i vari pezzi dell’organico che si tirano i pesci in faccia invece di pensare a giocare, con risultati immaginabili.

Grazie Inter, continua a farci ridere! Il problema è che ci ride dietro mezza Europa…

[tags]inter, mancini, moratti, perdenti si nasce e comunque con molta applicazione ci si può diventare benissimo[/tags]

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mercoledì 12 Marzo 2008, 18:24

Un cielo su Torino

Oggi è una giornata bellissima, con un cielo terso spazzato dal vento, una luce abbagliante e le montagne sullo sfondo, immerse però in nuvole lontane. E’ in queste situazioni che a Torino si respira il gelo che scende dalle Alpi, e si vive una strana contraddizione tra il sole che splende e l’odore di freddo che incombe. Anche se c’erano venti gradi, erano venti gradi freddi: come a suggerire che sì, oggi fa caldo, ma domani tornerà la coda dell’inverno.

Dal balcone di casa mia si vede tutto insieme: la città che prosegue ordinatamente e a lungo, ma che finisce per sbattere contro la corona insormontabile delle montagne.

DSC02427.JPG

E’ dalle montagne che il freddo si dilata in spire invisibili, e nasconde già il sole. Cosa ci sia dietro la coltre nuvolosa, non è certo: potrebbe esserci la Valle di Susa, ma anche la Nuova Zelanda o l’intera Terra di Mezzo.

E’ per questo che Torino, apparentemente chiara e di immediata comprensione, nasconde in realtà ogni genere di magia: perché è proprio quando la figura è semplice, come un cerchio su un piano cartesiano, che può nascondere le maggiori complessità.

[tags]torino, nuvole, montagne, piano cartesiano, magia[/tags]

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martedì 11 Marzo 2008, 17:33

Frozen

Avete mai pensato a cosa succederebbe se il mondo si rifiutasse di girare? Un magnifico assaggio l’ho scoperto oggi, trovando le immagini del congelamento del pubblico alla Grand Central Station di New York:

L’azione non è stata fatta né per protestare, né per spaventare la gente; è, più semplicemente, una forma d’arte. Il gruppo che l’ha ideata e organizzata si chiama ImprovEverywhere, e ha come obiettivo quello di “causare scene”: abbellire la nostra vita con qualche momento di assurdo, dimostrandoci quanto sia arbitrario il nostro ordinato comportamento quotidiano.

Naturalmente l’evento ha già fatto scuola, ed è stato ripetuto, in modo del tutto autonomo e localmente organizzato, un mese fa a Trafalgar Square, e anche a Roma alla Stazione Termini.

E’ questa pratica una goliardata, oppure è una forma muta ma potente di resistenza al sistema? Giudicatelo voi; io so che immagini come queste sono davvero affascinanti.

[tags]frozen, grand central, trafalgar, termini, performance art, improveverywhere[/tags]

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lunedì 10 Marzo 2008, 10:49

Di cosa scrivono i giornali

Ero già rimasto colpito ieri, aprendo la prima pagina dell’edizione online della cronaca di Torino de La Stampa, e trovando come seconda e terza voce due articoli sulle donne: prima una intervista al cardinale Poletto centrata sull’ineffabile esortazione “Chiamatele mogli, non compagne”; e soltanto dopo il reportage su migliaia di donne e uomini in corteo per l’otto marzo, per i diritti e per la parità. In questo momento l’intervista al cardinale è ancora lì nei titoli di testa, mentre il reportage è già scivolato nelle notiziole di fondo pagina; e continuo a restare perplesso all’idea che all’opinione di uno, su un giornale teoricamente imparziale, venga data più evidenza che a quella di ottomila, solo perché questo uno è un cardinale di Santa Romana Chiesa.

Stamattina sono rimasto altrettanto perplesso da un’altra osservazione: La Stampa, in home page, apre i rimandi della sezione economica con una intervista a Fabrizio Palenzona, già presidente della provincia di Alessandria per il centrosinistra, poi consigliere di Mediobanca, vicepresidente di Unicredit e tante altre cariche, e anche presidente dell’Aiscat, l’associazione delle società autostradali, di cui fa parte il suo grande amico e conterraneo Marcellino Gavio, quello dei lavori infiniti sulla Torino-Milano; infatti, quando Di Pietro litigò con Palenzona, lui rassegnò le dimissioni e poi, tra le lacrime e in mezzo agli applausi dei soci dell’associazione capitanati da Gavio, accettò con riluttanza di ritirarle.

Bene, Palenzona si lamenta: dice che così, cioè con la riforma dei contratti autostradali realizzata da Di Pietro, non si può andare avanti; che nessuno investirà più nella costruzione di autostrade se c’è il pericolo che lo Stato ci metta troppo il becco, e che anzi ci sono trenta miliardi di euro che i privati sarebbero pronti ad investire, creando zilioni di posti di lavoro e nuove opportunità di sviluppo, ma che Di Pietro glieli blocca; in sintesi, come dice il titolo, “ci rivolgeremo al prossimo governo”. Senza dubbio Palenzona pregusta il momento in cui a fare il sottosegretario ai Trasporti tornerà un altro suo grande amico, Ugo Martinat; a scanso di equivoci, però, gli risponde comunque anche D’Alema, per precisare che anche se vincessero loro Palenzona riceverebbe la giusta attenzione, creando “una autorità terza per ricostruire un quadro di regole sicure”, ossia sottraendo a Di Pietro il potere di rompere i coglioni.

E’ comunque legittimo che Palenzona utilizzi i propri ganci con la Busiarda per difendere i propri interessi; eppure, completamente per caso, poco dopo ho trovato questo articolo, sull’edizione locale fiorentina di Repubblica. Sapete quanto poco mi piacciano i protestatari anti-sviluppo, ma è indubbio che certe scelte progettuali appaiano scriteriate, quando non proprio in cattiva fede, e che si dovrebbe trovare il modo per costruire le infrastrutture impattando il meno possibile sul territorio.

Anche questo è un punto di vista legittimo; peccato che i giornali lo releghino nelle edizioni locali, e quando ne parlano i titoli principali è sempre e soltanto per raccontare scontri o per criticare l’irritante riluttanza della gente a farsi costruire un’autostrada, una discarica, una ferrovia al posto del bosco davanti a casa.

Probabilmente questo modo di trattare le notizie è funzionale a una casta giornalistica – non tanto a livello del povero cronista medio, che infatti nella settima di cronaca scrive ciò che vuole, ma piuttosto a livello di direttori e grandi firme – che sopravvive lautamente grazie alle connessioni con il potere. E’ però triste che anche i grandi giornali si siano ormai trasformati in tifoserie affaristico-politiche, perdendo in buona parte la capacità di essere obiettivi e disinteressati. Peggio, è uno degli elementi che aumentano la frustrazione tra la gente, e i conseguenti rischi di esplosione sociale.

Per fortuna, per capire veramente le cose, ci resta Internet, ed è una grande differenza rispetto anche solo a dieci anni fa; almeno finché il Gentiloni di turno non riuscirà ad imbavagliare anche quella.

[tags]giornali, giornalisti, la stampa, internet, chiesa, donne, autostrade, ambiente, censura[/tags]

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domenica 9 Marzo 2008, 09:43

[Serj Tankian – Elect The Dead]

Oggi è domenica, e mentre voi riflettete sulla sindrome di Gabriella Carlucci io vi concedo un alleggerimento parlando di musica; ma non quella roba elettropoppettina che ascoltano i deboli di cuore.

Il disco è uscito ormai da alcuni mesi, ed è da un po’ che volevo parlarvene: è l’esordio del cantautore armeno Serj Tankian, un ragazzo che ha da poco lasciato il gruppetto di amici con cui suonava e si è dato alla carriera solista, pur promettendo una reunion tra tre anni. Serj è armeno, ma nato in Libano e cresciuto a Hollywood, che contrariamente a quel che credete è oggidì una zona di Los Angeles alquanto in declino, popolata in buona parte di immigrati armeni.

Serj è una persona interessante, e non solo perché basta guardarlo in faccia per scoprire che io e lui dobbiamo essere in qualche misura cugini. La sua musica è… ecco, è come se i Red Hot Chili Peppers, tornati da un soggiorno di cinque anni in Medio Oriente, avessero deciso di abbracciare contemporaneamente l’heavy metal e il piano classico. In più, come facilmente immaginabile viste le sue origini, Serj non ha preso proprio benissimo la politica estera di Giorgino Dabliù, e quindi suole alternare una invettiva furiosa sulla corruzione del governo americano a un brano apocalittico sugli effetti della guerra e sulla società moderna. Non è quindi a caso che il suo sito, in questo tempo di elezioni primarie, si apra con il seguente messaggio:

“WE ARE THE CAUSE OF A WORLD THAT’S GONE WRONG – CIVILIZATION IS OVER – ELECT THE DEAD”

Non so se Veltroni e Berlusconi siano più vivi dei candidati americani; peraltro Elect The Dead è anche il titolo del disco e dell’ultimo brano.

Serj ha fatto le cose in grande, e ha realizzato un video per ciascuno dei brani; ed è stato veramente difficile sceglierne uno da mostrare. Avrei potuto scegliere l’inquietante guerra di soldatini di The Unthinking Majority o lo scenario post-nucleare e derelitto di Sky Is Over, oppure cercare chicche come Praise The Lord And Pass The Ammunition oppure Beethoven’s Cunt, canzone dedicata a quanto lui amasse la sua ex ma lei non fosse troppo a proprio agio con un compositore asociale e ossessionato dalla fine del mondo.

E invece, mi sono limitato al primo singolo, Empty Walls, e al suo video, che all’inizio sembra soltanto una ilare presa in giro e denuncia del militarismo americano. Certo non è normale uscire su MTV con un video che dopo mezzo minuto ha già rimesso in scena l’attentato alle Twin Towers, pur se con le costruzioni dei bimbi! Enjoy, ovviamente a volume sufficientemente alto, perché la musica di Tankian è molto più complessa di quello che sembra; e se vi piace, il 17 aprile probabilmente ci si vede all’Alcatraz di Milano.

Your empty walls, your empty walls
Pretentious adventures, dismissive apprehension
Don’t waste your time on coffins today
When we decline from the confines of our mind
Don’t waste your time on coffins today

Don’t you see their bodies burning? Desolate and full of yearning
Dying of anticipation, choking from intoxication
Don’t you see their bodies burning? Desolate and full of yearning
Dying of anticipation, choking from intoxication

I want you to be left behind those empty walls
Told you to see from behind those empty walls

Those empty walls
When we decline from the confines of our mind
Don’t waste your time on coffins today

Don’t you see their bodies burning? Desolate and full of yearning
Dying of anticipation, choking from intoxication
Don’t you see their bodies burning? Desolate and full of yearning
Dying of anticipation, choking from intoxication

I want you to be left behind those empty walls
Told you to see from behind those empty walls
Want you to be left behind those empty walls
I told you to see from behind those empty walls
From behind those empty walls
From behind those empty walls
The walls
From behind those empty walls (I loved you yesterday)
From behind those empty walls
From behind those empty walls (Before you killed my family)
The walls

Don’t you see their bodies burning? Desolate and full of yearning
Dying of anticipation, choking from intoxication
Don’t you see their bodies burning? Desolate and full of yearning (I want you)
Dying of anticipation, choking from intoxication (To be left behind those empty walls)

I want you to be left behind those empty walls
Told you to see from behind those empty walls
(Desolate and full of yearning, dying of anticipation, choking from intoxication)
Want you to be left behind those empty walls
(Don’t you see their bodies burning? Desolate and full of yearning, dying of anticipation, choking from intoxication…)
I told you to see from behind those empty walls (Fuck your empty walls, fuck your empty walls)
From behind those empty walls (Fuck your empty walls, fuck your empty walls)
From behind those fucking walls (Fuck your empty walls, fuck your empty walls)
From behind those goddamn walls
Those walls, those walls

P.S. Ma siccome nemmeno quest’altra mi esce dalla testa, farò uno strappo alle usanze e incollerò qui sotto anche il video di Lie Lie Lie. Rimettetevi le cuffie, alzate il volume e in men che non si dica sarete catturati da una antica melodia di stampo russo in versione power metal, e vi troverete anche voi a cantare allegri “lalalala lalalala lie lie lie”, sulla storiellina leggera leggera di un fratello e una sorella che si amano sia platonicamente che carnalmente, e visto che così non si può andare avanti lui la convince a suicidarsi insieme; ma poi, giunti sul bordo della scogliera, lui la butta giù da sola e la sfotte perché ci è cascata.

[tags]serj, tankian, elect the dead, empty walls, lie lie lie, musica, system of a down[/tags]

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sabato 8 Marzo 2008, 11:52

Suzukimaruti e la sindrome di Gabriella

Stamattina, leggendo la mia quotidiana sfilza di blog, sono rimasto affascinato dall’ultimo post di Enrico aka Suzukimaruti. Premetto che Enrico è un amico da oltre quindici anni, e anche se negli ultimi dieci ci siamo frequentati poco, quella polvere di ciclostile che ci ha ricoperto mentre facevamo insieme il giornalino del liceo costituisce un legame inscindibile (e poi era pure cancerogena, che sfiga).

Pur essendo un pensatore anarchico e indipendente, Enrico ha una caratteristica commovente: è rimasto fedele al Partito, quello con la P maiuscola, quello a cui tutti noi sabaudi occidentali, cresciuti nella Greater Stalingrado dell’Ovest (la parte di conurbazione torinese compresa tra piazza Sabotino e il castello di Rivoli), abbiamo dedicato cuori e passioni per anni.

Certo, il Partito non ha nemmeno più la P nel nome (anzi no, in effetti nel passaggio da DS a PD ce l’hanno rimessa), eppure Enrico continua a dedicargli sforzi appassionati e argomentazioni razionali, cercando di riuscire nella disperata impresa di provare come esista ancora la famosa diversità, e come insomma PD e PDL non siano più o meno la stessa roba, come ormai pensa la grande maggioranza degli italiani.

Peccato che il momento sia poco propizio: non solo perché tra il PD di Veltroni e il PDL di Berlusconi c’è la stessa differenza che c’era tra il PSI di Craxi e il PSDI di Nicolazzi, ossia una lettera nel nome e il numero di conto in banca; ma perché la blogosfera è piena di casi come quello di Gabriella Carlucci, dove un esponente di partito si sdraia a difesa di una posizione del partito stesso in maniera talmente acritica ed evidentemente slegata dai fatti – nel senso che qualsiasi fatto opposto alla tesi viene ignorato o rigirato in modo da provare la superiorità del proprio schieramento – da suscitare ondate di commenti che svariano tra lo sdegno e lo sberleffo.

Enrico certo non è paragonabile a Gabriella, non ne ha le tette né il patrimonio e anzi, come dicevo prima, la sua indipendenza di pensiero gelosamente conservata è ciò che gli impedirà una carriera politica che con meno onestà intellettuale avrebbe potuto tranquillamente avere; insomma, loda il PD per amore e non per interesse.

Stamattina l’ho un po’ sbeffeggiato anch’io: d’altra parte come si fa a postare un pippone indignato sull’immoralità del centrodestra nel candidare il leader della protesta di casta dei tassisti romani contro la liberalizzazione, quando il centrosinistra ha come candidato premier il sindaco che ha risolto tale protesta imponendo una tariffa fissa per l’aeroporto del 15% più alta del prezzo precedente, alla faccia del mercato e della concorrenza?

Tuttavia, nonostante questo, credo che sia meglio non infierire più di tanto. Enrico – ma come lui molti altri, chi di noi non ha un amico che è ancora convintissimo elettore del centrosinistra? – è come un fidanzato che tesse le lodi della propria innamorata: a tutti gli amici che la guardano sembra indistinguibile dalle altre dieci ragazze attorno a lei, ma, si sa, l’amore è cieco.

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