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domenica 20 Febbraio 2011, 13:55

Mettiamo a fuoco Pisapia

Un commento volante sul “casa-gate” milanese di Pisapia, fatto ieri su Facebook, ha dato origine a una lunga e accesissima discussione… e allora vorrei condividere qualche riflessione e chiarire meglio il mio pensiero.

Innanzi tutto i fatti: a Milano si è scoperto che il Pio Albergo Trivulzio (proprio quello di Mario Chiesa), invece di affittare i propri appartamenti (molti nelle zone più eleganti e costose del centro) a prezzo convenzionato ad anziani indigenti, o di affittarli a prezzo di mercato per poi impiegare i soldi ricevuti per l’assistenza, li affittava a prezzo stracciato alla “bella gente” milanese: manager come Ariedo Braida (DG del Milan), politici come Testoni e Buonocuore (PDL), parenti di politici come il nipote dell’ex sindaco craxiano Pillitteri, parenti di manager come il fratello di Montezemolo, e infine anche la giornalista di Repubblica Cinzia Sasso, compagna del candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia. Gente di ogni colore e pensiero accumulata da una cosa sola: far parte di una élite cittadina e avere per questo un privilegio economico di ingente valore.

Quanto sopra accade in ogni città e con ogni tipo di “amico degli amici”; anni fa a Roma c’era finito dentro pure D’Alema, anche perché tra i padroni di casa molto gentili e generosi ci sono non solo gli enti di beneficenza e gli enti pubblici, ma anche banche e assicurazioni di destra e di sinistra. Ovviamente quel che stupisce (gli ingenui) in questo caso non è il coinvolgimento di manager e politici di centrodestra, la cui furbetteria è data per scontata, ma il coinvolgimento della persona che si presenta per riportare moralità, legalità e giustizia sociale a Milano, un politico da sempre rosso che più rosso non si può.

Si sprecano in giro i commenti moralisti: è un corrotto perché avrebbe dovuto denunciare, avrebbe dovuto rinunciare. Avrebbe davvero dovuto dire alla compagna di lasciare la casa, peraltro ottenuta prima che si conoscessero e dunque, quasi certamente, senza il suo interessamento? No, secondo me no, non è questo che mi scandalizza. La responsabilità primaria di una situazione così è soprattutto di chi ha gestito l’ente, e non sappiamo nemmeno bene come e perché la signora Sasso abbia ottenuto l’alloggio; e quasi certamente Pisapia non c’entra nulla con l’assegnazione, e non aveva né la responsabilità né la possibilità di cambiare le politiche dell’Albergo Trivulzio.

La cosa che mi disturba è invece il commento di Pisapia sul suo blog. Invece di scusarsi, di riconoscere che effettivamente la sua compagna gode di un privilegio iniquo, di impegnarsi se diverrà sindaco ad azzerare tutti questi contratti d’affitto e far sì che il malcostume cessi, si lancia in un poco credibile grido al complotto, ai giornalisti prezzolati che ce l’hanno con lui. E’ questo per me lo scandalo! Sappiamo tutti come funziona l’Italia, come spesso il moralismo sia ipocrita e fuori luogo, come i media siano pilotati, ma io pretendo di affidarmi a persone che si impegnino a cambiare il sistema e non a perpetuarlo o a giustificarlo. Su questo, lui dice solo “state certi che contro quelle inefficienze mi batterò”, fallendo in due punti: primo, nel definirle “inefficienze” invece che, come sono, ingiustizie; secondo, nel non prendere alcun impegno concreto e credibile.

E’ probabilmente questa la cosa che più danneggerà Pisapia: molti, da oggi, pensano – anzi, no: sentono – che lui non sta dalla parte di chi vuole cambiare le cose davvero, ma dalla parte (ben affollata) di chi recita di volere il cambiamento solo per avvantaggiarsene. Pisapia ha dimostrato di essere un esponente di quella “sinistra col cachemire” che a parole vuol fare la rivoluzione, ma che poi ama i salotti e le belle case in centro. In questa vicenda Pisapia e la sua compagna non hanno commesso alcun reato, ma hanno dimostrato di far parte di quella cerchia di privilegiati il cui stile di vita è pagato anche con l’abuso e la privatizzazione dei beni comuni; una cerchia con cui i suoi potenziali elettori non vogliono avere più niente a che fare.

[tags]milano, pisapia, affittopoli, trivulzio, case, moralismo, privilegi[/tags]

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venerdì 18 Febbraio 2011, 20:54

La pazzia

Il mondo è pieno di problemi.

Probabilmente lo sapete tutti, ma, quando si sceglie di dedicarsi per un certo periodo della propria vita alla politica, si scopre questa verità molto più direttamente e dolorosamente. Scopri storie incredibili di vessazione, di ingiustizie, di sfortuna, e poi scopri anche normalissime storie di qualcosa che non va e che andrebbe sistemato, solo che sono tantissime.

Vorresti avere la bacchetta magica per fare qualcosa per tutti, ma a malapena riesci a trovare il tempo per ascoltare tutti quelli che vogliono dirti qualcosa, figuriamoci per agire su tutte le questioni sollevate.

E’ per questo che l’unica idea che può funzionare è quella che sta alla base del Movimento: ognuno si attivi in prima persona su qualche problema che lo tocca direttamente, e poi organizziamoci a rete, con qualche persona che vada nelle istituzioni a fare da terminale di ciò che deve passare di lì – e magari altre persone che fanno altro, chi fa informazione, chi fa fiato sul collo, chi dà consulenze informatiche o legali.

E’ difficile dire questa cosa a chi viene da te sperando che tu gli risolva il problema, o anche solo che tu possa essere una persona in più che dedicherà le giornate alla sua questione (che peraltro, presa singolarmente, spesso meriterebbe davvero una mobilitazione). Ed è frustrante non potere aiutare tutti su tutto, e allo stesso tempo non avere tempo per niente, sentirsi sopraffatti dalla stanchezza e dalle cose da fare.

D’altra parte, rimettere a posto una intera città è una sfida da pazzi: e poiché solo i pazzi possono cambiare il mondo, basta il pensiero a far tornare le energie.

[tags]politica, attivismo, impegno[/tags]

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mercoledì 16 Febbraio 2011, 18:51

I cantieri del quartiere Parella (5)

Passano i mesi, ma la situazione dei cantieri nel quartiere in cui vivo (Parella), di cui vi racconto da mesi, non accenna a migliorare…

Non contenti della scelta discutibile di chiudere contemporaneamente la principale piazza del quartiere (costruzione parcheggio sotterraneo) e buona parte delle vie laterali (teleriscaldamento), non paghi del disastro compiuto nella riasfaltatura di corso Lecce, hanno deciso che dovevano improrogabilmente rifare i marciapiedi della mia via – che, per carità, erano un po’ malridotti, ma non erano nemmeno in condizioni drammatiche. Però vicino a casa mia c’è il principale giardinetto del quartiere, frequentato un po’ da tutti, e dunque a tre mesi dal voto questo diventa un lavoro improrogabile.

Così sono arrivati un mattino e hanno messo il divieto di sosta per l’intera via; poi hanno cominciato a lavorare ai cinquanta metri davanti al giardinetto. Hanno tolto e rimesso le pietre che delimitano la carreggiata e hanno sfondato e rifatto la base di cemento. Il giorno dopo hanno proseguito e fatto il tratto davanti a casa mia. Poi devono aver deciso che era divertente, e dunque, invece di finire il lavoro già iniziato, hanno cominciato a rifare anche l’altro lato, inizialmente non coinvolto dal lavoro. Poi si sono accorti che all’incrocio c’era una gobba (l’evoluzione di quella che già segnalai, e che dopo un paio di mesi di incidenti era stata sistemata alla meglio) e allora hanno lasciato a metà anche quel lavoro lì e hanno aperto un buco quadrato nell’incrocio per sistemarlo.

Poi sono andati via e da allora, e sono parecchi giorni, non è più successo niente. Il marciapiede, per tutta la lunghezza dell’isolato, è rimasto col battuto di cemento (irregolare e pieno di gobbe e di buchi: spero che sia normale) e senza lo strato superiore di asfalto, anche se, prima di andare via, con un lavoro da certosini (che sarà inutile alla fine del tutto) hanno messo una strisciolina di asfalto sui bordi, per sanare il dislivello tra il fondo di cemento e le pietre a bordo carreggiata ed evitare che qualcuno ci si inciampi e possa fare causa. Naturalmente, con la pioggia di questi giorni, la strisciolina d’asfalto è già in buona parte diventata un insieme di pietruzze distaccate e sparse per tutto il marciapiede. Il divieto di sosta è stato in parte tolto, in parte resta perché hanno abbandonato in mezzo alla strada anche l’armamentario del cantiere (alla faccia di chi deve parcheggiare).

parella-5.jpg

Può darsi che si siano dovuti fermare per la pioggia, ma non ha sempre piovuto, e comunque la pioggia a febbraio non mi sembra un evento imprevedibile. In compenso, dalla scorsa estate sarà la quarta volta che aprono, chiudono e riaprono questo pezzo di via: vedete il patchwork nella foto. Ma possibile che non si possa chiudere la strada una volta, fare tutti i lavori insieme e poi riaprirla per sempre?

[tags]torino, parella, cantieri, lavori pubblici[/tags]

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martedì 15 Febbraio 2011, 22:05

Balleremo

Non guardo mai Annozero, Ballarò e simili, mi hanno stufato da molti anni. Stasera ci sono capitato per caso, perché sono solo in casa, perché ho cenato tardi e ho acceso la televisione un po’ per caso. Ho visto solo lo scambio iniziale, Cicchitto da una parte, Bindi dall’altra.

Ho visto due persone che parlano di realtà diverse, parallele, esattamente speculari, e non si capiscono, né hanno intenzione di capirsi; ma non è più un giochino, veramente esistono due Italie per cui anche le basi, “Stato”, “democrazia”, “giustizia”, significano cose opposte, incompatibili, non negoziabili (chi distingue è un venduto al nemico). Ho percepito una tensione che si tagliava col coltello, senza alcun tentativo di abbassarla, anzi. Dal modo in cui si parlavano, mi sono stupito che nessuno, dalle rispettive claque che gli stavano dietro, si sia alzato per andare a menare gli avversari. Alla fine, la Bindi era talmente furiosa che aveva il collo tutto rosso.

Questo, del resto, è ciò che succede nelle strade, quando i due fronti si incontrano: non c’è più nessun tipo di dialogo, solo insulti e grida. Sulle mie bacheche Facebook, sempre più spesso vedo persone che parlano di bloccare il Paese, di “fare come in Egitto”: pacificamente se ci si riesce, ma alcuni dicono chiaramente che se non bastasse la protesta pacifica non si fermeranno lì. Speriamo che Berlusconi si dimetta, che gli facciano capire che – come sempre alla fine dei regimi – più si insiste a restare al potere e più si rischia di finire a piazzale Loreto.

Ma ho come l’impressione che balleremo parecchio.

[tags]berlusconi, cicchitto, bindi, televisione, ballarò, democrazia[/tags]

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lunedì 14 Febbraio 2011, 15:53

Per cacciare chi

Chi ieri c’era lo ricorderà per un pezzo: la manifestazione Se non ora quando?, oceanica, variopinta e insieme priva di colori (politici), ha invaso ogni angolo del centro, quasi troppo piccolo per contenerla tutta, con i SUV degli indifferenti impazziti e respinti da una fiumana di persone che strabordava nel mezzo di ogni via. Un pezzo d’Italia ha dimostrato di esserci; un pezzo d’Italia che non era lì per cacciare il Berlusconi politico, ma per cacciare il Berlusconi essere umano.

Le stesse organizzatrici sono state sopraffatte, tanto è vero che molta gente non si è nemmeno accorta che in fondo a piazza Vittorio c’era un camioncino con un microfono e con qualche intervento (vedete qualcosa nel video). Comunque, per aver organizzato una cosa del genere, le si può davvero perdonare qualche piccola pecca, come l’uso totalmente a sproposito del termine “flash mob” e una tale abbondanza di lessico femminista anni ’70 che mi sa che a casa di qualcuna si era rotto il congelatore. Mi ha colpito, peraltro, la demografia profondamente diversa rispetto alle manifestazioni antiberlusconiane del popolo viola: l’età media era decisamente più elevata, facce e abbigliamenti molto più “borghesi”.

Con mia grande sorpresa, almeno a Torino, davvero non si vedevano bandiere di partito; tutt’altra cosa rispetto alla manifestazione di Arcore, dove il popolo viola milanese si è dimostrato una sezione dell’IDV mal camuffata (mi hanno appena segnalato questo loro commento parecchio triste). Qui non ci è venuto nemmeno in mente di aprire lo striscione, anzi ci siamo pure tolti le spillette, e con grandissimo piacere. Qualche politico, in giro per l’Italia, ha provato squallidamente a mettere il cappello sulla manifestazione, in primis il fuffosissimo Vendola e il loquace Di Pietro. La mia sensazione, però, è che ieri davvero le persone fossero in piazza contro tutto lo schifo di ogni colore, e non contro Berlusconi pro Bersani.

Già, perché se cacciare Berlusconi è un dovere morale, dopo Berlusconi ci sarà Tremonti, o al massimo, anche in caso di elezioni ora, ci potrebbe essere il grande papocchio Casini-Fini-Rutelli-Bersani-Vendola, e magari avremo qualche signorina in meno in Parlamento per meriti privati, ma non avremo risolto un bel niente. Non siamo come in Egitto o in Tunisia, dove il regime è chiaro e monolitico; il nostro regime è ameboide, multistrato e multiforme, e se ci dà in pasto un Craxi è per piazzarci sopra un Berlusconi, un finto uomo nuovo in realtà pronto ad obbedire come il precedente. Un’Italia sinceramente democratica è possibile solo cacciando tutti quelli che hanno collaborato attivamente a vent’anni di berlusconismo, da destra o da sinistra, e tutti quelli che loro hanno piazzato nei gangli del sottopotere; nessuno escluso.

[tags]politica, manifestazione, femminismo, 13 febbraio, se non ora quando, berlusconi, craxi, bersani, di pietro, popolo viola[/tags]

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sabato 12 Febbraio 2011, 12:00

Dedicato ad Agostino Ghiglia

Ieri a Torino si è verificato un brutto episodio, l’invasione della sede torinese del PDL da parte di un gruppo di donne vicine ai centri sociali, tra cui la ragazza che tirò un fumogeno a Bonanni alla festa del PD. E’ brutto perché, secondo me, invadere la sede di un partito che la pensa in maniera opposta a te non è un metodo di protesta democratico, anche se posso capire che ormai qui di democratico c’è poco (però quel poco che c’è va difeso, a partire dagli articoli 21 e 49 della Costituzione).

Ma è ancora più brutta la reazione della polizia, che ha picchiato e spintonato non solo i manifestanti ma anche i giornalisti, aizzata dai due “leader politici” del PDL che, stando alle testimonianze, si sono tranquillamente uniti agli spintoni: Agostino Ghiglia e Maurizio Marrone.

Ghiglia è da sempre il leader degli ex fascisti di Torino, prima nell’MSI, poi in AN, ora nel PDL; nel suo passato c’è anche una condanna a 8 mesi per aver picchiato dei liceali di sinistra, e solo un annetto fa, nello stesso luogo, affrontava gli studenti con la cinghia in mano. Marrone è un suo adepto, un fan Ghiglia ex FUAN e attualmente candidato sindaco alle primarie del PDL (la corrente ha candidato lui da quando si è scoperto che persino l’usciere del palazzo raccoglie più consensi di Ghiglia), che ha tappezzato Torino con un fantastico slogan che invita appunto a colorare Torino di marrone: se lo dicono pure da soli che sono delle (puntini).

E allora io vi lascio prima con un video che potete guardare qua e là per capire meglio quanto è accaduto ieri:

e poi con un video più piacevole: è divertente, va cantato in coro e vi spiega perché i fascisti del PDL sono lì. Dedicato ad Agostino Ghiglia.

[tags]torino, pdl, politica, manifestazioni, donne, ghiglia, marrone, elezioni comunali[/tags]

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venerdì 11 Febbraio 2011, 19:49

Sic transit gloria mundi

Con questa nobile locuzione latina i più dotti di noi esprimono un concetto che più volgarmente viene comunicato come “ce l’avevate fatto a fette da molto tempo”: un concetto perfetto per commentare la notizia che, dopo circa cinque anni di vita, Activision ha deciso di chiudere la serie Guitar Hero.

Non potete non sapere cos’è: è quel videogioco dove con una chitarra di plastica (in seguito, anche una batteria di plastica e un microfono di plastica) si seguono le note sullo schermo eseguendo canzoni famose. All’inizio era fighissimo: sembrava davvero di essere sul palco di un concerto rock e chiunque passasse di lì ne era catturato, diventando la causa di innumerevoli nottate di gioco. Dopo mesi di dipendenza totale, già la versione estiva raffazzonata al volo sembrava un po’ così. Poi la serie passò dagli sviluppatori originali alla Activision, la Microsoft dei giochi, che rilasciò un numero tre di discreta bruttezza e insomma, già nel 2008 per me era tutto abbastanza finito. Ho comprato ancora qualche numero solo trovandolo in offerta a dieci euro, e solo per via di qualche canzone a cui sono molto legato. Nel frattempo, Activision ha cominciato a mungere la vacca e a rilasciare un nuovo gioco ogni due mesi, aggiungendo mirabolanti funzionalità ovviamente costosissime, e dunque la stanchezza è diventata generale.

Questo è però anche l’esempio di come lo sfruttamento commerciale intensivo possa rovinare una buona idea. Moltissimi giovani si sono avvicinati all’idea di suonare uno strumento con questo gioco, e con un po’ di lungimiranza si poteva aprirne lo sviluppo e permettere la nascita di una comunità che lo mantenesse vivo. Invece, il mercato è stato invaso da giochi mal sviluppati, periferiche rese apposta incompatibili l’una con l’altra e amenità del genere… e dunque ci si è presto schiantati contro il muro.

Le mode sono cicliche, e anche questa doveva finire; ritornerà magari tra qualche anno. Addio, Guitar Hero. E grazie per tutto il pesce!

[tags]videogiochi, playstation, guitar hero, musica, copyright, console[/tags]

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giovedì 10 Febbraio 2011, 16:01

Le manipolazioni dei giornali locali

Spesso mi chiedono perché noi grillini ce l’abbiamo con l’informazione, e se non pensiamo di essere ipercritici o vittimisti quando sosteniamo che i media manipolano la realtà a fini politici, anche nelle piccole cose. Eppure, in questo paio di giorni sono usciti due articoli davvero esemplari, e dunque ve li sottopongo.

Il primo viene dalla cronaca di Torino di Repubblica: è intitolato “Appalti truccati per lavori stradali, otto condanne e sei assoluzioni”. In realtà, leggendo il pezzo, si scopre che il principale “appalto truccato” è quello relativo alla TAV Torino-Lione, e per la precisione alla realizzazione del cunicolo esplorativo a Venaus; il cantiere degli scontri del 2005, il cui appalto è ora stato mutato in quello per il nuovo cunicolo esplorativo di Chiomonte. Gli altri appalti sono opere minori, di almeno un ordine di grandezza.

Ora, che quel cantiere fosse truccato è una grossa notizia; e invece non solo ci si mette un titolo che porta fuori strada, ma nell’articolo si parla ripetutamente di “linea ferroviaria ad alta velocità”… senza specificare quale. Solo in un punto si parla di “Torino-Lione”, ma non dove si parla degli appalti oggetto di processo, bensì dove si parla delle persone coinvolte, come a suggerire che potrebbe trattarsi di una persona che ora lavora a quello ma al tempo dei fatti faceva altro. E nell’intero articolo non compare nemmeno una volta, nemmeno una volta, la parola “TAV”.

Bisogna comunque dire che almeno, pur se in maniera accuratamente depotenziata, Repubblica ha dato la notizia; sul sito della Stampa c’era solo un articolo che diceva che gli oppositori della TAV si sono alleati con gli odiati milanesi per portarci via il luminoso futuro cementizio.

La Stampa festeggia però con un altro meraviglioso articolo uscito oggi: questo. In esso, il giornale della fabbrica di auto sostiene che in questo periodo di blocchi del traffico gli ecologisti non hanno tanto da fare gli splendidi, perché anche le biciclette inquinano l’aria. Come? Beh, semplice: l’attrito delle gomme sulla strada solleva le polveri inquinanti depositate in terra e le rimette in circolo nell’aria.

L’argomento è totalmente demenziale: primo perché c’è una differenza fondamentale tra produrre inquinamento, come fanno le auto (i veicoli a motore generano l’85% del PM10 nell’aria), e spostare l’inquinamento già creato da altre fonti. E’ una differenza che capisce anche un bambino, non pensiate che non la capiscano i redattori della Stampa. Secondo, perché a questo punto tutto inquina, anche i pedoni, anche i piccioni, anche le flatulenze del vostro gatto; e infatti l’obiettivo è proprio quello, dire che tutto inquina dunque non fa differenza, e andiamocene pure in macchina.

Se leggete spesso La Stampa, saprete che ogni due o tre giorni su Specchio dei Tempi compare una lettera contro i ciclisti, pericolosi investitori di pedoni, occupanti di marciapiedi, sottrattori di parcheggi e così via; ora anche inquinatori. So che l’idea urta la vostra intelligenza, ma pensateci: La Stampa vi considera così deficienti da pensare che possiate credere che in fondo in fondo un’auto o una bici per l’inquinamento è lo stesso. E voi gli date pure dei soldi.

[tags]giornalismo, malafede, disinformazione, tav, no tav, corruzione, appalti, repubblica, la stampa, specchio dei tempi, torino, inquinamento, bici, traffico[/tags]

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mercoledì 9 Febbraio 2011, 17:23

L’antica città di Ciqikou

È stato davvero triste leggere che una parte dell’antica città di Ciqikou è andata a fuoco l’altro giorno. Ciqikou (pronunciato più o meno zicicou) è un quartiere di Chongqing, la capitale della Cina centrale – una media città cinese di cinque milioni di abitanti, anche se spesso viene definita la più grande area urbana del mondo perché dentro i confini amministrativi della municipalità ne vivono trentadue.

Chongqing è nota soprattutto per essere stata la capitale della Repubblica di Cina (quella di Chang Kai-Shek) durante la seconda guerra mondiale e fino alla sua fuga a Taiwan; per questo è stata un po’ trascurata dai comunisti, fino a quando ultimamente il governo ha deciso di investire sulla città come porta dell’interno cinese. Oggi, la città vera e propria sta venendo rasa al suolo e ricostruita sotto forma di grattacieli modernissimi; tuttavia, a differenza di Shanghai, il processo è un po’ più indietro e dunque ci si può ancora trovare in mezzo a tutte le contraddizioni di questa trasformazione (nonché in mezzo a una temperatura di 43 gradi all’ombra, come successo a noi: è la prima volta che sento il mio corpo emettere calore dall’interno in piena notte, dopo averlo accumulato di giorno).

Ma il vero tesoro di Chongqing è appunto Ciqikou, un vecchio quartiere di pescatori sul fiume Jialing rimasto ancora fermo ai tempi della Cina rurale. Ci si arriva con una dozzina di chilometri di viaggio (pochi euro di taxi) su una tangenziale a sei corsie costruita a mollo davanti alla riva del grande fiume, che però, intelligentemente, finisce nel vuoto subito prima del villaggio, senza distruggerlo. Il villaggio è fatto di vecchie case appena ristrutturate e trasformate in negozi per turisti, che nonostante tutto sono lo stesso interessanti; seguendo i vicoli e la via principale si arriva poi ai piedi del grande tempio Baolun.

Per entrare nel tempio si paga, ma si ricevono in cambio i ceri votivi da accendere; la salita al tempio è devastante, una gradinata non lunghissima ma molto ripida. In cima, però, l’atmosfera è magnifica, e persino in piena stagione turistica vi capiterà di essere soli con i monaci, con le galline e con un paio di gentili signorine che, a gesti, ci hanno dimostrato l’uso dei ceri; in quello stranissimo e affascinante concetto di “nuovo vecchio” – l’architettura antica appena rifatta, col legno lucido e nuovissimo e il cantiere ancora aperto – che caratterizza tantissimi monumenti cinesi.

La parte migliore, però, per me è stato andare oltre il tempio: la zona ristrutturata termina, e si finisce in un agglomerato di case di contadini, aggrappato sulla riva ripida di un torrentello, seguito subito da poveri fazzoletti di terra coltivata a mano. Sulla parte più bassa c’è una piazzetta (dove stanno lavorando al selciato) da cui si vede la piccola valle, e poi si finisce nel terrazzo di un locale che sembra un nostro ristorante di campagna degli anni cinquanta. E’ bello perché è tipicamente cinese, ma soprattutto è tipicamente umano: non è molto diverso da come poteva essere un nostro villaggio di contadini prima che ai vicoli e ai sentieri fossero sostituite le strade.

Non so quanto sia effettivamente andato distrutto nell’incendio, spero non molto – magari solo qualche negozio di souvenir per turisti, o una di quelle rivendite di intestini di pollo annodati e fritti (sì, li ho provati, anche se non lì). Le immagini che vi lascio nel video descrivono a malapena quelli che sono tra i miei ricordi più belli del viaggio in Cina, e che fanno venire voglia di tornare.

[tags]cina, viaggi, chongqing, ciqikou[/tags]

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lunedì 7 Febbraio 2011, 23:11

Ad Arcore, una domenica complicata

È impossibile raccontare per bene una domenica intensa come quella di ieri ad Arcore: bisognava esserci. Sto ancora riflettendo, sto cercando di capire cosa sia veramente successo, ma intanto vorrei condividere alcuni pensieri.

Come Movimento 5 Stelle di Torino e del Piemonte, siamo stati molto incerti sin dal principio se partecipare alla manifestazione per le dimissioni di Berlusconi. Il cosiddetto “popolo viola” è diviso in tante anime, e se quella torinese è ruspante e priva di compromessi, quella nazionale è saldamente in mano all’IDV (l’autoproclamato portavoce Gianfranco Mascia, che peraltro soltanto i media riconoscono come tale, è stipendiato dal partito di Di Pietro). Sapevamo, insomma, che sarebbe stata una manifestazione su cui i partiti dell’opposizione avrebbero cercato di mettere il cappello; e sapevamo anche che Grillo è contrario a queste manifestazioni, vista l’ipocrisia di chi le organizza.

Tuttavia, alla fine io, Biolé e tante altre persone del Movimento abbiamo deciso di andare: ce lo imponevano il sentimento generale e la rabbia di molti dei nostri sostenitori. Abbiamo però deciso di rendere ben chiaro il nostro pensiero, a scanso di strumentalizzazioni, e dunque ci siamo presentati con questo striscione:

licenziamolitutti.jpg

Immaginavamo che non sarebbe stato gradito, ma quel che non avremmo mai immaginato è che i militanti del PD e di IDV sarebbero arrivati direttamente ad aggredirlo, i primi verbalmente, i secondi anche fisicamente. Questo è quel che è successo:

A me ovviamente spiace che si litighi, che ci si divida, che ci siano reazioni così forti a quella che è una posizione, la nostra, più che legittima in democrazia; eppure questa reazione dimostra quanto berlusconiani siano anche i partiti dell’opposizione, coi militanti che adorano il “presidente Di Pietro” come quegli altri adorano Silvio, e con i piddini che si sentono padroni della piazza e danno per scontato di avere un diritto divino di andare al potere dopo Berlusconi. Io penso invece che cacciare Berlusconi per metterci dei berlusconiani meno capaci non serva a nulla; e allora, licenziamoli tutti.

La seconda parte riguarda i famosi “scontri”, di cui tanto avrete sentito parlare. I più cruenti sono avvenuti quando noi eravamo già sull’autobus – immagini qui – e dunque non posso testimoniare, ma dai video sembrano comunque cariche a manganellate contro una dozzina di ragazzi inermi, che si potevano portar via di peso e basta; e infatti oggi i due arrestati sono stati già liberati.

Prima, però, c’è stata la pantomima del corteo-non-corteo. Gli organizzatori hanno insistito che non si doveva andare fino alla villa, ma era ovvio che la maggior parte dei manifestanti fosse lì per quello; e dunque, dal basso, ne è scaturito un corteo pacifico e non violento, cercando di ottenere con la semplice pressione della folla di poter arrivare fino al cancello della villa. Non di rado succede; percorsi e programmi vengono cambiati in corso d’opera accordandosi sul posto tra i rappresentanti della questura e i manifestanti, e nessuno si fa male.

Qui, però, abbiamo avuto a che fare con organizzatori che se va bene erano poco avvezzi, e se va male erano sin dall’inizio intenzionati a far sì che la manifestazione si limitasse a qualche bella foto uso giornali, ma non disturbasse Silvio più di tanto. Fin dal principio hanno cominciato a spaventare la gente, e così la piazza si è divisa, metà ferma lì e l’altra metà in corteo. E quando ci si divide cominciano i guai.

Noi del Movimento, insieme a Resistenza Viola Piemonte, abbiamo scelto la terza via: ci siamo infilati in una strada laterale cercando di arrivare alla villa per un altro percorso, aggirando il corteo già bloccato. I poliziotti erano piazzati talmente male che con due svolte e senza nemmeno volerlo ci siamo trovati oltre il cordone di agenti che bloccava il corteo! A quel punto un po’ di agende rosse e bandiere viola hanno accerchiato da dietro gli agenti, che dopo dieci minuti di tensione sono stati costretti a ritirarsi.

Lì, effettivamente, si è formata una prima linea dei centri sociali contro il cordone di polizia ed è iniziata una guerra di nervi e di parole, occhi negli occhi per due ore – anche se io non ho affatto visto lanciare sassi e bottiglie verso la polizia, come ha dichiarato Maroni oggi. Al primo giro di manganellate noi abbiamo ritirato lo striscione del Movimento, perché la violenza non è tra i nostri metodi, e ce ne siamo andati, rimpiangendo l’occasione perduta: tutti uniti saremmo arrivati alla villa pacificamente, e invece è stato dato modo alla manifestazione di finire come doveva finire, con un gruppetto di persone a scambiarsi spintoni e manganellate con gli agenti, e tutti gli altri a fare da sfondo alle foto di Repubblica e alle dichiarazioni di Mascia alle trasmissioni amiche.

Dopo un po’ di tempo è arrivata una carica più intensa, e ho visto gli infermieri correre e un ragazzo con la testa spaccata e completamente coperta di sangue, e poi l’ambulanza che, incredibilmente, è stata fatta passare proprio attraverso la linea dello scontro. E poi sono arrivate le ridicole dissociazioni del “popolo viola”, ridicole perché è giusto deplorare la violenza, ma non si organizza una manifestazione del genere in un clima del genere per poi scaricare le stesse persone che hai fatto arrivare lì da mezza Italia – e ad andare verso la villa non siamo stati in “venti facinorosi”, ma metà della piazza.

Resta la sensazione che il “popolo viola” – nonostante lo splendido gruppo torinese e nonostante i tantissimi che alla base ancora ci credono – sia ormai nelle mani dei media dei partiti d’opposizione; e che agli stessi partiti interessi soffiare sul fuoco per prendere voti, ma non necessariamente per far cadere Berlusconi. Resta però la sensazione che il clima sia molto teso, e qui mi riprometto anch’io di cercare di non perdere la testa, anche se in quei momenti è difficile, anche se la piazza e la folla sono ambienti che cambiano facilmente la psiche di chi vi si ritrova.

[tags]manifestazione, arcore, berlusconi, popolo viola, idv, pd, mascia, politica, scontri[/tags]

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