Islam batte Occidente
Probabilmente ce ne vergogniamo tanto da mandare questa notizia quasi sotto silenzio, ma l’avvenimento di politica internazionale dell’ultima settimana è stata la presa di Mogadiscio, capitale della Somalia, da parte delle truppe di milizie islamiche, che hanno definitivamente cacciato dal potere i cosiddetti “signori della guerra”, che lo avevano a loro volta ottenuto all’inizio degli anni ’90 esautorando il dittatore Siad Barre (grande amico di Bettino Craxi).
Ricordate la Somalia? Fu proprio in seguito a quella sanguinosa rivoluzione che le Nazioni Unite inviarono una missione di pace, prevalentemente costituita da americani. Ricorderete forse le immagini da film di guerra dello sbarco dei marines sulla costa somala. Ricorderete certamente anche la storia della loro precipitosa fuga, raccontata in quel gran film che è Black Hawk Down. E, nel mezzo, anche dei morti italiani, il checkpoint Pasta, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
Quel fallimento, insieme a quello in Bosnia, segnò la fine delle missioni di pace delle Nazioni Unite, sostituite dalla NATO e dalle “coalizioni di democrazie”. Eppure, la storia si ripete: nessuno degli sforzi occidentali per “conquistare” questi paesi alla causa occidentale è riuscito ad avere successo nel lungo termine, nè in Afghanistan, nè in Iraq. E, oggi, è evidente, nemmeno in Somalia.
Dove i tank dell’esercito americano hanno fallito, hanno invece avuto successo gli insegnamenti del Corano. Perchè? Non lo so, ma il mio sospetto cade sull’idea che, invece di essere centrati sulla violenza, questi insegnamenti propongano un modello di vita; un modello di sviluppo che invece di prevedere la colonizzazione e lo sfruttamento delle risorse da parte di ricche elite “collaborazioniste” (vedansi gli sceicchi in Ferrari) dà delle risposte plausibili, per quanto a noi sgradite, alle masse che muoiono di fame.
Si può occupare un paese con la forza, forse anche sconfiggerlo, ma non lo si può tenere in eterno contro la sua popolazione: è la lezione che Napoleone e Hitler appresero in Russia, e che gli americani hanno appreso in Vietnam e in Iraq. O meglio, dovrebbero ma non hanno, visto che ora parlano apertamente di invasione dell’Iran, un paese di 70 milioni di abitanti, grande cinque volte e mezzo l’Italia.
Mi verrebbe da dire “Auguri”, se non fosse che queste sono le persone che guidano il nostro blocco economico e culturale, e che quindi, nel lungo termine, ne decreteranno il successo. O la sconfitta.