Notti arabe
Se non vi ho ancora parlato di Marrakech, è perchè è difficile raccontare tutti i colori, i suoni e le sensazioni di un mondo così diverso e fiabesco.
Stasera, però, vorrei mostrarvi una foto della grande piazza Jamaa El Fna, il centro della città , da sempre il punto di ritrovo e di commercio tra il Sahara occidentale e le coste meridionali del Mediterraneo, e di lì verso l’Europa. Qui ogni genere di visitatori e viaggiatori viene a vendere e comprare; la piazza è piena di venditori di arance e di datteri, cantastorie circondati da un gruppetto di astanti meravigliati, incantatori di serpenti, domatori di scimmie, negozietti di narghilè o di tappeti, vecchiette che chiedono l’elemosina, giovani locali che si bullano davanti a ragazze velate, e ovviamente turisti (ma sorprendentemente in netta minoranza rispetto ai locali).
Dopo il tramonto, però, il rumore dei tamburi e dei pifferi si fa improvvisamente silenzio, quando dalle torri sopra le moschee i muezzin cominciano la preghiera, rincorrendosi l’un l’altro in una litania dal sapore veramente alieno. In quel momento ci si sente veramente intrusi capitati indietro di secoli, quando Marrakech era la città delle mille e una notte, misteriosa e inconoscibile, piena di pericoli e di ricchezze.
E’ in quel momento che, dalla terrazza di un ristorante, ho preso questa foto, che non riesce a trasmettere altro che un pallido frammento dell’emozione di questa sera.