Dieci giorni di Toro in A
Sono appena tornato dalla cena sociale di fine stagione dei Geneticamente Granata, che è stata una occasione per festeggiare e chiudere l’anno calcistico in bellezza.
Prima di raccontare la serata, però, le notizie: in questi pochi giorni il Toro ha cambiato direttore sportivo, sostituendo Fabrizio Salvatori con Doriano Tosi, ex Modena e Brescello dei miracoli; ha comperato definitivamente Elvis Abbruscato, pagando la seconda rata di 3.5 ME (0.8 ME erano stati pagati a gennaio); ha riscattato dal Parma l’altra metà di Rosina, per una cifra di poco sotto al milione di euro (certo, la prima metà era costata un anno fa 400.000 euro, ma la richiesta iniziale del Parma per la seconda era stata di 1.6 ME); e domani si apriranno le buste per Lazetic e Stellone, cercando di capire se il Toro avrà offerto più di Livorno e Genoa.
L’altra notizia è che sono venuto in possesso di una delle prime copie del DVD “ufficiale” di Toro-Mantova, realizzato dal generoso forumista Blackpanther; è veramente un bel lavoro, che contiene tutta la partita e i festeggiamenti (registrati da Sportitalia) più alcuni filmati inediti realizzati dai tifosi sugli spalti. In uno di questi siamo inquadrati noi della Primavera mentre pestiamo sui tamburi… Se lo volete, andate sull’apposito thread di Toronews, cercate “Torino Mantova” sul mulo, oppure fatevi sentire in privato.
E la cena? Oltre a ricevere in dono da Luk una splendida foto della nostra balconata fatta dal campo (la vedete più sotto), che include il me medesimo che saluta in mezzo ai due aste, è stata una piacevole occasione per una mangiata in buona e abbondante compagnia, circondato da splendide ragazze e da simpatici giovinotti (anche se, diciamocelo, nessuno gentile e raffinato come me). Il ristorante La Gaia Scienza, in cui non entravo dalla quinta liceo, si è dimostrato anche meglio del previsto, rimpinzandoci di roba buona per venticinque euro, e offrendoci anche lo spumante a fine serata. Abbiamo anche ricevuto il saluto delle autorità granatologhe, nella persona dell’esimio Carlo Testa. E insomma, è stato bello, anche perchè è un gruppo di persone diversissime che fino a sei mesi fa nemmeno si conoscevano, e che si è creato grazie al Toro e alla pratica dello stadio.
Ma la cosa più interessante è stata che a mezzanotte e mezza, usciti dal locale, abbiamo deciso che non potevamo non andare a Superga. Ebbene, la lapide di notte è una esperienza ancora diversa; sia il percorso che lo spiazzo sono completamente bui, e arrivarci è una ricerca quasi a tentoni, circondati solo dal vento, dal silenzio, e dalle luci lontane dei paesi della collina. Ma quando ci arrivi, la pila strabordante di sciarpe, di fiori, di disegni, di messaggi, di biglietti di Toro-Mantova ammonticchiati sotto un sasso, intravista al chiaro di luna, è ancora più impressionante.
E’ proprio tipicamente torinese, il fatto che una delle cose più care e preziose ai cuori di questa città si trovi sul retro, non illuminata, non indicata, che se non sai dov’è non la troverai mai; i turisti e persino molti locali potrebbero andare dieci o venti volte a visitare la Basilica di Superga, senza mai scoprire la lapide del Grande Torino. Eppure, è un luogo dell’anima buono per le varie stagioni della vita, diverso a seconda del tempo e degli occhi che lo guardano. E’ un flusso di scambi e fratellanze tra persone che nemmeno si conoscono, dove ritrovi piantata lì una delle bandierine granata della Maratona, e chissà se è proprio quella che, due settimane fa, tu stesso hai montato in un’oretta fugace di un sabato pomeriggio, una goccia in un lavoro ciclopico di decine di volontari, e poi l’hai lasciata andare ed è passata di mano in mano, in modi imprevisti ma sempre sorridenti, gioiosi, fino a ritrovarla lì, al centro della gravità granata.
E’, insomma, uno dei cuori misconosciuti di Torino.