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lunedì 19 Giugno 2006, 21:16

Hero

Ieri in montagna ho inaugurato l’impianto TV satellitare, con il decoder che mi sono portato da casa (sì, funziona). E così, ho colto l’occasione per guardare su Sky Hero, film di Zhang Yimou di cui molti mi avevano parlato bene, ma che non avevo mai avuto occasione di vedere.

Si tratta effettivamente di un gran bel film, sotto vari punti di vista. Racconta, in un intreccio tra storia e Storia, l’unificazione della Cina Originale avvenuta nel terzo secolo avanti Cristo, mediante la conquista da parte del regno di Qin di tutti gli altri regni. Il periodo storico è raccontato però da un punto di vista micropuntuale: un grande eroe ha appena sconfitto tre guerrieri – terroristi, diremmo oggi – che, originari di un regno nemico, hanno più volte cercato di assassinare il re. La stessa storia viene poi raccontata, in modo molto affascinante, in tre o quattro versioni diverse, lasciando lo spettatore a chiedersi quale sia quella vera, per poi avvicinarsi sempre di più alla verità ad ogni iterazione, e tenendo viva la tensione fino alla fine, in attesa di scoprire cosa succederà dei progetti imperialistici del re.

Dal punto di vista estetico, il film è eccezionale; e non parlo tanto dei soliti combattimenti funambolici, che pure lasciano a bocca aperta anche quelli che come me sono amanti del genere, ma proprio delle immagini. Ciascuna versione della storia è caratterizzata da un colore diverso, prima rosso, poi blu, poi bianco, poi verde; e, come tipico delle culture orientali, la tensione e la drammaticità vengono spesso sposate a sequenze ferme o rallentate, specialmente quando si tratta di sconvolgimenti interiori. Persino la drammatica vicenda storica della guerra viene raccontata in una calma e surreale conversazione a due tra il guerriero e il re, che avvolge tutto il film. Gli effetti speciali, dai nugoli di frecce alle gocce d’acqua, sono volutamente eccessivi, ma ugualmente belli da vedere. La meravigliosa natura cinese lo è altrettanto, specie il bosco giallissimo di foglie cadenti o il lago verde e nebbioso su cui si riflettono le montagne.

Dal punto di vista del contenuto, il film offre allo spettatore diversi messaggi, a seconda appunto che si osservi la storia o la Storia.

Sul piano personale, il messaggio del film è che gli uomini sono forti, saggi e nobili d’animo, disposti a sacrificare anche la propria vita per il bene del mondo, mentre le donne sono egoiste, isteriche, violente, irrazionali e fanno del male a tutti coloro che vogliono loro bene, salvo poi piangere disperate subito dopo averlo fatto, perchè non sanno mai cosa vogliono veramente. Probabilmente il regista è un altro del club dei bruciati dall’amore…

Sul piano politico – a parte l’ovvio suggerimento, discendente dal punto precedente, di non includere mai donne in gruppi di attivismo politico o militare e in generale di traghettarle soltanto dalla stanza da letto alla cucina e viceversa – il film si conclude con un certo tono di tronfio nazionalismo cinese, probabilmente obbligato. Credo che dovremo farci i conti per i prossimi cinquant’anni esattamente come abbiamo fatto negli ultimi cinquanta con il nazionalismo americano (ma non temete, i cinesi sono raffinati e Hero è milioni di volte più digeribile, oltre che più bello, di Pearl Harbor o Independence Day). Tuttavia, l’estetica paranazista dell’esercito di Qin, fatta apposta per farvelo odiare fin dal principio, serve a confrontare lo spettatore con la dura realtà: alle volte la guerra è uno strumento necessario per costruire una pace più duratura, e la vittoria definitiva del più forte tra i contendenti è la soluzione che nel medio e lungo termine porta i maggiori benefici alla collettività, più che una pace armata e instabile o la continuazione indefinita della guerra.

Una nota finale riguarda la partecipazione al film di Ziyi Zhang, che è puramente coreografica, oltre che funzionale all’unica, vaghissima scena di sesso del film – e per fortuna che almeno i cinesi non piazzano quelle inguardabili scene di cinque minuti di sesso gratuito solo per fare cassetta. Eppure, dopo La Tigre e il Dragone è chiaro che nessun film cinese mirato al mercato occidentale può fare a meno del nome di Ziyi in cartellone – così come, d’altra parte, non può non schierare Tony Leung se vuol far successo a Hong Kong.

P.S. La sera, invece, ho visto per la prima volta Il Sesto Senso, e devo dire che l’ho trovato eccezionale, molto meglio dei successivi film di Shyamalan, pure carini. Sarà che nei film con bambino intelligente, triste, solitario e abbandonato dal padre mi identifico immediatamente, però mi sono molto commosso.

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4 commenti a “Hero”

  1. Simone:

    Leggendo il titolo della entry ho pensato alla marmellata.

  2. .mau.:

    tanto è così dolce… (la marmellata Hero)

  3. vb:

    Siete due niurànt.

  4. vfgrsdtvsrdtv:

    fgdrstgvd…

    ceasrsv vtrtv werce v weqrqwer rwreqrwr…

 
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