Si chiama mercato (ancora su Lidl)
E’ da un po’ che volevo dare un seguito all’originale post su Lidl, che è tuttora uno dei più commentati di questo blog. Ma stamattina ne parla anche Grillo (ricordo, per chi se lo fosse perso, cosa penso di lui) e quindi non me ne posso più esimere.
Grillo riporta la lettera di un dipendente Lidl, direttore di supermercato, che si lamenta, a fronte di 29.000 euro lordi l’anno, di condizioni di lavoro disumane, fino a 16 ore al giorno, mobbing vario eccetera (per i dettagli vedete il sito di Grillo). Naturalmente, Grillo la riporta senza nessuna forma di contraddittorio, senza nemmeno aver chiesto all’azienda una spiegazione; ma ammettiamo pure che tutto quel che c’è scritto sia vero.
Bene, io mi limito a notare che si chiama “mercato del lavoro” perchè ci sono una domanda e un’offerta. Lidl offre uno stipendio piuttosto elevato per quel genere di lavoro e di qualificazione professionale, e in cambio pretende una quantità di lavoro superiore alla media. Non ti piace? Nessuno ti obbliga a stare lì: puoi cercare un altro lavoro dove ci sia meno da fare, anche se ovviamente ti pagheranno di meno (e ci mancherebbe).
Tra l’altro, ho un amico che fa il direttore di supermercato, in una catena concorrente, francese. Non so cosa guadagni adesso, ma fa la stessa identica vita descritta nel post di Grillo; addirittura si è dovuto trasferire da Torino a Roma su richiesta dell’azienda. E i prezzi delle altre catene sono più alti; allora preferisco ancora Lidl, che spreme le persone al massimo esattamente come tutti gli altri, ma almeno non si intasca il risparmio conseguito, e lo gira almeno in parte ai clienti.
In un certo senso, io vado da Lidl anche perchè è capace a far lavorare di più i propri dipendenti, e quindi di offrirmi prezzi migliori; siccome ho sentito parlare di turni massacranti e tagli sui permessi, ma non certo di bambini che inscatolano biscotti o di gente picchiata sul posto di lavoro, non mi sembra che vada oltre al lecito. Se davvero lo fa su cose che non possiamo vedere, su ferie, malattia e così via, basta rivolgersi alla legge o ai sindacati. Lamentarsi e basta mi sembra scorretto; se ci sono dei fatti specifici, che li si sollevi nelle sedi opportune. Ma le cassiere che incrocio regolarmente tutte le settimane non mi sembrano nè deperite, nè depresse, nè incazzate, nè diverse dalle cassiere di qualsiasi altro supermercato.
Chiudo con un pensiero per Beppe: sei divertente, hai talento, hai il merito di tirare fuori faccende di cui gli altri spesso non parlano, ma… sai com’è, nel giornalismo ci sarebbe anche un’etica professionale. Trovo molto scorretto sparare a zero (su chiunque, azienda o persona che sia) senza prima averle dato l’opportunità di fornire una replica e di pubblicarla fianco a fianco alle accuse. Ma poi, si sa, c’è il rischio che, esaminato in modo imparziale, il caso si sgonfi… e se Grillo non trova una persona al giorno da bruciare, come fa a mantenere il traffico elevato?