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Archivio per il giorno 2 Luglio 2006


domenica 2 Luglio 2006, 21:08

[[Red Hot Chili Peppers – Easily]]

Questo brano dei Red Hot Chili Peppers, che risale al 1999 e al loro disco di maggior successo (Californication), mi torna spesso in mente, a intervalli regolari. La musica non è soltanto bella, ma ha in se qualcosa di eccezionalmente vitale; la strofa, in minore, parla di tormento e movimento, di cose che cambiano e succedono, di una barca in mezzo ai marosi dell’oceano; il ritornello, invece, è un momento di sollievo e di tranquillità, la stessa barca al sole sulle acque piatte di una laguna.

Le parole, come spesso accade nei RHCP, non sono immediatamente comprensibili; trasmettono, più che dire. C’è chi la interpreta come una canzone pacifista, chi come una canzone per un amore che finisce; probabilmente, come da riferimenti allo Zen, è semplicemente una serie di fotogrammi e di estratti di vita che si alternano sul basso robusto e ondeggiante di Flea, finchè alla fine nulla rimane e di tutto ci si libera. Forse è proprio per questo che questo temporale dolce-amaro mi piace tanto.

Easily, let’s get carried away
Easily, let’s get married today
Shao Lin shouted a rose from his throat
Everything must go
A lickin’ stick is thicker when you break it to show
Everything must go

The story of a woman on the morning of a war
Remind me if you will exactly what we’re fighting for
Calling calling for something in the air
Calling calling I know you must be there

Easily, let’s get caught in a wave
Easily, we won’t get caught in a cage
Shao Lin shakin’ for the sake of his soul
Everything must go
Lookin’ mighty tired of all the things that you own
Everything must go

I can’t tell you who to idolize
You think it’s almost over but it’s only on the rise
Calling calling for something in the air
Calling calling I know you must be there
The story of a woman on the morning of a war
Remind me if you will exactly what we’re fighting for
Throw me to the wolves because there’s order in the pack
Throw me to the sky because I know I’m coming back

Shao Lin shakin’ for the sake of his soul
Everything must go
Lookin’ mighty tired of all the things that you own
Everything must go

The story of a woman on the morning of a war
Remind me if you will exactly what we’re fighting for
Calling calling for something in the air
Calling calling I know you must be there
I don’t want to be your little research monkey boy
The creature that I am is only going to destroy
Throw me to the wolves because there’s order in the pack
Throw me to the sky because I know I’m coming back

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domenica 2 Luglio 2006, 11:42

Notti arabe (elettroniche)

Come sapete, ho passato tutta una settimana in terra araba, nella città delle mille e una notte; un luogo affascinante e pieno di suggestioni (di cui vi devo ancora raccontare, se non fosse che ho così tante cose da dire che probabilmente a scriverle ci metterei troppo).

E, parlando di suggestioni, ce n’è una che mi è rimasta in testa per tutta la settimana, come un filo conduttore. Alle immagini notturne di Marrakech, difatti, la mia mente ha associato con insistenza e senza indugio alcuno uno dei primi giochi per computer che abbia mai avuto, il mitico Arabian Nights per Commodore 64.

Si trattava di un gioco eccezionale ed affascinante, che nell’anno del signore 1984, passato dalla vecchia console Intellivision al nuovo fiammante C=64, diventò subito un mito. In sè, il gioco era semplice; si trattava di un platform in cui bisognava saltare da una parte all’altra dello schermo, evitando mostri ed ostacoli vari, per raccogliere le lettere con cui formare la parola ARABIAN. Era però arricchito da alcuni particolari straordinari: la grafica arabeggiante e bellissima, che a noi bambini faceva sognare; il primitivo text-to-speech (praticamente incomprensibile, tanto che ci avevano messo i sottotitoli) con cui una voce computerizzata presentava i livelli; e l’eccezionale musica, in cui Chris Cox (uno dei più quotati compositori dell’epoca) riarrangiava la Sherazade di Rimskij-Korsakov in quella che resta una delle pietre miliari della musica per C=64.

Il problema era che il gioco, viste le limitate capacità del C=64, non poteva avere più di tot quadri; e quindi, era per forza difficilissimo! Ricordo giorni e giorni passati a provare senza successo ad andare avanti, arrivando al massimo al secondo o terzo quadro; e una certa intensa frustrazione, superata però senza problemi grazie al senso esotico di meraviglia che il gioco generava. Del resto, beffardamente, il gioco i quadri te li faceva vedere tutti, come demo, uno dopo l’altro; e finivo spesso per guardare quel film di edifici arabi e mostri misteriosi, immaginando di poterci un giorno arrivare anche io.

Pertanto, questa settimana, mi sono messo all’opera; ho scaricato l’ultima versione di VICE, ho trovato il disco con il gioco, e ho provato a giocare. Sul mio iBook girava, ma giocare con la tastiera di un portatile era praticamente impossibile; e così, mi ci sono messo stamattina, sul fisso di casa. Visto a doppia dimensione su un plasma a 42 pollici, con un impianto stereo 5.1, e un segnale audio digitale a 96 kHz, e insomma con tutte le diavolerie elettroniche che vent’anni fa non potevamo nemmeno immaginare, il gioco è ancora bellissimo, e la musica è ancora eccezionale.

Bene, ho pensato, adesso sono adulto, con vent’anni di esperienza coi computer: finalmente riuscirò ad andare un po’ avanti in ‘sto gioco. E invece no: porco cacchio, non sono riuscito nemmeno ad arrivare al secondo quadro, fallendo miseramente e in molti casi in modo ridicolo… Poco male: vorra dire che aspetterò altri vent’anni, e riproverò quando ne avrò cinquanta!

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