Restringimenti
Come vi avevo detto, oggi sono andato dai miei parenti a Loano.
A Loano ho passato praticamente tutte le mie estati e molti dei miei weekend, fino ai vent’anni. Poi, piano piano, sono cresciuto e ho cominciato ad andare in vacanza da solo e ad avere i miei giri di amicizie altrove, e nel frattempo alcuni dei miei parenti sono mancati, altri sono invecchiati, e la casa dove andavamo d’estate è stata venduta. Insomma, adesso ci vado in media una o due volte l’anno, a Natale e a Pasqua, e nemmeno sempre.
Questa volta, comunque, è stata la prima dopo parecchio tempo, e anche la prima con la macchina nuova. Non so se sia dovuto a questo, ma i luoghi che pure riconosco ancora perfettamente mi hanno fatto una impressione molto strana: mi sono sembrati… più piccoli.
La Liguria è da sempre soffocata dal cemento, con stradine strettissime e case costruite ovunque. Eppure, stavolta mi è sembrata un budello persino l’autostrada, con quelle gallerie lunghissime intervallate da salite, discese e viadotti; e poi, nonostante ultimamente abbiano sfondato interi muretti per allargarla e fare delle nuove rotonde, mi è sembrata stretta e intasata di auto anche l’Aurelia; e poi tutte le altre vie del paese, strette e vecchie – forse anche perchè quelli del posto, da buoni liguri, in trent’anni non hanno nemmeno dato il bianco alle case, o cambiato le insegne dei negozi.
Forse è perchè ho memorizzato tutti questi luoghi con gli occhi di un bambino; ma quelli che una volta mi sembravano stradoni, oggi si rivelano a malapena capaci di far passare due macchine, fermandosi per riuscire a incrociarsi; e percorsi lunghissimi durano in realtà trenta secondi di macchina.
La sensazione è stata più forte quando, salendo verso la vecchia casa, ho affrontato quello che all’epoca era un temibile doppio curvone in salita, sulla cui rampa si rischiava la vita, e che ora è poco più di una chicane sulla stradina. Questo anche perchè hanno abbattuto la palazzina che stava sulla curva, per costruire nuove case; e a questo scopo hanno invaso anche il terreno retrostante. Subito dopo la curva, difatti, la strada era fiancheggiata da quello che nei miei ricordi era un lunghissimo campo di ulivi, sempre pieno di reti rosse distese sotto le fronde, per raccogliere i frutti senza che cadessero a terra.
Ora, al posto di quel campo, ci sono… due mucchi di ghiaia. Grandi, eh; ma pur sempre due mucchi di ghiaia, messi lì per preparare il terreno per il cantiere delle nuove case. In auto, ci abbiamo messo tre secondi a fare quello che, da bambino, era un mezzo viaggio in direzione del mare.
Non so bene che morale trarre da questa storia; forse, che sarebbe bene tenere i propri ricordi d’infanzia ben archiviati in un cassetto, e ben slegati dalla nuova realtà dei luoghi dove si sono svolti.