Ruspe
Questo post è in memoria di una entità che non c’è più. E non si tratta dell’immensa e ben visibile trasformazione dello storico Stievani di largo Giachino, il primo supermercato di elettronica di consumo della storia del Piemonte nonchè promotore di alcuni leggendari spot della nostra infanzia, nel nuovo gigantesco punto vendita di un altro e recentemente rinato marchio storico degli anni ’80, il mobilificio Aiazzone (c’è certamente una morale in tutto questo, ma al momento mi sfugge).
Si tratta invece della più modesta e marginale sparizione di un luogo davanti al quale, se abitate a Torino, sarete probabilmente passati molte volte, magari senza nemmeno notarlo: il giardinetto della curva di via Stradella.
Chiuso tra la curva in salita più intasata di Torino, la ferrovia per Milano, e la stazione Dora, si trattava di un quarto di cerchio semiabbandonato, dotato di qualche albero, qualche aiuola, qualche panchina, e tanta immondizia abbandonata qui e là . Non serviva a molto, non era nemmeno attraversabile per andare da qualche parte, era proprio un angolino di verde in una zona che non ne ha molto, ma che sta per ricevere in dono il nuovo parco sulla Dora, o meglio quello che ne resterà dopo la realizzazione di bonifiche, palazzi, ferrovie e strade di scorrimento.
Per me, comunque, era anche il luogo di alcuni ricordi specifici, legati alle mie pause pranzo nel periodo in cui lavoravo a Vitaminic in via Cervino. Non è l’unico luogo in cui ho ricordi specifici a sparire, anche se ultimamente stanno diventando parecchi. Ma arrivare lì in bicicletta e scoprire che un intero giardinetto, certo piccolo, ma comunque dotato di tutte le caratteristiche di un giardinetto, è stato sostituito da una spianata di terra gialla…
L’hanno raso al suolo, letteralmente, e ora non è nemmeno più un luogo, è uno spazio non significativo perchè trasparente allo sguardo, una intercapedine urbana al bordo della via. Visto così è microscopico, e non diresti mai che prima lì potesse starci qualche cosa; proprio come quando prendi la vecchia e grigia casa della nonna e la ristrutturi in modo moderno, unendo l’ingresso, il tinello e il salone, e poi ti chiedi come facessero a starci tre camere in quell’area lì.
L’hanno raso al suolo per allargare la strada, perchè dopo aver abbattuto la sopraelevata di corso Mortara le macchine strabordano ovunque, e la città è tagliata in due da un serpentone di auto in coda e bestemmianti. E così, allargheranno il ponte di via Stradella, taglieranno i binari della Torino-Ceres per tornare in giù, e passando davanti alla vecchia fabbrica si ricongiungeranno a corso Mortara davanti alle nuove “torri del parco”, un mostro urbanistico dei palazzinari che ha sfigurato un quartiere di vecchie casette.
Le auto, finalmente, potranno sciamare un po’ meglio. Basteranno pochi anni perchè del giardino si perda la memoria, nella storia anonima della periferia di una grande città , che respira, cresce e cambia proprio come le sue persone. Ma mi piaceva, nel mio piccolo, lasciarne una traccia.