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Archivio per il mese di Aprile 2007


venerdì 20 Aprile 2007, 14:49

Giornata frizzante

La notizia vera e propria è rimandata al prossimo post; questo è il preludio legato all’ennesima bella giornata di sole. Sembra di stare al mare, oggi, a Torino; uscendo in bici e con le maniche corte, si fende il vento mentre le persone si allargano e cercano l’ombra, in un’aria che sa d’estate e di tranquilla pigrizia.

Proprio la bici è una causa di tutto; ieri pomeriggio, dopo solo un mese, mi sono deciso finalmente a portarla dal ciclista nuovo. Già, perchè il problema, come vi dissi, è che il ciclista sotto casa mia ha chiuso senza lasciare traccia; e così, dopo il viaggio a Lisbona, ho dovuto passo passo risolvere il problema. Prima ho impiegato giorni per trovare la giusta chiave di ricerca sulle Pagine Gialle, per trovare altri indirizzi di negozi atti allo scopo; poi ho individuato il più vicino a me, sito in via Villa Giusti, a un quarto d’ora abbondante a piedi; poi ho speso inutilmente venti minuti per provare a far entrare la bici nella 147 (eppure nella Punto entrava); poi ho cercato inutilmente il manuale della bici per capire come smontare la sola ruota; poi mi sono rassegnato e ieri, presa in mano la situazione, mi son deciso ad accompagnare la bicicletta a mano fin là.

Ebbene, non solo il negozio c’era, era aperto e riparava anche le bici, ma il vecchio signore che c’era dentro me l’ha fatta lì sul momento, e già che c’era mi ha anche dato due martellate alla carena dove non stava dritta, e mi ha persino riavvitato la luce posteriore (voglio dire: ho una luce posteriore, mica un catarifrangente, e non me n’ero mai accorto). Il tutto per sette euro in un quarto d’ora.

E così, felice per aver risolto da solo la situazione, stamattina ho imbracciato la bici per il giro per appuntamenti, e poi mi sono concesso, vista la giornata, anche il pranzo in centro. Ed era decisamente una giornata fortunata, perchè, andando dove normalmente non passo, ho scoperto che da oggi a domenica ai Giardini Reali si tiene una cosa denominata Mercato Europeo.

In pratica, i giardini sono pieni di decine e decine di bancarelle da tutte le parti d’Italia e d’Europa; non solo salumerie e formaggerie umbro-toscane (porchetta in primis), pecorini sardi uno più invitante dell’altro – da quelli che richiedono la sega elettrica per il taglio a quelli abitati da un team di vermi, che se vedono che sei interessato si attivano e ti inseguono col pecorino in spalla per la via – e olive e pasticceria siciliana, ma veri e propri stand tedeschi, austriaci, olandesi, francesi, persino uno spagnolo con la paella; popolati veramente da tedeschi, austriaci, olandesi, francesi e spagnoli, che si fanno capire a gesti. C’è persino uno stand di maialerie e porcaggini sponsorizzato dalla leggendaria birra Köstritzer, con tanto di cartelli “Qui spezialità di nostro titolare di ditta” a provarne l’autenticità!

Dunque, io ho deciso di evitare il bratwurst, i maialini e pure i wafer bavaresi con lo spumone dentro – pur concedendomi un’ottima birra artigianale di vicino Norimberga – e di puntare su focaccia umbra con un prosciutto crudo di Norcia che sembrava ancora sanguinare; ma sono fortemente tornato di tornare stasera con la sporta a fare razzia di tutte le specialità indimenticabili della gastronomia tedesca (ma anche di quelle dimenticabili, tipo i cetrioli con spezie in acido).

Nel frattempo, ho ripreso la bici per il ritorno, con l’allegria norimberghese nelle vene, e mi sono divertito a percorrere via Garibaldi affollata di gente un po’ come in un Carmageddon, pardon, Bikemageddon animato. Per aumentare il livello di difficoltà, mi sono persino messo contemporaneamente a cantare sottovoce una traduzione simultanea in francese di Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli (“j’ai vu la difference entre lui et toi, et j’ai choisi toi”). Ho provato anche con quella in piemontese, ma non rende, visto che la stessa frase diventa “mi i-j’hai dilo che col lì a l’era un disgrassià, ch’a l’era ‘n ciola, nen bon a gavese la nata da sol, ma sta fieula a capìa pì nen, a l’era pròpi bin ciapà”; e nel ritmo della musica non ci entra.

E con questo vi lascio, e vado a lavorare.

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giovedì 19 Aprile 2007, 14:49

Emergenze

Poco fa, il mio televisore, casualmente rimasto acceso su Rai Tre, ha rimandato l’apertura del telegiornale. In video si è presentata una attempata signorina che, invece di dirci che cosa è successo oggi, ha attaccato un pippone infinito per spiegare che oggi i servizi andranno in onda senza i nomi dei giornalisti, in solidarietà con lo sciopero di Repubblica; e ha chiuso con toni da tragedia, paventando “l’emergenza democratica per la mancanza di un tavolo per il rinnovo del contratto”. In pratica, la democrazia in Italia sarebbe in pericolo perchè non si aumenta lo stipendio ai giornalisti.

Ad essere sinceri, però, l’emergenza democratica in Italia c’è tutta: è data da cinquant’anni di giornalismo italiano che, con poche gloriose eccezioni, si è distinto per servilismo e per la scarsissima attitudine a occuparsi di questioni scomode per i potenti di turno. Se avessimo dei media che parlano davvero e senza peli sulla lingua di come viene malgestito e depredato questo paese – invece di propinarci voyeurismi su bambini sgozzati e infiniti servizi su come combattere la canicola d’aprile – forse la gente sarebbe più attenta e più capace di accorgersi di come viene quotidianamente gabbata.

E invece, subito prima del pippone – durante il TGR Piemonte, una delle testate più servili che esistano in giro – mi sono dovuto subire un allucinante servizio di cinque minuti sulla “tangenziale verde di Torino”: le famose aree Borsetto (tra Borgaro, Settimo e Torino) che vanno dalla Falchera al parco Chico Mendes. Per cinque minuti mi sono dovuto subire le scene del sindaco di Borgaro e dell’ex senatore Vallone che, ripresi davanti a un vialetto sterrato circondato da quattro alberelli striminziti, magnificavano i loro risultati nel preservare queste aree dall’edificazione; nel contempo chiedendomi quale mai notizia fosse questa, visto che tali aree sono verdi e non edificabili da sempre. La risposta è arrivata negli ultimi dieci secondi del servizio, in cui, en passant, si diceva che tutto ciò si sta concretizzando nella firma di un accordo con il gruppo Ligresti, proprietario di molte di queste aree, che avrebbe permesso a quest’ultimo di costruire 270.000 (duecentosettantamila) metri quadri di nuove case ed uffici a Mappano e persino attorno ai laghetti della Falchera, “nonostante la preoccupazione di alcuni gruppi ambientalisti”.

Noi, per fortuna, abbiamo Internet; e se la mette in questo modo persino l’allineatissima Busiarda, qualche dubbio sull’operazione viene per forza. Tuttavia, dopo il servizietto di oggi, certamente l’anonimo giornalista che ne è stato responsabile meriterà l’aumento per il quale la categoria duramente combatte. Anzi, chissà che non glielo allunghi direttamente Ligresti!

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mercoledì 18 Aprile 2007, 12:56

Euro 2012 a Polonia e Ucraina

Ok, sono contento. Ma non tanto perchè la Juve, se vorrà rifarsi il Delle Alpi, dovrà pagarselo di tasca propria invece che con le mie tasse; non è certo stato quello il motivo della sconfitta. Magari è stato veramente qualche maneggio di basso livello, una vendetta di Platini o chissà cosa; ma ritengo seriamente probabile che il resto d’Europa, pur con tutti i propri limiti, sia seriamente schifato dalla situazione del calcio italiano, e della pervicacia con cui noi rifiutiamo di cambiare alcunchè.

Non credo che all’UEFA abbiano mai letto il nostro appello, ma i fatti riportati erano evidenti e noti a tutti; le immagini della polizia belluina di Roma-Manchester e le facce di Abete e Matarrese appena rieletti hanno fatto il giro del continente.

Naturalmente, sarebbe troppo sperare che ora i suddetti signori – ma anche Moggi, che continua a muovere mezzo campionato, e lo stesso Galliani – mollino le seggiole su cui, col beneplacito di Prodi e Melandri e senza dimenticare quel grand’uomo di Guido Rossi, si sono rimessi. Comincio a pensare che l’Italia abbia solo da marcire definitivamente, mentre sempre più italiani di valore traslocano all’estero.

E quindi, buttiamola sul ridere: includo un regalo per i gobbi (ma anche per i palazzinari affiliati che erano solo lì che aspettavano altri appalti). Se, visto che nessuno ve lo paga, deciderete di non fare più il megastadio, potrete almeno consolarvi con l’immaginazione nel cortile di casa. Bruuum!

Ruspa-W190-New-Holland-32e.jpg
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mercoledì 18 Aprile 2007, 11:22

CODCIFIS.CLI

Per un sito che sto realizzando, ho bisogno di un sistema di calcolo del codice fiscale integrato nel resto dell’applicazione, e quindi di un database dei codici corrispondenti a ciascun comune d’Italia.

Non volendo utilizzare dati obsoleti o di dubbia provenienza, mi sono recato fiducioso al sito dell’Agenzia delle Entrate, dove spiega come funziona l’algoritmo (pasticciatissimo e messo in crisi dall’immigrazione cinese, in cui si chiamano tutti allo stesso modo) per calcolare il codice, e rimanda per competenza all’Agenzia del Territorio per i codici dei comuni.

E così, sul sito dell’Agenzia del Territorio – il cui motto “Qualità ed equità” alla luce del seguito si commenta da solo – ho trovato questa pagina, che offre alla collettività l’accesso pubblico all’elenco dei codici. Il problema, ovviamente, è come lo offre. Ma siccome non ho voglia di scrivere il solito rant senza speranza contro l’inconcepibile insipienza informatica della maggior parte delle amministrazioni ministeriali, mi limito a riportare pari pari l’intero testo della pagina.

Mi chiedo soltanto come possa qualcuno, nel 2007, offrire come servizio pubblico lo scaricamento di un insieme di codici (ossia un file di testo o un foglio di calcolo con quattro colonne) sotto forma di un applicativo solo per Windows, che richiede lo scaricamento di otto parti separate sotto forma di zipponi da reincollare e installare uno sull’altro, richiede un “P.C. IBM o IBM compatibile”, si installa a forza in “C:\NAZIONAL” (Windows 3.11 rulez) e, come dice la nota in piccolo, sovrascrive “alcuni file .ini e .dll” per cui “può pregiudicare la funzionalità delle applicazioni preesistenti”. E il metodo di aggiornamento previsto è confrontare la data “nel menu Aiuto/Informazioni” con quella “proposta in questa pagina”. In compenso, però, è “dotata di Aiuto in linea (sottolineato)! Chissà se avranno pagato 45 milioni di euro anche per questo lavoro…

Codici dei Comuni d’Italia e degli Stati Esteri

La procedura permette la ricerca dei Codici dei Comuni d’Italia e degli Stati Esteri.

Viene utilizzata da tutti quegli Enti, Amministrazioni e Società che hanno la necessità di verificare l’esattezza del codice del comune da inserire nel Codice Fiscale.

La procedura “Codici Nazionali e Stati Esteri” è operante in ambiente WINDOWS ed è dotata di Aiuto” in linea.

Le ricerche sono consentite per: provincia, denominazione e codice per i comuni d’Italia e per denominazione, codice e continente per gli Stati Esteri.

Requisiti del sistema.

  • P.C. IBM o IBM compatibile;
  • 8 Mb Ram;
  • 13 Mb di spazio libero su Hard Disk;
  • Windows 3.11/95/98/me/2000/nt.

Per una corretta visualizzazione della procedura, lo schermo deve essere impostato a Super VGA 800×600 – 256 Small fonts o compatibili, rispettando almeno la risoluzione 800×600.

Modalità di installazione del Software

Dopo averli trasferiti via FTP, eseguire i quattro files autoscompattanti in una cartella di appoggio:

Avviare l’installazione con il Setup.

N.B.L’APPLICAZIONE SCARICATA E’ PRIVA DI ARCHIVI, CHE DOVRANNO ESSERE SUCCESSIVAMENTE INSTALLATI NELLA DIRECTORY “NAZIONAL”

L’installazione creerà automaticamente il gruppo di programmi “Agenzia Territorio – OSI – AGO” e l’icona.

ATTENZIONE: Durante l’installazione della procedura, verrà chiesto all’utente di sovrascrivere alcuni file .ini e .dll che sono utilizzati normalmente da altre applicazioni.
Rispondendo “Si” si può pregiudicare la funzionalità delle applicazioni preesistenti; rispondendo “no” la procedura “Codici nazionali e stati esteri” verrà installata, ma non sarà possibile effettuare le stampe.

Caricamento/aggiornamento banche dati

Dopo averli trasferiti via FTP, eseguire i due files autoscompattanti nella cartella “NAZIONAL”:

Copiare i files italia.dbf, tab_prov.dbf e esteri.dbf nella cartella C:\NAZIONAL, creata dall’installazione, e rispondere SI alla richiesta di sovrascrittura file. La prima volta che si esegue il programma, dopo il caricamento delle banche dati, far eseguire la funzione Ordinamento Archivi dal menu File.

L’operazione Caricamento/aggiornamento banche dati, va eseguita da chi ha già installato l’applicazione ogni volta che vengono pubblicati nuovi aggiornamenti (confrontare le date presenti in questa pagina con quelle proposte dalla procedura nel menu Aiuto/Informazioni).

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martedì 17 Aprile 2007, 22:32

Buona la prima

Mah… ad essere onesti, abbastanza pietosa: in un’ora (due episodi) di improvvisazione teatrale a tema comico, ho sorriso spesso ma avrò riso forse un paio di volte (parliamo di Buona la prima, il nuovo show di Italia 1 con Ale e Franz, iniziato stasera e ricalcato su un format tedesco di successo). Sul palco sembrano tutti non saper che fare, cercando poi di strafare – il trionfo della recitazione sopra le righe – quella rara volta che gli danno un suggerimento potenzialmente divertente; e la puntata, ad ogni modo, finisce prima che si possa costruire un qualsiasi intreccio d’interesse. Ma soprattutto, manca il ritmo: la reazione è troppo lenta.

Può darsi che il concetto di improvvisazione in sè – l’immedesimarsi nell’attore che riceve un suggerimento e deve arrabattarsi per metterlo in pratica – sia divertente per un popolo socialmente inamidato come quello crucco, ma per chi, come noi, si arrabatta tutto il giorno, non c’è nulla di speciale. Vedremo se migliora, anche se si son già giocati Enrico Ruggeri e Elio – nonchè quella cavallona della Magda Gomes – nella prima puntata.

Peraltro, sempre per innovare, Italia 1 ha piazzato subito dopo un rifacimento con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu della Strana coppia versione TV americana, datata nientepopodimenoche 1970. Quando si dice la fantasia.

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martedì 17 Aprile 2007, 17:43

Strade dell’est

Non che sia andato particolarmente ad est, oggi – è piuttosto questione di Battiato in playlist -; ma in questi ultimi due o tre giorni mi sono decisamente ritrovato in mezzo a un incrocio di strade. Peccato che di alcune non possa raccontare in pubblico, per altre sia prematuro, e insomma non è che proprio sempre possa esporre tutti i cavoli miei sul blog.

Volevo però comunicare la sensazione di una giornata assolata, in cui, per rivendicare che io sono mio, sono persino andato a sfruttare il tre per due sulle polo alla Robe di Kappa. Cioè, mi è venuta sinceramente voglia di comprarmi dei vestiti nuovi: quasi quasi non mi riconosco! E aspettate che sfoggi la mia nuova camicina finto consunta verde pisello…

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lunedì 16 Aprile 2007, 18:42

Addirittura

Pochi giorni dopo la tragedia degli italiani costretti a due giorni di vacanza extra alle Maldive, è di nuovo dramma: un’altra tragedia di italiani costretti dalla rottura di un aereo a due giorni di vacanza extra in Kenya.

So che stare dall’altra parte del mondo controvoglia non è piacevole, però non credo di potermi abituare alle lamentele che emanano dalle interviste di questi romani o veneti in crisi d’astinenza da Italia. Arrivano all’aeroporto e il giornalista gli chiede: allora, è stato pesante? E loro: un dramma, una tragedia. Addirittura, ci hanno messo per una notte in un villaggio vacanze diverso da quello che avevamo prenotato. Addirittura, ci hanno messo sei ore a riparare un aereo. Addirittura, non c’era una presa elettrica per ricaricare il telefonino e la nonna è stata in pensiero. Addirittura, all’aeroporto non ci hanno dato bottiglie d’acqua minerale ma solo quella del rubinetto. Addirittura, il mio bambino (questo di solito è detto da quelle mamme che dicono “il mio bambino” e poi fanno una pausa per permettere al mondo di fermarsi e riverire il suddetto) è rimasto due ore su una seggiola dell’aeroporto. Ah, ma gli faremo causa, è uno scandalo, è indecente!

Io, per tutta questa gente che va in Kenya per lamentarsi che non è Riccione, privata per due giorni addirittura della propria scorta di “yogurt limone e meringhe” e della puntata settimanale di Carabinieri 6, proporrei una cosa: gli farei passare i due giorni nelle stesse condizioni di vita dei camerieri e delle cuoche locali che hanno lavorato per loro nel villaggio vacanze. Vediamo poi se si lamentano. Addirittura.

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domenica 15 Aprile 2007, 11:11

Markette

Capisco che i telecronisti Rai della Turin Marathon debbano per contratto cercare di magnificare le bellezze della città ospitante; ma dire “Certo che stiamo vedendo sempre degli scorci molto molto belli” quando la telecamera dall’elicottero rimanda una veduta d’insieme della curva delle cento lire (dice proprio così la sovraimpressione, “Curva delle 100 lire”, anche se tecnicamente si chiama Lungo Stura Lazio) non mi sembra proprio credibile…

D’altra parte, quando ho acceso il televisore stavano intervistando il tristemente noto assessore Montabone, e il telecronista ha commentato dicendo: “Che politico, questo Montabone!”.

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sabato 14 Aprile 2007, 11:47

Credito Zero

Come forse già saprete – o più probabilmente non saprete, visto che alla conferenza stampa di lancio si sono presentati tutti i giornali e le emittenti torinesi ad eccezione di La Stampa e TGR Piemonte – è stata formalmente presentata una richiesta di referendum abrogativo per la delibera del Consiglio Comunale che permette alla Juventus di ottenere un regalo da 66 milioni di euro dalle tasche dei cittadini per costruirsi un centro commerciale.

Ricapitolando, tale delibera concede il (necessario) sostegno della Città al fatto che gli Europei 2012, se assegnati all’Italia, si svolgano allo stadio Delle Alpi (precedentemente svenduto alla Juventus a prezzo stracciato) anzichè al nuovissimo Olimpico, di proprietà della città stessa; e al fatto che la Juventus possa usufruire, per la ristrutturazione del suddetto, di un prestito del Credito Sportivo (istituto statale) concesso al tasso zero che si applica agli enti pubblici per le grandi manifestazioni sportive, anzichè ai tassi di mercato normalmente applicati ai privati.

Grazie a questa decisione, la Juventus è passata da un progetto di ristrutturazione minimale da 18 milioni di euro (vedi dichiarazioni della Juve a La Stampa del settembre 2006) a un progetto faraonico da 120 milioni di euro; i 102 milioni extra servono per un megacentro commerciale, che altrimenti non si sarebbe potuta permettere. Già, perchè si calcola che il costo degli interessi su 120 milioni di euro di mutuo pluridecennale sia di circa 66 milioni di euro, che invece della Juventus metteranno i cittadini. In pratica, lo Stato, con i nostri soldi e grazie all’appoggio del Comune, regalerà alla Juventus oltre un terzo del suo centro commerciale, e le permetterà di pagare il resto a rate nei prossimi venti o trent’anni.

Cosa ancora peggiore, la Città avrebbe potuto decidere invece di far convergere i fondi degli Europei sul suo stadio piuttosto che su quello di un privato – uno stadio, inoltre, che allo stato attuale rischia seriamente di essere chiuso e abbandonato dopo tre anni dall’inaugurazione, visto che così com’è ora non è adatto al calcio di serie A ed entrambe le squadre non vedono l’ora di andarsene altrove (ah già, ma Chiamparino disse che ci metterà il rugby).

Mentre la questione è arrivata persino all’antitrust europeo – la Juventus è una società privata a fine di lucro, in competizione con altre società di tutta Europa in lucrose competizioni internazionali, e questo prestito si configura quindi come un aiuto di Stato al fine di alterare la concorrenza – a Torino si è dato il via a questo referendum. E’ necessario raccogliere duemila firme nei prossimi giorni; dopodichè, una commissione comunale valuterà l’ammissibilità, e in questo caso sarà necessario raccoglierne altre diciottomila per poter arrivare al voto la primavera prossima.

Per ora, sarà possibile firmare davanti allo stadio Olimpico prima di Toro-Atalanta, domenica pomeriggio; probabilmente dalla settimana prossima si potrà firmare anche in Municipio (informazioni sul blog). E’ necessario un documento valido (e un pubblico ufficiale). Passate parola.

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venerdì 13 Aprile 2007, 14:05

L’Italia del manganello

Non conosco in dettaglio la situazione dei cinesi a Milano; certamente non dubito che i commercianti cinesi compiano numerose infrazioni al codice della strada, e specificatamente a quelle norme di microgestione da paese socialpaternalista, tipo “i taxisti non possono usare il taxi per andare a fare la spesa” (davvero!) o appunto “è vietato il trasporto di merce all’ingrosso in veicoli ad uso privato”.

Allo stesso tempo, faccio fatica a non credere a ciò che raccontano oggi i cinesi stessi su tutti i giornali, cioè che molti ghisa milanesi, col beneplacito o perlomeno entrambi gli occhi chiusi da parte dei propri capi, abbiano preso a considerare via Paolo Sarpi come territorio di caccia: vado, faccio qualche multa, poi propongo la transazione… mi dai metà della multa in contanti, io me li intasco e ti straccio la multa. Tanto, i cinesi sono un popolo abituato ad obbedire all’autorità senza fiatare; quando mai si metteranno a denunciare, e nel caso chi li starebbe ad ascoltare?

Questo detto, ammettiamo pure che i cinesi abbiano torto, e che – pur chiaramente non ammazzando nessuno, a differenza di altri tipi di immigrazione e di relativi “lavori”, tipo il lavavetri o il mendicante, su cui i vigili urbani si guardano bene dall’intervenire a scanso di rogne – svolgano le proprie attività in modi non pienamente compatibili con le decine di migliaia di leggi e normative di questo Paese.

In questo caso, la prima considerazione che viene in mente è che “integrazione” non significa “questa è casa nostra quindi fate quello che diciamo noi”; vuol dire che le abitudini e le regole della comunità ospitante si modificano e si adattano per incorporare i nuovi arrivati, mentre essi accettano i valori fondamentali di chi li accoglie. Se quindi non è accettabile che una cinese che arriva qui cerchi di abortire dopo aver saputo che il nascituro è una femmina, non è nemmeno accettabile che i commercianti cinesi non possano lavorare come fanno da sempre in tutto il mondo, e chi se ne frega se il commercio all’ingrosso nel centro storico disturba il traffico.

Il problema maggiore è invece il modo in cui i nostri governi nazionali e locali, di qualsiasi colore, rispondono alle istanze di gruppi sociali minoritari e diversi: sempre, invariabilmente, con il manganello. Vale per i cinesi, ma valeva prima per gli ultras, e prima ancora per i no tav. Indipendentemente dalla validità o meno della causa o del tipo di comportamento che si rivendica, lo Stato italiano non dialoga più: reprime.

Ho il sospetto che questo derivi in buona misura dalla situazione di regime agli sgoccioli in cui vive la politica italiana: un regno dell’incompetenza e del privilegio che non parla più con il popolo, ma solo con se stesso. Al popolo, arrivano soltanto smaccati tentativi di autopromozione di questo o quel politico, editti di vario genere, proposte demagogiche; e poi, se manifesta disagio o dissenso, subito il manganello. Sparito il quale, lo Stato si ritira e tutto torna come prima, anzi peggio di prima, incancrenendo sempre di più.

La domanda, allora, è quanto tutto questo possa ancora durare.

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