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Archivio per il mese di Novembre 2007


sabato 10 Novembre 2007, 16:28

Valute speziate

Ecco la versione inglese del modulo di dichiarazione doganale che il Brasile fa compilare a tutti gli stranieri in ingresso. Io ho soltanto aggiunto la freccia.

brazil_dogana.jpg

Spero di non aver messo il portafogli troppo vicino al barattolo del curry.

[tags]brasile, dogana, curry, signspotting[/tags]

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sabato 10 Novembre 2007, 13:28

Impatto su Rio

Arrivare a Rio è sempre impressionante. Ci sono varie cose che ti colpiscono: innanzi tutto il paesaggio meraviglioso, lunare; è come se avessero tirato a caso pietre sabbia legno e acqua in una cassetta, e poi li avessero agitati fino a farli incastrare in modi assurdi, con promontori verticali che spuntano in mezzo a lagune e spiagge infinite.

E poi la povertà, il terreno edificabile ricoperto per ogni dove di casette di mattoni o di lamiera, arrampicate sulle colline a perdita d’occhio. Dall’aeroporto al centro e oltre, verso le zone ricche di Copacabana e Ipanema, hanno costruito venti chilometri di superstrada sopraelevata: sei corsie di cemento a quindici metri d’altezza, direttamente sopra le casupole delle favelas. Era l’unico modo per evitare il brigantaggio, e il circondario è talmente degradato che una sopraelevata sopra il tetto di casa non peggiora sensibilmente le cose.

E poi la disorganizzazione creativa; creativa perché ci vuole ingegno a far funzionare così male le cose. All’aeroporto, per esempio, non hanno come in tutto il mondo un nastro di consegna bagagli che esce dal deposito e vi rientra, con una parte dietro il muro su cui vengono scaricati i bagagli; sarebbe stato troppo efficiente.

Hanno invece un nastro circolare nella sala, che in un punto passa vicino al muro. Lì si apre un passaggio dal quale esce un altro nastro, orizzontale, che si immette sul primo con un angolo di circa trenta gradi. Per permettere l’immissione, l’ultimo pezzettino di questo nastro – la corsia di immissione – è separato e scorre a una velocità pazzesca, per cui le valigie che provengono dal deposito, finendovi sopra, vengono scagliate con una forza tremenda sul nastro della sala, tanto da urtare il bordo dall’altro lato e spesso rischiare di ribaltarsi e cadere oltre; qualcuna s’è aperta e spatasciata.

Pertanto, con questo sistema, bisogna evitare lo scontro violento tra le valigie in immissione e quelle già sul nastro principale; per cui ci hanno messo una pezza mediante un omino che, a mano, ferma e riaccende il nastro di immissione, facendolo partire solo quando il nastro principale è libero. Vista però la potenza del lancio, il movimento è molto impreciso, per cui bisogna che vi sia un notevole spazio libero per poter attivare l’immissione. Nel contempo, però, il nastro principale è assolutamente insufficiente a contenere tutte le valigie di un volo intercontinentale, e perdipiù la maggior parte della gente resta bloccata a lungo al controllo passaporti; in pratica, dopo cinque minuti il nastro principale è pieno, il nastro di immissione è sempre fermo e lo scarico dei bagagli si blocca.

A questo punto, serve una ulteriore pezza: ecco quindi un altro omino che, sul nastro principale, preleva le valigie che hanno già fatto un paio di giri, le toglie, e le butta a caso in mezzo al salone, creando vari mucchi. In più, se nemmeno questo basta, un po’ di valigie vengono scaricate sul nastro adiacente, naturalmente senza alcun tipo di segnalazione o di annuncio.

In sostanza, passerete venti minuti girando tra due nastri e tre o quattro mucchi di valigie, in mezzo a torme di gente disperata come voi, sperando di intercettare il vostro bagaglio prima che se lo freghi qualcuno.

Per fortuna che alla fine c’è un aiuto insperato: mentre prendo la valigia arriva un SMS da Roma per avvisarmi che l’Ambasciata ha mandato una automobile per portarmi all’albergo, tutta per me. Uèila, qui non ci facciamo mancare niente! Peccato che l’auto dell’ambasciata fosse dal meccanico, per cui sono arrivati con la Gol(f) della cugina dell’amico di qualcuno, o qualcosa del genere… ad ogni modo, applausi per la capacità di arrangiarsi: gli americani mica ci sarebbero riusciti.

[tags]rio, brasile, aeroporto, consegna bagagli, idiozia applicata alla tecnologia[/tags]

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venerdì 9 Novembre 2007, 09:30

Lisbona

Non ero così sicuro di aver fatto bene a scegliere il pernottamento a Lisbona invece che a Roma (un pernottamento ci andava comunque, perché il volo TAP per Rio – il più scontato che esista, visto che pagano i contribuenti – è troppo presto al mattino). Oltretutto, i miei amici di Lisbona sono via ed ero quindi da solo.

Invece, sono stato ampiamente ripagato della scelta. Lisbona mi ha regalato una giornata eccezionale, con una ventina di gradi, un po’ di brezza di mare, e un sole caldo in mezzo a qualche nuvola striata. Tra tutto, sono arrivato in Praça do Comercio che erano già le cinque, e iniziava a tramontare. Ed è stato un bellissimo tramonto, con gli uccelli sull’estuario del Tago e il sole a scendere sul Ponte 25 aprile e sulla statua del Cristo.

Ma il momento veramente unico è stato dopo essermi arrampicato sopra Alfama, fino al belvedere di Santa Lucia e poi alla statua di san Vincenzo; lì il sole era proprio agli sgoccioli, e il panorama sulle case fitte del borgo vecchio, arrampicate su per la collina, con dietro il fiume che è già un mare, era veramente unico; così come unica è stata la discesa per i vicoli tortuosi, attraverso strade deserte e già buie, interrotte improvvisamente da qualche scalinata, da qualche piazzetta, da una vecchietta seduta in mezzo alla strada davanti all’uscio di casa, da qualche albero ostinato, da una chiesa bianca e barocca dove pochi parrocchiani assistono alla messa; giù fino a sbucare d’improvviso nella piazza del museo del Fado, che dentro non ha nulla di veramente interessante se non la nostalgia terribile di questa musica meravigliosa.

Lisbona è unica tra le città di mare europee; ha quel che di magico che Genova o Barcellona hanno quasi interamente perso da decenni, in mezzo alle ristrutturazioni e alle trasformazioni dei loro centri storici alternativamente in bassifondi o in zone turistiche alla moda. Lisbona sa di antico, di storie ed avventure immutate da secoli. A Lisbona nel centro storico abitano ancora vecchi e bambini, e trovi ancora il verduriere o il bar infilati in un buco a pianterreno dove non entrerebbe nemmeno un televisore al plasma, figurarsi il regolamentare locale trendy da metterci attorno. Vedi ancora i panni stesi tra le case e le torme di ragazzini che giocano a pallone, in pendenza, su una scalinata o sul sagrato della chiesa.

Lisbona è un miracolo triste, sospesa in una luce abbacinante riflessa dalla pietra bianca e dalle mille piastrelle azzurre e verdi che foderano le case, in uno stile che esiste solo qui. E’ triste perché è il confine del mondo sull’oceano, e mentre in Irlanda più vai a ovest e più la terra si scioglie pian piano nella nebbia, in laghi che diventano mare, in montagne che diventano scogli, a Lisbona la terra finisce in modo netto, e per andare oltre ci vuole coraggio, e c’è un pedaggio da pagare; è di questo che parla il fado, di passione e lontananza immanenti su un intero popolo. Forse tutto questo è ancora più evidente in un giorno di mare d’inverno d’estate come quello di ieri.

Non riuscirò a descrivere la sensazione, nè basteranno le foto (che peraltro metterei su, se avessi un attimo; potrei anche revitalizzare il fotoblog), e quindi vi lascio e vado a finirmi i miei pastel de nata; il dolce tipico del posto, visto che a Lisbona c’è un ristorante ogni cento metri, e una pasticceria ogni cinquanta. Si tratta di un cestello di millefoglie riempito di una specie di crema pasticcera, possibilmente calda; io non ho resistito e ho comprato la confezione da sei, per mangiarla in albergo. C’erano solo cento metri tra la pasticceria e la stazione della metro del Rossìo, ma a metà strada avevo già ceduto, e aperto il pacchetto. Ne ho mangiati quattro di fila e per tutta la sera, come un bimbo, sono stato piegato dall’inevitabile mal di pancia; ma ne valeva la pena.

[tags]lisbona, alfama, fado, pastel de nata[/tags]

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giovedì 8 Novembre 2007, 11:34

Trovato il petrolio a Carisio

Stamattina, sul pullman che mi portava a Malpensa, ho potuto constatare di persona un avvenimento eccezionale: hanno scoperto il petrolio a Carisio!

Proprio nel mezzo della carreggiata sud della A4, in coincidenza del nuovo svincolo per Carisio, hanno difatti praticato una lunga serie di fori quadrati di circa due metri di lato, disposti a scacchiera in mezzo all’asfalto; il loro scopo non è immediatamente chiaro, ma evidentemente non possono essere altro che scavi per la trivellazione del petrolio. Infatti hanno dovuto chiudere al traffico l’intera carreggiata per un paio di chilometri, in un tratto in cui essa era già stata rifatta dopo i lavori di ampliamento ed aperta al traffico; certo, lavoro buttato, ma per il petrolio ne vale la pena.

A meno che, invece, i fori non servano assolutamente a nulla, e siano solo un’altra trovata per prolungare all’infinito i decennali lavori sul tratto Torino-Novara. Voi certo saprete che la Torino-Milano fu acquistata tempo fa dalla SATAP (Torino-Piacenza) del gruppo Gavio, il cui amico Martinat (AN) fu sotto Berlusconi viceministro alle Infrastrutture; egli venne perfino intercettato in conversazioni sconvenienti a proposito di tentativi di favorire Gavio nell’appalto olimpico della circonvallazione di Avigliana.

La SATAP è anche protagonista dell’altra annosa vicenda della Asti-Cuneo, in cui prima ebbe la concessione, poi prese dei soldi per rinunciare, e poi, nonostante le interrogazioni parlamentari, ricevette da Berlusconi e Martinat altri soldi per riprendersela, venendo poi recentemente indagata per avere secondo l’accusa fatto i lavori da schifo per risparmiare sui costi (vedi una interrogazione della Lega che invita la Regione a non rompere tanto le scatole sulla questione).

Ora, prendete questa notizia con le pinze, perché potrebbe anche non essere vera; ma gira voce che, come tutte le concessionarie autostradali, la SATAP debba allo Stato una lauta percentuale dei sostanziosi utili ricavati dai pedaggi astronomici praticati sulle proprie autostrade. Se però tutto ciò che si ricava viene speso in importantissimi lavori (purtroppo dai costi spropositati) per spostare la terra da là a qua e poi da qua a là, non c’è alcun utile e quindi non c’è alcuna percentuale; se poi i lavori vengono affidati ad altre ditte dello stesso gruppo o comunque dello stesso circolo industriale, i soldi che escono di lì rientrano da là, però senza più dover nulla allo Stato. E intanto la gente si ammazza contro le barriere di cemento dei cantieri.

P.S. Comunque il pullman della Sadem, senza aver incontrato altri cantieri o particolari ingorghi, è arrivato al terminal 1 di Malpensa con venti minuti di ritardo; se dovete utilizzarlo, tenete conto che 20-30 minuti di ritardo sono la norma, o perderete l’aereo.

P.S.2 Ho capito che sono in Lombardia perché i soli tre quotidiani disponibili nella lounge sono il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, e Il Giornale.

P.S.3 Comunque, tornando all’argomento principale del post – se tra un po’ mi trovano in un fosso, sapete perché.

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mercoledì 7 Novembre 2007, 09:25

Cinema Sky

È da un po’ di tempo che sto pensando di disdire l’abbonamento al pacchetto cinema di Sky, perché non c’è mai nulla di interessante da vedere.

Ieri, però, Murdoch si è superato, e mi ha mandato in prima serata questo leggendario film di Steven Seagal, intitolato Shadow Man. Racconta l’originale storia di un agente della CIA a cui viene rapita la figlia da un gruppo di cattivoni – due anni prima di Die Hard 4!

Ovviamente l’ho guardato con un occhio solo, mentre lavoravo, ma è stato sufficiente: immaginate la scena di una supergnocca che si spoglia nella penombra di una camera da letto, e viene prontamente abbracciata da uno Steven Seagal sessantenne, con la faccia piena di rughe e ingrassato di quaranta chili. Credo che lui non riesca nemmeno a baciarla, da quanta panza si frappone davanti a lui: difatti lo inquadrano solo da dietro.

In più, per abbassare il già basso budget dare un tocco di esotico, il grosso del film si svolge a Bucarest, dove però ci sono solo americani e russi (al tempo delle riprese i romeni erano già tutti emigrati in Italia). Naturalmente, sulla base del principio che per gli americani i romeni non sono esseri umani e la tortura sugli stranieri è legale, Seagal provvede a smazzulare tutti i cattivi del film con violenza brutale, sparandogli, mitragliandoli, infilandogli le dita negli occhi e pure nel naso; sempre a patto che il copione preveda che i cattivi aspettino quel tanto che serve al protagonista per smuovere la propria panza.

Insomma – mentre Sky raddoppia mandando subito dopo Predator 2 – io sono giunto a una conclusione: giunti a una certa età, gli attori di film d’azione dovrebbero essere costretti ad andare in pensione. Lo farei per il loro bene. Però intanto disdico l’abbonamento.

[tags]seagal, sky, cinema[/tags]

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martedì 6 Novembre 2007, 16:29

Tributo (3)

Tra i grandi piaceri dell’avventura in ICANN c’è stato quello di conoscere di persona Joi Ito. Per chi non lo conosce, Joi è un guru di Internet a livello mondiale, membro del Board di quasi qualsiasi iniziativa collettiva in rete – da Creative Commons a Mozilla – e investitore in varie delle più brillanti startup del Web 2.0.

Oltre a tutto ciò, Joi è anche un eccellente fotografo; usava girare con una Leica, ma a Los Angeles aveva una Hasselblad. Ovviamente sono macchine dalle ottiche eccezionali – piacerebbe anche a me avere un obiettivo f1 con cui fare foto a 1/60 in un ristorante poco illuminato a notte fonda – ma, ciò nonostante, la bravura sta decisamente nel fotografo.

E quindi, sono lieto di avere anche io il mio ricordino made by Joi della cena di giovedì sera, l’ultima cena di Vint, ed è assolutamente bellissimo:

vb_joi.jpg

Va bene, ho le occhiaie e sembro vecchio, ma forse per questo mi ci ritrovo; e ammiro l’abilità di Joi di estrarre un ritratto da uno sguardo.

Io, invece, finisco per estrarne solo i dubbi, e ciò non solo per incapacità tecnica (e appoggio ballerino sul tavolo) ma anche per scelta: preferisco restituire delle persone una immagine a multiple sfaccettature. Per cui, questa è la foto che io ho fatto a Joi mentre lui faceva quella di sopra a me.

DSC00908s.JPG

[tags]joi ito, icann, fotografie[/tags]

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martedì 6 Novembre 2007, 14:54

Le vie della grafica sono infinite

Tra i miei clienti c’è una organizzazione no-profit che è tanto simpatica e socialmente utile quanto informaticamente disastrata. Io gli curo i siti a prezzo da amici, e mi smazzo nei ritagli di tempo anche quelle attività banalissime tipo “cambiami la scritta in home page”.

In particolare, loro hanno voluto mettere sul sito un pop-up per pubblicizzare una delle loro prossime iniziative (che tra l’altro è pure interessante, per cui ne riparleremo quando siamo più vicini alla data dell’evento). Ovviamente, in quattro giorni se ne sono succedute tre versioni diverse, ogni volta correggendo un particolare; e vabbe’, questo è normale.

Ma quale può essere il processo mentale e produttivo che ti porta a inviarmi tre volte di fila quella che è sostanzialmente la stessa immagine, e mandarmela la prima volta in PDF, la seconda in JPG, e la terza in BMP?

[tags]webmaster, informatico, grafica, cliente medio italiano[/tags]

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lunedì 5 Novembre 2007, 20:55

Cognomi

Ieri sera ho visto al telegiornale un servizio su questa notizia. Sono cose che purtroppo succedono di frequente, ma ciò nondimeno ho notato subito il cognome, il luogo, l’età. Poi ho pensato: in fondo chissà quanti Didonè ci sono attorno a Padova, sono io che sono apprensivo, vuoi mica che una cosa del genere succeda proprio ad un amico. E poi – lo so, sembrerà puerile, ma in fondo io leggo i blog per stare insieme alle persone, per sapere cosa gli succede – sono andato a controllare il suo blog. Non c’era nulla. Ho tirato un sospiro di sollievo.

Stasera sono tornato a casa dopo una giornata in giro – appuntamenti, commissioni, mi si è pure rotta la macchina in mezzo alla strada – e, sul mio instant messaging sempre aperto e abbandonato, trovo un messaggio di Fabbrone: “hai saputo del dido?”.

Ecco, lì mi si è gelato il sangue nelle vene. Sono tornato sul blog, e ci ho trovato questo.

Ora vorrei impilare uno sull’altro tutti i miei “non è possibile”, e sapere che farne e cosa dire. Non lo so, e quindi mi limito a fare testimonianza di abbraccio virtuale: che quando negli alti e bassi della vita capita a qualcuno un basso del genere, è questo ciò che gli possiamo fare.

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domenica 4 Novembre 2007, 10:05

Pomeriggio a Santa Monica

La cosa positiva dei trasporti pubblici della città di Santa Monica è che una delle loro quattordici linee ha una fermata proprio davanti al mio albergo – che pure si trova a una dozzina di chilometri dai confini della suddetta città – e ne ha altre ad ogni angolo della Quarta Strada, proprio accanto alla Third Street Promenade e vicino al famoso molo di Santa Monica.

La cosa negativa dei trasporti pubblici della città di Santa Monica è che all’andata, con una frequenza annunciata di un bus ogni quindici minuti, ne ho attesi ventidue; al ritorno, con una frequenza di un bus ogni venti minuti, ne ho attesi cinquanta… per poi fare i 55 minuti di viaggio in piedi, in un pullman strapieno, dove ad ogni fermata era il delirio.

Ma me la sono voluta, ho preso gli autobus in America… e d’altra parte il viaggio è costato in tutto un dollaro e mezzo contro i sessanta che avrei speso in taxi. In più, ho avuto modo di fare un confronto interessante: all’andata infatti sono uscito attorno alle 15, e quindi il pullman era pieno di studenti (avete mai notato che ora segna l’orologio nei fumetti americani, quando suona la campanella?). Solo che alla high school di Westchester sono salite essenzialmente ragazzine nere di stazza cetacea e qualche ispanica derelitta, mentre a Santa Monica High sono salite tre diciottenni alte, bionde, truccatissime e con le tette già rifatte (il rifacimento di tette e/o naso qui è il tipico regalo dei 18 anni per chi non ha problemi di soldi).

La spiaggia di Santa Monica è comunque bellissima, specialmente in questa stagione, quando è quasi deserta (non del tutto però, anzi c’erano gruppi che facevano il bagno). E’ talmente enorme – ci saranno tranquillamente tra i duecento e i trecento metri di spiaggia, tra la fila di case sotto lo strapiombo e il mare – che è facile ritrovarcisi completamente soli, attorniati dalla sabbia piena di tracce di quad e di zampe di uccelli, nel silenzio assoluto, rotto appena dal vento, dal mare e da qualche gabbiano.

Certo, poi poco più in là c’è David Hasselhoff uno vestito come David Hasselhoff che esce dal regolamentare gabbiotto del baywatch e, dalla noia, insegue i turisti per farsi fotografare con loro. Io mi chiedo invece come facessero a girare le scene di corsa di Pamela Anderson: probabilmente cementavano la sabbia, perchè è talmente fine e alta che ci si sprofonda dentro, e si riesce a malapena a camminare, figurarsi a correre, e figurarsi a correre con quella distribuzione dinamica di pesi sul davanti che ballonzolano in modo scomposto.

Anche il centro commerciale all’aperto è piacevole, voglio dire, più della media del centro commerciale americano. Il fulcro della Third Street Promenade è ovviamente l’Apple Store, nel quale ho incontrato almeno una decina di partecipanti al meeting di ICANN. Ho giochicchiato con l’iPhone, che è davvero bellissimo, se non fosse che, con quella tastierina, è assolutamente impossibile scrivere un SMS; ci ho provato varie volte, senza riuscire ad andare oltre a “CIQL MSBNA”. In più, l’oggetto è coperto da mezzo centimetro di grasso e ditate; capisco che è quello in esposizione, ma non oso pensare che ne sarebbe di uno di essi tra le mie mani. Alla fine non ho comprato niente, perché è vero che costa tutto il 30% in meno, ma tra il rischio dogana, la difficoltà di scaricare l’IVA e la spina da sistemare mi sembrava che non ne valesse la pena.

Il resto della promenade sono negozi di abbigliamento, cinema e ristorantini; io sono andato prima a comprare libri da Barnes & Noble, e poi pantaloni da Macy’s, e poi ho cenato al fast food cinese, con dell’ottimo manzo al pepe in mezzo a noodles e pollo ai funghi. E nel frattempo è scesa la notte, e mi sono divertito a guardare un po’ la vita che mi scorreva attorno, prima di fare amicizia con una vecchietta brasiliana che aspettava il mio stesso pullman. Ha otto figli, di cui un paio a L.A., un altro paio a San Francisco, e uno che fa il militare a Padova, con l’uniforme e tutto quanto, e un altro che si è trasferito da poco a Roma, e un marito che è mancato da poco, e la capacità di indovinare al volo da dove vengo e il mio segno zodiacale, e poi sparirà nella notte a una fermata qualsiasi, e però avrà avuto un senso lo stesso.

[tags]santa monica, iphone, david hasselhoff, pamela anderson, third street promenade[/tags]

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sabato 3 Novembre 2007, 22:02

Tributo (2)

Ieri mattina è venuto il momento del mio ultimo meeting nel Board di ICANN, che, per combinazione, coincideva anche con l’ultimo meeting di Vint Cerf.

Quella per Vint è stata una seconda grande festa, non tanto per i regali – ICANN ha contribuito con una dozzina di bottiglie di vino di grande valore – ma per la sincera commozione di tutti e di Vint per primo. E’ facile essere buonisti in queste situazioni, ma osservandolo ancora una volta da vicino ho capito che Vint dispone effettivamente, al di là della competenza tecnica e dei suoi grandi successi in moltissime situazioni, di molte qualità speciali.

Tutti i membri del Board hanno voluto dire qualcosa, e trovate qui, nell’ultimo quarto, la trascrizione della seduta. Molti hanno raccontato della prima volta in cui lo hanno conosciuto, della soggezione che provavano, di come lui li abbia subito messi a loro agio, e trattati sempre da pari. Altri hanno raccontato dei suoi grandi risultati, della sua preparazione maniacale, della sua efficienza e dedizione. Io ho voluto fare due osservazioni.

La prima è che, in sette anni passati a rivolgermi a lui in varie forme, e ad osservare altri fare lo stesso, non l’ho mai visto perdere la calma, essere arrabbiato, diventare scortese o irragionevole, e questo anche in quei casi in cui, ogni tanto, succedeva a noi di essere scortesi, irragionevoli o arrabbiati. In un processo comunitario come quello di ICANN, questa capacità è fondamentale per evitare l’esplosione; ma non è affatto scontata.

La seconda è che, osservandolo da vicino per tre meeting, mi sono reso conto di quanto sia duro e faticoso essere Vint Cerf. Probabilmente dall’esterno si vedono soltanto gli onori, il successo, i premi, i privilegi, il bacio del ministro, i regali di valore, i trasferimenti in elicottero… Eppure, in cambio di tutto questo si deve essere sempre in servizio, sempre disponibili per tutti, sempre gentili con la quantità innumerevole di persone che viene a mendicare attenzione, una foto, una stretta di mano; si deve sempre essere all’altezza di se stessi, e questo costa sacrifici e fatica immane. Anche se questo sembra non pesare, non posso che pensare che un po’ di tranquillità sia più che meritata.

Chiudo tornando solo per un attimo al tributo poco rilevante, quello a me medesimo. ICANN ha approvato ufficialmente una risoluzione che recita:

Whereas, Vittorio Bertola was selected as nonvoting liaison to the ICANN board by the At-Large Advisory Committee to serve first during the year 2007.
Whereas, Vittorio has provided excellent insight, leadership, and expertise in this role, with an unmistakable Italian panache and Lamborghini speed of speech.
Whereas, as Vittorio has represented the voice of reason and even-handedness during his long service as liaison and has provided sage advice and counsel in all matters coming before the board.
Whereas, Vittorio has been a strong advocate of the at-large community and its involvement in ICANN.
Whereas, Vittorio Bertola has concluded his term as liaison on behalf of the At-Large Advisory Committee at the Los Angeles meeting.
Resolved that Vittorio Bertola has earned the deep appreciation of the board for his term of service as liaison and the board wishes him well in his future endeavors.

Ok, devo parlare più lentamente e non mangiarmi le parole, va bene – anche se, come gli ho risposto, invece di parlare alla velocità di una Lamborghini preferirei che mi dessero la Lamborghini e finita lì (in regalo mi hanno comunque dato una bella palla di vetro). Ma quello che è stato toccante in questi giorni è stato essere fermato nei corridoi e alle cene dalla gente più disparata – tutti senior, tutti esperti, tutti di altissimo livello – per ricevere complimenti, espressioni di apprezzamento, inviti a continuare.

A margine di una riunione del Board, una delle tre persone che hanno costruito Internet dal primo all’ultimo bit mi è venuta a cercare, e mi ha detto di essere rimasta impressionata dalla capacità di analizzare i problemi in modo oggettivo, di comprenderne tutti gli aspetti, di sintetizzarli e proporre soluzioni imparziali, accettabili e funzionanti. Io ovviamente volevo sprofondare nel sottosuolo, per cui ho farfugliato qualcosa e ho cercato di ringraziare per quanto possibile… Il giorno dopo, quando è stata proposta la risoluzione di ringraziamento e come da rito è stato richiesto un secondo, metà del Board si è affrettata ad alzare la mano. Ecco, alla fine sono queste le cose che ripagano dell’impegno e della passione che ciascuno di noi mette nelle proprie attività preferite. Le faremmo lo stesso perchè ci piacciono, ma così è decisamente più facile.

[tags]icann, vint, cerf[/tags]

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