Cucina
Stasera ci siamo superati: siamo finiti in un ristorante di lusso (tipo 60 euro a testa, che per qui sono una cifra astronomica) dove ci hanno cucinato teppanyaki davanti agli occhi, con tanto di esibizione acrobatica con coltelli e macinapepe, e ho persino assaggiato il manzo di Kobe, che effettivamente è molto particolare, con il grasso e la carne tutti mescolati, e si scioglie veramente in bocca.
Ma la cucina qui è in generale buona: nulla a che vedere con il cinese che si mangia in occidente (tranne che a Vancouver, dove avevo mangiato della cucina cinese vera). E’ fatto con ingredienti freschi, pesce carne uova e verdura, e ha un sapore vero, di cibo, non come la roba precotta che prendiamo noi, e che è in realtà l’equivalente di una pizza surgelata.
Uno dei picchi di piacere è stato il pesce in casseruola cotto sotto la montagna di peperoncini rossi che devo aver già menzionato qualche giorno fa; ma la cosa più particolare è stata il beijing pancake mangiato sotto la Grande Muraglia, in una bancarella in mezzo alla via. Ho anche il filmato della preparazione (che non ho ancora scaricato) – in pratica è un pancake coperto da uno strato di uovo, poi con un po’ di cavolo e con una roba croccante dentro, che non ho capito cos’è ma potrebbe essere fritto di fritto con fritto. Tutto ciò, oltre a costare un euro e mezzo, era buonissimo, anche se poi ho dovuto abusare di Dissenten per calmare il mio stomaco.
Peccato però che la cucina pechinese sia uniformemente basata su due elementi profusi in abbondanza, cioè salsa di soia e aglio tritato. Ad esempio, stasera il contorno della bistecca erano circa quaranta (non scherzo) spicchi d’aglio fritti. Oppure, l’altra sera uno di noi ha ricevuto una insalata composta per metà di fagioli e per metà di aglio tritato.
Così dopo un po’ ci è venuta nostalgia, e quindi abbiamo sbracato, siamo andati nella zona dei locali vicino alla stazione della metropolitana e ci siamo infilati nel Bravo, un fast food italiano. Ebbene, l’ambientazione lasciava qualche dubbio – sulle scale c’erano due gigantografie, una della Torre di Pisa e l’altra di un castello della Loira – e invece, non ci crederete, la pasta era pasta, e sarebbe stata passabile persino in un bar o tavola calda in Italia. La pasta al pesto aveva persino i pinoli, ed erano proprio pinoli! D’altra parte i cinesi copiano tutto alla perfezione, vuoi che non siano capaci a copiare la pasta al pesto?
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