Wikibufale
Oggi, per una volta, parliamo di Internet!
Avrete sentito che il popolo di Luttazzi si rotola sempre più nella cacca: l’ultima l’ha fatta un blogger che, linkato da Repubblica a proposito di Decameron, ha rediretto l’URL del post a un sito porno, per poi fare un filmatino e dimostrare di aver piazzato un porno a un click dalla home page di un quotidiano; dopodiché il blogger e i suoi amichetti hanno cominciato a gridare “cazzi! Repubblica! ah ah ah!” e a scambiarsi figurine per la soddisfazione, mentre gli astanti già puberi sono rimasti basiti.
Io però non volevo parlare di questo, ma del “trionfo di dilettanti in crosta”: Wikipedia. Saprete che io mi pongo rispetto al simbolo dell’user-generated content come un sostenitore critico; la trovo una bellissima iniziativa, purtroppo spesso affollata di persone che, un po’ troppo positivamente, sembrano non vederne né i difetti né i limiti; un po’ come il tipico sostenitore del software libero, per capirci. Dopodiché, Wikipedia è in realtà una somma di fattori ed attori molto diversi, e ne fanno parte sia il wannabe che – pur non avendo la benché minima competenza in termini di storia di Internet – voleva assolutamente cancellare la mia voce su it.arti.cartoni perché gli stava sulle scatole, sia la gentilissima persona che è venuta qualche settimana fa a intervistarmi per Wikinotizie (prima o poi l’intervista uscirà e saprete cosa ho detto).
In tutto questo, arriva via Slashdot la scoperta che sulla Wikipedia inglese la voce “2003 invasion of Iraq”, dedicata allo scoppio della seconda guerra del Golfo, è stata taroccata pesantemente nell’agosto 2005 da qualcuno che lavora presso il Congresso americano, che ha aggiunto varie “weasel word” per trasformare i fatti (“i servizi segreti non avevano trovato tracce di armi di distruzione di massa”) in supposizioni (“alcuni sostengono che i servizi segreti non avevano trovato tracce di armi di distruzione di massa”).
Casi come questo su Wikipedia accadono tutti i giorni, ma qui, per qualche motivo, il magico sistema di revisione democratica di massa delle voci enciclopediche ha fatto cilecca, e la propaganda pro-Bush, pur essendo assolutamente priva di qualsiasi base oggettiva o fatto a supporto, è rimasta nel testo per un bel po’.
Commentando l’episodio, la newsletter The Inquirer definisce Wikipedia “the gospel of truth according to fake penis experts and nerds with chips on their shoulders”. Io non sono così drastico: buona parte di ciò che c’è su Wikipedia è di ottima qualità , uguale o superiore alle enciclopedie tradizionali; un’altra gran parte non è magari altrettanto di qualità in termini editoriali, ma è comunque onesta e informativa, quindi utile. Il problema però è che, crescendo, Wikipedia scopre di trovarsi di fronte a tutti i problemi tradizionali delle enciclopedie, incluso il più pressante: chi garantisce l’imparzialità ?
La soluzione tradizionale, oltre ai codici deontologici, è l’accountability dell’editore: si sa chi pubblica qualcosa – non è un caso che la legge italiana obblighi ad indicare committente e stampatore sui volantini politici – e quindi si sa che idee ha e cosa promuove, e si può comunque denunciarlo se diffama o calunnia. Ma in Wikipedia, chi è l’editore? Tutti vuol dire nessuno; e se nessuno è responsabile, Wikipedia diventa un canale aperto e incontrollabile di diffamazione e manipolazione, tanto più pericoloso perché nascosto sotto un manto di pretesa autorevolezza. E si ha un bel dire che anche i droni di Bush (o di Saddam) hanno diritto di modificare Wikipedia: va bene, ma non se il risultato pretende di essere oggettivo e neutrale.
Questa è, secondo me, la vera sfida per Wikipedia: trovare il modo di garantire un editore che risponde di ogni virgola – esercitando un controllo magari basato su norme democratiche ma comunque effettivo – o finire vittima di scandali e casi legali a ripetizione. Senza però dimenticare che la verità non si decide a maggioranza: e che tutte le procedure di votazione avranno il risultato di riflettere in Wikipedia il pensiero della “sciura Maria” internettiana, senza garantire che esso sia anche la verità . Temo però che questo sia il massimo che si può fare.
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