Cin cin
Ieri sera, infilata tra le varie cene di Natale, si è tenuta la cena annuale dei Geneticamente Granata, in una vecchia bocciofila che sembra un bungalow d’altri tempi, una baracca (del resto così si chiama il posto) sopravvissuta per miracolo in un angolo di periferia operaia torinese, chiusa tra il più antico centro sociale della città , la ferrovia del mare, e un cavalcavia dotato di regolamentari binari del tram di inizio Novecento.
Queste cene sono sempre piacevoli, perché si tratta di persone che conosci da un po’ ma molto più diverse da te di quelle con cui esci di solito, variando dalla liceale di 17 anni all’imprenditore affermato e dall’operaio meccanico a un ex presidente di circoscrizione; tutto ciò accompagnato da una cena piemontese alla buona ma come si deve – tre antipasti, due primi, secondo, dolci, caffé e grappa – e da una abbondante disponibilità di barbera o dolcetto.
E’ quando il tasso alcoolico è salito a sufficienza, i giovani sono stati sfottuti perché causa tarda nascita non sanno chi è Beruatto, i vecchi sono stati sfottuti perché causa arteriosclerosi confondono tra loro Diawara, Angloma e Malonga, e si è cantato tutti insieme più volte il coro regolamentare(*), che saltano fuori gli aneddoti più assurdi.
Il racconto di ieri sera era peraltro più attendibile del solito, visto che sono presto spuntate numerose testimonianze oculari, anche risalenti a non più di un paio di settimane fa. Si parla di un tifosissimo granata, già addentro gli anta, guardia giurata in un centro commerciale della cintura; un vecchia maniera del primo anello della Maratona, noto nell’ambiente come Rik Saltapanza.
Il motivo del nomignolo è presto detto: pare che alla fine di queste gaudenti e alcooliche cene di gruppo il signore si sdrai sul tavolo, scopra la prominente panza, e vi ponga sopra un residuo del pasto, come ad esempio il culetto del salame. A questo punto, mentre l’abbondante folla – talvolta contenente anche la di lui moglie – si assiepa attorno all’evento e intona un “ooooooo…” propiziatorio, il Saltapanza, raggiunta la concentrazione, colpisce con forza ai lati la propria piramide di carne, riuscendo a far saltare il cibo per aria e a farlo poi atterrare esattamente nella propria bocca spalancata. Alle volte, per rinnovare la popolarità del numero, il Saltapanza pare praticare anche una variante; essa consisterebbe nell’incastrare nel proprio ombelico un cucchiaino, sul quale viene poi posta un’oliva o un altro frammento commestibile; a questo punto, è un colpo della sua potente stomacatura a scagliare verso l’alto, subito raccolto dalle fauci, l’oggetto in questione.
Non ho ancora potuto ammirare dal vivo l’esibizione del Saltapanza, essendomi perso la bagna caoda granata intergruppi dello scorso novembre; eppure lo stimo già moltissimo. Perché nella vita ci sta un momento per ogni cosa, compreso quello delle goliardate di gruppo attorno al focolare.
(*)
Cin, cin, pòrtme ‘n quartin
Pòrtme da beive, pòrtme da beive
Cin, cin, pòrtme ‘n quartin
Pòrtme da beive seira e matin
A i-j è chi a dis che ‘l vin a fa mal
Son mac dij aso, son mac dij aso
A i-j è chi a dis che ‘l vin a fa mal
Son mac dij aso, pòrtme ‘n quartin
E ne ho bevuto tanto
E non mi ha fatto maaaaaaaaleeeeeee
E l’acqua sì che fa male, il vino fa cantar!
To-to-toro alè! Forza granata, forza granata
To-to-toro alè! Forza granata, Toro alè!!
[tags]toro, geneticamente granata, cin cin, saltapanza[/tags]