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Archivio per il mese di Gennaio 2008


lunedì 14 Gennaio 2008, 11:07

Skyfo (2)

La seconda parte del mio racconto su Sky rappresenta secondo me un utile esempio di come sopravvivere da utente in Italia.

Tutto comincia quando, nel bel mezzo della ristrutturazione della casa nuova, comincio a preoccuparmi dell’impianto satellitare: la casa nuova non ce l’ha, ed è uno di quei casi in cui da anni i condomini discutono se mettere l’impianto condominiale o no, senza mai accordarsi, per cui nel frattempo ci si arrangia. In più, c’è il problema che a sud della mia casa ce n’è una di due piani più alta, per cui non ci sarebbe visibilità del satellite.

Passo da un “punto Sky” vicino a casa mia per chiedere se possono fare un sopralluogo; mi rispondono che senza autorizzazione di Sky non possono muoversi, ma che Sky paga lo spostamento dell’impianto, basta chiederlo. Tutto contento, chiamo il solito 199 da 15 centesimi al minuto dove mi dicono che l’installatore si è bevuto il cervello. Ritorno al punto Sky e mi spiegano che a seconda dell’operatore si deve insistere, ma che insistendo lo devono fare perché “a mio cugino l’hanno fatto”. Richiamo due o tre volte ma gli operatori sono uniformi nel dirmi che non se ne parla nemmeno, che Sky mica può inseguire i propri utenti e che l’impianto gratis lo fanno solo ai nuovi clienti, il che peraltro sembra – in puri termini di business – piuttosto credibile.

A questo punto, prima di spendere venti euro in chiamate all’199, decido che tanto vale aprire un nuovo abbonamento, intestandolo a me: infatti quello della casa vecchia è di mia mamma. C’è oltretutto una promozione “presenta un amico” tramite la quale io potrei avere un mese di abbonamento gratis, che andrebbe a compensare il mese di doppio abbonamento nel caso in cui mia mamma decida di disdire quello vecchio via legge Bersani. Per usufruire della promozione, dice il sito, basta chiamare un altro 199 a cui ti daranno un codice da riportare sul sito quando si apre il nuovo abbonamento (vuoi mica che lo sconto te lo diano gratis?).

Pertanto, prevedendo di cambiare a gennaio, a inizio dicembre chiamo, così tanto per portarmi avanti. Peccato che si scopra che l’199 dedicato redirige a quello generico – tanto che l’operatore a un certo punto mi chiede “ma lei che numero ha chiamato?” – e in pratica che non ti dicono nulla se non gli dai i dati del nuovo abbonato, e che quando glieli hai dati ti dicano “Allora apriamo subito il nuovo abbonamento, va bene?”. Ok, era una trappola, ma contando che i tempi sono stretti decido che vale comunque la pena di far partire subito la pratica.

Dopo qualche giorno mi arriva la chiamata dell’installatore che agisce per conto di Sky, e fissiamo l’appuntamento per l’installazione. Quel giorno si presentano due ragazzotti con un parabolone in braccio, e facciamo per andare sul tetto; chiedo le chiavi al custode, che mi risponde che l’amministratore – a cui pure io avevo comunicato che avrei fatto il lavoro – gli ha dato ordine di non darci le chiavi per accedere al tetto, perché “mica ogni proprietario può mettersi la parabola sul tetto”.

Al che io chiamo l’amministratore e gli spiego che sì, se il condominio non ha l’impianto centralizzato e se il comune (come per Torino) vieta l’installazione sul balcone, ogni proprietario può mettersi la parabola sul tetto, indipendentemente dalla volontà del condominio e dell’amministratore, basta che non lo danneggi; ci sono tonnellate di giurisprudenza in merito. L’amministratore insiste e mi chiede due o tre giorni per pensarci e capire come gestire il problema; non volendo litigare col condominio prima ancora di essermici trasferito, accetto la transazione e rimando via gli operai (sul modulo Sky “permesso negato da condominio” è la prima casellina nell’elenco “motivo della mancata installazione”; penso ci siano abituati).

Passa quindi una settimana in cui l’amministratore ci pensa, e parla con l’unico condomino nonché rappresentante di scala che ha già messo la parabola, visto che, tecnicamente, io potrei attaccarmi alla sua ed evitare di metterne una seconda. Io chiamo un paio di volte e mi sento snocciolare ulteriori problemi, e se bucano il muro, e se poi ci sono infiltrazioni, e poi è brutto, e così via.

Poi arrivano le vacanze; al ritorno richiamo e l’amministratore mi dice che si è risolto tutto, basta che io chiami l’antennista tal dei tali che è tanto di fiducia e sa già tutto. Ovviamente rispondo che non ho nessuna intenzione di pagare di tasca mia il lavoro ad un’altra ditta visto che Sky me lo fa gratis e che ho fatto tutto questo giro proprio per questo; lui mi risponde di chiamarlo.

Lo chiamo, e l’antennista mi spiega che naturalmente possiamo attaccarci alla parabola dell’altro condomino, ma solo se il lavoro lo fa lui, perché se no “il condomino non si fida”. Al che sollevo il problema del costo, e lui mi spiega che non c’è problema, perché anche lui è autorizzato Sky: basta che io parli con Sky e li convinca ad affidare il lavoro a lui.

Insomma, la morale è che ci sono sì un sacco di problemi se io voglio fare l’impianto di testa mia, ma affidando i lavori alla ditta amica dell’amministratore i problemi magicamente svaniscono.

Non solo: io provo a fare la richiesta a Sky aspettandomi resistenza, e invece loro rispondono “certo, non c’è problema, abbiamo aggiornato la pratica”; in sostanza salta fuori che questa è, se non la regola, perlomeno una situazione frequente.

Alla fine va meglio così: in effetti l’antennista conosceva già il palazzo, quindi ha trovato il modo di far passare il cavo nelle canaline, sostituendo anche il cavo del terrestre per farcene stare due. Mi ha lasciato il cavo penzolante fuori dalla presa sostenendo che il frutto nella scatola non ci stava, e non saprò mai se era una scusa per risparmiarne il costo, o se è vero (o meglio, lo saprò chiamando il mio elettricista). Io ho il mio decoder nuovo e attivato da qualche giorno, e visto che l’altro abbonamento finisce a fine mese, anche i tempi sono perfetti.

Certo però che in Italia bisogna faticare – e accettare compromessi – per qualsiasi cosa.

[tags]sky, satellite, installazione, antennista[/tags]

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domenica 13 Gennaio 2008, 14:29

Buoni e cattivi

Oggi è domenica e quindi vi do requie sulle mie lamentazioni ed esperienze organizzative: vorrei invece linkare, via Fabbrone, un post su Craigslist che espone una teoria molto popolare tra i maschi, e in particolare tra i maschi che con le donne combinano poco; ossia quella secondo cui le donne sfruttano i bravi ragazzi, spesso consapevolmente, ma si concedono solo a quelli cattivi.

Inseguire solo ciò che non si ha, senza accorgersi di ciò che si può avere, è un tipico comportamento immaturo, per quanto naturale. Tuttavia, con il tempo ho imparato a vedere anche l’altro lato della questione, ossia il fatto che un uomo che dispone soltanto del proprio lato arrendevole è biologicamente un partner debole e con buone probabilità di soccombere, e questo è il motivo per cui viene istintivamente scartato da un esemplare femmina in cerca di accoppiamento riproduttivo. Ciò detto, è effettivamente vero che uno dei fenomeni più difficili da capire per gli uomini è come molte donne tendano non solo a perdere la testa per emeriti stronzi, ma a continuare a farlo ben oltre la soglia di naturale apprendimento dei 20-25 anni.

[tags]psicologia, coppia, amore, uomini e donne[/tags]

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sabato 12 Gennaio 2008, 19:21

Skyfo

In quest’ultimo paio di mesi ho avuto parecchio a che fare con Sky, per vari motivi: prima si è rotto il decoder di casa, poi ho dovuto attivare un nuovo abbonamento per la mia casa nuova, e poi disdire quello di mia mamma. Tutte e tre le operazioni sono andate meravigliosamente avanti all’italiana, per cui vorrei raccontarvele un po’, cominciando dalla prima e dall’ultima.

La prima è stata in buona parte colpa mia: dopo aver provato a resettare il decoder un paio di volte (di solito togliere e rimettere la spina fa meraviglie) e controllato diligentemente tutte le connessioni, mi sono rassegnato a chiamare il servizio clienti, il quale è ovviamente raggiungibile solo mediante un numero 199 da 15 centesimi al minuto (perché loro ai clienti ci tengono, non li considerano mica limoni da spremere). O meglio, c’è anche – ben nascosto e solo per utenti registrati – un modulo web per contattarli via mail, per poi ricevere dopo due giorni una risposta che dice “Non siamo autorizzati a dare assistenza via mail, chiami l’199.”

Bene, chiamando l’199 risponde una gentile signorina che ti fa effettuare alcune lunghissime prove (e tu paghi) per poi farsi dire i codici d’errore, e concludere che c’è bisogno di sostituire il decoder. Essendo in attesa di disdirlo, ho deciso di lasciar perdere… è solo un paio di giorni dopo che, per caso, ho scoperto che durante le pulizie si era piegato l’allacciamento del cavo del segnale dentro la spina nel muro, non abbastanza da far smettere completamente il decoder di funzionare, ma abbastanza da confonderlo e farlo comportare come un ubriaco.

L’altra operazione è stata invece divertente come una corsa nei sacchi: difatti sul sito ci sono abbondanti istruzioni per richiedere qualsiasi opzione aggiuntiva, ma neanche una riga su come chiuderlo. Chiamo l’199 (ma come farò adesso, che non avrò più il fisso e ho il cellulare disabilitato ai numeri premium?), seleziono l’assistenza commerciale, risponde la signorina e dico: “Vorrei disdire l’abbonamento.” La signorina, senza dire nulla, mi riattacca bellamente in faccia: riparte la musichina d’attesa. Dopo dieci secondi, risponde un signorino; ridico la fatidica frase, e lui risponde deluso “Attenda”, e riattacca pure lui.

Al terzo tentativo, risponde finalmente una gentile samaritana – sarà la responsabile dei casi scottanti – che mi degna di attenzione, e mi spiega che l’abbonamento può essere chiuso soltanto alla scadenza annuale, dopo parecchi mesi. Io rispondo “Ma scusi, ma non c’era la legge Bersani, che…” A quel punto, pronunciata la fatidica parola Bersani, suona il cicalino: e la signorina mi dice “Ah, certo, se vuole avvalersi della legge Bersani allora può disdirlo subito, bastano 30 giorni di preavviso e ci deve pagare i costi tecnici.” Se non l’avessi già saputo, me l’avrebbero detto?

In effetti, come ho poi scoperto, in un angolino di una pagina al quarto livello del sito c’è un minuscolo link che recita “Adeguamento delle condizioni contrattuali satellite a partire dal 15 giugno 2007”, che fa aprire un popup con una pagina che spiega che Sky deve sostenere dei costi, poveri loro, per premere un bottone e rimuovere la tua smart card da quelle abilitate a vedere i programmi. Il bottone, però, deve essere ben complicato, visto che il costo varia a seconda del tipo di contratto e addirittura del numero di anni da cui sei cliente. Immagino che sia che devono trasmetterti dalle profondità della galassia una martellata virtuale, e quindi, visto che notoriamente le smart card si usurano col tempo, disabilitarne una più vecchia deve essere più facile. E quindi, il costo di premere il bottone è di 30 euro se sia l’impianto che il decoder sono tuoi, ma arriva magicamente a 225 euro (un anno e tre mesi di contratto, cioè più della durata del contratto stesso) se sei un cliente recente e se ti hanno dato un decoder in alta definizione… che peraltro sei tenuto a restituire a tue spese!

Insomma, io ho mandato la raccomandata a fine anno, rientrando fortunatamente nella categoria dei 30 euro, e attendo la disdetta per fine mese: e sono curioso di vedere se la staccheranno veramente o se si inventeranno ancora qualcosa. E’ però evidente che, almeno in questo caso, la legge Bersani è una grande presa per i fondelli: e vorrei ringraziare per questo i profumatamente pagati superburocrati dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato – che perlomeno ha un numero verde, attivo ben quattro ore a settimana, che cercherò volentieri di usare – e soprattutto dell’AGCOM, quella che emerge dai cumuli di monnezza napoletana soltanto per difendere i cartelli delle telecomunicazioni ai danni dei cittadini, sventolando la trita scusa di milioni di posti di lavoro in pericolo (in realtà ad essere in pericolo sono i milioni di euro annualmente sottratti agli italiani dagli operatori con trucchetti di vario genere).

Sky, oltre a non trasmettere un film decente manco a pagarlo (nel senso che fanno pietà pure quelli in pay per view), è un orrido monopolio autorizzato dalla politica italiana, che ha peraltro investito centinaia di milioni di euro nel digitale terrestre, ma mica per creare concorrenza a Murdoch: per costringerlo a spartire la torta con Mediaset e Laset. Certo, in Las Vegas si vedono un sacco di bei culi, ma sono contento di aver deciso di prendere un abbonamento meno ricco da Sky, e spendere i soldi risparmiati in una ADSL più veloce.

[tags]sky, bersani, tv, digitale terrestre, agcom, concorrenza[/tags]

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venerdì 11 Gennaio 2008, 19:31

Dolce casa

Se vi chiedete il perché di un relativo silenzio, ecco qui la pianificazione di attività preparatorie al trasloco che ho smaltito in settimana, pur continuando a lavorare:

Lun 7/1: Installazione linea telefonica (rimandata).
Mar 8/1: Installazione linea telefonica.
Mar 8/1: Consegna e installazione lavatrice.
Mar 8/1: Montaggio tavolo Ikea (parte 1).
Mer 9/1: Montaggio tavolo Ikea (parte 2).
Mer 9/1: Consegna e installazione frigorifero (rimandata).
Mer 9/1: Consegna stampante multifunzione.
Mer 9/1: Acquisto modem/router ADSL.
(Gio 10/1: Roma in giornata)
Ven 11/1: Smaltimento di tre mesi di imballaggi accumulati.
Ven 11/1: Installazione impianto satellitare.
Ven 11/1: Consegna e installazione frigorifero.
Ven 11/1: Attivazione e configurazione ADSL.

Alcuni di questi task sono diventati una vera e propria saga. Raramente ho tirato tante bestemmie come questa settimana, però è una gran scuola di management organizzativo!

[tags]trasloco, consegna, adsl[/tags]

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giovedì 10 Gennaio 2008, 11:49

Wi-Valter

Vi scrivo questo post da Roma, seduto su una panchina nel bel mezzo del meraviglioso parco di Villa Borghese. Sono infatti quaggiù per una riunione del Comitato Consultivo sulla Internet Governance, che inizierà tra un’oretta, e ho colto l’occasione – avendo tutta la mattinata da perdere, causa scarsa sincronia tra i voli da Torino e l’orario della riunione – per fare due cose.

La prima è una passeggiata attraverso il parco, visto che non ci ero mai stato, e che l’ultima volta l’avevo appena sfiorato: il luogo della riunione è in via Isonzo, sopra la collina dietro il parco, e avevo giusto avuto mezz’oretta per fare una capatina.

La seconda è provare il tanto decantato servizio wi-fi gratuito del comune di Roma… ed eccomi qui.

Devo dire che ho vinto un po’ di resistenza: già altre due volte avevo pensato di registrarmi ed ero stato scoraggiato dall’assurda procedura. Per darti accesso, Veltroni vuole sapere tutto di te: nome, cognome, indirizzo, data di nascita, numero della carta d’identità, e persino il numero di cellulare, che viene addirittura verificato facendoti telefonare ad un numero fisso, sul quale viene verificata la caller ID, quindi non puoi nemmeno oscurare il tuo numero (tra l’altro, questa tecnica mi ricorda qualcosa…). Alla fine, mi sono rassegnato ai modi da stato di polizia dei nostri politici, e oggi mi sono registrato.

Il successivo problema è stato trovare un hot spot: è vero che nel parco, con un po’ di fortuna, si trovano delle mappe sulla quale sono indicate le zone coperte; è anche vero che raramente si trova la rete dove la si aspetta, e generalmente il segnale è parecchio debole. Ho così messo in scena un po’ di wardriving, camminando per il parco con il portatile aperto in mano, tra gli sguardi stupiti dei carabinieri di stanza (ci fosse a Porta Palazzo tutta la polizia che c’è in questo parco semideserto…) e di qualche raro jogger o turista americano.

Alla fine, ho trovato un buon posto: se uscite dalla metro di Piazza di Spagna seguendo le indicazioni per Villa Borghese, potete poi camminare dritto dall’uscita delle scale, tenendovi sulla destra, e seguendo poi un lungo viale in cima a una piccola riva; arrivate così a una piazza circolare nella quale sfrecciano torme di taxi circondati da camionette dei carabinieri. Sull’altro lato della piazza, all’inizio di via Canonica, si apre sulla sinistra un sottoparco recintato; camminando per un centinaio di metri, accanto a un museo di non so cosa, c’è un cluster formato da una toilette, una cabina telefonica e un po’ di panchine, dove il segnale è decente (attorno al 40% della scala, sul mio iBook).

E così, mi sono collegato e mi sono registrato dal browser, e ora ho un account che – riloggandosi ogni due minuti, perché la sessione viene chiusa in fretta se non trasmetti – mi permette un’ora di uso al giorno per un anno, in cinque diversi parchi cittadini e prossimamente altrove; ma devo fare in fretta, perché fa freschino (una dozzina di gradi), il cielo è coperto e minaccia pioggia!

[tags]roma, wi-fi, veltroni, villa borghese, internet governance[/tags]

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mercoledì 9 Gennaio 2008, 18:16

Ridere e piangere

Premetto che non voglio certo criticare i componenti del Comitato Consultivo Permanente sul Diritto d’Autore del Ministero dei Beni Culturali e delle sue sottocommissioni, organismi di cui fanno parte un certo numero di persone che conosco direttamente, e che hanno consegnato lo scorso 18 dicembre al Ministro Rutelli due proposte di riforma che rappresentano una possibile base per un significativo avanzamento della nostra legislazione in materia.

Mi chiedo soltanto come sia possibile partecipare a un simile tavolo di lavoro senza scoppiare né a ridere né a piangere, quando due (2) giorni dopo tale magnificata consegna il Parlamento, di propria unilaterale iniziativa e alla faccia di qualsiasi principio di concertazione, pubblico scrutinio o multi-stakeholder governance che dir si voglia, approva una norma probabilmente composta lì, estemporaneamente, da un paio di parlamentari che evidentemente pensano di sapere tutto di qualsiasi materia; o peggio ancora premeditata in privato, ossia suggerita loro nell’orecchio da qualche parte interessata e dotata di buoni agganci. Si tratta di una norma che, per i pochi che non lo sanno, sostituisce solo per Internet il diritto di citazione di parte dell’opera a fine di studio o di commento con un diritto di riproduzione dell’intera opera e però “degradata”.

Anche io faccio parte di una Commissione Consultiva, presso un altro ministero; e conosco sia i limiti dello strumento, che i vincoli che hanno le controparti governative, che la sensazione di avere molto da dire eppure concludere poco, in un ambiente come quello della politica italiana. Devo però dire che una sconfessione così plateale non mi è ancora capitata.

Ora l’onorevole Folena – che pure è onestamente ricettivo rispetto all’utilità del software libero e ai nuovi paradigmi della rete – minimizza l’accaduto e spiega che le intenzioni erano positive. Non ne dubito, ma sta di fatto che tutti i giuristi con cui ho avuto occasione di chiacchierare di quella norma sono unanimi nel ritenerla incostituzionale (perché discrimina Internet rispetto agli altri mezzi di comunicazione) e peggiorativa dei diritti storicamente acquisiti dai cittadini che fruiscono delle opere.

Come minimo, quindi, il Parlamento ha dimostrato al tempo stesso incompetenza in materia, grande supponenza, e grave mancanza di rispetto per gli “stakeholder” della rete e dell’informazione, che poi sono soprattutto i cittadini elettori; abbracciando una concezione della politica – quella per cui i politici imperano su tutto senza dover rispondere a nessuno se non, anni dopo, alle elezioni – vecchia, superata e dannosa, che porta il nostro paese contemporaneamente sull’orlo del disastro economico e del disfacimento sociale.

Questa norma fa il paio con altre belle pensate dei nostri politici relative al diritto d’autore, come l’idea di pretendere il pagamento di royalty per la raffigurazione anche senza scopo di lucro delle nostre opere d’arte, o persino dei nostri paesaggi, invece di metterli nel pubblico dominio. Il risultato? E’ evidente: le bellezze dell’Italia stanno sparendo da Wikipedia e da molti siti web. Certamente questo gioverà all’afflusso di turisti dall’estero, uno dei nostri principali motori economici, che già è in crisi da anni: una mossa geniale!

Basta sintonizzarsi sulla CNN in questi mesi per trovare a ciclo continuo spot che raffigurano le bellezze artistiche e paesaggistiche dei vari paesi del Mediterraneo: Grecia, Spagna, Portogallo, Croazia, Tunisia, Egitto, persino Cipro e Montenegro bombardano gli ascoltatori internazionali di pubblicità sulle proprie bellezze. L’Italia non c’è: non uno spot, non una immagine di Michelangelo o dei Faraglioni. Non solo non si fa pubblicità, ma fa di tutto per nascondere le proprie bellezze (quelle che ancora emergono dai cumuli di rifiuti). E poi scopre, dall’alto della mostruosa incompetenza di chi la dirige, che i turisti stranieri vanno altrove, e che anche il turismo va in crisi come tutto il resto.

Ah già, ma dimenticavo: in realtà, il problema di come attirare i turisti è sistemato. Rutelli ci ha già pensato: c’è il portale Italia.it

[tags]parlamento, politica, diritto d’autore, governance di internet, folena, rutelli, wikipedia, cnn, degradato, italia.it[/tags]

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martedì 8 Gennaio 2008, 11:28

Nuovo server

Questa è una comunicazione di servizio: da poco più di un’ora il mio sito è ospitato da un server nuovo di zecca, talmente nuovo che non esiste. E’ un server virtuale, come va di moda adesso: possiede soltanto un quinto di CPU e mezzo chip di un banco di RAM, però pare funzionare, ed è tutto mio fin dalla radice (anche in termini di fatturazione).

Ringrazio gli amici di Dynamic Fun che mi hanno ospitato per tutti questi anni e che si beccheranno ancora per un po’ la mia temutissima casella di posta (six gigabytes and counting).

Nel frattempo, segnalatemi se il sito vi risulta più lento di prima o se riscontrate qualche problema. Stamattina ho già risolto l’emergenza dovuta al fatto che, con il cambio di versione di Mysql, cambia anche l’algoritmo di codifica delle password, per cui non si riusciva più ad effettuare il login. Ma ho trovato il trucco per garantire la compatibilità all’indietro, per cui potete effettuare il login come sempre e la password, pur rimanendo la stessa, verrà automaticamente aggiornata all’algoritmo di memorizzazione più nuovo e sicuro. Ah, le meraviglie dell’informatica!

[tags]server, mysql[/tags]

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lunedì 7 Gennaio 2008, 10:15

Lunedì fortunato

Stamattina sono stato fortunato. E’ vero che ero sfortunatamente rimasto senza biscotti, visto che ho lasciato il pacco aperto in montagna, e a casa non ne avevo altri; così non ho potuto fare colazione. Tuttavia, poco male perché ero di fretta: mi sono alzato prestissimo – attorno alle otto meno un quarto – perché alle otto e mezza dovevo essermi lavato, sbarbato, aver avviato la lavatrice (oggi colorati) ed essere giunto fino alla casa nuova, dove avevo appuntamento col signor Sirti per l’installazione della mia linea non telefonica.

Ad essere onesto, non sono sicuro di cosa dovesse fare il signor Sirti, visto che io ho richiesto una linea solo dati e che il rame c’è già dal precedente proprietario; comunque, arrivo lì, chiacchiero col custode a proposito della mia agognata parabola (un’altra saga che presto vi racconterò), e nel frattempo scopro di aver perso le chiavi della casa nuova. Guardo in tutte le tasche del giaccone; non ci sono; concludo che devo averle tolte giovedì, l’ultima volta che sono stato lì, magari infilandole nella giacca, visto che quel giorno ero seriovestito causa visita a un cliente. E così, mi avvio mesto verso casa.

Peccato che anche a casa le chiavi non ci fossero. A quel punto mi vengono in mente solo tre ipotesi: o le ha prese mia mamma senza avvertire, per qualche motivo imperscrutabile (ogni tanto in casa mia appaiono o scompaiono oggetti come per magia); o sono cadute nell’auto ieri, quando mi sono tolto il giaccone durante il viaggio; o sono rimaste in montagna; o le ho proprio perse. In ogni caso sono nei guai, visto che se buco l’appuntamento per la linea telefonica poi rischio che la mia pratica ADSL si inceppi e che io debba rimandare di un mese il trasloco (senza ADSL non vivo).

Sto per telefonare a mia mamma per smarcare la prima ipotesi, quando squilla il telefonino e accade il colpo di fortuna: è il tecnico della Sirti. Io faccio subito le mie scuse per non essere là ad attenderlo, quando lui mi interrompe e mi spiega che il tecnico che doveva venire da me si è dato malato, che non c’è nessuno per sostituirlo e che bisogna purtroppo rimandare a domani mattina. Così, in un tripudio di scuse, siamo tutti e due contenti e risolviamo il problema.

Liberato così dell’incombenza – e sono ormai le nove – decido di scendere per controllare se per caso le chiavi sono in macchina. Guardo sul sedile posteriore, nel baule, sui tappetini; non trovo nulla se non, dietro, una penna che avevo in tasca tanto tempo fa. Depresso, decido che essendo ormai per strada posso almeno risolvere il problema della colazione; e così, mi reco seduta stante al Lidl di competenza.

Scopro così uno spettacolo che non avevo ancora visto: il Lidl alle nove di lunedì mattina. Da una parte è pieno di vecchietti in attesa che apra, per accaparrarsi subito, prima che finisca, l’offertissima della settimana; oggi era una macchina per cucire. Dall’altra, ci sono i commessi che sistemano la merce; e così ho assistito alla scena del capo commesso che cazzia (gentilmente) la commessa nuova, spiegando che quando mette i nuovi surgelati nell’espositore frigorifero deve togliere quelli più vecchi, mettere quelli nuovi dietro, e poi rimettere quelli vecchi davanti, altrimenti gli ultimi in fondo restano sempre lì e poi scadono, tanto è vero che sabato è venuto il supervisore Lidl e ha notato la cosa.

Detta così, è una banalità, tanto è vero che io adotto da sempre lo stesso metodo quando, giunto a casa, metto via le scatole di tonno e le confezioni di farina; quelle appena comprate vanno ovviamente in fondo e non davanti. Peccato che la commessa prima non capisca, e poi nemmeno risponda, e poi si lamenti della “rottura di scatole”. Ho proprio il sospetto che per molti italiani l’idea di fare un lavoro per bene – anziché alla buona, pur di finirlo il prima possibile – sfugga ormai alla possibilità di comprensione.

Comunque, esco dal Lidl con la spesa – incluso un tronco di speck e il bicarbonato per pulizia pentole -, la ripongo sul sedile dietro, mi siedo e vengo colpito da un luccichio, che improvvisamente esce dalla millimetrica fessura tra il sedile del guidatore e la base del freno a mano. E così realizzo: era da due anni che non mi succedeva – in particolare, non mi era mai successo da quando ho l’Alfa – ma ho effettuato di nuovo il magico numero delle chiavi sotto il freno a mano, che con la Punto mi capitava una volta al mese, ma che ormai avevo rimosso.

In pratica, le chiavi escono dalle tasche del giaccone (i cui bottoni sono saltati da tempo immemore) e si infilano magicamente nella suddetta fessura, sparendo in un luogo arcano che è sostanzialmente invisibile sia da davanti che da dietro, a meno di non mettersi a guardare esattamente in verticale nella fessura. Nell’Alfa, poi, la fessura è molto più piccola e contorta che nella Punto, ed è schiacciata dal binario del sedile, per cui l’operazione di recupero – specie delle chiavi dell’ufficio, che sono poche e piccole – si è rivelata piuttosto complessa; ma a forza di inserimento e rotazione col mignolo ci sono riuscito.

E così sono potuto tornare a casa tutto contento, a godermi la mia brava colazione con tutta la fragranza dei Fior di Cacao appena munti sfornati estratti dal pacchetto. Buon lunedì!

[tags]lunedì, sirti, adsl, chiavi, alfa, punto, lidl, fior di cacao[/tags]

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domenica 6 Gennaio 2008, 21:09

Ancora rifiuti

Ricordo che tutto ciò che avevo da dire sull’argomento dei rifiuti in Campania lo dissi già mesi fa, esattamente qui. Aggiungo la spettacolosa new entry dell’idea, nata di comune accordo tra studenti e insegnanti, di chiudere le scuole dappertutto “come forma di protesta”, anche nei luoghi dove non ci sono discariche né eccessivi problemi igienici: pare proprio che a Napoli e dintorni nessun motivo sia troppo implausibile pur di non lavorare.

Credo comunque che lo spettacolo di questi giorni abbia pesantemente rinforzato nel resto d’Italia il supporto ad uno stato di polizia, al federalismo, alla secessione o al semplice razzismo anti-meridionale, a seconda del livello di frustrazione di partenza e del tipo di mentalità. Ma è tristemente vero che soltanto qualche politico dagli occhi pesantemente foderati di idealismo (o dalla forte base elettorale in quei luoghi) potrebbe non scorgere in tutto ciò il segno della fine dello Stato in quei territori – ammesso che lo Stato, inteso come entità indipendente e non succube della camorra e delle male abitudini, mai vi sia davvero esistito.

Io, invece, sogno un’altra rivolta di piazza: quella di migliaia e migliaia di cittadini campani, soprattutto giovani, che si mettano a raccogliere i rifiuti volontariamente, con le proprie mani. Quella di amministrazioni comunali che trovino ognuna un fazzoletto di terreno per raccoglierli. Quella, insomma, di orgoglio e di civiltà diffusa, da parte di un popolo la cui credibilità etica è ora pesantemente in discussione. Temo però che non la vedrò mai.

[tags]napoli, rifiuti, campania, civiltà, stato[/tags]

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sabato 5 Gennaio 2008, 09:27

Bit sprecati

Anche questi sono bit sprecati, per cui forse avrei fatto meglio a non fare nemmeno il post. L’argomento però appassiona, e quindi anche io volevo dire la mia in merito alle ripetute polemiche legate alla classifica dei blog italiani mantenuta da Blogbabel, cioè da un gruppo di rinomati blogger. (Se non ho capito male c’è pure Andrea Beggi; e se non sapete chi è Andrea Beggi, siete out!)

Per chi non la conosce, ecco qui: tutti i blog italiani ordinati per punteggio, cioè per un valore calcolato… calcolato… ecco, all’inizio contavano i valori dei motori di ricerca, come Google e Alexa, il numero di lettori in feed da FeedBurner, e il numero di link al blog ritrovati su altri blog. Poi si sono accorti che Alexa era inaffidabile e l’hanno tolto, e poi Tommaso Tessarolo (per chi non lo conosce, dirò che lavora(va?) per Mediaset e che lo conosce il mio socio) trovò il modo di pompare il numero di lettori nei feed – prerogativa subito offerta a tutti da un ironico Tessarolizr – e quindi tolsero anche quello, e poi… boh.

Premetto che io non sono affatto indifferente alla quantità e qualità dei miei lettori e ai loro giudizi: come già dissi, se uno scrive un blog è non solo per sfogare le proprie voglie creative ma anche perché qualcuno lo legga, se ciò che scrivo non interessa e nessuno lo legge tanto vale che mi dedichi ad altro. E poi, anche io sono competitivo, anche se per fortuna con l’età mi sta passando; per cui certo mi fa piacere scoprire che le mie posizioni in classifica migliorano.

Negli ultimi tre mesi o giù di lì, mi è quindi capitato di dare un occhio ogni tanto a ciò che di me diceva la classifica di Blogbabel. In questo periodo il blog non è cambiato molto, cioè non ho cambiato nè lo stile nè il contenuto degli articoli solo per salire in classifica, il numero dei visitatori e degli iscritti al feed è rimasto sostanzialmente costante (a un certo punto ho adottato Feedburner perché mi dissero che semplifica la vita, ma a quel punto non contava già più per le classifiche), eppure la mia posizione è partita da circa quattrocentesimo, è salita gradualmente fino a circa il trecentesimo posto, poi nel giro di una settimana è salita di botto a 120, poi in breve è scesa a 300, e poi è precipitata fin sotto l’ottocentesima.

Per alcune di queste variazioni (non tutte) esistono dei motivi tecnici. Ad esempio, ho scoperto che il balzo in avanti di duecento posizioni fu dovuto all’aver parlato della proposta di legge Levi-Prodi, ma non perché ne abbia parlato in maniera particolarmente intelligente o interessante; semplicemente perchè Blogbabel ha in home page un riassunto di tutti i blog che linkano le notizie più diffuse, quindi se metti un link allo specifico articolo che tutti gli altri stanno linkando finisci in home page, quindi se finisci in home page ci sono certamente due o tre genialoidi che fanno un post copiando e incollando la lista di tutti i blog che stanno in home page su quell’argomento, quindi ti aumenta il numero di link, quindi sali in classifica.

Ciò che mi sfugge è come tutto ciò possa essere utilizzato come metro di giudizio per dichiarare pubblicamente quanto sia interessante o anche solo quanto sia visitato un dato blog (e le due cose non vanno affatto insieme).

Il dramma è però lo scoprire che l’esistenza stessa della classifica non solo alimenta zuffe di vario genere, non solo stimola truffe di ogni genere da parte di perfetti sconosciuti che, pur non sapendo scrivere in italiano, si linkano a vicenda gli auguri di Natale pur di salire in classifica, ma altera significativamente il contenuto anche dei blog migliori.

Ti chiami Mantellini o Sofri? Vuoi restare nei primi dieci in classifica, il che significa prestigio, credibilità, interesse da parte dei media tradizionali, e magari pure inserzioni pubblicitarie? Allora, non importa quanto sei bravo, devi comunque usare ogni trucchetto per non farti scavalcare: per iniziare, parlare sempre e comunque di ciò di cui parlano tutti, e farti linkare in ogni modo. Per esempio, secondo voi, nell’ultimo post di un vero e riconosciuto guru – ben al di fuori dei blog – come De Biase, il link sulla parola “blogosfera” ha un senso? Non vorrei interpretare male, ma a me sembra una frase incollata lì di malavoglia solo per poter piazzare il link a un articolo che sta nella home page di Blogbabel o che comunque sarà molto collegato in giro e quindi farà punti.

E non ho nemmeno parlato di iniziative che pure esistono, come “estrarrò un iPod tra tutti quelli che mi linkeranno”, o “oggi è la giornata in cui regalo un link a tutti per farvi salire in classifica” (l’ha fatta persino il serissimo .mau., e io ovviamente ho risposto subito).

Sarà che io questa lezione l’ho imparata oltre dieci anni fa, quando ebbi la pessima idea di calcolare e pubblicare le classifiche sul traffico generato da ciascun singolo autore su ogni newsgroup italiano, e improvvisamente migliaia di lamer cominciarono ad inondare i gruppi di immondizia pur di salire in classifica.

Perciò è dall’alto di tale esperienza che vi chiedo: chiudete questa classifica, subito. Stimola i peggiori istinti di tutti noi, peggiora la qualità complessiva dei blog, dà una immagine falsa della blogosfera e comunque è completamente inaffidabile. Mi sembra sufficiente.

[tags]blogbabel, blogosfera, classifiche, beggi, tessarolo, de biase, sofri, mantellini, mau[/tags]

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