Giornalisti in Cina
Dopo aver visto la qualità dei giornalisti nostrani, non posso che segnalare con ancora più convinzione questa splendida intervista di Hardtalk, programma giornalistico della BBC, a Wu Jianmin, uno dei portavoce del governo di Pechino.
Si nota subito come, all’estero, i giornalisti non si facciano problemi a incalzare l’intervistato sulle domande più scomode, invece di disporsi a novanta gradi sin dalla prima battuta; tanto che già verso il quarto minuto il cinese comincia a sbattere furiosamente e incontrollabilmente le sopracciglia, una azione che nella cultura locale significa “se io non fossi così bene educato, ti avrei già strappato le palle a morsi per poi immergerle in una salsa piccante e mangiarle per cena”.
Soprattutto, questa intervista rende in modo drammatico lo scontro di culture politiche e sociali che è in atto in questo periodo storico. Il giornalista inglese e il diplomatico cinese proprio non si capiscono, parlano due lingue incompatibili; il primo chiede dei diritti umani, e il secondo risponde che c’è lo sviluppo economico, e non è forse la ricchezza il più importante diritto umano, quello che cambia la qualità della vita delle persone molto più della libertà di parola? Il giornalista chiede perché non si possa vedere la televisione straniera in casa, e il diplomatico risponde che la televisione straniera non interessa a nessuno, è in inglese, e che comunque gli occidentali continuano a valutare la Cina secondo i propri modelli culturali invece che secondo quelli dei cinesi. E poi si parla di dinamiche politiche interne, di pericoli di instabilità , e di altre questioni che i nostri media non ci hanno mai raccontato.
Comunque la pensiate sulla Cina, è un pezzo che vale la pena di vedere.
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