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domenica 16 Marzo 2008, 13:32

Linee guida ai compagni blogger sull’autodeterminazione dei popoli

Compagni blogger!

L’emergenza relativa alla rivolta indipendentista in Tibet richiede lo sforzo congiunto dell’intera blogosfera, con il fine di sostenere mediaticamente la lotta dei fratelli tibetani, che da cinque giorni tengono in scacco i carri armati cinesi con la sola forza del proprio sorriso!

Vittime dell’oppressione e della censura cinese, tanto dura da impedire la circolazione di qualsiasi notizia sul Tibet – infatti i nostri giornali stanno riempiendo dieci pagine al giorno solo con il testo di “Fra Martino” -, i tibetani hanno bisogno di tutto l’appoggio dei blogger occidentali!

Allo scopo di evitare gli errori, tuttavia, riteniamo opportuno pubblicare un vademecum su come il blogger intelligente deve commentare le varie lotte secessioniste in giro per il mondo. Siamo lieti di notare che esso viene già ora seguito alla lettera su tutti i principali blog italiani, ma ribadire le direttive non fa mai male.

Cecenia: Da quelle parti è un casino, è difficile trovare una vittima di cui prendere le parti, e poi tanto è tutto scritto in cirillico. Criticare comunque Putin, che è amico di Berlusconi. Per il resto, lamentarsi che “è tutta colpa del petrolio”.

Kosovo: Da quelle parti è un casino, perché i kosovari sarebbero vittime degli odiati serbi criminali di guerra che ammazzavano i bosniaci e i croati quando questi non erano intenti ad ammazzarsi tra loro, però poi i serbi furono bombardati dalla NATO mentre i kosovari sono alleati americani, quindi questi ultimi qualcosa di male avranno fatto. Criticare comunque Bush, che è amico di Berlusconi. Linkare LigaJovaPelù che cantano Il mio nome è mai più, fare faccia compunta e schierarsi contro tutte le guerre.

Darfur: Boh, so’ negri, si sa che si squartano tra loro, e tanto non li distinguiamo l’uno dall’altro. Ignorare, a meno che non ne parli Bono o che non ci siano delle belle foto di bimbi denutriti e deserto. Magari, se va di culo, si riesce a tirare in ballo anche il riscaldamento globale.

Val Brembana: Leghisti di merda! Ignoranti! Cambiatevi la canottiera! Lavatevi!

Paesi Baschi: Evviva i compagni dell’ETA! A morte il prete Aznar! Adesso che c’è Zapatero, però, ricordarsi di auspicare la fine della lotta armata e l’unità della sinistra.

Kurdistan: Schierarsi rigorosamente a favore del popolo curdo oppresso e contro l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Ricordare che la Turchia sta in Asia e non ha nulla a che vedere con la cultura europea. Se vi fanno vedere le foto dei templi romani di Efeso o di quelli greci di Pergamo, negare o sostenere che trattasi di terre irredente successivamente devastate dall’Islam. E comunque, abbiamo tutti visto Fuga di mezzanotte e ciò è prova sufficiente per concludere che la Turchia è una dittatura assassina.

Tibet: Prima di cominciare, assumete una sufficiente quantità di caramelle balsamiche per raggiungere la pace interiore. Iniziate con una netta condanna della Cina e di qualsiasi cosa essa faccia o produca (vi diamo un aiuto: “il mio cellulare si è rotto subito perché era fatto in Cina” o “gli involtini primavera fanno schifo”). Accusatela di essere una dittatura; se siete di centrodestra criticatela perché comunista, mentre se siete di centrosinistra non dimenticate di aggiungere che “quello non è il vero comunismo” e che si tratta invece di “capitalismo selvaggio”. Già che ci siete, lamentatevi anche della corrotta monarchia nepalese, della corrotta democrazia indiana e della corruzione di chiunque non dia subito ragione alla causa tibetana; in questi casi è opportuno suggerire che egli certamente ha degli interessi economici in ballo. In caso di contestazione, ricordate che il Dalai Lama vive d’aria e che le spese delle continue proteste pro-Tibet in giro per il mondo sono coperte dalla Provvidenza. Qualsiasi fatto contrario alle vostre tesi va etichettato come una allucinazione ottica oppure una menzogna abilmente diretta dalla propaganda cinese. Proponete azioni misurate e tolleranti come il boicottaggio delle Olimpiadi o la chiusura dei commerci con la Cina; inoltre sputate in testa ai tre compagni di scuola cinesi di vostra figlia, e spargete nel quartiere la voce che il proprietario del negozio cinese all’angolo conserva il cadavere del nonno in cantina e in più ha il cazzo piccolo. Chiudete con note di grande tristezza; cercate di stimolare il senso di colpa dei lettori, affermando implicitamente che chi non è con voi è una merda. Se vi sentite potete anche chiudere il blog, basta riaprirlo il giorno dopo. State però attenti a non farvi prendere la mano: poi dovreste darvi fuoco.

P.S. Certo, se poi questo dovesse portare alla tipica reazione durissima dei regimi autoritari in crisi, al fallimento delle Olimpiadi, a un embargo economico e a un regresso di dieci anni nell’evoluzione dei diritti umani in Cina, non c’è problema! Mentre il miliardo di cinesi sarà privato grazie a voi di quel po’ di libertà conquistata in questi anni, le multinazionali occidentali – quelle che controllano sia i nostri media che le nostre imprese manifatturiere in difficoltà per la concorrenza cinese – saranno pronte ad attutire per noi l’embargo rifornendoci di ottimi prodotti nostrani a prezzo quintuplo di quelli cinesi, dopo averli importati di contrabbando, aggirando l’embargo, dalla Cina stessa.

E poi noi da domani, seduti sul nostro sofà, bloggheremo a sproposito di qualcos’altro.

[tags]tibet, cina, autodeterminazione, diritti umani, blogger, blogosfera, quanto è facile pilotare la blogosfera, attualità, media, economia, follow the money, cinismo storico[/tags]

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29 commenti a “Linee guida ai compagni blogger sull’autodeterminazione dei popoli”

  1. simonecaldana:

    Gli involtini primavera fanno davvero schifo…

  2. Boh/ Orientalia4All:

    che tu lo pensi davvero o che lo scriva per metterti in mostra non importa, importa che ne abbia parlato, e che anche tu a modo tuo faccia informazione.

    Grazie!

  3. Attila:

    Vb sei il solito oscurantista similfascista… non puoi incitare a dire che il negoziante ha il cazzo piccolo perchè è discriminatorio e fa piangere gli illuminati della Cassazione… mentre è giusto che tu inciti a definirlo merda in quanto è una metafora più progressista e meno discriminatoria (probabilmente depenalizzata dalla Cassazione come il Vaffanculo)…

  4. Alberto:

    vb, sinceramente mi sfugge il senso di questo post. Qual’è la reazione che proporresti tu? Ignorare la repressione? Mi pare che lo facemmo anche ai tempi di Mao, quando la repressione fece circa un milione di vittime. Non direi che la cosa abbia prodotto un grande progresso nel rapporto tra Cina e Tibet e nel rispetto della cultura tibetana. O no?
    Se guardiamo invece alla Birmania ci accorgiamo che la mobilitazione internazionale a favore della rivolta dei monaci ha portato ad aperture democratiche del regime (ci sarà una Costituzione ed elezioni entro il 2010). Cosa d’altra parte ovvia visto che se più costi ha la repressione, più difficilmente un governo la attua.
    Nel caso della Cina i costi, ad esempio del fallimento dei Giochi Olimpici, sarebbero enormi. Il problema è che ovviamente i costi del fallimento olimpico si ripercuoterebbero anche su sponsor e televisioni occidentali e questo non ci piace. Non a caso stamattina alla radio sentivo i tromboni Cannavò e Cucci spendere parole accorate a favore degli ideali nobili dei Giochi Olimpici che rischiano di essere irresponsabilmente sabotati da “i soliti ipocriti che si sono ricordati solo ora del Tibet”…
    P.S. Per la cronaca il Dalai Lama ed il cosiddetto governo tibetano in esilio vive grazie ai finanziamenti di tanti sostenitori della causa tibetana tra i quali, da anni ormai, il sottoscritto…

  5. Tizio:

    Alberto,”qual è” il senso di questo post?
    francamente credo che un po’ di ironia non guasti mai, neppure in circostanze drammatiche come queste. Permette di mantenere i piedi per terra e di rendersi conto dietro a quante ipocrisie ci nascondiamo noi occidentali, molto spesso “combattenti da tastiera”.

  6. vb:

    Alberto: Ad esempio, il senso di questo post è di far notare come la blogosfera segua un’ondata di conformismo che, a seconda di quale sia la guerra civile di cui si parla, sostiene parti diverse senza una logica apparente; il tutto, nella maggior parte dei casi, senza saperne nulla di preciso e senza avere la minima conoscenza di causa delle questioni, a parte qualcosa leggiucchiato qua e là da altri blog o da Wikipedia.

    Tanto, se le soluzioni proposte sull’onda dell’emozione o dei preconcetti finiscono poi per peggiorare la situazione, non saremo certo noi quaggiù a pagarne le conseguenze.

  7. Dario Salvelli:

    Vittorio: sulla pecoreccia ondata di conformismo per ogni nuova causa da difendere forse hai ragione, è vero. Io ho organizzato insieme ad un altro blogger tedesco il “Free Burma Day” qualche tempo fa: poi le notizie sulla Birmania sono scomparse. Mi sono chiesto davvero cosa la Rete possa realmente fare, lascia stare per un attimo il mondo dei blog: la risposta è stata leggermente sconfortante ma non del tutto. Ad esempio siamo riusciti a far arrivare la notizia che c’erano altre persone che dai loro comodi sofò bloggavano dei loro problemi ad una lontana radio che ha diffuso la notizia in Asia per quanto riguarda la Birmania. Non so come spiegarla forse come “solidarietà 2.0” ma sono sempre del parere che è importante se ne parli ed il pluralismo in questo caso è automatico: ci sarà di certo qualcuno in giro che scriverà “io me ne frego dei problemi del Tibet, non arrivo a fine mese”.

    Una cosa utile che è venuta dalla rete è stata ad esempio l’aggregatore di notizie provenienti dalla Birmania che abbiamo realizzato utilizzando Pageflakes. E’ nulla ma non è così banale per chi vuole seguire non i soliti canali media.

  8. Alberto:

    Tizio: Come disse il nostro ex-Presidente del Consiglio “Voi non capite l’ironia”…
    Purtroppo continua a sfuggirmi l’ipocrisia dietro alla quale ci nascondiamo, ma pazienza…

  9. Alberto:

    vb: il conformismo dei blogger è perfettamente allineato a quello dei media che aprono e chiudono il sipario sulle varie situazioni di conflitto creando un effetto domino emozionale prima e un oblìo dopo.
    Ciò premesso trovo positivo che certi eventi smuovano le coscienze ed inducano anche qualcuno alla mobilitazione. Certo, non sempre le soluzioni proposte possono essere efficaci ma faccio fatica a comprendere come la minaccia di boicottaggio olimpico possa peggiorare la situazione in Tibet. Far sapere a chi debba decidere quanto violenta sarà la repressione della rivolta in Tibet, che la reazione dell’opinione pubblica occidentale potrebbe avere dei costi molto alti per la Cina, non credo possa nuocere.

  10. Tizio:

    Albè, per fortuna il nostro ex presidente del consiglio non è il monopolista dell’ironia, può essere il tuo parametro di riferimento in materia, però. :P

    L’unico errore che possiamo fare ora è “andarcene” dalla Cina, spegnere i riflettori, anche secondo me il boicottaggio delle olimpiadi sarebbe sbagliato. ormai è finito il tempo dei blocchi che si boicottavano a vicenda.
    Abbiamo iniziato a mettere il naso nelle cose cinesi, dobbiamo solo proseguire, la fuga non è mai la soluzione.

    Piuttosto, in prospettiva storica, ripensiamo a quanto successe in Cina nel 1989, ci fu una repressione finita nel sangue, è vero, ma dopo iniziarono ad aversi le prime aperture.

  11. Gianna:

    Costi molti alti per la cina? e quali? I cinesi stanno colonizzando l’Africa (per materie prime e influenza politica) e noi stiamo a pensare al possibile (ed eventuale) nocumento apportato dalla negativa influenza dell’opinione pubblica occidentale rispetto alle loro politiche?
    Delle due una: o bisogna aggiornare le proprie strategie del risiko o non ci si è resi conto che il mondo è effettivamente cambiato e non è più europa/usa-centrico.

  12. Alberto:

    Tizio: Non so tu ma io non ho visto nessuna apertura dal 1989 in avanti. A meno che la crescita del PIL al 10% e l’impennarsi delle esportazioni siano da considerare un’apertura ai diritti civili ed alla democrazia. A me non pare
    Gianna: Secondo i dati di Golden-Sachs le Olimpiadi hanno contribuito nel passato al 4% del PIL della Grecia ed al 3% del PIL della Spagna. Per la Cina il dato si prevede intorno all’1%. Se pensi che minacciare l’erosione di questo beneficio sia cosa di poco conto vedi tu…
    Sicuramente questo mondo non è più euroamericacentrico come quello di trent’anni fa ma l’Europa e gli USA sono tuttora i mercati verso cui si orientano in massima parte le esportazioni cinesi, poi in futuro si vedrà…

  13. Boh/ Orientalia4All:

    A me sembra molto più conformista fare della facile ironia, ironia da Tumblr, ironia che guarda un po’ verte sempre sul vostro famoso pisello, che dare della giusta e sana informazione.

    Io ho studiato/insegnato per molti anni discipline orientali anche per questo. Per informare.
    Se poi a te, o altri, non va di leggere, ok. Padronissimi.

    E gli interessi economici non possono e non devono passare sullo sterminio di un popolo.

    Cmq, ripeto, ti ringrazio anche per questo post castiga-costumi.

    Ciao, ti auguro una notte serena

  14. vb:

    Per ciò che riguarda gli interessi strettamente economici, sono sicuro che in Occidente gli interessi a favore di nuovi dazi o di un embargo alla Cina sono pari o superiori agli interessi di chi importa i prodotti cinesi. A nessun grande conglomerato americano o europeo piace vedersi di fronte alla scelta tra abbassare i prezzi o chiudere le fabbriche e diventare un puro distributore di prodotti orientali… L’interesse dei media è dettato in massima parte dal soffiare sul sentimento anticinese (già diffuso per via dello slogan “i cinesi ci fanno perdere posti di lavoro”) per questo genere di ragioni, e non certo perché a loro interessi qualcosa del Tibet.

    Per il resto mi sembra che tu abbia già deciso che la ragione sta tutta da una parte e il torto tutto dall’altra, come peraltro si usa in Italia in questi casi (vedi Palestina). Io penso che in un conflitto vi siano sempre responsabilità condivise e che la responsabilità di chi sta all’esterno sia quella di favorire il dialogo invece che di prendere le parti dell’uno o dell’altro.

  15. Tizio:

    credo di condividere quello che dice vb, la responsabilità di chi è all’esterno è di favorire il dialogo. i boicottaggi vanno in senso opposto.
    vabbè, alberto, non ci sarà stata nessuna apertura, tutto chiuso ermeticamente, peccato però che in ogni caso per entrare nel consesso internazionale la cina qualche concessione alla democrazia e ai diritti umani deve averla fatta, magari a suo modo, magari con delle formule vaghissime, ma c’è.
    Giusto per disilludere le anime belle: in ogni tipo di stato e/o governo, prima di riconoscere la libertà e/o altri tipi di diritti “fondamentali”, si è sempre riconosciuto il diritto di proprietà, è come se si trattasse di un passaggio “obbligato”. Ci sono molti casi nella storia dalla famosa magna charta (dove si riconoscevano diritti, ma solo ai nobili, e proprio in quanto tali, cioè ricchi possidenti terrieri, anche se ora la suddetta viene considerata quale luminoso primo esempio di riconoscimento dei diritti umani), fino alla questione della riunificazione delle due Germanie. Non è che le cose cambieranno ora. Sarò certamente cinico, ma indubbiamente fino ad ora le cose sono andate così. Noi possiamo adoperarci per cambiare, ma non possiamo non confrontarci con la realtà. Ecco, non è questione di “conformismo”.
    A proposito di facili ironie sui propri piselli. Beh, la dominazione cinese in Tibet dura da circa 60 anni, i blogger se ne sono accorti ora. Più ironico di così.

  16. Alberto:

    Vb, è sicuramente doveroso ricordarsi sempre che in un conflitto ci possono essere responsabilità da entrambe le parti. Questo però non può cancellare le responsabilità stesse, altrimenti creiamo un alibi a chi usi la forza e la violenza per sopraffare il più debole e continui a farlo negli anni.
    Se io decidessi di installarmi a casa tua, venissi da te, ti buttassi fuori di casa a calci nel sedere e sostituissi ai tuoi vessilli del Toro quelli della Juve sono sicuro che saresti poco propenso all’autocritica. O sbaglio?
    Non ho difficoltà a dire che l’improvviso interesse di Calderoli per la questione tibetana possa apparire strumentale tuttavia pochi mesi fa ci fu una analoga mobilitazione a favore della Birmania. Anche allora coloro i quali parteciparono a quell’iniziativa erano in realtà spinti da interessi corporativi? Non mi pare, e allora perché attaccare chi sostiene l’autodeterminazione dei tibetani? Forse la Cina, vendendoci telefonini, software e giocattoli, si guadagna un diritto di violare i diritti dell’uomo che il Myanmar non ha?
    Il punto è che, personalmente, faccio fatica a trovare ipocrita chi si batte per dei valori in cui la maggior parte di noi crede ma per i quali non tutti abbiamo la voglia, il tempo, lo spirito per batterci.

  17. Alberto:

    Tizio: Come già scrissi su questo blog poco tempo fa, secondo i dati di Amnesty International in Cina il reato più frequente è “Attentato alla sicurezza nazionale” che ingloba tutti i reati connessi all’opposizione politica. Ogni anno più di 800.000 cinesi finiscono in galera per questo “reato”. Quali sarebbero allora queste aperture alla democrazia? Quali sarebbero i vantaggi del dialogo, che certamente non è mancato in questi anni, se non un sacco di business per le aziende che riescono a comprare semilavorati ad un prezzo estremamente inferiore a quello della concorrenza.
    Nel momento in cui scegliamo un prodotto cinese perché costa meno, val la pena di ricordarsi che costa meno soprattutto perché prodotto in un sistema politico-economico che funziona come funziona, quindi con una fortissima repressione politica e senza diritti sindacali e civili. Rispetto sicuramente la scelta di chi non se ne preoccupa e compra lo stesso il prodotto cinese (come spesso faccio anch’io) ma apprezzo chi accetta di pagare un po’ di più ma non finanziare un sistema politico-economico che calpesta i suoi valori.

  18. Tizio:

    il sistema politico ed economico cinese “funziona come funziona” da circa 3000 anni. L’amministrazione centralizzata cinese è l’unica nel mondo attuale che non ha mai subito soluzioni di continuità, neppure l’esperienza maoista o le diverse dinastie imperiali che si sono succedute nei millenni ne hanno scalfito la sostanza. C’è proprio una mentalità diversa che a noi occidentali sfugge.

    Per le aperture alla democrazia? In attesa di esportarla con la forza pure là (gli stati uniti non vedono l’ora, del resto…) ti ricordo che sono i commerci a portare diritti e aperture politiche, non il contrario.

    ma poi, perchè continuare a sforzarsi di chi vede solo bianco bianco e nero nero?

    Quello che infastidisce, almeno a me, è che la dominazione cinese del tibet dura da 60 anni e solo ora è diventata un argomento di moda, e guai a non cantare intonati nel coro collettivo. Guai a cercare di guardare le cose con la propria testa ed obiettività, ci si nasconde subito dietro un rapporto di Amnesty International, chissà se saranno contenti.

    Guai a pensare che in effetti il problema esisteva già al momento dell’assegnazione dei giochi olimpici, guai a pensare che no, nonostante tutto i giochi non si devono boicottare, che nonostante tutto bisogna continuare ad aver rapporti commerciali, economici, politici perchè con l’oscurantismo sarebbe molto peggio, davvero nessuno saprebbe niente, ma forse, nell’ignoranza, vivremmo tutti più felici.

  19. for those...:

    vb, è assolutamente giusto cercare le responsabilità di tutte le parti coinvolte in un conflitto ma, nel caso tibetano, dove starebbe il conflitto? Il paragone con la Palestina mi pare fuori luogo. Lì abbiamo qualcuno che tira razzi per rivendicare dei diritti mentre in tibet ci sono solo persone che lo fanno a voce o con azioni non violente. In quel particolare caso non riesco a vedere molte responsabilità di quella parte. O meglio, posso anche arrivare ad ammettere che le loro rivendicazioni siano politicamente sbagliate (la comunità internazionale ha deciso che voi fate parte della cina, quindi non rompete i coglioni – che poi non sono sicuro che sia vero) ma di fronte alla reazione spropositata il torto passa tutto dalla parte cinese. Nel diritto penale l’eccesso di difesa viene punito. Che poi noi non sappiamo cosa stia succedendo lì visto che la cina ha censurato tutte le comunicazioni con l’esterno. Ma, come dice un pezzo degli Arab Strap “if you’ve got nothing to hide, why hide it?”
    Sono d’accordo che, per come è abituata a reagire la cina, se un paese dovesse per esempio boicottare le olimpiadi, subirebbe immediate ritorsioni economiche e quindi sarebbe controproducente. Devi però ammettere che – almeno a livello etico o morale – il governo cinese si meriterebbe una raddrizzata da parte della comunità internazionale. Solo che il coltello (economico) dalla parte del manico ce l’hanno loro per cui tutti zitti.

  20. vb:

    Volevo risponderti ma ho preferito fare un altro post. Mi verrebbe solo da chiedere dov’è che “la Cina ha censurato tutte le comunicazioni con l’esterno” (le immagini dei telegiornali sono riprodotte in studio?) e se i linciaggi e i saccheggi ai danni dei cinesi (che pure sono certamente molto meno di ciò che ha fatto il governo cinese ai dissidenti tibetani) si possono definire “azioni non violente”.

  21. Alberto:

    Tizio: Pensa che in un’isoletta come Taiwan sono bastati 50 anni per abbattere quel sistema consolidato in 3000 anni e questo nonostante Taiwan viva sotto la spada di Damocle di un’invasione militare cinese. Sei proprio sicuro che in Europa scene come quelle di Lhasa non si siano mai viste? A me non pare…
    Per quanto riguarda l’esportare la democrazia con la forza continuo ad essere contrario ma a maggior ragione lo sono ad esportare la dittatura con la forza. Questo perché ritengo sbagliato imporre con la forza il proprio sistema politico ad altri popoli, indipendentemente da quale esso sia. Spero non sfugga a te né a nessuno che imporre con la violenza ad un paese il proprio sistema e la propria cultura sia cosa ben diversa dall’appliccare quei giudizi di valore, sui quali basiamo molte delle nostre decisioni quotidiane, anche alle scelte che facciamo al supermercato o al telecomando, provando a non far finta di dimenticarci cosa c’è dietro ai costi più bassi dei prodotti cinesi o allo splendore dell’organizzazione olimpica.
    I commerci portano diritti e aperture politiche? E’ una teoria… Certo che finché la Cina crescerà al 10% annuo dubito che qualcuno deciderà di cambiare rotta, ma magari sbaglio io…
    Ti dà fastidio il fatto che il Tibet sia diventato di moda? E come mai sarà diventato di moda? Forse perché stanno ammazzando la gente per la strada? Comunque hai ragione. Davvero brutto vedere certe scene cruente, magari all’ora di cena, togliendo spazio al processo di Erba o al gol di Iaquinta… Pensa a quanto dà fastidio me che sono socio di Italia-Tibet da 10 anni sentire che c’è qualcuno a cui da fastidio che si parli del Tibet…
    Ti chiedi perché 60 anni fa non ci occupavamo del Tibet? Forse perché quello che succede oggi in Tibet allora succedeva in Europa? O no?

  22. Tizio:

    uhm… non credo che Taiwan sia tanto differente dalla cina, a meno che uno non consideri le differenze fermandosi solo sui concetti di “comunista” e “nazionalista”, allora vuol dire che non si è capito molto di cultura orientale.
    Direi di si, sbagli tu, commerci e scambi costringono le persone al confronto e all’apertura, da che mondo e mondo, nel caso di specie da Marco Polo in qua passando per Matteo Ricci.
    Figurati se mi dà fastidio che si parli del tibet, a me danno fastidio le opinioni preconcette, oppure pensi che essere socio di “italia-tibet” sia un titolo preferenziale per esprimere opinioni sul tema? wow.

  23. Alberto:

    Tizio: Sicuramente so poco di cultura orientale però ti avverto del fatto che a Taiwan da un po’ di anni vige un sistema parlamentare, con libere elezioni multipartitiche che comprendono partiti conservatori (tra cui rimane il Kuomintang) e progressisti (tra cui il principale è il Partito Democratico Progressista) alla facciazza del confucianesimo e della cultura orientale.
    Sul secondo punto con l’argomentazione “da che mondo è mondo” mi hai convinto. Sbaglio io. Hai proprio ragione… E’ noto che dopo il passaggio di Marco Polo, Kublai Khan ha promulgato la Costituzione e libere elezioni ;-))
    Sul terzo punto hai altrettanta ragione. Faccio male ad esprimere opinioni preconcette sulla Cina o a nascondermi dietro i numeri di Amnesty International che, come è noto, di cultura orientale non sa nulla…

  24. Tizio:

    beh, se per questo anche in giappone ci sono libere elezioni, ma venire citati in giudizio è considerato così disonorevole che spesso i convenuti si suicidano. pensa un po’ te la breccia della rule of law nella democrazia giapponese. Come vedi, non basta fermarsi alle apparenze.
    No, ha permesso una fase di apertura al mondo, questa è la base di partenza, chiudendo le frontiere si regredisce solamente, poi se tu sai costruire edifici (o metafore) dal tetto, merito tuo, ovvio.
    amnesty international, per quanto meritoria, comunque rappresenta una visione del mondo è prettamente occidentale, usa parametri prettamente occidentali, noi siamo convinti che le regole stabilite dai diritti umani siano “universali”, ma non è così, poi, se vuoi continuare a pestare l’acqua nel mortaio…

  25. Alberto:

    Tizio, la dichiarazione dei diritti dell’uomo è universale non certo perché tutti si riconoscono in quella dichiarazione (la maggior parte degli abitanti dell’universo non sa nemmeno che esista) ma perché quella dichiarazione si applica a tutti ovvero chi si riconosce in quella dichiarazione riconosce a tutti quei diritti, per il solo fatto di essere persone. Quindi per chi si riconosca nella cultura che quella dichiarazione ha prodotto i diritti di un tibetano sono pari a quelli di kossovaro o di un curdo e quelli di un cinese a quelli di un turco, di un serbo o di un birmano.
    Per questo ritengo che un tibetano abbia lo stesso diritto di un sudtirolese di reclamare i propri diritti all’autodeterminazione ed alla conservazione della sua cultura e farei fatica a spiegargli che lui questi diritti non li ha perché la cultura cinese è diversa da quella italiana… Cosa gli diresti tu? Mi dispiace, sei nato nel continente sbagliato?

  26. Tizio:

    Beh, è proprio inutile parlare con te, che credi che tutto sia uguale, che storia e tradizioni dei diversi Paesi non contino nulla, che il tuo modello, cioè quello occidentale, sia il migliore possibile. Beh, forse non te ne rendi conto, forse non lo sai proprio, ma il tuo modo di vedere appartiene al nuovo colonialismo, quello culturale. sulla base di questi presupposti certuni sono andati ad esportare democrazia e diritti in iraq, chissà prossimamente lo faranno in iran, e perchè no, pure in cina. Sei della felice compagnia? Spero di no, visti i risultati conseguiti.

  27. Alberto:

    Tizio: Hai ragione su tutto. Ma tu al tibetano cosa gli diresti?

  28. Tizio:

    Ah, certo non lo possono consolare le mie manifestazioni di lontana solidarietà. Del resto neppure i manifesti blogger lo stanno aiutando più di tanto.
    non c’è molto da dire o da fare, caro Albè, tocca agli enti, alle istituzioni sopranazionali evitare l’errore di chiudere gli spiragli sulla cina (e quindi anche sulle questioni tibetane), perchè se così fosse, il tibetano sarebbe spacciato davvero.
    Ma sai, sono questioni di politica internazionale, soliti interessi, solita robaccia.

  29. FRANK:

    @Tizio:chissà prossimamente lo faranno in iran, e perchè no, pure in cina.

    In Iran forse (che rompono i coglioni e pretendono di vendere il petrolio in euro invece che in dollari), in Cina no. La Cina possiede, attraverso uno o più fondi sovrani, molto del debito pubblico USA e Giapponese. E probabilmente anche del nostro e di mezza Europa. Nessuno muoverà mai guerra ai cinesi. La loro potenza militare è seconda solo alla potenza economica diretta (i beni a prodotti a basso costo) e indiretta: fondi sovrani, fondi privati che posseggono aziende USA ed europee, interessi crescenti (aka neo colonialismo se vuoi) in Africa.
    FRANK

 
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