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lunedì 17 Marzo 2008, 16:17

Riso in bianco

Oggi ho un gran mal di stomaco e sto poco bene, per cui ho pranzato con il classico riso in bianco, appena condito con un filo d’olio e accompagnato con un po’ di pane.

Mentre mangiavo, pensavo a come sia insensato che il riso in bianco, che per millenni ha costituito una parte fondamentale dell’alimentazione del mondo e che tuttora lo è in interi continenti, da noi sia considerato soltanto un alimento per malati, o al massimo un contorno; per il resto è un cibo da sfigati, visto che se proprio hai voglia di riso ci si aspetta che tu faccia perlomeno un risotto, e comunque i nostri pranzi e le nostre cene sono ben altra cosa, anche quando non sono particolarmente elaborate.

La stessa cosa inizia a valere anche per il pane; il mio era fatto da me, ed era del pane bianco normalissimo, anche se cotto partendo dal preparato invece che mescolando farina e lievito. Certo, ci ho aggiunto l’energia per cuocerlo, ma anche così il mio chilo di pane non solo costa la metà di quello del supermercato, ma è anche molto migliore.

Pensando che in fondo anche la mia pagnotta era stata realizzata con metodi appena meno industriali del solito, ho capito che la domanda giusta non è come faccia quel pane lì a conservarsi una settimana e ad avere quel gusto comunque buono, ma come faccia il pane del supermercato a non sapere di niente e a diventare gomma o roccia entro la sera stessa. Io forse non l’avrei mai scoperto, ma ora lo so: è difficile fare del pane cattivo. E allora, che cavolo ci mettono per fare il pane così male?

Sarà per questo o forse perché ci sentiamo troppo soli, che negli ultimi anni il concetto di pane è molto cambiato, e quasi nessuno esce da una panetteria o da un banco pane del supermercato senza almeno un pane alle olive, un grissino al sesamo, un pezzo di pizza o una tortina, naturalmente a prezzi per chilo tre o cinque volte superiori. Sarà per questo che anche oggi su La Stampa esce un articolo che parla di “settimana del disastro” perché, una settimana al mese, c’è gente che deve rinunciare al resto e comprare “solo” il pane, mentre “pizza e dolci calano di oltre il 50 per cento” (cioè, metà della gente li compra per quattro settimane su quattro, gli altri solo per tre su quattro). Per poi concludere che “già imperversa un nuovo allarme: il mercato delle uova di cioccolato e dei dolci pasquali viaggia su ritmi del 10-15 per cento inferiori rispetto al 2007”!

Se parliamo del problema contingente di chi vive di commercio al dettaglio posso anche capire, ma proprio non riesco a vedere un calo del dieci per cento nel consumo di uova di Pasqua come un “disastro” e un “allarme”. Vedo se mai un “disastro” e un “allarme” in una società che prende un calo del dieci per cento nel consumo di uova di Pasqua come un problema drammatico, al punto da abbandonarsi a scene isteriche o proteste di massa.

Ci aspettano tempi in cui potremmo dover rinunciare ad altro che le uova di Pasqua; per esempio all’auto personale, ai viaggi aerei superscontati, ai vestiti da buttare dopo mezza stagione, e probabilmente anche ai grissini al sesamo, visto il trend del prezzo dei cereali. Forse torneremo anche noi, come ha sempre fatto mezzo mondo, a mangiare stabilmente pane e riso in bianco, con la carne solo nelle feste grosse.

Grandi o piccoli, alcuni sacrifici andranno fatti; ed è l’evidente impreparazione della nostra società ad accettarli che mette in pericolo il futuro pacifico del pianeta, più ancora che i sacrifici stessi.

[tags]la stampa, società, economia, salari, povertà, recessione, crisi, cibo, pane, riso[/tags]

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13 commenti a “Riso in bianco”

  1. Lobo:

    Sono dell’idea che la capacita’ dell’uomo di consumare sia decisamente superiore alla capacita’ dell’uomo di produrre, sul lungo periodo; questo per due motivi:
    il primo e’ che le risorse non sono infinite, mentre la capacita’ di riprodursi lo e’ (e qui niente di nuovo, lo diceva gia’ Malthus).
    il secondo e’ che qualsiasi conquista, di un individuo o di una societa’, automaticamente rientra nelle “condizioni minime di sussistenza” per quell’individuo o quella societa’. I passi indietro sono inaccettabili e inconcepibili.
    Il credito al consumo e’ uno dei figli piu’ evidenti di questa concezione: basiamo la nostra capacita’ di acquistare non su quello che abbiamo, ma sull’idea che “tanto avro’ sempre la stessa capacita’ di acquistare anche in futuro”.

    Per questo sono daccordo con te: in media, le persone nate negli ultimi quarant’anni (chiaramente intendo in Italia e nei paesi industrializzati di tipo occidentale) sanno molto di meno cosa vuol dire “fare sacrifici” rispetto alla generazione precedente; e penso che non sara’ cosi’ facile per la societa’ “tornare indietro” senza grossi scossoni.

    Quindi o abbiamo culo e ci becchiamo un balzo tecnologico che risolva il problema della crescita delle richieste, o siamo fregati :)

  2. Bruno:

    Insomma, esattamente come ti avevano detto i comunisti a Berlino, il nostro stile di vita non è sostenibile è dobbiamo prepararci a vederlo cambiare.

  3. D# AKA BlindWolf:

    Aggiungo l’energia alle cose che probabilmente dovremmo razionare in futuro. Rendiamoci conto che l’abbiamo sempre pagata troppo poco rispetto all’impatto politico, sociale ed ambientale che produce.

    Le uniche cose che arricchiscono l’economia mondiale sono le risorse naturali: i prodotti della terra, i giacimenti, le forze della natura. O si ricava più valore da queste cose o la ricchezza sarà redistribuita: più benessere a 2 miliardi di indiani e cinesi e meno benessere all’occidente.

  4. Thomas Jefferson:

    D# aka Blindwolf: c’è anche la possibilità di produrne di più. Poi il fatto che tu reputi che sia stata pagata troppo poco è, in fondo, un giudizio morale. Io credo che costi ancora troppo.

  5. Lobo:

    sulla possibilita’ di produrne di piu’, ci sono dei dubbi.
    Ci sono scienziati che dicono che il picco della produzione massima di petrolio e’ gia’ stato superato, e che poco per volta diventera’ sempre meno economico estrarne.

    Le fonti rinnovabili sono al momento piu’ costose del petrolio (ma se continua a salire cosi’ tanto, magari..). Di utilizzabile in tempo breve c’e’ il nucleare, ma in Italia non si puo’, e comunque porta dei rischi e delle scorie che sono un altro problema a lungo termine.

    Insomma, in 77 anni abbiamo consumato buona parte degli idrocarburi accumulati da quando la terra s’e’ raffreddata: non mi sembra che il loro costo sia stato sufficentemente alto.

    Possiamo anche pensare che il prezzo del greggio di oggi sia frutto di una bolla speculativa. Ma potrebbe anche non essere cosi’, e i vari paesi produttori stanno semplicemente alzando il prezzo a fronte della ridotta possibilita’ produttiva.

  6. D# AKA BlindWolf:

    Abbiamo potenzialmente a disposizione una quantità di energia pazzesca, ma una minima parte di questa è facilmente (e, soprattutto, economicamente) trasformabile in energia utilizzabile, trasportabile o accumulabile.
    Fare previsioni è difficile, ma presumibilmente il trend del prezzo del petrolio continuerà a salire: questo spingerà maggiori investimenti verso altre forme di energia (pulite e non, a cominciare dalla sabbie bituminose) che diventeranno concorrenziali probabilmente prima a causa dell’alto prezzo del greggio che rispetto al costo per energia prodotta (in tale caso il prezzo dell’energia sarà maggiore di quello attuale…). Si spera che in seguito le tecnologie abbassino il prezzo di produzione, ma probabilmente per qualche decina di anni l’energia sarà più costosa di adesso.

  7. Attila:

    Beh… secondo l’ADN Kronos sembra che la BMW abbia iniziato la produzione della Serie 7 (x cui non una city car) con motore ibrido a idrogeno… e ci sono molte altre case automobilistiche che hanno cominciato a montare i motori fuel cell sulle “piccole…

  8. raccoss:

    Vb ci sta solo ricordando che pecunia non olet. E siccome l’asse mondiale si sta spostando dagli USA alla Russia-Cinia-India, allora va bene pigliare a calci in culo quel barbone terrorista del Dalai Lama, se questo ci può fruttare di vendere quattro Fiat a Shangai.

    (PS: Noi torinesi poi sappiamo bene quanto la floridità economica della Fiat poi si riversi automaticamente sulla cittadinanza. Come no?)

  9. raccoss:

    Ho sbagliato post per il commento precedente. Scusassero.

    Comunque a me piace il riso bollito.

  10. Thomas Jefferson:

    Lobo: il problema del nucleare è essenzialmente politico. Non certo tecnico o scientifico, come affermano anche insigni scienziati (tra cui il prof. Ricci che ho avuto la fortuna di sentire 10 gg fa).

  11. effemmeffe:

    Ma il preparato per il pane, esattamente, cos’è?

  12. Attila:

    Si prega di guardare i vari post di Vb su Lidl per capire che cosa è il preparato per il pane…

  13. effemmeffe:

    Minchia, un RTFM pure nei commenti di un blog.
    E non dall’autore!
    Credo sia record…

 
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