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lunedì 3 Marzo 2008, 14:23

Tassazzolandia

Spinto dalle osservazioni di .mau. sull’aumento della pressione fiscale, ho deciso di riprendere gli argomenti economici; stavolta, invece che di produttività, parliamo proprio di tassazione per le aziende.

Già, perché l’osservazione che fanno in molti, tipicamente fedeli del centrosinistra, è la seguente: stante che la pressione fiscale con Prodi è innegabilmente aumentata, fino a raggiungere il record nella storia della Repubblica, non sarà che essa sia salita non perché ciascuno paghi di più, ma perché con le buone o con le cattive sono diminuiti gli evasori?

E la risposta che danno in molti, tipicamente fedeli del centrodestra, è che in realtà quelli che il fisco italiano considera “evasori” sono spesso persone che sarebbero in regola, ma che di fronte alle pretese del fisco pagano per evitare guai e scocciature, visto che, al solito, le norme italiane sono sufficientemente confuse e barocche da rendere quasi impossibile, anche rivolgendosi a un buon commercialista, sapere come fare per essere al riparo da multe; quindi Prodi non avrebbe solo combattuto gli evasori, ma anche angariato molti onesti.

A me interessano di più i fatti, e così sono andato a cercarmi i dati, in particolare per quel che riguarda le aziende, visto che nella vulgata popolare chiunque non sia un lavoratore dipendente tende ad essere considerato un presunto, anzi quasi certo, evasore. E quindi, queste sono le aliquote di punta per la tassazione degli utili aziendali in Europa nel 2006:

Irlanda 12,5
Ungheria 17,5
Polonia 19
Slovacchia 19
Rep. Ceca 24
Austria 25
Finlandia 26
Portogallo 27,5
Danimarca 28
Svezia 28
Grecia 29
Olanda 29
Lussemburgo 29,6
Inghilterra 30
Francia 33,3
Belgio 34
Spagna 35
Italia 37,3
Germania 38,6

C’è bisogno di commenti? Beh, sì: perché se le persone sono comunque cittadini di un certo Paese, le aziende possono spostare la propria sede legale, e ormai – nell’economia dei servizi – anche quella operativa, con estrema facilità. E’ insomma un settore altamente competitivo, dove tutte le nazioni fanno a gara per attrarre le aziende; e in questo il livello di tassazione è ovviamente un fattore molto importante.

Dunque il fatto che soltanto la Germania – che però ha non solo una economia molto più forte di noi, ma anche un livello di efficienza dei servizi pubblici che noi ci sogniamo, e che può rendere comunque conveniente il pagare tasse più alte – abbia una aliquota superiore alla nostra dovrebbe farci riflettere a lungo su quanto sia folle la politica della pressione fiscale in crescita; e non solo perché una elevata tassazione degli utili aziendali incentiva l’imprenditore a darsi un bel bonus o a comprarsi il terzo SUV aziendale il 30 dicembre, invece che a reinvestire gli utili in nuove iniziative e nuovi posti di lavoro l’anno successivo.

Riconsideriamo insomma alla luce di questi numeri la persistente campagna di criminalizzazione di qualsiasi persona fisica o giuridica italiana che abbia redditi all’estero, che sta venendo condotta dall’attuale governo e dai media di centrosinistra ormai da parecchi mesi. Per carità, se sono evasori è giusto che paghino, ma il grosso dei redditi italiani all’estero non è dato tanto da evasione, quanto da una scelta delle strutture giuridiche e dei luoghi di residenza fatta per pagare meno tasse.

Questa è evasione? Per il fisco italiano decisamente sì, mentre i singoli contribuenti rivendicano il loro diritto di prendere residenza dove le condizioni sono migliori; e qui si scontrano filosofie socioeconomiche piuttosto differenti.

Eppure, mettetevi nei panni di una azienda o di un imprenditore globale che lavora su cinque o dieci paesi, di cui uno – oltre ad avere un sacco di altri problemi – non solo ha le tasse più alte degli altri e le aumenta continuamente, ma rompe continuamente le scatole con accertamenti e pretese fiscali, dandoti dell’evasore per principio; secondo voi, potenzierete la sede italiana, o cercherete di chiuderla il prima possibile?

Nella competizione globale per assicurarsi le sedi delle aziende, l’Italia è come un supermercato che ha i prezzi più alti degli altri, e in più va dai clienti e li aggredisce dicendogli che devono spendere per forza di più, e che non pagano abbastanza. Magari sul momento il cliente si fa intimidire e paga, ma appena riesce a uscire dal negozio, non lo rivedi più…

[tags]italia, economia, tasse, fisco, aziende[/tags]

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10 commenti a “Tassazzolandia”

  1. Andrew:

    Già, perché l’osservazione che fanno in molti, tipicamente fedeli del centrosinistra, è la seguente: stante che la pressione fiscale con Prodi è innegabilmente aumentata, fino a raggiungere il record

    Se ti becca il tuo compare di merende Suzukimaruti con questa affermazione, ti bolla immediatamente come “fascista” (vedi la discussione intavolata con lui qui).
    Comunque, come appartenente alla categoria dei “manovali informatici” (aka baboon coder), sono concorde con te e con il tuo post “I giovani lavoratori della conoscenza”.

  2. vb:

    Se non fosse che continuano a propormi dei lavori, mi sarei già messo a promuovere la causa dei GLDC :-)

  3. Thomas Jefferson:

    Che dire, hai fondamentalmente ragione, solo che è un discorso che in Italia non è accettabile.

    Quante volte si sente parlare di “armonizzazione” dei regimi fiscali?

  4. Alberto:

    Per quanto riguarda la pressione fiscale pare che il dato corretto sia 42,5. Riporto:
    http://lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200803articoli/30727girata.asp

  5. Alberto:

    Per quanto riguarda la classifica direi che quel 37,3 è la somma delle vecchie aliquote IRES e IRAP (33 + 4,25). Nell’ultima finanziaria tali aliquote sono passate rispettivamente a 27,5 e 3,9 (totale 31,4). Quindi siamo passati nettamente sotto a tutti i paesi che hanno un economia di dimensione paragonabile alla nostra tranne la Gran Bretagna. E adesso come faremo? Se non ripartiamo rischiamo di dover ammettere che forse è colpa nostra e non “dello Stato ladro che ci fotte i soldi”…

  6. Salvofan:

    Okkio che l’Irlanda e’ in regime di “Corporation Tax ridotta” per un “permesso speciale” della comunita’ europea! Tale permesso scadra’ alla fine del 2009! Inoltre per rientrare nella corporation tax devi dimostrare (con tanto di controlli fatti come si deve – controllo fatto e superato con la mia azienda) di produrre in territorio irlandese (diciamo che non puoi fare la sede fiscale e produrre in italia per esempio con clienti perlopiu’ italiani). Ovvio che il permesso stesso nasce dal fatto che 15 anni fa qui avevano solo le pecore e le patate e “noi” eravamo nel G7.
    Comunque il fatto che la pressione fiscale continua ad aumentare (soprattutto con l’ultimo governo) la dice lunga sulla impossibilita’ di frenare la fuga di aziende e ancora di piu’ sulla praticamente nulla possibilita’ di “importare” capitali dall’estero.
    Ah…tra l’altro…inizierei a guardare alla Macedonia: sia perche’ l’Italia e’ alla frutta :) sia perche’ l’aliquota e’ del 5 abbattibile al 2,5% ;)
    Salvo

  7. LucianoMollea:

    Alberto, vedremo se le tasse sono realmente state abbassate. In ogni caso, la finanziaria che ha votato Prodi e i suoi alla fine del 2007 porterà risultati tra la fine del 2008 e maggio del 2009 (scommettiamo che qualcuno si beerà del risultato?).
    Ma il problema, come dice qualcuno, è un altro!
    Ti sembra che per quel 31,5% del PIL i servizi che ottieni siano paragonabili (per qualità) a quelli delle “economie di dimensione paragonabile alla nostra”? Io che conosco abbastanza bene la Francia posso dirti di NO. E come vb stesso ha detto anche in Germania (e in UK pure) le cose sono esattamente allo stesso modo.
    E su questo, visto che sono un “giovane” imprenditore, sono abbastanza incazzato. Non c’è bisogno di avere scoperto oggi le economie globali o il nuovo “liberismo di sinistra” per esserci arrivato, senza lauree in economia ma solo con il buon senso e il sapere fare due addizioni.
    Solo che per avere detto questo da quando ho iniziato a votare mi sono preso dell’ordine del: evasore, leghista, fascista, liberista (sì, proprio quella parola che oggi invece tutti sbandierano ai quattro venti) e berlusconiano (e per questo magari anche mafioso e/o riciclatore di denaro sporco).
    Se non avessimo ragionato negli ultimi 15 anni con la stessa mentalità da tifosi sugli spalti, ma avessimo semplicemente usato il buon senso, forse ora non saremmo qui a baloccarci con questi dati, ma soprattutto a chiederci: “i politici che presto andremo a votare sanno cosa dovranno fare? o blaterano scemenze ed alla fine non cambierà nulla”?
    Scusate lo sfogo.

  8. Alberto:

    @LucianoMollea: sono d’accordo che la qualità scadente dei servizi che lo stato ci fornisce sia uno dei più grossi problemi che l’Italia ha, ma faccio fatica a capire come la riduzione delle tasse possa migliorare la situazione. L’unico modo per migliorare i servizi che lo Stato ci offre è una riforma dell’apparato pubblico, il quale però è stato sempre una fonte di voti clientelari preziosissima per tutte le forze politiche. Conseguentemente la riforma dell’apparato pubblico è stata affrontata sempre con estrema circospezione dai vari governi succedutisi.
    Dobbiamo rassegnarci al fatto che la messa in efficienza dell’apparato pubblico sia un processo lungo e faticoso e nel frattempo dobbiamo decidere se preferiamo tagliare le tasse ed avere servizi ancora più scarsi di quelli attuali, oppure mantenere l’esistente. Spero proprio che alle riduzioni fiscali che si autofinanziano ci creda solo più Tremonti ormai…

  9. vb:

    Alberto: Ti potrei fare l’argomento opposto: finché lo Stato ha soldi in relativa abbondanza può continuare a sprecarli come un quindicenne al luna park, tagliando le entrate sarebbe costretto a usare meglio i pochi che ha o i nodi verrebbero subito al pettine.

    Comunque, stavo pensando a quali sono i servizi che lo Stato mi offre, e che rischio di perdere con un eventuale taglio fiscale: continua a non venirmi in mente granché, a parte forse la sanità (ma con tasse più basse potrei pagarmela da solo, come già ora devo comunque fare per la maggior parte delle mie esigenze in materia).

  10. Alberto:

    Vb: immagino che tu ogni tanto ti ritrovi a percorrere delle strade: ecco, ad esempio quelle sono costruite e mantenute con soldi pubblici… Immagino tu sia andato nel passato a scuola: ecco le scuole sono in gran parte finanziate con soldi pubblici, anche quelle private. Tanto per fare due esempi.
    Per l’altro punto ripeto un’altra volta che è sbagliato personalizzare l’idea di Stato. Lo Stato non è una persona che quando ha pochi soldi cerca di fare con quello che ha. Lo Stato o meglio l’apparato dello Stato è fatto di interrelazioni piuttosto complesse e piuttosto statiche. Per ridurre le tasse ho due alternative: o faccio debito (ma non va bene perché poi me lo ritrovo sul groppone come maggior interesse) oppure riduco le spese. Solo che, siccome le spese improduttive non hanno una voce specifica a bilancio con sopra scritto “spreco”, la riduzione di spesa dall’alto non può che colpire indiscriminatamente un settore. Ciò può forse, nel lungo periodo, condurre ad un uso più efficiente della spesa pubblica da parte dell’apparato burocratico, ammesso e non concesso che sia accompagnato da un maggior spirito di efficienza. Nel breve periodo si avrà semplicemente una riduzione della qualità del servizio.

 
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