Il V2-Day è il messaggio
Come avete visto, questo blog ha deciso di dedicare un ampio spazio al V2-Day (che finisce qui, se non altro perché sarò offline fino a domani sera). Ciò non tanto perché io condivida completamente la manifestazione: da anni scrivo che Grillo è luci ed ombre, e se va ammirato il suo coraggio nel denunciare senza giri di parole le abbondanti storture e vergogne della nostra classe politica – ripagato da notevoli ritorni anche economici, ma onestamente non credo che Grillo lo faccia per soldi -, sentire centomila persone che urlano in coro “vaffanculo!” fa un po’ preoccupare per il futuro della nostra democrazia.
Non va però dimenticato che Grillo è l’effetto, non la causa; è l’effetto di un sistema politico bloccato, incapace, corrotto, e che dimostra di non reagire a nulla a meno che non si arrivi alle piazze urlanti, ai lanci di monetine o alle rivoluzioni giudiziarie. E’ l’effetto di un sistema mediatico in cui i giornali fanno i titoli su Peter Falk seminudo per strada o sul tyrannosaurus antenato del pollo, e che ha abbandonato la stessa idea che si possa fare una inchiesta giornalistica o che si possa dire qualcosa di scomodo, limitando l’informazione sulle richieste e sulle necessità della gente al fatto che (ultim’ora!) il 28% delle donne italiane pagherebbe fino a 5000 euro per una notte di sesso con Massimo Giletti.
In un sistema del genere, dove migliaia di persone provano continuamente a denunciare piccoli e grandi problemi e non hanno il minimo spazio sui media, l’unico modo di far emergere un messaggio rivoluzionario è quello di Grillo: un mix di provocazione, verità , esagerazione, comicità , showbusiness, piazze piene e slogan facili. Sarà populista, sarà demagogico, ma, signori intellettuali con la puzza sotto il naso e signori politici che vi cagate sotto, è la logica conseguenza dell’Italia ignorante, delusa e sfruttata che voi, destra e sinistra a braccetto, avete costruito negli ultimi trent’anni. E perlomeno è un fenomeno violento soltanto a parole; non provoca la violenza vera, anzi sublima in gestacci ed in amare risate la rabbia che altrimenti veramente rischierebbe uno sfogo alla maniera degli anni ’70, e anzi che probabilmente lo farà , se il tentativo di Grillo di provocare cambiamenti radicali non avrà successo.
Per questo, sapendo che i media di regime avrebbero minimizzato, io mi son fatto un punto d’onore di pubblicare qui sopra più informazioni possibili, il meno mediate possibili. Non sono un giornalista, ma credo di aver fatto, ieri, più giornalismo io che tre quarti dei giornalisti che erano in quella piazza. Sta poi ad ognuno scegliere da che parte stare, se da quella di Grillo o da quella della contromanifestazione ufficiale; o meglio ancora, stare dalla parte di se stessi, appoggiando Grillo quando dice qualcosa di condivisibile, e criticandolo quando non lo fa.
Sono quindi rimasto molto deluso dal fatto che la blogosfera ne abbia parlato così poco, e soprattutto così male: per una volta che Internet doveva supplire al silenzio dell’informazione ufficiale, dimostrando il proprio fondamentale ruolo di promozione del pluralismo e della libertà , i bloggherz erano impegnati a montar foto e filmini sì, ma solo quelli delle marchette e del relativo catering offertogli da Microsoft. Ho molto apprezzato che ne abbia parlato .mau. che di Grillo non è certo un fan, ma che come me ha visto il problema; ho apprezzato anche che lo stesso Mantellini si sia chiesto come mai se ne parlasse poco, anche se poi si è pure lui concentrato sulle tartine di Steve Ballmer. Per carità , le PR aziendali sono legittime ed ognuno scrive di ciò che vuole, ma a che serve avere blog seguitissimi, se davanti a un Paese che affonda ci si rifugia nel parlar di fuffa e di quanto è stato bello ingoiarsela? E ha senso interpretare il blogging come una brutta copia del giornalismo piccino di questi anni, da regalino e marchetta?
Spero che queste mie considerazioni non provochino offesa, ma riflessione. Purtroppo, non si è visto in rete un grande dibattito sul rapporto tra informazione, politici, cittadini e nuovi media; ha riscosso più successo il tentativo, fondato ma anche velenoso, di screditare la manifestazione sostenendo che le firme raccolte non saranno valide. Ma chi se ne frega! Il mezzo è il messaggio, il punto fondamentale di ieri non è se abolire o no l’ordine dei giornalisti, è che centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per provare a cambiare l’Italia, senza alcun battage pubblicitario e con tutti i media contro e quasi sempre in chiarissima cattiva fede.
Queste persone pongono una richiesta politica che poi, come sappiamo tutti benissimo, è la stessa di milioni di persone che ieri non erano in piazza e che, obtorto collo e turandosi il naso, hanno votato Veltrusconi con scarsa convinzione. E’ questa richiesta politica che va capita, documentata, affrontata. Si possono anche annullare le firme, ma, in un paese civile, un movimento di piazza così ampio per abolire la legge Gasparri provocherebbe l’immediata abolizione della legge Gasparri, o perlomeno una pronta discussione in Parlamento su come accogliere queste istanze; non ci sarebbe nemmeno bisogno del referendum.
Per cui, per favore, smettiamola di guardare il dito e cominciamo a guardare le nostre responsabilità . Di cittadini, che hanno il diritto e il dovere di fare qualcosa per salvare il proprio Paese. E in particolare di blogger e di esperti di Internet, visto che è la rete a rompere gli schemi ed è la rete a rendere possibile una vittoria contro un regime che controlla tutti gli altri media; almeno finché non troveranno il modo di imbavagliarla.
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