Arrivare a Milano non è facile
Oggi pomeriggio alle 15 avevo un appuntamento a Milano, in zona via Ripamonti, con un potenziale nuovo cliente: quindi, giacca e cravatta e attenta pianificazione per arrivare puntuali. Niente auto perché andare in auto a Milano città è una follia; niente treno delle 13, che ti lascia solo un quarto d’ora per attraversare Milano; invece, treno delle 12 e un’ora abbondante per muoversi.
Per prendere con tranquillità il treno delle 12 da Porta Susa, devo uscire di casa alle 11:35, massimo massimo 11:40, e andare a prendere la metro. Quindi, finisco i lavori della mattinata, e poco dopo le 11 mi accingo a fare una telefonata importante che avevo preannunciato, prima di prepararmi ad uscire; solo che, cerca e ricerca, non trovo il cellulare. Dopo dieci minuti di perquisizione di tutta la casa, non mi resta che pensare di averlo lasciato in auto ieri mattina; per cui, rimando la telefonata e decido di prepararmi e di passare a prenderlo mentre scendo. (Io, vivendo davanti alla mail, uso il cellulare molto poco; non è inusuale che non faccia o riceva nemmeno una telefonata in tutto il giorno, quindi posso perderlo o averlo spento per 24 ore senza accorgermene.)
Comunque, il tempo perso a cercare mi ha sballato i tempi, e quando scendo sono le 11:38; un po’ tardi, considerato che la rimessa dove tengo l’auto sta a due minuti a piedi, ma ancora accettabile. Cammino di buon passo, apro il cancelletto, guardo la rimessa e… l’auto non c’è. Attimo di panico, e poi realizzo: non l’avevo parcheggiata in garage, ma l’avevo lasciata in strada, esattamente a dieci metri dal portone di casa, ma nell’altra direzione. Decisione difficile: lascio perdere il cellulare, paccando l’interlocutore importante, o torno indietro con la quasi certezza di perdere il treno? Alla fine ripercorro di corsa la strada all’indietro, trovo l’auto, il cellulare è sul sedile – è rimasto lì per un giorno e nessuno ha fatto una piega -, lo prendo, mi incammino… ma sono le 11:43. Decido comunque di provarci.
Mi va bene: alle 11:48 sono alla metro, faccio il biglietto, scendo le scale, alle 11:51 arriva il treno, alle 11:55 sono a Porta Susa (che magia la metropolitana). Corro alla macchinetta, faccio il biglietto, lo timbro proprio mentre il treno entra in stazione, e prendo il convoglio per la coda.
Arrivo a Milano, e vista l’abbondanza di tempo opto per i mezzi: niente taxi. Così pranzo con calma, prendo la metro, poi il tram 24, che, orologio alla mano, mi lascerà davanti alla mia destinazione alle 14:55.
E invece no: tre fermate prima della mia, il tram si ferma, e il conducente annuncia che c’è un incidente, i binari sono bloccati, e la corsa termina lì. Così, insieme a una fiumana di gente che bestemmia e insinua che l’autista volesse soltanto andare in deposito per staccare prima, mi faccio le ultime tre fermate a piedi, a passo da alpino; e arrivo comunque cinque minuti in ritardo. Si vede che non era proprio giornata.
Del resto, al ritorno parto alle 16:30 per prendere il treno delle 17:15; riprendo il 24 in direzione centro; arrivato allo stesso incrocio di prima, ma dall’altra direzione, il tramviere annuncia che “la corsa finisce qui” senza dare motivi. Così mi devo fare di nuovo la camminata, stavolta per due fermate fino alla metro Crocetta (quella che Google chiama Lamarmora Romana, e che secondo me dovrebbe evidentemente chiamarsi Loisiana); e di nuovo prendo il treno per un solo minuto.
Diciamo che ho capito come mai, nonostante il delirio del traffico di Milano, i milanesi continuano a muoversi in auto!
[tags]milano, torino, muoversi, tram, atm di m[/tags]