Senza speranza
Senza speranza sono i nostri sindacati, che hanno deciso di far saltare il tavolo dell’Alitaglia, rilasciando dichiarazioni del genere “Ma tanto ci sono ancora soldi per qualche mese”, insomma meglio tutti a casa tra tre mesi che duemila licenziamenti adesso.
Mentre la Lega dissente da se stessa – Maroni dichiara “per fortuna che è saltato tutto così salviamo Malpensa” mentre Calderoli dichiara “il giudizio storico su Prodi per il fallimento della trattativa sarà pesantissimo” – e mentre la triste vicenda della “cordata italiana” assume i contorni della farsa con l’invito di Galan, presidente forzaitaliota del Veneto, affinché ogni imprenditore italiano versi duemila euro e se ne compri un pezzo, i sindacati non trovano di meglio che far scappare l’unico pretendente credibile, sparando pretese impossibili.
Come la pensi il mondo sull’argomento è chiaro, visto che l’annuncio della rottura delle trattative ha fatto guadagnare in pochi minuti quasi il cinque per cento alle azioni Air France. Che quindi facciamo gli schizzinosi noi italiani ha dell’incredibile, tanto è vero che persino i supersindacalizzati dipendenti dell’Alitalia oggi pomeriggio hanno manifestato contro i propri rappresentanti.
A meno che… ecco, intanto la rottura delle trattative è da sempre un trucco negoziale molto usato, per cui può ben darsi che domani mattina, travolti dall’ondata di sdegno, tutti facciano marcia indietro e ci si rimetta a negoziare. Ma anche l’ipotesi di vendere l’Alitalia dopo le elezioni e in stato di fallimento ha il suo fascino. Peccato che il fascino non sia per i dipendenti, ma per i compratori: perché l’amministrazione controllata, o addirittura il fallimento, permetterebbero di liberarsi molto più facilmente di tutti questi lavoratori stanchi e in esubero, e di acquistare soltanto ciò che vale veramente, ossia gli slot.
Sotto questa luce, anche il casino apparentemente insensato che ha fatto Berlusconi acquista un suo senso: se a forza di caciara si impedisce la vendita in questo momento, tra due mesi Silvio potrebbe trovarsi in mano una Alitalia fallita ma paradossalmente più appetibile e di buon valore: da dirigere prontamente, come già ci ha promesso, nelle mani dei suoi figli.
Nel contempo, comunque, non resta che augurarsi la definitiva sparizione dei sindacati italiani: il paese, partendo dai lavoratori, ne avrebbe senz’altro da guadagnare.
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3 Aprile 2008, 22:40
Non voglio difendere Silvio, perché nella storia di Alitalia ha le sue colpe (ad esempio non va male solo dal 2006 e qualcosa si doveva già fare prima), ma su un aspetto mi sembra abbia ragione. Sembra che tutti trascurino i diritti sulle rotte che verrebbero svenduti assieme ad Alitalia ad Air France, ovvero dando di fatto al governo Francese di decidere parte dei flussi turistici verso l’Italia. Per questo credo converebbe a tutti far fallire Alitalia e rimettere tutto sul mercato (i voli non sparirebbero ed il personale Alitalia potrebbe trovare impiego in altre compagnie). Se non è così correggetemi.
3 Aprile 2008, 22:42
…al governo Francese il potere di decidere…
4 Aprile 2008, 09:02
Se fossi un imprenditore, preferirei comprare i resti dell’alitalia in fallimento piuttosto che un azienda con un carico di debiti (e una generazione giornaliera di debiti) dovuto principalmente a un esubero di personale.
A meno che il governo non mi esonerasse dal pagamento delle tasse e dei contributi, per diciamo 10 anni.. e i sindacati mi concedessero almeno il 30% di licenziamenti tout court.
4 Aprile 2008, 11:28
@ff: credo che un vettore aereo non possa tenere gli slot e non usarli, se non per periodi relativamente brevi.
4 Aprile 2008, 12:17
@.mau. Ho detto correggettemi infatti. Ma a sentire i dirigenti di SEA pare che il nodo sia proprio la libertà nel rivendere gli slot: se va via Alitalia li vogliono riallocare, cosa che pare non possano fare.
4 Aprile 2008, 12:18
@.mau. Senza poi contare che li puoi tenere occupati, ma alle *tue* tariffe