Per prima cosa, se ancora non l’avete fatto, andatevi a leggere la confessione del presunto capo del presunto raid nazista anti-immigrati del Pigneto a Roma. Magari non è completamente sincera, ma raramente ho trovato sui giornali qualcosa che metta in luce la prospettiva totalmente distorta con cui la nostra classe dirigente, i nostri giornali e i residui intellettuali di sinistra percepiscono ciò che sta accadendo in Italia.
E’ giorni, infatti, che la sinistra si lamenta: è arrivato Berlusconi e adesso i fascisti rialzano la testa. E giù a raccontare episodi di aggressione ai poveri immigrati, di morti nel CPT, di campi rom bruciati, di manifestazioni squadriste puntualmente documentate da Repubblica con nobile sdegno. Salvo poi scoprire – la volta che lo scoop passa oltre le linee editoriali – che la realtà è ben diversa; che è vero che una rabbia prima sopita sta rialzando la testa, che è vero che sta partendo una guerra tra “noi” e “loro”, ma è solo marginalmente una questione di fascismo o di razzismo; tanto è vero che il presunto raid fascista e organizzato del Pigneto si rivela essere la storia di un militante di sinistra abituato a menar le mani che si vendica di un “povero immigrato” che vende droga e organizza gli scippatori del quartiere.
Io sono rimasto agghiacciato, pochi giorni fa, nel leggere i commenti al blog della signora Amabile, una vera bibbia di snobberie sinistrorse prive ormai di qualsiasi contatto con la realtà (mitica la volta che ha raccontato con furore e sdegno il fatto che Trenitalia licenziasse i bigliettai per sostituirli con le macchinette in stazioni cruciali come Termoli e Assisi, beccandosi ovviamente qualche decina di commenti sulla linea “e il problema sarebbe?”). Bene, l’altro giorno la giornalista ha postato a proposito del fatto che per Stefano Lucidi, l’investitore di Roma, il magistrato abbia derubricato l’accusa a omicidio colposo; cosa che è assolutamente ovvia e giusta per chiunque conosca la legge.
Sapete che io, per i canoni del giovane laureato torinese, sono ormai un pericoloso reazionario, perché sostengo teorie come l’espulsione su due piedi degli immigrati che delinquono e la repressione della micro-illegalità dai lavavetri agli abusivi. Eppure anche io mi sono davvero preoccupato nel leggere i commenti a quel post, tutti unanimi, tutti furiosi, e in buona parte legati al paragone con un’altra vicenda di cronaca, quella del fiorentino che spara nella schiena al ladro albanese dopo averlo messo in fuga. Ve ne riporto solo alcuni, ma non li ho selezionati; sono tutti, tutti così, al massimo con una eccezione su venti:
“Diciamo bene la verità ,sempre, chiunque commetta un delitto,o violazione della legge che sia,quando proviene da un certo ceto sociale o buona posizione economica commette sempre il reato perchè in preda a,sotto l’effetto dì,conseguentemente a,non nelle proprie effettive volontà ….e tutto si conclude con il minimo della pena.E’ la legge delle classi sociali.”
“Una persona che entra in casa tua senza il tuo permesso commette non solo una effrazione ma una autentica aggressione…Forse la sua reazione non è giustificabile, ma comprensibile… Detto questo, l’omicidio volontario non è un po’ troppo? Altro caso: un uomo – sotto l’effetto degli stupefacenti – prende un auto, nonostante sia stato interdetto alla guida…Conduce il mezzo sopra tutti i limiti di velocità , non rispetta il semaforo rosso, ammazza due poveretti e scappa senza prestare soccorso… Mettersi alla guida sotto gli effetti degli stupefacenti è come andare a giro con una pistola carica senza una sicura ed il dito sempre pronto a premere il grilletto… Detto questo l’omocidio colposo non è un po’ troppo poco? Forse i giudici dovrebbero invertire i capi d’accusa, Voi non credete?”
“Solo un giudice che di giustizia, ma soprattutto di logica umana non ne capisce nulla, può dire che chi uccide in quelle condizioni non voleva uccidere. Gli proporrei di bere un litro di varechina, sapendolo, e poi dire che non voleva suicidarsi. Le leggi italiane sono stupide ed inefficienti, ma certi dipendenti statali non sanno proprio che lavoro fanno e per quale motivo i cittadini pagano loro lo stipendio!”
“Applicare la legge in codesta maniera non ha alcun significato in quanto il giudizio di chi giudica è essenziale perchè la fredda norma non può rispondere a tutte le fattispecie. Nei due casi trattati c’è una differenza sostanziale. Nel caso del folle guidatore le due vittime se ne andavano tranquillamente con il loro motorino. Nel caso invece del ladro freddato dallo sparatore quello compiva un atto delinquenziale. La differenza sta tutta dalla parte delle vittime. La vita di due cittadini normali sembra avere poco valore per il magistrato, mentre la vita di un delinquente che si introduce in casa altrui sembra avere un valore maggiore. Per applicare la legge in questo modo basta un computer non ci vogliono magistrati superpagati e poco facenti. In ultimo sembra che per il magistrato lo sparatore abbia reagito in maniera sproporzionata, il che in definitiva significa che uno se assalito può colpire solo dopo che è stato colpito a morte.”
“se sei un assassino un pedofilo un criminale, non avere paura tanto ci pensano loro i magistrati/avvocatichi a trovare un cavillo per tirarti fuori dai guai tanto loro non hanno paura di nulla. Vivono scortati con la polizia che fa da guardia sotto casa , mica vengono assassinati mentre camminano sulle strisce. mi piacerebbe che anche i figli dei magistrati facessero la stessa fine di quei 2 ragazzi di roma.”
Nessun tipo di obiezione basata su argomenti razionali o sulla spiegazione della differenza tra volontà e colpa ha avuto alcun effetto: la folla ha giudicato e condannato.
Allora, esiste effettivamente una guerra tra “noi” e “loro”, ma è basata su schieramenti ben diversi da “italiani” e “stranieri”. “Noi” sono le persone “normali”, quelle che lavorano o cercano un lavoro, che faticano ad arrivare alla fine del mese, che non riescono a farsi raccomandare e ad evadere le tasse (anche se ne sarebbero lieti) e che nel frattempo vivono in quartieri sempre più degradati, abbandonati a se stessi e all’invasione della barbarie, come quella che racconta il “nazista” del Pigneto. “Loro” sono tutti gli altri, una alleanza che comprende qualsiasi istituzione – dai politici ai grandi imprenditori, dai magistrati alle forze dell’ordine, dagli avvocati ai dirigenti pubblici, gruppi vissuti sempre più come pure e semplici classi di privilegiati -, i ricchi – di cui si dà per scontato che abbiano rubato – e i loro odiosi figli, i “non allineati” come ultras e centri sociali, i criminali in genere, e soprattutto gli immigrati, ma non in quanto stranieri, quanto piuttosto in quanto gruppo sociale dove la percentuale di criminali è oggettivamente molto più alta della media e a cui, a differenza di “noi”, è permesso qualsiasi comportamento.
Questo clima è semplicemente un effetto dell’abbandono dei cittadini da parte delle istituzioni, della scelta dello Stato di ammettere sempre più zone franche e gruppi liberi da qualsiasi regola, di castagnare “noi” con gli autovelox ma di permettere a “loro” di pisciare per strada e di importunarci ai semafori. Il fatto che il numero dei crimini non sia effettivamente aumentato è irrilevante, perché spesso i comportamenti che creano la rabbia non sono nemmeno reati; sono la maleducazione, la sporcizia, il degrado, la mancanza di rispetto, gli insulti se non compri i fazzolettini, il biglietto non pagato sul bus, la precedenza non data allo stop. E’ su queste cose che bisogna intervenire, e dopo vent’anni di lassismo e di buonismo non è cosa facile; le nostre città andranno riconquistate metro per metro.
L’alternativa, però, sono i moti di piazza, le molotov e gli squadroni punitivi.
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