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sabato 10 Maggio 2008, 10:25

Sputtanando i blog

Lo so che non devo parlar male di Mantellini. Lo so che, in Italia, parlar male di chiunque sia famoso o potente all’interno di un qualsivoglia circolo sociale viene ripagato con croci sopra il tuo nome e anni di silenzioso ostruzionismo, per cui dopo potrai essere bravo e capace quanto vuoi, ma ti vedrai continuamente passare davanti quelli che parlano sempre bene di tutti o quelli che leccano il culo al capo fino a rendersi la faccia indistinguibile dal posteriore. Però a me viene naturale fare così; ho messo al blog un apposito sottotitolo, “come rovinarsi una brillante carriera in Italia”, e me ne farò una ragione. E soprattutto, nel caso specifico, Mantellini se le cerca da solo.

Sappiamo tutti che esiste sulla rete italiana un circolo di qualche decina persone di cui onestamente ignoro l’occupazione ufficiale, ma che hanno tempo e soldi per andare a spazzolare i buffet di questo o quell’evento pubblicitario, in cambio del parlarne entusiasticamente sul loro blog. Questi blogger hanno sicuramente dei meriti, se no la gente non li leggerebbe (anche se questo, pensandoci bene, si potrebbe dire anche di Bruno Vespa); però si ha effettivamente l’impressione che i loro blog abbiano perso lo scopo, e si siano ridotti a un po’ di chiacchiericcio e un po’ di link al video buffo o all’argomento del giorno, nel puro tentativo di preservare traffico e status.

Insomma, i “top blog” italiani mi sembrano un po’ come quei locali che da appena aperti fanno un successone, perché sono nuovi e perché si mangia bene e costa poco; poi, piano piano, i gestori perdono la voglia, cominciano a tirare sui prezzi o sulla qualità per guadagnare di più, scelgono la marca della birra per motivi di marketing invece che perché è buona, e insomma tu continui ad andarci per inerzia e perché ormai tutti si sono abituati a trovarsi lì, ma ti rendi conto che non è più come prima.

L’occasione dell’ennesima discussione è stata questo post di PaulTheWineGuy, che nonostante il nick fighetto e TuttoInCamelCase (questo lo devo dire perché, come detto, io parlo male di tutti nel modo più offensivo possibile) è spesso linkato da .mau., quindi deve essere un tipo intelligente; il post definisce i blogger di cui sopra delle “scimmiette ammaestrate”, e anche se l’epiteto a me sembra davvero eccessivo, la descrizione del fenomeno mi pare corretta.

Mantellini ha risposto alla provocazione e, pur intercalando qualche complimento (lui invece deve comunque parlar bene di tutti), gli ha dato dell’“esterno”. In pratica gli ha detto: io e te siamo razze diverse, io sono “top blogger”, tu sei solo “blogger” e le due cose sono ben diverse.

La cosa finirebbe lì se dai commenti non avessi notato una cosa preoccupante: la marchetta. In pratica, prima Mantellini fa un post con una enorme foto della WiiFit, suggerendo che se la vuol comprare. Poi, guarda caso, qualche tempo dopo compare sulla destra del suo blog un bel banner della WiiFit con il link al sito della Nintendo. Pubblicità? Certo, è spiegato qui: “dopo molti anni ho deciso che anche questo blog come tutti gli altri doveva contenere una sezione pubblicita’”. Come tutti gli altri?? Gli altri quali?

Francamente, non ho visto molti blog con una “sezione pubblicità”; ho visto qualche blog con le AdWords di Google, che sono un modo per monetizzare un po’ il traffico senza però avere rapporti diretti con inserzionisti e quindi senza avere potenziali vincoli economici su quel che si scrive. La maggior parte dei blog che leggo, comunque, non ha nemmeno mezza riga di pubblicità.

Però, dice Mantellini, faccio pubblicità gratis e solo a prodotti che mi sono piaciuti. Ok, l’ho fatto anch’io, con Lidl; ma l’ho fatta con dei post argomentati e non con degli slogan, e poi l’ho criticata quando ha alzato i prezzi, e soprattutto non mi sognerei mai di ospitare un banner Lidl gratis. Paradossalmente, sarebbe meglio essere pagati (e renderlo noto): almeno è un rapporto commerciale chiaro, e a quel che scrivi i lettori fanno la tara. Così, invece, anche se fatta con buone intenzioni, diventa una unilaterale leccata di culo… ma nemmeno a una persona, a una multinazionale! Dall’esterno, è semplicemente naturale avere il dubbio se Mantellini, la WiiFit, l’abbia davvero pagata; se gli piaccia davvero o se esageri in cambio dell’invito al prossimo buffet. E il dubbio è terribile, perché è un fantasma che, anche trovandosi nella miglior buona fede, non si riesce mai a disperdere completamente.

Ecco, questa è la cosa che più mi urta: che i blog, Internet, sono lo strumento abilitante per rompere la cappa di disinformazione e di regime che soffoca l’Italia, per far circolare idee e informazioni che i media tradizionali omettono accuratamente. E invece, se per “blog” si intende quella cosa lì, la parola “blog” viene presto sputtanata: perché a forza di suscitare dubbi del genere, anche se fossero completamente infondati, molti cominceranno a pensare che non ci si può fidare nemmeno più dei blog, tutti, indistintamente. E ci toccheranno altri cinquant’anni di informazione di regime.

[tags]blog, blogosfera, pubblicità[/tags]

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22 commenti a “Sputtanando i blog”

  1. simonecaldana:

    ma infatti dei blog non ci si puo’ fidare: la soluzione all’informazione dall’alto e’ il senso critico diffuso, non altri canali “garantiti”: il problema non sta nel chi garantisce, ma nel fatto che tu prenda la garanzia per buona.

  2. massimo mantellini:

    Vittorio,

    conosco la tua vis polemica e sono in effetti affari tuoi se sei cosi’. Pero’, per quel poco che si puo’ argomentare senza scadere nell’invettiva inutile, io mi comporto con i prodotti esattamente come tutti. Li acquisto, se mi piacciono e se mi va ne parlo bene se mi pare siano scadenti lo scrivo. Esattamente come farei discutendo a cena con gli amici. L’idea della pubblicita’ sul mio blog parte da questa considerazione, vale a dire che il passaparola ha senso solo se e’ libero e disinteressato, e’ -credo- ben spiegata, ne ho parlato spesso in questi anni, ed ha un solo unico difetto. E’ un difetto piccolo: si basa sulla fiducia reciproca (esattamente come una discussioen fra amici). So bene che la fiducia reciproca e’ una merce rara che non puo’ essere comprata ed infatti non mi interessa troppo stare qui a spiegarti l’ovvio, vale a dire che non ci sono ombre come le tante che tu (e altri come te) ipotizzi. Se tu percepisci questo come una marchetta, pazienza, non e’ nei miei poteri farti cambiare idea. Mi spiace che tu sia cosi maldisposto verso il mondo che ti circonda (quello delle persone, non quello delle aziende, e c’e’ una bella differenza) ma non ci posso fare nulla. saluti

  3. vb:

    Ma vedi, detto che anche in molti di quelli che criticano i “top blogger” c’è una componente di invidia, la critica principale che io ti faccio non è di aver fatto una marchetta, ma di aver messo su qualcosa che può sembrare una marchetta. Mi interessa poco se lo sia veramente o meno, ma trovo sbagliato che una persona che tiene un blog – in particolare se ha la responsabilità di condurre un blog molto seguito – lasci nei lettori la sensazione che i blog siano funzionali a manipolazioni commerciali e al mantenimento di piccole caste esattamente come i media tradizionali.

  4. massimo mantellini:

    Non e’ cosi’: se mi conosci lo sai che non e’ una marchetta, se non mi conosci c’e’ scritto esattamente come stanno le cose. Francamente continuo a non vedere il problema. Anche perche’ i vantaggi di una comunicazione fra pari del genere sono bene evidenti. Poi se invece la questione e’ quella della maldicenza per la maldicenza (come e’ nel 99% dei casi) allora ovviamente non ci se ne esce e tutti possono sempre aver commesso i peggiori delitti. ciao

  5. .mau.:

    quello che però non capisco è perché stavolta te la sia presa con me, dandomi implicitamente del Bruto (non nel senso di Segal ma di Shakespeare). Io linko quello che io trovo interessante, per un verso o per l’altro, ma ho notoriamente una mente bacata :-)

  6. vb:

    Massimo: In effetti, probabilmente se ne parlassimo davanti a una birra o a un barcamp il “feeling” sarebbe ben diverso per entrambi.

    .mau.: No, aspetta; io ho solo detto che nonostante “a pelle” il nick non mi spingesse a leggere il blog, gli ho dato una chance perché lo linki tu: in realtà è un complimento… (però chi è Segal?)

  7. napule:

    Steven Segal ?

  8. PaulTheWineGuy:

    Vabbè, è solamente il nome di un personaggio. Scritto in camel per risparmiare qualche spazio. :-)

  9. Steven Segal:

    Chi è Massimo Mantellini?

  10. .mau.:

    @vb: ho solo detto che nonostante “a pelle” il nick non mi spingesse a leggere il blog, gli ho dato una chance perché lo linki tu
    Questa frase è interessante. Se la rileggi, tu affermi che in pratica io avrei fatto con PTWG esattamente quello che Mantellini ha fatto con la WiiFit. D’accordo, Paul (si può immaginare :-) ) non è una multinazionale, ma il concetto è esattamente lo stesso. Tu puoi fidarti di me o del Mantellini, oppure puoi non farlo. Anch’io da qualche parte del mio sito ho una pagina di marchette, se per questo… e quando sono stato in Provenza ho “fatto pubblicità” a un posto dove siamo stati a dormire qualche giorno.

    Per Segal, purtroppo ti tocca guardare Wikipedia :-P

  11. .mau.:

    (ok, confondo le liquide-nasali come cinesi e giapponesi. Era Segar)

  12. Steven Segal:

    @.mau.: Steven Segal non guarda la wikipedia. Steven Segal prende per un braccio qualcuno a caso e lo picchia finchè non gli dice tutto quello che Steven Segal vuole sapere.

  13. vb:

    .mau.: PTWG non è un prodotto da vendere… Anche io faccio tranquillamente i nomi dei prodotti che mi piacciono, ma non mi inserisco organicamente in una campagna pubblicitaria a mezzo stampa e TV ripubblicandone banner e immagini promozionali sotto uno slogan. Se per caso non lo sapessi, un qualsiasi marchettaro milanese può dirti che la moda del momento per le agenzie di pubblicità è organizzare il “buzz” sui blog contestualmente al lancio del prodotto: noi non possiamo sapere se Mantellini fa parte del “buzz” organizzato o del “buzz” spontaneo, ma ripeto che a me sembra pericoloso e sbagliatissimo il fatto che blog molto in vista lascino anche solo il dubbio. Mantellini poteva benissimo parlare della WiiFit in modo argomentato, segnalando pregi e difetti, come facciamo io e te quando parliamo di prodotti; o poteva farlo dopo che abbiano smesso di passare gli spot in TV con gli stessi loghi e immagini che ha pubblicato lui…

  14. .mau.:

    @Steven Segal: ma cosa succede se Steven Segal incontra Chuck Norris?

  15. simonecaldana:

    @.mau.: per simularlo al CERN stanno lavorando da anni.

  16. Chuck Norris:

    @.mau.: Steve Segal si scusa per l’intervento (lo farebbe di persona ma in questo momento lo stanno rianimando).

  17. .mau.:

    @vb: cosa sia e che ci sia il buzz marketing lo so bene, ma della cosa non me ne importa più di tanto, esattamente come non me ne importa delle marchette fatte negli altri media. È un problema di chi prende le cose per oro colato, non mio.

  18. vb:

    Comunque state parlando di SteveN SeAgal.

  19. Chuck Norris:

    @vb: Aaaah, ecco perchè è andato giù al primo round-house-kick. Ho ucciso quello sbagliato.

  20. napule:

    vb per colpa tua mantellini si è offeso e ha deciso che inizierà a cancellare commenti

  21. vb:

    Non sono stato io, è stato ciaofabio. Comunque non dubito che potranno sparire anche i miei, almeno quel 30% che riesce a superare il suo filtro (?) antispam (??).

  22. mfp:

    vittorio, sono allineato con te: il problema e’ l’uso che si fa dell’informazione… non la marchetta di per se (quella c’e’ tutta: qualcuno con i soldi e’ convinto che gli serva e qualcun altro e’ disposto a essere pagato per farla; cazzi loro che non ci riguardano). Se l’uso non e’ trasparente in tutte le sue componenti (contenuti,forma,presentazione,mezzi,etc)… e’ paradossale.

    p.s.: non mi vedi commentare spesso perchè quando ti leggo o l’ho già detto io, o l’avrei detto a breve, o hai scritto una cosa che mi piace talmente tanto che raccolgo e ridistribuisco. Insomma… anche se non mi vedi… ti seguo. Prendi questo p.s. come un “grazie cumulativo”.

 
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