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Archivio per il giorno 19 Agosto 2008


martedì 19 Agosto 2008, 11:32

Cervinia

Ieri sono stato per la prima volta a Cervinia, un posto di cui tutti dicono sempre un gran bene: del resto, se c’ha la casa Mike Bongiorno

In effetti una cosa eccellente a Cervinia c’è: era buona la pizza al taglio che abbiamo mangiato per pranzo, sulla via principale, accanto all’ufficio postale. Si sa che il vero segreto per fare buoni il pane e la pizza non è la farina, ma l’acqua; per questo motivo, in montagna è difficile mangiare pizza cattiva. Comunque, abbiamo apprezzato.

Il resto, invece, lascia perplessi. Il posto, in termini naturali, è bellissimo: una ampia conca soleggiata circondata da montagne altissime, con in mezzo il Cervino, da cui scendono ruscelli e cascatelle in mezzo ai prati, mentre verso la valle incominciano le foreste. Peccato che ci abbiano trasferito in mezzo un pezzo di città di raro squallore, che si avvicina molto alle vette di bruttezza di Bardonecchia.

Non è solo questione dell’effetto che fanno dei palazzi di tre, cinque, dieci piani nel bel mezzo di un prato d’alta montagna; è che i palazzi in questione sono per buona parte vecchi e cadenti. Uno non si immaginerebbe che in una località chic ed esclusiva – se non altro perché la quantità di appartamenti disponibile è ampia ma comunque non infinita – ci siano vecchi palazzoni anni ’50 con le ringhiere arrugginite e il cemento che si sbriciola; abbiamo persino visto un paio di case chiaramente in abbandono, con i vetri rotti e l’interno pieno di scritte. Per non parlare della partenza della funivia: un edificio bombardato, con il piano superiore diroccato e un’ala di cui resta soltanto un muro, e dall’interno sporco, che sembra mai più ripulito dalla seconda guerra mondiale; all’ingresso c’è persino un cartellone vintage, primi anni ’60, che segnala l’apertura o chiusura delle varie funivie con delle lucette semaforiche recuperate direttamente da un garage sotterraneo di Milano Lambrate.

Lo scempio sarebbe comunque tollerabile se fosse limitato all’interno della conca; e invece no. Basta girarsi verso est, la parte delle piste, per vedere palazzoni di ogni genere spuntare orrendamente tra i boschi e in mezzo ai pendii; a seconda della zona, si può ammirare il peggio dell’architettura anni ’50, il peggio dell’architettura anni ’60, il peggio dell’architettura anni ’70 e il peggio dell’architettura anni ’80. Come se non bastasse, il Cervino è incorniciato dalle gru: difatti – nonostante in Val d’Aosta sia vietato costruire nuovi edifici sopra una certa quota d’altezza – devono aver trovato qualche scappatoia, o qualche gancio politico, e così stanno ancora costruendo condomini sempre più in alto sulla montagna, naturalmente tutti con un ufficio vendite il cui numero di telefono inizia per 02 o al massimo 03.

Abbiamo capito l’aria che tirava quando, durante la nostra passeggiata sul lato ovest della conca (quello meno deturpato), abbiamo incrociato un tizio che nel tipico dialetto locale ci ha chiesto: “Uè, figa, ma questa è già Cervinia? Ma dov’è la strada che va a duemilaeotto?”. Praticamente, voleva arrivare con la sua macchinetta dritto dritto sulla cima del Cervino o quasi, e non si convinceva che in montagna, oltre una certa quota, si debba andare a piedi.

Alla fine, la natura è talmente magnifica che la passeggiata è stata bellissima lo stesso. Certo è che, a Cervinia, l’uomo si è messo di grande impegno a devastare la montagna.

[tags]cervinia, val d’aosta, pizza, turismo, deturpazioni, milanesi[/tags]

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