Siamo a fine giornata, e a fine viaggio. Il tramonto ormai incombe, e usciamo dal posto di controllo di Crocodile Bridge. La guardia ci controlla i documenti, e mentre ce li ridà , vista la targa mozambicana, ci dice “On the bridge, a liao!”. Dobbiamo farcelo ripetere tre o quattro volte, visto che il suo portoghese è peggio del nostro: alla fine capiamo, un leone.
Facciamo la curva; la strada scende fino al ponte sul fiume Crocodile, una specie di guado di cemento a pelo d’acqua, largo appena da far passare una macchina o poco più. L’ambiente è meraviglioso: a fianco svetta l’antico ponte della ferrovia, ora dismessa, e dall’altra parte ci sono alcuni grandi alberi, sulla salita che porta al cancello elettrificato oltre il quale cominciano subito i campi verdi e coltivati.
Sulla discesa ci sono tre o quattro auto ferme. Ne affianchiamo una, e chiediamo: ci mostrano una leonessa sotto un grande albero sull’altra riva, circa duecento metri a sinistra del ponte. Noi li snobbiamo; siamo stanchi, vogliamo uscire, anzi uno di noi li prende pure in giro: “Six lions, we already saw six lions just today!”. Così sorpassiamo le auto in sosta e imbocchiamo il ponte piano piano. Gli altri hanno già messo via tutto. Solo io accendo la macchina fotografica per il famoso scatto del ponte al tramonto, sperando che ci sia ancora batteria; chiedo di rallentare.
A quel punto, dall’altra parte, scendono di corsa tre gazzelle. Puntano il ponte verso di noi, e lo imboccano venendoci contro. Restiamo tutti sorpresi, non sapendo bene cosa succeda. Io sono il primo a capire: grido di fermare e di chiudere il finestrino. Dopo un paio di secondi, non più impallata dalle gazzelle che corrono, appare una leonessa. Corre, a una velocità incredibile. Viene dritta contro di noi. Avessi io il volante, forse mi verrebbe l’istinto totalmente insano di schiacciare sul pedale e prenderla sotto. Così, sono totalmente passivo: l’unica cosa che posso fare è girare la macchina fotografica verso davanti… ma vedo solo una leonessa che corre coperta da un bel simbolino di BATTERIA ESAURITA STO PER SPEGNERMI CREPA.
Tutto questo prende un altro paio di secondi, sufficiente perché una persona a bordo si metta ad urlare di terrore. Le gazzelle ci arrivano davanti; le prime due sono più veloci e sanno che gli è sufficiente pareggiare per salvarsi. Si infilano a velocità pazzesca, non so come, nei venti centimetri tra la macchina e il bordo senza ringhiera del ponte. L’ultima è quasi spacciata; ha forse mezzo metro di vantaggio sulla leonessa. Arriva davanti a noi e prende una decisione disperata: salta. Supera di slancio l’angolo del cofano, e con la coda dell’occhio vedo un culo di gazzella scorrermi accanto nel finestrino, all’altezza della mia testa; poi si sente il rumore del tuffo. Dubito che sappia nuotare, ma l’alternativa era peggiore; si è buttata in acqua per cercare di salvarsi, sapendo che la leonessa non la seguirà .
Intanto, gli occhi sono fissi sulla leonessa; non abbiamo idea di come reagirà . Non sappiamo se si butterà sul cofano, se se la prenderà con noi. Invece, nello spazio di un batter d’occhio, la leonessa si ferma, a mezzo metro dal nostro muso. Per un lungo momento, ci guarda con odio e con disprezzo. Poi si volta, e con la massima tranquillità torna indietro sul ponte, passo dopo passo.
Ci mettiamo un po’ a riprenderci; siamo tutti un po’ scossi, qualcuno fatica a respirare. Poi, piano piano, riprendiamo ad avanzare sul ponte. Saliamo, e la guardia all’uscita ci guarda e ride. Ci fermiamo subito fuori, e le auto che erano ferme prima del ponte ci raggiungono e ci dicono: tutto ok? esperienza forte, vero?
Forte, lo è stato; probabilmente non siamo stati veramente a rischio, ma eravamo completamente impreparati e con la sensazione di non sapere che fare. Però, sono situazioni che hanno qualcosa di arcano; ti risvegliano antiche conoscenze su una parte fondamentale della vita – la lotta per la sopravvivenza – che in noi è sopita o meglio rielaborata su piani completamente diversi. Ho come il sospetto che potremmo tornare al Kruger cento volte senza mai trovarci di nuovo in un caso del genere, anche se ho anche il sospetto opposto. Ad ogni modo, valeva assolutamente la pena di venire fin qui.
Deve anche essere destino che io non sia riuscito a riprendere l’evento. Ho caricato la macchina prima di partire per il weekend, ma si è caricata solo all’80% perché durante la notte qualcun altro (non facciamo nomi) ha staccato per errore e riattaccato male la spina del mio caricatore. Poi non sono riuscito a ricaricarla a Pretoriuskop, perché la capanna aveva la corrente ma non una presa. Infine, volevo comunque tenermi una goccia di batteria per le foto sul ponte di Crocodile, ma a pochi minuti dall’uscita è apparsa quella meravigliosa giraffa che ci guardava con gli occhioni dolci contro il tramonto… L’Africa fa di questi scherzi; comunque, l’unica foto che testimonia l’evento è qui.
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