Binari uccisi
Si parla spesso, in televisione e sui giornali, delle ferrovie italiane, e se ne parla sempre male: per lo sfascio dei servizi pendolari e per gli sprechi della TAV. Ma il vero problema è un altro, cioè il presentare la ferrovia come un relitto mal sopportato, come un qualcosa che s’ha da tenere in piedi a forza per quei pochi pezzenti che ancora la usano, e che sarebbero addirittura dei privilegiati: l’altra sera in televisione c’era uno che urlava che i pendolari pagano poco i loro biglietti (e questo è oggettivo: Trenitalia & c. vengono pagati troppo poco per poter offrire un servizio decente, anche se ci mettono poi moltissimo del loro per peggiorarlo) e che devono ringraziare quelli che si spostano in automobile che pagano le tasse con cui si sovvenzionano le ferrovie… come se la collettività non spendesse ogni anno cifre incomparabilmente più alte per costruire nuove strade, combattere l’inquinamento da gas di scarico e curare migliaia di vittime di incidenti stradali.
La ferrovia, al contrario, è un mezzo che in nazioni dense come l’Italia avrebbe potenzialmente un ruolo enorme: dovunque ci siano da spostare grandi quantità di persone su tragitti comuni, il treno è la soluzione migliore da qualsiasi punto la si guardi. Certo però che la cosa non funziona se l’unico interesse riposto dalla classe dirigente italiana per le ferrovie sta nel costruire opere faraoniche e totalmente ingiustificate, partendo dal paradigma che la ferrovia può esistere solo se va in galleria per decine di chilometri o se viene murata e rinchiusa dentro orrendi e costosissimi pannelli fonoassorbenti. L’unico interesse è mangiarci sopra, scegliendo regolarmente di fare poche grandi opere molto costose invece che tanti piccoli interventi utili; tanto è vero che appena i cosiddetti “rami secchi” passano da Trenitalia a un ente locale che ci tiene davvero rifioriscono alla grande, come la ferrovia Merano-Malles.
Nel frattempo, si rende sempre più difficile prendere il treno, per esempio tagliando e rallentando i servizi a buon prezzo come gli interregionali (dove la ferrovia però, potendo trasportare mille persone a botta, farebbe lo stesso buoni ricavi e toglierebbe centinaia di auto dalla strada) per spingere treni “veloci” che costano il triplo per risparmiare dieci minuti, e che ovviamente viaggiano vuoti; dopodiché, visto che i treni viaggiano vuoti, si conclude che la ferrovia non serve e la si taglia ancora. Oppure complicando le tariffe, prevedendo la necessità di prenotare e di sapere prima che treno prenderai, confondendo i potenziali clienti.
Se siete interessati a capirne di più, vi rimando a questa bella analisi sul sito di Giorgio Stagni, un grande appassionato, nonché una delle persone che stanno dietro alle linee S milanesi; è molto dettagliata, ma se avete soltanto un minuto vale almeno la pena di passare direttamente alla seconda pagina e di guardare le foto degli sprechi, concludendo con la stazione a un solo binario dove si spendono soldi per i cartelli “binario 1” e con la grande idea di sostituire i vecchi cubi di plastica con la lettera A – quelli che indicano la posizione delle carrozze sui binari lunghi – con degli schermi al plasma permanentemente accesi su una schermata fissa che raffigura la lettera A.
Quello che volevo segnalarvi, però, è questo thread sul forum di Ferrovie.it: è dedicato alla defunta stazione di Piena, sulla Cuneo-Ventimiglia, e contiene alcune foto incredibili. La linea del Tenda, costruita tra il 1900 e il 1930, è uno dei capolavori dell’ingegneria europea; qui, per un paesino di poche anime, avevano costruito un muraglione artificiale con le fondamenta nel fiume, la strada al primo livello, e sopra la strada un pianoro artificiale su cui era stata costruito il palazzo della stazione. Con la guerra, la linea fu distrutta dai tedeschi e in più Piena passò alla Francia; dal 1945 la stazione è abbandonata, un malinconico monumento alla Storia. Eppure, pensate quanto era importante la ferrovia allora, pure in un’era già di automobili.
Se poi vi piace, c’è anche un lungo thread sulla vecchia ferrovia del Ponente ligure: uno degli esempi di come trasformare un mezzo di trasporto che magari disturbava, ma portava vita e persone in tutta una regione attraverso scenari mozzafiato, in un lungo tunnel anonimo. Da Torino al Ponente in treno non ci va più nessuno; non ci sono più treni diretti, e molti paesi non hanno più nemmeno la stazione. D’altra parte, insieme con la ferrovia dalla costa ligure sono spariti l’aria e la pace, c’è soltanto più cemento, traffico, rumore e puzza di automobili ovunque. Sarà per questo che ormai da Torino molti prendono un aereo e vanno a Sharm: spesso, costa meno e ci mette meno del treno per Loano.
[tags]ferrovia, treni, trasporti, torino, tenda, piena, liguria[/tags]