Nuovi musei
Stamattina, approfittando di un paio d’ore libere, abbiamo provato per voi il nuovo Museo d’Arte Orientale di Torino, inaugurato proprio oggi, con ingresso gratuito fino a lunedì compreso. Abbiamo pensato che nel ponte ci sarebbe stata folla, per cui abbiamo preferito il primo giorno: c’era un po’ di gente ma il museo era decisamente vivibile.
La sede è in via San Domenico 11, ma, in pieno understatement torinese, è impossibile trovarla: praticamente tutti si lamentavano del fatto che fuori del seicentesco palazzo Mazzonis che ospita il museo non ci sia nemmeno una targa. Comunque, per darvi riferimenti da torinese, è praticamente davanti al Kilometro Cinco.
Il museo è dedicato alle collezioni di arte orientale della Città , della Regione Piemonte e della Compagnia di San Paolo, suddivise in cinque sezioni: India, Cina, Giappone, Himalaya e mondo arabo (Himalaya è un modo elegante per non scrivere Tibet, il che avrebbe fatto protestare l’ambasciata cinese: scommetto che il testo murale che introduce la sezione, nonostante ci sia tuttora scritto “Inghilterrra” con tre “r”, è stato rivisto da almeno tre diversi corpi diplomatici).
L’allestimento è ovviamente moderno, colorato, bilingue italiano-inglese, con tanto di audioguide; e questo è positivo. In compenso, il palazzo seicentesco è labirintico, e almeno in tre o quattro punti non sei sicuro di quale sia la direzione da prendere per non perdersi un pezzo della visita; ci vorrebbero delle belle freccione “prima di qua poi di là ”.
La collezione, beh, è quel che è: secondo me la parte migliore è quella giapponese, piccola ma piena di opere bellissime, tra cui una magnifica, gigantesca statua di legno di un Kongo Rikishi, e delle stampe meravigliose. Interessante anche la parte cinese, che risale addirittura al Neolitico, ma che però ha il difetto di terminare con il “medioevo cinese”, e di mancare completamente di tutta quella parte che noi più comunemente associamo alla Cina, a partire dai vasi Ming. Il resto, secondo me è paccottiglia: naturalmente non sono qualificato ad esprimere giudizi artistici, ma le statue dei Buddha indiani e tibetani sono troppe e troppo poco inconsuete per interessare, e la parte araba, nonostante alcuni interessanti reperti calligrafici, è relegata in soffitta non a caso: c’è perché non si poteva non metterne una, ma andate a fare un weekend a Istanbul e fate prima.
Comunque, fin che è gratis – o se proprio non avete mai messo naso a est del casello di Villanova – può valer la pena, ma secondo me i 7,50 euro del biglietto sono eccessivi, almeno per il momento. E’ però comunque meritorio che ci sia un nuovo museo a Torino, e spero che col tempo la collezione possa espandersi.
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