Quest’anno ci divertiamo
Se è un po’ che non scrivo più di Toro non è solo per via dei cicli a cui naturalmente tutte le passioni sono soggette: è che ultimamente è meglio non parlarne. La storia granata, racchiudendo tutte le emozioni della vita, è sfociata in commedia numerose volte; questa domenica potrebbe però segnare un nuovo record di ridicolo.
Riassumiamo per i meno attenti le puntate precedenti della gestione Cairo. Arrivato con una telenovela di piazza nell’agosto 2005, Cairo, senza alcuna esperienza di calcio, si affida per l’annata di serie B a un tecnico minore: Gianni De Biasi, il cui curriculum comprende soprattutto serie B e C, una stagione in A col Modena e due col Brescia. Ricordo che la sera in cui De Biasi fu annunciato ufficialmente una giornalista sportiva mi disse che le voci al riguardo provenienti da queste città non erano molto positive: dicevano di un allenatore bravo soprattutto a intortarsi l’ambiente.
Comunque, sulle ali dell’entusiasmo, con una squadra forte ma messa insieme all’ultimo, il Toro viene promosso e De Biasi viene confermato, salvo poi venire cacciato prima ancora che il campionato inizi: le sconfitte in amichevole con squadroni come Alessandria e Cuneo convincono Cairo ad affidarsi subito ad un tecnico esperto come Zaccheroni. La squadra per la A è debole, ma Zaccheroni ottiene buoni risultati, almeno fino a quando i giocatori non decidono di farlo fuori. Chievo-Toro 3-0, con i giocatori che apertamente passeggiano per il campo, è un messaggio chiaro; meno chiare, ma insistenti, sono le voci secondo cui la rivolta sarebbe stata manovrata dall’esterno dallo stesso De Biasi, facendo leva sui suoi ex giocatori. Con De Biasi i giocatori ricominciano a impegnarsi, ma la situazione non migliora; il Toro si salva solo grazie ad un incredibile, fortunoso successo sul campo della Roma.
Secondo tentativo: come dice Cairo, “quest’anno ci divertiamo”. De Biasi non viene confermato e se ne va, per la seconda volta, lanciando critiche di lesa maestà ; la squadra viene affidata a Novellino, un allenatore circa coetaneo di De Biasi ma con una carriera decisamente più prestigiosa. L’organico è migliore rispetto all’anno prima, ma privo di attaccanti di livello, a meno che Ventola e Bjelanovic non siano da considerarsi tali; e in serie A senza punte forti non si combina niente. Novellino, nonostante molti infortunati, infila una serie infinita di pareggi e riesce a mantenere la squadra al di fuori della zona retrocessione, ma anche qui, in primavera, i giocatori gli tagliano le gambe, complice anche il suo carattere non facile. E così, a Genova si ripete la scena dell’anno prima: giocatori che passeggiano svogliati, Genoa-Toro 3-0, esonero e clamoroso terzo ingaggio di De Biasi, che per tornare pretende addirittura due anni e mezzo di contratto a cifre principesche.
A questo punto molti avevano già capito il problema: l’esplosivo mix tra un allenatore scarso ma bravissimo a manovrare lo spogliatoio, e un presidente accentratore, decisionista, incapace di delegare e attorno al quale non cresce nemmeno l’erba. Già , perché il Torino FC, come società , è una burla: lo staff dirigenziale cambia altrettanto velocemente degli allenatori, si risparmia persino sulle magliette, gli investimenti sul vivaio sono ridotti, quelli sulle infrastrutture – tra cui l’agognato centro sportivo granata sul ricostruito stadio Filadelfia – sono totalmente assenti, le biglietterie e le relazioni con i tifosi sono totalmente disorganizzate, e insomma si vive alla giornata.
Nonostante i brontolii, De Biasi – che prende una squadra comunque strasalva, e la porta al termine dell’annata salva di un punto – rilascia dichiarazioni roboanti: “sono tornato per vincere uno scudetto”. In estate, Cairo finalmente investe, compra due punte di primo livello come Bianchi (7 milioni di euro) e Amoruso (3 milioni), e la squadra sembra pronta per il salto di qualità . E invece, sotto la guida del “mago di Sarmede” con complessi da Napoleone – De Biasi ha dichiarato, per esempio, che Mourinho non è un granché perché si è limitato a copiare i suoi metodi – la squadra affonda: otto sconfitte in quattordici partite (tante quante Novellino in ventinove), gioco generalmente latitante, e la sensazione di un totale sbando tecnico, con i giocatori scelti a caso e disposti senza una logica, adottando come schema unico la mitica spizzaiola di Roberto Stellone.
Sebbene Cairo abbia comprato al tecnico i giocatori che voleva, in campo è un totale pastrocchio: in queste giornate De Biasi ha schierato un’ala destra come terzino destro, un terzino destro come ala destra, un terzino sinistro come ala sinistra, un terzino sinistro come centrale, un centrale come terzino sinistro, un interditore come laterale di spinta, una prima punta come ala di rinforzo, sbagliando tutto lo sbagliabile in termini tattici e peggiorando le cose con i cambi, tanto che a un certo punto in curva si è cominciato a ipotizzare che le sostituzioni venissero decise estraendo dei nomi a caso da bigliettini messi in un cappello.
Bene, che fare? La soluzione logica sarebbe stata non richiamare un allenatore provatamente scarso; in subordine, si potrebbe cacciarlo ora e chiamarne uno più capace. C’è però un piccolo problema: un altro allenatore costa (a meno che non sia Novellino, che è ancora a libro paga ma che è un rischio, essendo già stato fatto fuori dai giocatori l’anno scorso). E così, già da un paio di mesi si tira a campare con una squallida pantomima in cui Cairo fa finta di non voler cacciare De Biasi sperando che se ne vada lui, e De Biasi nega anche l’evidenza, attribuendo l’incredibile serie di sconfitte a: arbitri, giocatori, sfortuna, episodi negativi, stanchezza, giornalisti, clima negativo, insomma a qualsiasi cosa tranne che a se stesso.
Fin qui, tutto tristemente normale; ma il peggio comincia un paio di settimane fa. Sembra che l’agognato esonero stia infine per arrivare, e che succede? Il Centro Coordinamento Toro Club, cioè una manciata di persone che gestiscono i rapporti tra i vari gruppi organizzati, rilascia un comunicato in cui a nome di tutti i tifosi si sdraia a difesa di De Biasi, parlando addirittura di “gioco che non vedevamo da anni”, tanto da far venire il dubbio che avessero visto le partite di altre squadre.
Sui forum ci si infuria: non si capisce il perché di questa uscita, né come si possa pretendere di parlare a nome dei tifosi quando l’umore della piazza è evidentemente diverso; alcuni fanno subito due più due e pensano a una qualche manovra orchestrata dallo stesso De Biasi per salvarsi la poltrona. I responsabili del coordinamento sono costretti a una rapida marcia indietro, sostenendo che tutta la prima parte dello scritto è da intendersi sarcastica e quindi con significato opposto a quello letterale.
Arriva un buon pareggio col Milan – per quanto regalato dal Milan stesso e dall’arbitro – e la situazione si calma per un attimo, ma la trasferta di Siena è una vera vergogna: contro una concorrente diretta per la salvezza, la squadra non realizza neanche un tiro nello specchio della porta in tutta la partita. Partono sondaggi bulgari in cui il 96% dei tifosi chiede l’esonero immediato; Cairo, ancora sperando di salvare il portafoglio, nicchia.
E che succede allora? L’attesa contestazione non si materializza; arriva invece un secondo comunicato che attacca Cairo frontalmente, scaricando su di lui tutte le responsabilità , e recita che “non possiamo accettare continui cambi tecnici” e “che gli allenatori vengano abbandonati al loro destino”. Sarebbero parole sensate in una calma discussione estiva, ma in questo contesto diventano semplicemente un attacco a Cairo per salvare De Biasi a tutti i costi; in più, ancora una volta vengono espresse a nome di tutti i tifosi quando invece ne rappresentano solo una parte, probabilmente anche piuttosto piccola.
Si arriva al tutti contro tutti: il coordinamento viene sconfessato, alcuni dei suoi membri pensano alle dimissioni, e da Internet – che questi giochini di potere li sconfessa subito – emergono controcomunicati e una richiesta univoca: cacciare l’allenatore e poi, con calma, discutere degli errori del presidente. Dal coordinamento sono costretti all’ennesima rettifica, sprofondando ancora di più nel ridicolo. Ma non è nemmeno questo il peggio.
La cosa più ridicola, infatti, è leggere della prevista autogestione: De Biasi non si è fatto vedere, ha cancellato le interviste, non si sa dove sia. Il sito di Rosina – già in passato responsabile di uscite inopportune – pubblica addirittura la notizia che in panchina oggi ci sarà il secondo, il baffuto Charalambopulous, in quanto De Biasi si sarebbe “autosospeso”. Di fatto, la squadra è nel caos e secondo Tuttosport la formazione la farà Cairo coi giocatori stessi, anzi Cairo potendo sarebbe addirittura andato in panchina lui. Siamo, insomma, al Borgorosso Football Club di Alberto Sordi, ed è di poca consolazione il fatto di averlo anticipato già quasi due anni fa.
Cosa succederà oggi allo stadio, contro la Fiorentina? Probabilmente una disfatta, ma non è detto; il calcio riserva sorprese proprio in questi momenti. Ad ogni modo, sperabilmente domani arriverà un nuovo allenatore; e poi si potrà discutere su tutto il resto, compresi gli errori di Cairo. Resta però il dubbio di come una persona come Cairo, evidentemente capace a gestire aziende, possa essere ancora qui dopo quattro anni a circondarsi di uomini sbagliati; continuo però a pensare che difficilmente ci possano essere alternative migliori di lui per il Toro in questo momento, e spero che, semplicemente, inizi a fare tesoro dell’esperienza. Per voialtri che non seguite il calcio, invece, spero che questa storia sia stata interessante: perché il mondo del calcio è più complesso di quello che sembra, e riflette tutte le bellezze e le miserie degli uomini.
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