Freesouls
Da qualche giorno è uscito Freesouls, il libro di ritratti fotografici di Joi Ito. Joi è ormai universalmente noto come uno dei massimi guru internazionali di Internet: inventore, investitore in praticamente qualsiasi startup di successo degli ultimi anni (che so, Flickr, Twitter, aziendine così) e promotore di molte delle grandi iniziative della rete, a partire da Creative Commons.
Quello che il mondo non sa – ma che voi affezionati lettori dovreste sapere, visto che ne avevamo già parlato – è che Joi è anche un ottimo fotografo: per questo ha pubblicato un libro con i ritratti di circa 250 grandi e piccoli personaggi della rete che ha incontrato in questi anni. Nel libro ci sono un po’ tutti, da Larry Lessig a Vint Cerf, da George Lucas a Gilberto Gil, da Jimbo Wales a Shawn Fanning. Ma non è tanto la fama dei personaggi ritratti (nonché gli annessi saggi da parte del gotha dei pensatori della rete) a rendere il libro interessante: è che sono proprio delle belle fotografie.
Poi bon, comunque la mia foto che c’è nel libro l’avete già vista, nel libro (credo – l’ho ordinato ma non l’ho ancora visto) è giustamente stampata in un angolino formato francobollo. Una parte di me, comunque, vorrebbe tirarsela; ma è prevalente la tristezza nel notare che gli italiani del libro sono solo tre – io, De Martin e Gaetano, che peraltro vive all’estero da decenni -, e questo dovrebbe far riflettere tutto quel circo di personaggi che sulla nostra rete si atteggiano a grandi guru dell’innovazione digitale, senza però aver mai avuto l’umiltà di andare a vedere cosa succede davvero nel mondo, né le capacità per avere un riconoscimento internazionale di qualche genere.
Io sarei solo contento se tanti altri dei nostri very important blogger, invece di chiacchierare all’infinito sui propri blog, si rimboccassero le maniche, venissero alle conferenze internazionali e riuscissero ad esporre qualche idea o qualche progetto innovativo e di valore assoluto, anziché una semplice ripetizione alla buona degli slogan che circolano in giro, talvolta senza averli nemmeno capiti. Ma è abitudine dell’Italia parlarsi addosso a lungo, spesso in modo interessato, e poi sparire quando i nodi vengono al pettine e c’è da dimostrar qualcosa.
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