Buon Natale, gobbo
Oggi, essendo di buon umore, anticipiamo gli auguri di Natale a tutti: anche ai gobbi.
E dire che, da parte loro, i gobbi non pensano mai ai tifosi del Toro; sono troppo impegnati a duellare con l’Inter per il maggior regalo arbitrale dell’anno. Eravamo all’ultima giornata ed era un bel testa a testa, ma l’Inter sabato sera sembrava aver chiuso la partita, facendosi convalidare il gol della vittoria segnato con mezza squadra in fuorigioco: non uno, ma quattro o cinque giocatori. E invece no, la Juve ha saputo reagire da par suo, e domenica pomeriggio ha compiuto l’impresa: la Vecchia Signora ha risposto all’Inter facendosi convalidare un gol su azione di un giocatore che non solo era in fuorigioco di due metri, ma lo era a non più di venti centimetri dal guardalinee (l’omino in rosso all’estrema destra della foto). Essendo fisicamente impossibile non vedere un giocatore ramingo proprio davanti ai propri occhi, non si sa esattamente cosa sia successo alla vista del guardalinee: un improvviso mancamento, uno stormo di moscerini, una subitanea crisi esistenziale… fatto sta che a Bergamo non volevano più lasciar uscire l’arbitro dallo stadio, ma i tifosi della Juve hanno festeggiato alla grande.
Al contrario, noi del Toro pensiamo spesso ai nostri cugini ricchi ma finti, persi dietro ai loro abbonamenti Sky ma con lo stadio spesso semivuoto. Già , perché la querelle storica è sempre la stessa: ovviamente la Juve, a livello nazionale, ha un numero di tifosi nettamente superiore a quello del Toro, visto che l’italiano medio tifa per chi ha i soldi, quindi vota Berlusconi e nel calcio sceglie Juve, Milan o Inter a seconda dei periodi. Ma in città , qual è la squadra prevalente?
Gli indizi ci sono tutti, da anni: per esempio nessun’altra squadra, invece di giocarsi la Supercoppa di Lega nello stadio di casa, avrebbe insistito per andarla a giocare davanti al proprio pubblico a Tripoli, come fece la Juve nel 2002; e mentre cori e striscioni del Toro sono spesso in piemontese, la curva gobba – che pure ogni tanto ci prova – ha con la grammatica piemontese seri problemi (del resto li ha pure con quella latina).
Ma la risoluzione finale del dilemma è arrivata questa settimana, quando al gioiellino Iago Falqué – diciottenne supertalento della primavera juventina, strappato in estate al Barcellona – hanno fatto un’intervista e gli hanno chiesto: visto che ormai sei qui da qualche mese, cosa ti ha colpito di Torino? Lui se la sarebbe potuta cavare con il barocco o i gianduiotti, e invece no: che ti va a dire? Testualmente, “La Juventus è la squadra più amata d’Italia, ma non di Torino. E’ un fatto curioso. In città ci sono più tifosi graÂnata che bianconeri, nonoÂstante la Juve sia più forte e abbia grandi campioni…”
In attesa che lo mandino per punizione all’Albinoleffe, noi prendiamo nota dell’ingenua voce della verità , pur sapendo che altri vent’anni di ministre veline e di gol in fuorigioco finiranno per eliminare definitivamente tra le giovani generazioni qualsiasi tifoso non juve-milan-interista; e auguriamo buon Natale e un buon anno nuovo anche ai gobbi, segnalando loro però nel contempo, a scanso di equivoci, che tra “buon” e “anno” non ci vuole l’apostrofo.
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