Il Natale della persona desiderata è momentaneamente irraggiungibile
Ehi, tu! Vorresti trovare anche qui un post pieno di auguri, di speranza, o magari di riflessioni sul valore profondo del Natale. E invece nulla di tutto questo! Certo, puoi rimediare parzialmente rileggendoti i pipponi del Natale 2006 e del Natale 2007, ma ti garantisco che non sarà la stessa cosa.
Infatti, parliamoci chiaro: il 2008 è stato un anno del cacchio, ma non è niente rispetto a ciò che ci attende nel 2009! Nonostante tutti i grandi della Terra si affrettino ad implorarci di continuare imperterriti nel nostro produci consuma crepa, una generale sfiducia nel futuro genera sintomi diffusi ed evidenti: isteria, aggressività , rimozione dei problemi, temerarietà , apatia. E’ la sindrome da l’anno nuovo sarà sicuramente peggio, e quindi i centri commerciali straboccano di gente angosciata per gli ultimi regali da comprare, e di cassiere svaccate nella loro fiera nullità oppure pronte ad esprimersi finalmente in un giorno di ordinaria follia.
Il Natale è la festa della nascita: che senso ha festeggiarlo stando in un presente che non è affatto di letame ma piuttosto di diamanti, proprio quelli da cui non nasce niente? Imperliamoci di gadget tecnologici, oberiamoci di cenoni, produciamo altro rifiuto su cui sederci (in primis, rifiuto di cambiare). Celebriamo il rito e poi andiamocene affanculo sul nostro Titanic planetario, ma non pretendiamo di vedere la rinascita dove c’è solo ostentata decadenza. Buon Natale, al massimo, se lo dicano quelli che hanno già cambiato vita; quelli che già esistono in armonia col tutto e con il grande flusso luminoso dell’essere.
A noi che stiamo ancora qui, alla deriva nel vuoto sul jet Occidente dalle tendine degli oblò rigorosamente abbassate, si possono al massimo portare gli “auguri di stagione”, come fanno gli americani: che il modo migliore per non offendere nessuno è candeggiare ogni valore, e cercare la vita nella materia invece che nella mente.
E quindi, buoni auguri di stagione a tutti: con tutto il gusto pieno del nostro cibo industriale, in attesa della purga che ce ne libererà .
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