Il mercato degli ingegneri
Intendiamoci, sono molto contento che si sia trovato il modo per salvare il posto di lavoro a 180 dei trecento e passa ingegneri del Centro Ricerche Motorola, alcuni dei quali sono pure amici. Sono contento anche perché Reply è una azienda torinese a cui bisogna fare tanto di cappello per i successi che riscuote, in cui lavorano altri amici, e il cui amministratore delegato Tatiana Rizzante è stata pure mia collega di attività sociali durante il Politecnico.
Resto però perplesso per le modalità, se sono quelle pubblicate dai giornali: in pratica, per assumere 180 persone, Reply riceve dalla Regione Piemonte e dal governo un contributo a fondo perduto (= regalo) di 20 milioni di euro, più finanziamenti agevolati per altri 5 milioni e una commessa da 10 milioni dalla Regione.
Anche considerando solo il fondo perduto, vuol dire che Reply riceve oltre 110.000 euro per ciascun dipendente ex Motorola che assume: in pratica, per almeno un paio d’anni Reply avrà a disposizione 180 lavoratori pagati da noi contribuenti, ma il cui lavoro sarà venduto e monetizzato dai soci di Reply. Insomma, messa così, pare un caso da manuale di socializzazione delle perdite e privatizzazione degli utili; Chiamparino e Bresso l’hanno fatto prima con Motorola e lo fanno ora con Reply.
Per certi versi è una buona cosa: se con questa spintarella Reply riuscirà a stabilizzare queste persone, ad espandersi, magari a conquistare mercato lontano da Torino e quindi a drenare denaro dall’estero verso di noi, ne sarà valsa la pena.
Esiste però – si è verificato tante volte in Italia in casi simili – anche lo scenario opposto: l’azienda sovvenzionata sfrutta i lavoratori finché non li deve pagare, poi li scarica alla prima occasione; nel frattempo, grazie al grosso vantaggio competitivo derivante dall’abbattimento dei costi del personale, elimina dal mercato locale i concorrenti, senza creare nuova ricchezza in città, ma semplicemente appropriandosi di quella altrui. Quanti ingegneri delle altre aziende ICT di Torino perderanno il posto in silenzio perché le loro aziende non potranno più competere con Reply? Spero nessuno, ma il rischio c’è.
Per non parlare dei 160 che non saranno assunti da Reply, e di quelli che avevano contratti a progetto che sono evaporati da un giorno all’altro già mesi fa: su di loro è già sceso il silenzio, per non turbare la bella figura dei politici cittadini. Eppure, da una parte le casse pubbliche sosterranno altre spese per ricollocarli, dall’altra perché qualcuno dovrebbe assumerli a condizioni più sfavorevoli rispetto ai loro colleghi?
Alla fine va bene così: tra tante sovvenzioni pubbliche che vanno in giro per l’Italia, meglio comunque se qualcosa arriva anche a Torino; ed è difficile dire “lasciate che il mercato faccia il suo corso”, quando di mezzo ci sono persone che conosci personalmente e che da mesi non dormivano la notte. Però, razionalmente, ho come il sospetto che queste nostre manovre tipicamente italiane, che fanno sì che in Italia di economia di mercato non ce ne sia praticamente mai, nel complesso ci facciano molto più male che bene.
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