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Archivio per il mese di Giugno 2009


martedì 9 Giugno 2009, 15:23

Senza parole

Beh, che devo dire: mi avete lasciato senza parole, e il risultato è andato oltre le aspettative. Abbiamo preso quasi 7500 voti (lo 0,64%) su scala complessiva, e oltre 3600 voti (lo 0,88%) a Torino città, il che ci rende nettamente la prima lista civica della città: a Torino abbiamo preso più voti dei Verdi, più voti de La Destra, più voti della lista civica di Saitta, il doppio dei voti di Sinistra Critica, il triplo dei voti della lista Civica Movimento Democratico, più voti di 7 delle 10 liste che sostenevano Porchietto, più voti di 4 delle 8 liste che sostenevano Saitta.

Certo, le liste comunali (compresa quella di Rivoli) grazie al nome e alla promozione di Grillo hanno preso in media il 3-4%, con qualche debacle (Firenze, Pescara) e qualche exploit (in provincia di Modena ci sono posti dove si arriva al 16%). Ma a noi il nome di Grillo è servito poco, al massimo per avvicinare gli elettori, che però ci siamo dovuti conquistare uno per uno.

Qui sotto trovate la ripartizione dei voti nei collegi, in ordine di risultato, ed è davvero incredibile come abbiamo comunque preso voti anche in parti della provincia dove non abbiamo mai messo piede. Se quello 0,25-0,3 per cento è stato l’effetto riflesso di Grillo, vuol dire che il resto è il nostro passaparola. Ora non ci resta che lavorare e dimostrare che non sono stati voti sprecati.

5 Torino Borgo Nuovo – S. Salvario – Valentino 248 1,13 Raffaella Fanelli 222 1,21
39 Rivoli 318 1,13 Silvia Busuito 304 1,17
4 Torino Borgo Dora – Vanchiglia 225 1,07 Tommaso Errichelli 204 1,11
7 Torino Borgo S. Paolo 213 1,06 Maurizio Penna 189 1,08
10 Torino Gerbido 268 1,08 Silvia Busuito 224 1,03
8 Torino Campidoglio – Cenisia – Monginevro 210 0,96 Tommaso Errichelli 185 0,97
42 Susa 259 0,97 Antonino Iaria 240 0,96
18 Torino Pozzo Strada 242 0,95 Paolo Vigato 215 0,95
6 Torino Borgo S. Donato 211 0,93 Davide Amerio 185 0,95
9 Torino Crocetta – S. Secondo – Statuto 208 0,86 Ermanno Di Nuccio 182 0,91
19 Torino Santa Rita 202 0,89 Alberto Baracco 180 0,9
16 Torino Molinette – Nizza 189 0,9 Federica Panettella 159 0,86
11 Torino La Tesoriera – Parella – Aeronautica 199 0,85 Antonino Iaria 176 0,85
12 Torino Lingotto 208 0,85 Eleonora Cardillo 181 0,83
20 Avigliana 237 0,81 Simone Caldana 216 0,81
29 Grugliasco 214 0,72 Silvia Busuito 197 0,73
3 Torino Borgata Vittoria 147 0,79 Eleonora Cardillo 124 0,73
14 Torino Madonna di Campagna – Villaretto 163 0,74 Raffaella Fanelli 145 0,72
15 Torino Mirafiori 166 0,74 Alberto Camposano 143 0,7
17 Torino Oltre Po 118 0,67 Bengt Ferraris 103 0,7
2 Torino Borgata Aurora 141 0,69 Ermanno Di Nuccio 126 0,68
43 Venaria Reale 219 0,65 Tommaso Errichelli 198 0,64
1 Torino Barca – Falchera 144 0,65 Salvatore Arduino 129 0,64
34 Orbassano 175 0,65 Bengt Ferraris 158 0,63
13 Torino Lucento – Vallette 154 0,66 Ruggero Rosin 131 0,62
32 Moncalieri 148 0,52 Davide Amerio 138 0,52
44 Vinovo 153 0,52 Paolo Vigato 142 0,52
35 Perosa Argentina 135 0,49 Paolo Vigato 124 0,48
26 Collegno 143 0,51 Ermanno Di Nuccio 122 0,47
28 Giaveno 154 0,47 Maurizio Penna 134 0,44
23 Chieri 149 0,42 Federica Panettella 138 0,42
31 Lanzo Torinese 141 0,42 Simone Caldana 123 0,41
24 Chivasso 144 0,43 Simone Caldana 127 0,41
25 Cirié 127 0,42 Salvatore Arduino 111 0,4
30 Ivrea 91 0,4 Ruggero Rosin 85 0,4
41 Strambino 93 0,39 Bengt Ferraris 85 0,38
45 Volpiano 108 0,4 Salvatore Arduino 96 0,38
22 Carmagnola 114 0,4 Eleonora Cardillo 102 0,38
36 Pinerolo 99 0,38 Antonino Iaria 92 0,37
38 Rivarolo Canavese 100 0,36 Ruggero Rosin 93 0,36
21 Caluso 102 0,38 Raffaella Fanelli 92 0,36
37 Poirino 99 0,34 Davide Amerio 92 0,34
33 Nichelino 103 0,33 Alberto Baracco 100 0,34
40 Settimo Torinese 84 0,31 Maurizio Penna 77 0,29
27 Cuorgné 58 0,26 Federica Panettella 54 0,26

[tags]elezioni, amministrative, provincia, torino, politica, beppe grillo, torino a 5 stelle[/tags]

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domenica 7 Giugno 2009, 23:42

Qualche considerazione sul voto

Adesso che le urne sono chiuse ma i risultati sono ancora ignoti (non si sapranno prima di domani pomeriggio, lo spoglio delle provinciali inizia alle 14), posso fare qualche considerazione sulla campagna elettorale e sulla nostra esperienza.

Esperienza che, comunque vada, sarà un successo: so che è quello che dicono anche i politici professionisti, ma nel nostro caso è vero e vi spiego perché. Quando, poco più di tre mesi fa, abbiamo preso la decisione di provare a presentarci alle elezioni provinciali, eravamo un gruppo di dieci persone senza nessuna esperienza; nessuno conosceva il nostro nome o il nostro simbolo.

Abbiamo deciso di esplorare questa idea aspettandoci un appoggio chiaro da Beppe Grillo; appoggio che è arrivato soltanto in parte, visto che, per scelte sue legate alla posizione abolizionista sulla Provincia, ci ha negato l’uso del nome nel simbolo, non è venuto a promuoverci (il suo staff ci ha addirittura vietato di salire sul palco a Rivoli) e non ci ha nemmeno permesso di mandare una mail a nome nostro alle migliaia di persone che si sono registrate sul suo sito per avere informazioni sulle liste a cinque stelle del torinese (molte di queste persone ci avrebbero votato con gioia, ma non hanno mai saputo della nostra esistenza).

Comunque, ci sembrava contraddittorio, rispetto alle nostre idee di partecipazione dal basso e di un movimento non personalistico, rinunciare a partecipare solo perché Grillo non si voleva spendere più di tanto per noi; l’importante sono le idee, non le facce, e sapevamo che, senza di noi, queste idee non sarebbero state rappresentate sulla scheda elettorale. In più, c’era anche il desiderio di fare esperienza e di cominciare a costruire; nessun movimento politico di successo, nemmeno la Lega, ha preso più di qualche frazione di punto percentuale alla sua prima apparizione… con la sola eccezione di Forza Italia, ma noi non avevamo le televisioni a nostra disposizione a fronte del contemporaneo scioglimento di tutti i principali partiti.

E così, abbiamo cominciato a capire come funzionava, e poi a cercare i candidati, pur senza voler accettare compromessi e candidare chiunque; non pensavamo di trovare abbastanza candidati, e invece, a sole tre settimane dalla scadenza della presentazione delle liste, li abbiamo trovati. Allora abbiamo messo in piedi la raccolta firme; onestamente non credevamo proprio di riuscire a raccogliere mille firme in così poco tempo, e invece ce l’abbiamo fatta, grazie al supporto e all’aiuto di tantissime persone; e siamo poi riusciti, grazie a un tour de force, a recuperare i certificati elettorali per mezza provincia, a mettere insieme tutte le firme e i timbri necessari, e a presentare un plico di carta alto trenta centimetri.

A quel punto abbiamo dovuto imbastire la campagna elettorale; anche lì, non pensavamo di riuscire a fare molto, e invece siamo riusciti a mettere in piedi un incontro di presentazione con Sonia Alfano e tanto di streaming video, un incontro con Paul Connett, e il concerto finale con i Fratelli Sberlicchio, nonché un certo numero di apparizioni sui media locali, un po’ di volantinaggi, i manifesti, gli appelli via internet, un programma dettagliato di 40 pagine, e un gruppo Facebook che ha ormai raggiunto gli 800 membri in poche settimane di vita (se ancora non vi siete iscritti…). Tutto questo imparando man mano come fare, tirando fuori i soldi man mano che servivano, ed essendo sostanzialmente quattro o cinque persone più una dozzina a dar man forte ogni tanto.

Sapevamo fin dal principio che, a meno di miracoli di dimensioni bibliche, nessuno di noi sarebbe stato eletto: per l’elezione serve prendere il 3% e vedrete che non lo raggiungeranno nemmeno molti partiti, figuriamoci una lista civica con tre mesi di vita. Un gruppo di venti persone, col passaparola e buone idee da proporre, può arrivare a mettere insieme tra amici e parenti un migliaio di voti; sono quelli che in una città anche di medie dimensioni (diciamo 50.000 abitanti) ti permettono di entrare in consiglio comunale. Sfortunatamente, su una provincia di 2.200.000 abitanti e 315 comuni, quei mille voti non sono nemmeno lo 0,1%…

Dunque voi volete sapere quanto prenderemo? Io ho scommesso che prenderemo circa lo 0,25-0,3%, ovvero attorno ai 3000 voti. Vorrebbe già dire che il nostro passaparola è stato efficace, che siamo andati oltre i mille voti “base” e siamo riusciti a convincere buona parte delle persone che abbiamo raggiunto. Già, perché il numero di voti che prendi è proporzionale non solo alla condivisibilità delle tue idee e all’efficacia del tuo modo di comunicarle, ma anche al puro e semplice numero di persone che riesci a raggiungere; e noi non abbiamo raggiunto che qualche migliaio di persone.

Il sito, ad esempio, ha fatto per tutto il mese di maggio una media di circa 250 visitatori unici al giorno; è salito di botto a 700 mercoledì e giovedì, e a 900 venerdì e ieri. Molte sono le persone che sono ritornate regolarmente; diciamo che il numero di persone diverse che sono passate dal nostro sito in questo mese potrebbe essere tra le 2000 e le 5000. E mica tutti quelli che ci hanno visto ci voteranno!

Poi naturalmente c’è il passaparola per e-mail o su Facebook, però quanto è facile che uno che ci scopre su Internet poi ci voti senza nemmeno aver fatto clic una volta sul sito? Idem per chi ha letto di noi sul blog di Grillo: anche lì è pieno di link (anche deep link) al nostro sito, è difficile pensare che uno interessato a votarci non ci abbia nemmeno cliccato sopra una volta.

Ci sarà ancora un certo numero di persone che ci voteranno senza mai averci visti su Internet, solo per il volantino, o per uno degli spazi che abbiamo avuto sui media. Ma di volantini ne abbiamo distribuiti solo qualche migliaio, i manifesti erano pochi e siccome noi siamo ligi sono spesso stati coperti abusivamente dagli altri, e gli spazi media sono stati davvero pochi. Capite quindi che già arrivare a 3000 voti sarebbe un bel risultato!

Allora, perché sarà comunque un successo? Perché abbiamo cominciato; perché questa è una base su cui costruire. Perché adesso sappiamo come fare, e la prossima campagna elettorale sarà sicuramente più organizzata, più visibile, migliore (magari riuscendo a raccogliere con anticipo un po’ più di soldi…). Perché abbiamo scoperto centinaia di persone che ci hanno aiutato, incoraggiato, promosso, e dato l’energia per arrivare in fondo (e ce ne voleva: chi mi ha visto negli ultimi giorni di campagna elettorale capirà; stanotte ho dormito per circa 13 ore). Perché tre mesi fa eravamo un gruppetto di sconosciuti che persino il resto dei “grillini” torinesi guardava con scetticismo, e ora abbiamo contatti, credibilità, progetti, capacità. Paradossalmente, anche se i voti fossero diecimila o ventimila non cambierebbe quasi niente; quindi l’obiettivo per questo giro è stato raggiunto. Sappiamo tutti che il cammino sarà lungo e difficile; però se non si comincia non si arriva mai da nessuna parte.

Il successo maggiore, però, è stato davvero quello di cui scrivevo il due giugno; il senso di aver finalmente smesso di subire e di andare alla deriva, e cominciato a credere in un progetto e in un futuro. E’ davvero buffo, adesso, vedere quelli che ancora scrivono che “Saitta è stato penoso ma l’ho rivotato” o che, tra un po’ di sarcasmo su un blog e l’ennesimo commento snob sull’impresentabilità di Berlusconi, se la prendono con te e col tuo dito trovandoci un difetto qualsiasi, perché non hanno il coraggio di guardare la luna e di passare dal lamento all’azione (qualsiasi essa sia, non è detto che debba essere la stessa nostra); perché non hanno la coscienza a posto, e il fatto che tu gli dimostri che qualcosa si può fare li lascia senza più scuse. Mi spiace per loro, perché sotto sotto ci stanno male; ma confido che prima o poi capiranno.

Quindi, se domani sera i giornali del potere o i loro assuefatti lettori si divertiranno a criticare i nostri risultati, li lascerò fare: in questo momento, non è quello il punto. Noi, tutti insieme, abbiamo dimostrato che non è obbligatorio essere servi; e in un clima di disperazione e rassegnazione generale mi sembra davvero molto.

[tags]elezioni, torino, provincia, torino a 5 stelle, beppe grillo, risultati, politica, democrazia[/tags]

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sabato 6 Giugno 2009, 11:31

Il forcone (video)

Grazie a D# che ha registrato la trasmissione, posso farvi vedere i video con le mie risposte e (nel secondo) con l’intervento dell’operaio in cassa integrazione di cui parlavamo ieri.

[tags]elezioni, politica, provincia, torino, torino a 5 stelle, lista civica, beppe grillo, telecity, 7 gold, televisione, equilibrista, bertola[/tags]

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venerdì 5 Giugno 2009, 17:32

Il forcone

Ieri sera la trasmissione è stata molto interessante (sto cercando di recuperare il file e metterne almeno qualche parte su Youtube). Non tanto per quello che ci siamo detti, anche se è stata la prima trasmissione dove abbiamo potuto parlare di raccolta rifiuti in qualche dettaglio: Carlo Chiama del PD ha fatto l’errore di provocarmi proprio sull’argomento – interrompendomi a metà mentre parlavo per dire “ma Grillo è contro l’inceneritore, vero?” – e lì ho potuto snocciolare tutta la nostra indubbia competenza sull’argomento.

E’ stato interessante perché ci sono state veramente tantissime telefonate dal pubblico. Ora, il pubblico delle nove di sera su Telecity 7 Gold sicuramente non è il pubblico di questo blog: in gran parte non usa Internet e non si confronta con tutte le nostre belle tematiche e informazioni alternative. Allo stesso tempo, però, esprime esigenze basilari e davvero sentite. E in questo caso, le esigenze erano una sola: “stiamo morendo di fame”.

Prima ha chiamato un signore per lamentarsi con Chiama (che è assessore al Bilancio dell’attuale gestione Saitta, insomma tiene i cordoni della borsa) che la sua piccola azienda edile aspetta pagamenti dalla Provincia da mesi e sta andando a ramengo per questo. Poi ha chiamato una signora per dire al signore di prima che può aspettare in eterno, dato che lei aspetta ancora pagamenti dei lavori olimpici (questo è un altro scandalo di cui non si parla mai: fatte le Olimpiadi e conquistato il relativo consenso mediatico, moltissimi fornitori sono stati abbandonati senza una lira, in balia di vaghe promesse di pagamento).

Poi ha chiamato, due volte, un operaio che è in cassa integrazione alla Teksid, prende 700 euro al mese con cinque figli a carico. E la voce faceva paura, nel senso che sembrava una persona che sta per venire lì e accoppare tutti per la rabbia e la disperazione (tra l’altro una delle poche cose sgradevoli di queste apparizioni elettorali è stata sentirmi chiamare “signor politico”, equiparato a tutti gli altri, solo perché sedevo in TV con loro: temo che il nostro fatto di essere cittadini e volontari si perda facilmente).

E poi ci sono state tante altre telefonate, comprese quelle contro il degrado urbano, sul Lidl di via Aosta usato come base di spaccio o sulle prostitute che risalgono la riva e invadono corso Svizzera già alle sei di sera. Uno solo ha chiesto di rifiuti, precisando però che era cugino dell’assessore all’Ambiente della provincia di Alessandria: insomma di un’altra classe sociale. Ma la base dei torinesi ha un problema solo: la crisi.

E su questo la politica latita. Badate, solo un bugiardo potrebbe promettere di risolvere la crisi governando la Provincia di Torino; eppure tante cose si possono fare, dalla riconversione delle aziende verso nuove produzioni sostenibili e in crescita alla formazione del personale. Ma soprattutto si può fare una cosa: combattere per più equità.

Perché questa crisi non è solo grave, ma ingiusta; non penalizza tutti alla stessa maniera, anzi per alcuni è l’occasione di arricchirsi. In giro si vedono macchine nuove da 50.000 euro, ristoranti sempre pieni, negozi chic con la coda all’ingresso… ecco, il problema è proprio questo. I soldi ci sono (ancora), solo non sono distribuiti equamente; a partire dal problema dell’evasione fiscale, su cui molto si potrebbe fare (la Provincia gestisce il database delle immatricolazioni delle auto nuove: in un attimo si può incrociarlo con le dichiarazioni dei redditi e andare a fare controlli mirati).

E poi un po’ di moralità, un po’ di sobrietà, non guasterebbero. I politici di ogni colore continuano a promuovere enti e società inutili, a piazzarci amministratori amici spesso incapaci e che comunque prendono stipendi fuori da ogni logica (c’è un piccolo elenco nel nostro appello numero 4). Un taglio a queste prebende non farebbe recuperare poi tantissimi soldi, ma darebbe un segnale chiaro di solidarietà.

Nessun regime sopravvive alla fame dei propri sudditi. Se l’equità sociale non sarà aumentata in modo da permettere a tutti di superare la crisi, le nostre strade si riempiranno di disperati; e la disperazione, quando non c’è più nulla da perdere, è l’anticamera della rivolta violenta. Se il modo di governarci non cambierà, tornerà una brutta stagione; batteranno gli zoccoli e verranno le torce e i forconi nelle nostre piazze. In questo tentativo di fornire una alternativa costruttiva, tra la dittatura corrotta ed il caos, sta il nostro piccolo contributo per evitarlo.

[tags]politica, crisi, stipendi, lavoro, elezioni, provincia, torino, torino a 5 stelle, lista civica, rivolta, fame[/tags]

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giovedì 4 Giugno 2009, 18:18

Non votiamo Gramellini

Stamattina ero alla registrazione dell’ultima tribuna elettorale (vi prometto prossimamente un altro dietro le quinte) e alcuni candidati si dicevano l’un l’altro: hai visto Gramellini? Già, perché stamattina il Buongiorno è sceso in campo in modo piuttosto pesante: proponendo sulla prima pagina della Stampa l’astensionismo generalizzato alle elezioni provinciali.

E allora è forse il caso di dire alcune cose: la prima è che la Provincia si occupa di questioni vitali come la tutela dell’ambiente, la raccolta dei rifiuti, la pianificazione dei trasporti pubblici, le strade intercomunali, la formazione dei giovani, l’edilizia scolastica e altre ancora. Allora, sono onestamente stufo di andare a dibattiti di vario genere, cercando di parlare di energie rinnovabili, di progetti di sviluppo, di mobilità alternativa, di crisi e lavoro, e trovarmi invece continuamente di fronte alle domande sull’abolizione delle province, dovendo parlare sempre e solo di quello.

Certamente sono state create ultimamente molte province ridicole, da quelle sarde alla Batprovincia (Barletta-Andria-Trani), nate solo per creare “occupazione” di tipo clientelare e per sollecitare a fini elettorali gli orgogli di campanile. Eppure le competenze della Provincia sono quanto di più importante c’è per la nostra qualità della vita quotidiana, almeno al livello del Comune e sicuramente più della Regione.

E’ probabile che nel medio-lungo termine le province si possano abolire e questi compiti possano essere redistribuiti ad altri enti, anche se i Comuni sono chiaramente troppo piccoli per occuparsi da soli di viabilità extraurbana o di raccolta rifiuti, e qualche forma di aggregazione finirà per volerci comunque. Ma è altrettanto vero che queste attività non spariranno, che qualcuno se ne dovrà pur occupare; e che fino a che l’istituzione esiste, è importante che sia governata bene, nell’interesse dei cittadini, senza sprechi e senza mafie.

E’ ridicolo poi l’argomento secondo cui “se tanta gente si asterrà allora le aboliranno”. Ma veramente? I politici italiani? I vari partiti sarebbero solo contenti se nessuno andasse più a votare, perché avrebbero campo libero; perché basterebbero relativamente pochi voti manipolati per clientele o per organizzazione sul territorio a decidere le elezioni.

Anzi, credo che alcuni dei nostri poteri forti abbiano proprio questo in mente: rendere la gente talmente schifata dalla politica da spingerla a non votare più, anzi a criticare le stesse istituzioni democratiche e a chiederne a gran voce l’abolizione, magari per acclamare l’“uomo forte” del momento, che elimini tutti i maledetti politici… e la democrazia insieme a loro.

Fa specie che caschi in questa logica distorta e autolesionista pure Gramellini; e davvero rincuora vedere come nei commenti moltissimi lettori, forse la maggioranza, gli diano apertamente torto. Perché se le istituzioni sono gestite male la soluzione non è eliminarle, ma cambiare chi le gestisce; attivarsi dal basso e riportarle al loro stato originario, nelle mani e al servizio dei cittadini.

P.S. L’ultimo dibattito televisivo, con la mia presenza e quella di Claudia Porchietto, è invece stasera alle 21 su Telecity 7 Gold.
[tags]elezioni, politica, province, abolizione, enti inutili, gramellini, buongiorno, la stampa[/tags]

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mercoledì 3 Giugno 2009, 23:57

Liquidità

La serata è appena finita e già ci sono i primi video… un po’ di parodia musicale dei Fratelli Sberlicchio per riflettere sul nostro stato “in mutande” non fa mai male.

[tags]fratelli sberlicchio, torino a 5 stelle, lista civica, provincia, elezioni, piazza castello, torino, arisa, remix, bastard pop, liquidità, crisi, musica[/tags]

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martedì 2 Giugno 2009, 20:11

La festa della Repubblica

La festa della Repubblica, permettetemi, non è certo la cerimonia ufficiale in piazza Castello.

Io ho festeggiato la Repubblica (l’istituzione, non il giornale del PD) verso le 14 alla Falchera, sotto il sole di via degli Ulivi. Era l’ultimo manifesto: il nostro percorso ottimizzato di attacchinaggio manifesti si concludeva all’estremità più settentrionale di Torino, alla Falchera Nuova.

Via degli Ulivi è un nastro d’asfalto che chiude le famose torri della Falchera, quelle che spesso appaiono nei film e nei video come un’icona delle periferie urbane. Lì attorno c’è poco di tutto, e la cosa più visibile è lo svincolo della tangenziale. A guardare i tabelloni, si osservava come persino il lato di fronte fosse ancora parzialmente libero, e il retro, che dà su un giardinetto, fosse completamente deserto: come se ai partiti, di venire fino alla Falchera e mettere i manifesti anche lì, importasse abbastanza poco.

E allora, tutto sommato, meglio festeggiare la Repubblica (l’istituzione, non il giornale del PD) alla Falchera che in piazza Castello, attaccando un manifesto di una lista civica invece che guardando le autorità che tirano su e giù la bandiera, quella stessa bandiera che poi infangano lasciando marcire il Paese e usando le istituzioni per i propri porci comodi, e alcuni anzi la bruciano proprio.

Comunque, vorrei anche ringraziare quel signore col cane che, vedendoci attaccare i manifesti in via Petrella angolo via Cimarosa, ha riconosciuto il simbolo e ci ha ringraziato (ci ha anche invitato a coprire i manifesti della Lega, che sono ovunque sia perché la Lega ha i miliardi sia perché la Lega se ne frega delle regole e degli spazi assegnati agli altri, attaccando dove le pare; noi invece attacchiamo il nostro solingo manifesto sotto il numero 1 a noi assegnato, e poi andiamo da un’altra parte).

Io sono onestamente rimasto sorpreso dall’incontrare per strada una persona che sapeva esattamente chi siamo, cosa vogliamo fare, che simbolo abbiamo e ovviamente sia intenzionato a votarci. A questo giro quasi nessuno ci conosce, di soldi ne abbiamo pochissimi, per forza di cose non possiamo prendere tanti voti; lo scopo è cominciare a presentarci e a mobilitare le persone dietro il nostro progetto, e insieme poter votare tutti insieme qualcosa con convinzione invece che turandoci il naso o peggio andando al mare e abbandonando le istituzioni ai partiti. Scoprire che, con tutto il lavoro fatto, qualcuno che ci conosce esiste e ci ringrazia è stata una bella sensazione.

P.S. In piazza Castello, domani sera dalle 20:30, ci saremo noi: una serata di immagini, musica e pensieri in libertà, con i concerti di Fratelli Sberlicchio, Blaugrana, Arsenico e Windstorm, con l’intervento di Maurizio Pallante, con le apparizioni in video di Beppe Grillo, e con le presentazioni di noi candidati. Naturalmente sono tutti venuti gratis, il palco è del Comune che è obbligato a darcelo gratis per legge, l’energia è autoprodotta (purtroppo con un puzzolente generatore) e la spesa principale saranno i quasi 140 euro di pizzo SIAE.

Non ci aspettiamo grande pubblico perché abbiamo avuto poco tempo per pubblicizzare, ma volevamo lo stesso fare qualcosa per svegliare la città e insieme per dare qualcosa a tutti i nostri amici e festeggiare con loro. Il palco di piazza Castello è stato poco richiesto, perché i politici non si scomodano nemmeno più a fare i comizi, dove poi c’è anche il rischio che qualcuno li fischi. Ecco, noi invece saremo lì, così se qualcuno vuole vederci in faccia (ma dal vero, non in una foto photoshoppata sui manifesti) e parlare con noi sa dove trovarci: vi aspettiamo.

[tags]repubblica, festa, 2 giugno, politica, elezioni, torino a 5 stelle, piazza castello, concerto, pallante, fratelli sberlicchio, blaugrana, arsenico, windstorm, beppe grillo[/tags]

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lunedì 1 Giugno 2009, 10:10

La Stampa e le elezioni

L’altro giorno mi hanno invitato a diventare fan de La Stampa su Facebook, e l’ho fatto molto volentieri: La Stampa è unica e inimitabile. E’ il giornale che leggo da trent’anni, dove lavorano vari amici, ed è una guida insostituibile alla città… nel bene e nel male.

In questi anni di blog, infatti, vi ho mostrato varie volte quanto sia “aggiustata” l’informazione de La Stampa quando si vanno a toccare gli interessi economici e politici che controllano Torino (nessuna sorpresa: tutti i giornali italiani sono così). Durante questa campagna elettorale ho toccato la cosa con mano in prima persona, visto che sostanzialmente la nostra lista per La Stampa non esiste: nemmeno le migliaia di persone in piazza per Grillo a Rivoli hanno fatto apparire una riga sul giornale.

Immaginate quindi la mia reazione quando un paio di giorni fa la pagina Web della cronaca di Torino si apriva con un titolo a caratteri cubitali: “Elezioni provinciali, le vostre domande a tre dei candidati”. In pratica, La Stampa si prepara a fare uno spottone ai candidati degli schieramenti maggiori – Saitta, Porchietto e Vietti – che guarda caso vanno tutti d’amore e d’accordo su una serie di temi dove girano molti $$$, come l’inceneritore, la TAV e la svendita-maneggio delle ex municipalizzate.

Nel ruolo del pubblico c’erano i lettori del giornale, che avrebbero potuto porre le loro domande ai tre candidati già preselezionati dal giornale, utilizzando il forum di cui sopra. A me sono girate le scatole, e naturalmente ho pubblicato subito una lamentela, scrivendo poi anche in privato ad alcuni giornalisti. Non ho avuto alcun segno di vita dalla redazione de La Stampa, però per parecchio tempo non hanno pubblicato alcuno degli interventi dei lettori; poi sono finalmente apparsi, con il mio proprio all’inizio (fortunello che li ho beccati subito), però il titolone nel frattempo è diventato un titolino in fondo alla seconda sezione della pagina, con visibilità circa nulla (tanto è vero che in questo momento gli interventi sono solo 12).

Insomma, spero di non avergli rovinato l’evento; comunque, in assenza di risposte poco fa ho postato le mie domande ai tre candidati, che riporto qui di seguito:

“Salve,

visto che La Stampa non ha risposto in alcun modo alle mie richieste di partecipare al confronto in quanto candidato presidente della Liista Civica Provinciale Torino a 5 Stelle, mi limito a fare le mie domande da cittadino:

1) Tutti e tre i vostri schieramenti sono a favore della costruzione dell’inceneritore del Gerbido (anzi ho sentito sia Vietti che Porchietto accusare Saitta dei ritardi nella sua costruzione). Ma vi siete documentati? Lo sapete che negli Stati Uniti (i maggiori produttori di rifiuti del pianeta) hanno smesso di costruire inceneritori a inizio anni ’90, che in tutto il resto del mondo si punta su strategie come la differenziata spinta e il trattamento a freddo grazie alle quali gli inceneritori sono superflui, e che gli inceneritori (oltre a far provatamente aumentare il cancro in chi ci abita vicino) sono un business solo per chi li costruisce e solo grazie alle sovvenzioni pubbliche? E le due inchieste della magistratura su presunte irregolarità nell’appalto non vi preoccupano? Insisterete con l’inceneritore del Gerbido?

2) Tutti e tre i vostri schieramenti hanno votato a favore della fusione tra Iride e Enìa senza alcuna clausola di controllo pubblico: in pratica, la mega-corporation che gestisce elettricità e gas dei torinesi (prossimamente forse anche l’acqua) potrà essere comprata in Borsa da cordate di banche di ogni colore, con immaginabili conseguenze sulle nostre bollette. Gli esiti si vedono già sull’aeroporto, dove il socio privato Benetton fa il bello e il cattivo tempo e impedisce lo sviluppo dello scalo, puntando all’utile immediato e a favorire Malpensa e lasciando Torino senza voli (siamo il dodicesimo scalo italiano…). Volete insistere con la svendita dei beni e servizi pubblici, oppure volete riportare queste aziende sotto il controllo pubblico? E gli stipendi dei “manager” nominati dai vostri partiti in queste aziende (sicuramente con grande meritocrazia), cioè 525.000 euro annui per l’amministratore di Iride e 390.000 euro per quello dell’aeroporto, vi paiono giusti o vi impegnate pubblicamente ad abbassarli? E non potevate agire per abbassarli prima?

3) Tutti gli schieramenti parlano di nuove tecnologie come chiave per lo sviluppo… ma voi sapete usare un computer? Siete in grado di gestirvi da soli un profilo Facebook? Tenete un blog, rispondete alle e-mail dei cittadini personalmente… o fa tutto qualche stagista in una agenzia di pubbliche relazioni da voi ingaggiata per la campagna elettorale? E posso trovare da qualche parte un vostro discorso in un convegno internazionale (sarete ben stati invitati a qualche conferenza all’estero nella vostra vita professionale) per sentire come parlate l’inglese?

Grazie,”

Sono molto curioso di vedere se le mie domande saranno selezionate per il dibattito, e in questo caso cosa succederà (i candidati hanno comunque diverse ore di tempo per pensare a come rispondere rigirando per bene la frittata: suvvia, il compito è molto facile). Naturalmente, se volete potete fare domande anche voi.

Chiudo però con una annotazione positiva: La Stampa è anche il giornale che ha messo Tuttolibri sotto Creative Commons, e che tenta faticosamente ma con coraggio una vera migrazione all’era digitale (nonostante i tremendi banner pubblicitari del loro sito); è il giornale che con il blog di Anna Masera fa circolare notizie dalla rete che gli altri giornali manco considerano, e che ci elargisce tutte le mattine le battute fulminanti di Gramellini. Purtroppo in Italia il giornalismo, quando si toccano certi argomenti, è un mestiere a libertà limitata, e la colpa di questo non è necessariamente di chi ci lavora.

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