Liberi liberi
Quando mi interrogo su cosa sia la Liberazione per gli italiani della mia generazione, ricordo spesso una discussione al liceo – era la fine degli anni ’80 – in cui, alla richiesta della professoressa di esprimere un pensiero in materia, uno dei miei compagni rispose profondo “liberi liberi siamo noi, però liberi da che cosa, chissà cos’è?” (il disco, all’epoca, era effettivamente appena uscito e in qualche cantina, lo ammetto, ne possiedo ancora il vinile).
Non sottovalutate la risposta; Vasco è il maestro di pensiero perfetto per gli italiani – medio come l’italiano medio – e dunque anche allora ci aveva preso: perché tutti gli italiani al giorno d’oggi si sentono schiavi, ma non è chiaro che cosa li opprima. Una buona metà è convinta che il problema sia Berlusconi e il rischio sia un ritorno strisciante del fascismo, preoccupazione peraltro non campata per aria dato che il fascismo è uno dei modi mentali normali dell’italiano medio. Prova ne è che l’unico modo che questa metà trova per opporsi a questo rischio è fascista, ovvero organizzarsi qua e là per mandar via dal palco a fischi un qualsiasi esponente della parte politica avversa, da Milano a Torino a Roma.
Effettivamente la situazione è confusa a prima vista: non so infatti come interpretare il fatto che RaiTre, la televisione di sinistra, nel giorno della Liberazione festeggi con una intervista-comizio dell’ex leader del fu partito neofascista italiano. Lo faccio notare per chiunque possa pensare che la dirigenza dell’attuale centrosinistra sia antifascista; la verità è che l’attuale centrosinistra persegue le stesse politiche del centrodestra e si trova assolutamente a proprio agio con quelli che teoricamente etichetta come post-fascisti (non che a me piacciano le etichette, del resto mi accodo all’osservazione per cui ha fatto più opposizione Fini in quindici minuti che il PD in quindici anni).
Ma allora da cosa dovremmo liberarci? Beh, le immagini della Digos che porta via a forza il megafono a Piero Ricca, davanti alla sfilata dei potenti di ogni colore (Napolitano in testa) alla Scala di Milano, penso che siano già molto indicative (qui il racconto completo). Non è più questione di tifare destra o tifare sinistra, ma è questione di organizzazione sociale: la piramide o la rete, la gerarchia o l’uguaglianza.
La nuova liberazione dunque, se avverrà , non sarà certo la sostituzione di Berlusconi con un Bersani o analogo personaggio, che magari sarebbe cosmeticamente più rispettoso di noi ma che, nella sostanza, preserverebbe la stessa concezione illiberale e piramidale della società . La nostra liberazione sarà soltanto quando potremo davvero decidere da soli del nostro futuro, uno per uno, senza bisogno di un capo.
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