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martedì 16 Novembre 2010, 18:32

Se Youtube ci cancella

Mi ha molto colpito una notizia che ancora non è arrivata sui grandi media e sospetto che non ci arriverà mai, e che è uscita soltanto qui. In pratica, nella notte dell’11 novembre, Youtube (cioè Google) avrebbe effettuato un vero e proprio “crackdown” sui video che contenevano spezzoni di trasmissioni Mediaset, su richiesta della stessa. Non solo tutti questi video sarebbero stati rimossi, ma molti degli account ad essi associati sarebbero stati chiusi, rimuovendo tutti i loro video.

A prima vista uno potrebbe dire “chi se ne frega”: non esiste un diritto costituzionale a riprodurre spezzoni di Grande Fratello su Youtube. Leggendo in giro, però, si trovano racconti di situazioni ben diverse: l’eliminazione avrebbe riguardato anche spezzoni di telegiornali utilizzati in base al diritto di cronaca che la legge italiana comunque tutela, per informare o per commentare il taglio editoriale del telegiornale stesso. L’eliminazione avrebbe riguardato anche video che Mediaset stessa, anni fa, aveva messo liberamente a disposizione degli utenti per lo scaricamento dai suoi siti (non si sa con quale licenza).

Ma il problema più grave si verifica per chi magari aveva un solo video contenente estratti da trasmissioni Mediaset, ma si è visto chiudere l’account, eliminando decine e decine di video autoprodotti perfettamente legittimi. E’ il caso dei Powerillusi, una delle storiche band indipendenti di Torino, il cui canale è stato completamente cancellato senza preavviso. Anche disponendo di una copia di riserva del materiale, il danno è enorme: oltre alle giornate perse per caricare il materiale, i filmati spesso sono linkati ed embeddati in centinaia di siti, nei quali non risulteranno più disponibili.

Google è legalmente obbligata a rimuovere da Youtube i filmati che violano il copyright di qualcuno, se questo glielo segnala; e capisco la difficoltà di una azienda a cui Mediaset ha già chiesto 500 milioni di euro di danni. Tuttavia, non sono affatto obbligati ad andare oltre; quella di inserire nei termini del servizio una clausola che permette di chiudere l’account dopo un certo numero di segnalazioni è una loro precisa scelta politica, come lo è quella di avvalersene a tappeto come appena accaduto, senza riguardo per la libertà di comunicazione dei loro utenti, magari solo per risparmiarsi il tempo e il costo di fare un lavoro di fino. Esiste una procedura di appello; vedremo se funziona. Resta il fatto che, nel dubbio, Youtube preferisce schierarsi dalla parte dei grandi media invece che da quella dei suoi utenti, abbondando con l’eliminazione preventiva.

Vi è dunque un chiaro problema, specialmente per noi che usiamo la rete per controinformare: possiamo fidarci di Youtube? Chi ci garantisce che domani mattina tutti i video di Tony Troja non spariranno di botto, visto che sicuramente ce n’è almeno uno con dentro qualche secondo di trasmissione Mediaset? Il problema non riguarda solo Youtube; anche Facebook rimuove note e video su segnalazione, senza andare tanto per il sottile.

Gli amanti del libero mercato rispondono che sono fatti nostri; se non ci piacciono le condizioni di Youtube o di Facebook abbiamo solo da usare qualcos’altro. Eppure queste sono piattaforme che rappresentano quasi un monopolio, un elemento informativo fondamentale della rete. A me va benissimo che loro siano obbligati a rimuovere il materiale protetto da copyright, però vorrei anche che fossero obbligati a non rimuovere il materiale che non viola un bel niente. Se ci sono dubbi, che le parti vadano da un giudice che stabilirà se il contenuto è legale o meno. Ma non trovo accettabile che la censura del nostro materiale sia affidata a un operatore di call center o peggio ancora a un bot automatico. Costa? Cavoli loro, fa parte del servizio che devono offrire.

Perché se no si comportano come il direttore di un giornale che, quando un suo editorialista si becca una denuncia, non solo rettifica l’articolo, ma lo licenzia in tronco e cancella dagli archivi tutti gli articoli che ha scritto. E allora non mi vengano a dire che Google non è un editore.

[tags]google, youtube, facebook, mediaset, libertà di espressione, copyright, contenuti, censura, informazione libera, powerillusi, tony troja, internet governance[/tags]

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12 commenti a “Se Youtube ci cancella”

  1. Emiliano:

    Non ho capito di che vi stupite. Google è una società privata, mica un servizio pubblico o un ente di beneficenza o la mamma. Se domani decide di cancellare tutti i documenti il cui nome inizia per “g”, liberissima di farlo. Che credevate?

  2. Mike:

    Come dice Paolo Attivissimo, si tratta sempre del Gatto Sitwoy. Quando si decide di affidarsi a sistemi gestiti da grandi società, con protocolli e gestione dei dati PROPRIETARIA, credo sia sempre necessario avere un piano di backup, ed avere un backup dei dati in generale.

    In questo modo si può presempio passare a Daily motion, oppure cercare un hosting con streming helix, windows media o quel che si vuole.

    Nel caso un ISP facesse il furbo, dato che le applicazioni internet vecchie sono pensate per essere distribuite ed aperte, basta ripartice con l’ultimo backup su un nuovo ISP, aggiornare il dns del dominio e poi farsi una bella litigata con il vecchio ISP.
    Spostarsi di provider di mailing list è più macchinoso, ma si può fare.

    Detto questo le applicazioni Web 2.0 nascono molto più proprietarie, per cui se uno vuole essere su facebook o su ebay deve usare i loro server oppure rinunciare al servizio. Rispetto a mettere su delle pagine web, oppure a fare VOIP con SIP e soci la differenza è evidente, basta mettere su un server e via: non sto parlando di software libero per forza: se uno ama exchange, iis e windows media e gode a pagare una schioppettata in licenze a bill gates, liberissimo di farlo, in quanto io che uso un altro sistema operativo posso usare i servizi ma in particolare se io voglio fare un servizio uguale mi basta pagare anche io una schioppettata a billgates.

    Come si risolve la cosa, visto che tutti, anche te sono su facebook? E che quasi nessuno vuole piùandare su USENET (che funziona anche senza internet, talmente è vecchia ?

  3. mousse:

    Dunque, stando al documento che si sottoscrive al momento della registrazione, Youtube puù rimuovere senza preavviso ogni contenuto che violi una serie di regole, che si trovano su: http://www.youtube.com/t/community_guidelines e http://www.youtube.com/t/howto_copyright a meno del cosiddetto “fair use”, descritto qui per l’UE: http://ec.europa.eu/internal_market/copyright/index_en.htm

    Le regole quindi ci sono, ogni utente dovrebbe conoscerle e purtroppo non fanno distizioni sullo “scopo” della pubblicazione.

    Sta di fatto che anche se pubblicassi dei contenuti “giornalistici” direttamente sul tuo server, violeresti comunque il copyright degli stessi e quindi riceveresti una bella notifica di rimozione. Non credo però ci siano problemi a linkare i contenuti dei siti delle reti TV: ormai tutte le reti pubblicano online l’archivio delle trasmissioni.

    Per i contenuti, basta seguire le linee guida: se è tutta roba “tua” e ti viene segnalata una violazione del copyright basta fare opposizione alla rimozione e il video torna dove stava.

    Funziona così:
    1. io ritengo che un tuo video violi il mio copyright
    2. io segnalo a YT
    3. YT lo rimuove e segnala a te la cosa
    4. tu dimostri che la segnalazione è infondata
    5. YT rimette il video dove stava

    La cosa interessante è che alla terza volta che io segnalo inutilmente un video come inappropriato per violaizione di copyright è il MIO account a venire chiuso.

    Allo stesso modo, se io includo alcuni secondi di trasmissione altrui in un video specificando chiaramente che il contenuto coperto da diritti non è mio ed è citato appunto come supporto a un mio articolo, YT lo può rimuovere, ma io glielo faccio rimettere.

  4. mousse:

    Il commento precedente aveva 2 link ed è finito nello spam. Puoi sistemare?

  5. rccs:

    Non so se potè più la causa Mediaset o la causa Vividown, ma da un po’ di anni pare che google inc. abbia deciso di passare dal “lato oscuro”, purtroppo.

    D’altronde, avran pensato, in un paese i cittadini rinunciano volontariamente ai propri diritti (eccetto il parcheggio in doppia fila e l’evasione fiscale) chi ce lo fa fare?

  6. Piero:

    Secondo me il problema non è YouTube che offre un servizio a certe condizioni. Il problema è la legge che tutela proprietà privata e copyright, due facce della stessa medaglia. Fino a quando ci sta bene avallare e farci sottomettere da tali leggi, possiamo solo lamentarci con noi stessi.

    Se da una parte avalliamo la legge sull’aborto che autorizza la “cancellazione” del feto calpestando il suo diritto alla vita in nome di un altro diritto, trovo ipocrita recriminare quando qualcuno calpesta un nostro diritto (la libertà di espressione) in nome di un diritto più stupido tutelato dalla legge: la proprietà privata.

    Quindi, invece di chiederci se possiamo fidarci di YouTube, io mi chiederei se possiamo fidarci delle leggi e dei legislatori.

  7. mousse:

    Piero: se non vuoi farti sottomettere dalle leggi esiste una cosa che si chiama anarchia, ma non so quando dureremmo.

    Beh si può anche eliminare la proprietà privata col sistema socialista/comunista ma non ci è bastata la batosta dell’impero Sovietico e la situazione di Cuba a capire che non è esattamente perfetto?

    Comunque, vallo a dire a chi crea i contenuti protetti dal diritto d’autore che il suo lavoro non va tutelato.

    Non vuoi fidarti delle leggi e dei legislatori? Ok, estremizziamo. Io voglio la tua auto e la tua casa perchè mi piacciono, vengo lì e me le prendo. Cosa fai?
    Io datore di lavoro decido che quelli che si chiamano Piero non devono avere lo stipendio e smetto di pagartelo. Cosa fai?

  8. D# AKA BlindWolf:

    @mousse:
    Il “diritto d’autore” è sostanzialmente recente (4 secoli o giù di lì) e serviva (in principio) per tutelare dalla duplicazione esclusivamente per scopo di lucro (allora un libro lo poteva “duplicare” solo una stamperia). In seguito sempre più persone hanno optato su un modello di business basato sulla proprietà intellettuale ed i legislatori, nella scelta se:
    1) dare alla popolazione i diritti che ha sempre avuto (cultura libera), anche in virtù del fatto che ormai la riproduzione non a fini di lucro è di gran lunga maggiore a quella a fini di lucro
    2) proteggere gli affari (e la relativa tassazione) dei lobbisti del copyright
    …hanno optato per la seconda.

    Chiusa la parentesi storica, YouTube non è certamente di manica stretta per quanto riguarda la pubblicazione di contenuti protetti… il 90% dei filmati di YouTube contiene materiale audio o video i cui proprietari potrebbero rivendicare dei diritti. Il ricevere un cetriolo per lo spezzone di un TG Mediaset utilizzato a fine di documentazione sarà perfettamente compatibile con leggi e regolamenti ma fa incazzare, no? E’ come, se su una strada con limite dei 50km/h uno prendesse la multa per essere andato ai 55 mentre quasi tutti gli altri sfrecciavano oltre i 90 senza essere sanzionati…

    @Piero:
    la tua domanda torna ogni tanto, per motivi di tempo non ti ho mai dato risposta e ti rispondo adesso.
    Non ti conosco di persona, ma dalle tue parole sei fortemente credente nel Cristianesimo; quindi presumo che per te la legge non venga dagli uomini ma da un’entità superiore (Dio).
    Nella Bibbia (specialmente nell’Antico Testamento) ho letto di un Dio che puniva personalmente (Onan, la moglie di Lot e tanti altri) chi non rispettava le sue indicazioni.
    Eppure il popolo di Israele era tenuto a punire sommariamente chi contravveniva a tali leggi. Quella ed altre società stabiliscono i delitti e le pene in base a criteri puramente etico/morali tramite consigli degli anziani, tribunali religiosi e simili. Civiltà più “moderne” invece prevedono delle leggi più dettagliate possibili, dei criteri su come promulgare tali leggi (parlamento, elezioni, ecc.) e dei criteri su come applicarle (polizia, tribunali…). La sensibilità di un giudice diventa fondamentale nei casi in cui l’applicazione sia ambigua, e la decisione di tale magistrato è (specialmente nel diritto anglosassone) importante per casi simili in futuro.
    Ovviamente giudici e parlamentari sono uomini, ed in quanto tali hanno i loro limiti. Ma in nessuna religione, per quanti credenti essa conti, ho mai visto aspettare l’intervento divino per punire in terra chi tradisce la legge (con la L maiuscola o minuscola, decidi tu).

    Per quanto riguarda il contrasto tra diritti ritengo che il confronto tra i contrasti “diritti embrione”/”diritti donna” con “diritto d’espressione”/”diritto di copia” sia piuttosto forzato… quasi tutti i diritti in certe condizioni contrastano ed occorre stabilire chi ha la precedenza. E se ce l’ha sempre o se, in casi estremi, no (es: la libertà individuale è molto protetta, ma una condanna al carcere la limita fortemente. E magari uno è in carcere per aver semplicemente coltivato una pianta di canapa…).

    P.S.: io non sono credente. Io sono agnostico/razionalista ed anche piuttosto relativista (che non significa “qualunque modello sociale mi sta bene”, ma che non esiste un modello sociale “assolutamente” giusto o comunque superiore agli altri. Ci sono modelli che mi piacciono e che promuovo e modelli che non mi piacciono – o addirittura disprezzo – e che combatto)

  9. Piero:

    mousse, né l’anarchia, né il sistema comunista come nemmeno quello capitalista, sono sistemi perfetti. Nemmeno le tue estremizzazioni durerebbero. La proprietà privata è semplicemente un abuso legittimato e regolamentato dalla legge che purtroppo fa molti danni.

    I creatori di contenuti sono stati a loro volta creati da qualcun altro che ha investito tempo e risorse nella loro creazione e formazione, sono il frutto di un sforzo collettivo diretto e indiretto, generato utilizzando beni e risorse che la comunità ha messo a disposizione. Le loro opere andrebbero non solo tutelate, ma condivise facendone patrimonio comune.

  10. Piero:

    @ D#, sebbene il Cristianesimo sia la mia fonte ispiratrice, qui preferisco lasciare da parte Dio e la religione, considerando invece quelli che sono i bisogni dell’uomo.

    La legge, se non va incontro ai bisogni dell’uomo assecondandoli e permettendogli di soddisfarli al fine di realizzare se stesso, è inutile e dannosa.

    Una legge che vieta all’uomo di utilizzare e riprodurre opere frutto dell’ingegno e della creatività di altri uomini, senza una specifica autorizzazione da parte dei titolari, o peggio lo punisce, non reca un buon servizio all’uomo e alla sua crescita culturale, ma rischia di compromettere la possibilità di migliorare ciò che è imperfetto, e quindi di compromettere la realizzazione e la felicità dell’uomo stesso.

  11. D# AKA BlindWolf:

    Piero, il tuo ultimo commento ha tutto il mio consenso. Questo perchè in questo caso specifico sono della tua stessa opinione. Ma capirai anche che, pur con lo stesso fine, ci sono posizioni opposte. Un produttore cinematografico, per esempio, potrebbe dire “l’arte che produco rende felice la gente, ma non avrei soldi per produrla se non ci fossero leggi contro la pirateria”. Qualcun altro potrebbe dire “è il benessere che fa la felicità, è il mercato che crea il benessere e una buona fetta del mercato è data dalla proprietà intellettuale: tuteliamo questa per tutelare la catena PIL-benessere-felicità”. Ovviamente io ho obiezioni da rivolgere ad entrambe le affermazioni, ma capisci che anche queste qualche ragione ce l’hanno e molte persone le appoggiano.
    Uscendo da questo caso… ogni legge almeno ufficialmente ha una ragione “umanistica” ed è per questo che viene spesso accettata. Le differenze politiche “serie” sono quelle che stabiliscono quale posizione è vantaggiosa per la “comunità”.

    (Poi buona parte del mio commento precedente più che al tuo commento in questo thread risponde ai tuoi dubbi sulla legge che avevi espresso in altre occasioni)

  12. vb:

    Secondo me il copyright va rivisto nell’ottica di cosa possa essere complessivamente meglio per tutti. Non è accettabile l’impostazione per cui esiste un diritto di “proprietà intellettuale” assoluto e incontestabile di fronte a cui tutti gli altri interessi si fermano.

    Del resto la nostra Costituzione dice “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.”… lo dice addirittura della proprietà fisica…

 
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