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venerdì 12 Dicembre 2008, 11:47

Te lo dico con le buone

Dunque, ieri il nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è andato in Europa a protestare duramente contro i proposti impegni collettivi del continente contro l’inquinamento, il riscaldamento globale e le alterazioni del clima, rilasciando dichiarazioni come “è assurdo parlare di emissioni quando c’é una crisi in atto: è come uno che ha la polmonite e pensa di farsi la messa in piega”; in pratica, secondo Berlusconi, è essenziale difendere gli interessi delle nostre fabbriche pesanti – come se ne avessimo ancora, e come se il motivo della loro crisi fosse il non poter più inquinare impunemente, anziché l’incapacità di realizzare prodotti moderni ad un costo decente – e se nel frattempo i ghiacciai si sciolgono, i campi si inaridiscono, i tifoni aumentano e moriamo tutti, cosa volete che sia rispetto alla crescita del PIL?

Bene, proprio lo stesso giorno, Dio o chi per esso gli ha mandato: alluvione del Tevere a Roma, con un morto; a Firenze, l’Arno quasi ai livelli del 1966; in Sicilia e in Sardegna, mareggiate che hanno messo a rischio persino i traghetti; a Reggio Calabria, vento e pioggia fanno crollare un ponte, un altro morto; sull’Etna, otto boy scout bloccati da due giorni senza cibo in alta quota da una tempesta di neve; a Foggia, un fulmine fa cadere la linea elettrica su un Eurostar di passaggio che prende fuoco, rischiando la strage; persino a Monza, nota zona alluvionale, il temibile fiume Lambro ha rischiato di esondare, costringendo ad aprire gli argini nel parco per dare all’acqua modo di defluire.

Certo, alla fine sarebbe potuto accadere ben di peggio: insomma, per stavolta, la natura a Berlusconi l’ha detto ancora con le buone. Eppure, Silvio non ha fatto una piega: mi sa che la famosa barzelletta su Dio e Berlusconi – “Qual è la differenza tra Dio e Berlusconi? Che Dio non crede di essere Berlusconi” – ormai non è più una barzelletta.

[tags]ambiente, clima, inquinamento, europa, berlusconi, italia, maltempo, alluvioni[/tags]

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16 commenti a “Te lo dico con le buone”

  1. Bruno:

    Breznev diceva, a chi gli ricordava le devastazioni ecologiche nell’URSS degli anni che furono: lo sviluppo industriale è necessario, prima i muscoli, poi la lozione per i capelli.
    E’ proprio vero che senza Berlusconi i comunisti non se li ricorderebbe proprio nessuno…

  2. Mir:

    Eppure continueranno su questa strada credendo di essere al sicuro nelle loro ville lontane da terreni alluvionali e alluvionabili. Ma c’e’ sempre qualcosa che non si prevede, anche se si fanno leggi contro i comunisti, contro i terroristi, contro gli invidiosi-di-cio’-che-e’-mio, contro chi non vuole lo sviluppo come lo intendo io.. Vecchi uomini, vecchi modelli. La vecchia crescita lineare nella zucca di molti: piu’ benessere piu’ soldi piu’ cultura piu’ consumo, piu’ bitume sparso sulla terra. Produrremo e ci arricchiremo sempre piu’ a spese di chi avra’ sempre meno. Sempre piu’ velocemente commercializzeremo anche lo spazio! Un modo di pensare morto e sepolto, anche se per molti sembra ancora praticabile! L’omino pleistocenico tecnologicizzato. Omuncoli. Il consumo equo e solidale (poche briciole a testa al giorno) sara’ una necessita’ quando non ci sara’ piu’ niente da mettere sotto i denti, e non una moda o un sussulto della coscienza di alcuni come e’ oggi. Ci facciamo male da soli e come sempre ci concentriamo su necessita’ che non esistono in realta’! Lo sviluppo sostenibile ai livelli cui siamo giunti oggi nei paesi occidentali sarebbe possibile solamente se sul pianeta fossimo 2 miliardi. Berlusconi e’ solo uno dei tanti che rappresentano questa forma di umanita’. Non e’ ne’ meglio ne’ peggio.

  3. Daisuke Ido:

    Cos’e’ che si diceva l’altro giorno? Che non si sa piu’ cos’e’ una prospettiva a lungo termine?
    Ecco, per l’appunto…
    Ma, ehi, vuoi per caso multare la Polonia in quanto maggiore utilizzatrice europea di carbone per la produzione elettrica? Sia mai!

    (questo scritto partecipa al premio “Commento da ascensore 2008)

  4. for those...:

    la scorsa settimana discutevo con un mio collega che sosteneva che, in tempo di crisi, è giusto tagliare spese inutili come i contributi agli impianti solari et similia.Io al contrario ritengo che sia una follia tagliare i fondi ad un settore così importante come la ricerca di energie rinnovabili.*
    Hai ragione, Mir. Qui si tenta di discutere con gente che ha una visione della vita troppo diversa dalla (nostra) mia!

    Ieri notte ho sognato di incontrare Berlusconi (in fondo abitiamo a una decina di km di distanza!) e che gli dicevo testualmente “Berlusconi, lei mi fa ribrezzo. Lei ha una mentalità retrograda, vecchia. Lei è un vecchio, Berlusconi. Si ritiri a vita privata e lasci che sia gente giovane e innnovatrice a guidare il Paese”
    (no, non avevo mangiato pesante ma non mi capita spesso di fare sogni così realistici… o forse, verosimili!)

    * Non voglio in assoluto difendere QUEI particolari incentivi. Ho imparato ad essere molto difidente nei confronti di incentivi/contribuiti/aiuti pubblici. Basti pensare come vengono erogati quelli appunto sugli impianti ad energie alternative.I miei genitori abitano a Lipari, Isole Eolie. Il nome stesso delle isole farebbe intuire una discreta presenza di vento. Il fatto che stiano nel mar Mediterraneo farebbe altresì supporre che ci sia abbondanza di sole. Sembra incredibile ma non esistono pannelli solari o pale eoliche sulle isole: non sono previsti contributi pubblici e nessuno si sobbarca la spesa (rtranne forse qualche grande hotel che ha montato i pannelli per l’acqua calda).

  5. John:

    Un anno c’e’ siccita’ e si da’ la colpa all’inquinamento, l’anno dopo ci sono le alluvioni e si da’ la colpa all’inquinamento. Un anno fa caldissimo, un anno freddissimo, un anno cosi’ cosi’. Poi si rileggono le cronache di 50, 100 anni fa e le alternanze erano simili a quelle di oggi. Sono ormai convinto che il clima, a livello planetario, sia un sistema troppo vasto e complesso per essere influenzato in modo significativo dalle azioni umane.

    L’inquinamento deve preoccuparci e va combattuto costantemente perche’ e’ inquinamento, punto e basta: perche’ e’ pericoloso per la salute, per quello che si respira, per quello che si mangia e si beve, per le risorse che fa sprecare, perche’ peggiora la qualita’ della vita.

  6. D# AKA BlindWolf:

    I sovietici almeno avevano l’attenuante che dovevano portare l’industria al pari delle altre nazioni dominanti. Noi abbiamo un’industria sempre più obsoleta mantenuta in vita da un accanimento terapeutico (pagato da Pantalone).

    La crisi probabilmente tra due anni sarà passata, ma se la prendiamo come alibi la scusa successiva (nel prossimo ciclo economico positivo) sarà che bisognerà “proteggere l’industria perchè l’economia sta ripartendo e non possiamo restare indietro”. Senza dimenticare che buona parte della responsabilità della crisi attuale è il fatto che sia l’offerta che il consumo di beni e servizi degli ultimi anni sono stati eccessivi (e qualcuno continua a dirci di consumare, consumare, consumare).

    Un nuova era economica può iniziare solo con un nuovo modello di business e con delle nuove tecnologie, difendere l’esistente ci farà perdere competitività a medio/lungo termine.
    A noi italiani la creatività non manca. Ma il coraggio evidentemente sì.

  7. Alberto:

    @John: Sei convinto che il clima sia un sistema troppo vasto e complesso per essere influenzato in modo significativo dalle azioni umane? Su cosa si basa questa tua convinzione tenuto conto che autorevoli scienziati sostengono il contrario?

  8. John:

    @Alberto: e’ una mia personale convinzione, non pretendo che sia scientifica. Potrei dirti che ai corsi di chimica dell’universita’ piu’ di un professore mi ha insegnato che tutta la CO2 emessa dall’attivita’ umana e’ risibile rispetto a quella della normale attivita’ vulcanica annuale. Che l’effetto in variazione di temperatura indotta, chesso’, da un’attivita’ di disboscamento, che pure si sente a livello di microclima, puo’ essere totalmente annullato o invertito di segno da macroeventi come l’aumentare/diminuire dell’attivita’ solare. Ma sono cose dettemi anni fa e non sono andato a verificare dati aggiornati, mea culpa, quindi sbaglierei a proporle come argomenti.

    E purtroppo presumo che non saro’ tra 100 anni a verificare se i mezzi di informazione continueranno regolarmente a titolare “eccezionale ondata di maltempo” ed “eccezionale siccità” come fanno da 100 e piu’ anni a questa parte.

  9. vb:

    John: Restano comunque due punti da considerare:

    1) Anche se la quantità di CO2 prodotta dall’uomo fosse piccola rispetto a quella che normalmente esiste nell’aria, quello che conta è la differenza generata rispetto allo stato precedente: nulla vieta che un aumento anche ridotto della quantità di CO2 o di altri gas nell’aria abbia effetti potenzialmente devastanti per la vivibilità del pianeta.

    2) Se l’aumento della temperatura media del pianeta (che è comunque misurato, non inventato) fosse dovuto a cicli naturali anziché agli effetti delle nostre attività “scaldanti”, a maggior ragione noi dovremmo cercare di limitare le nostre attività “scaldanti” ancora di più e trovare modi di controbilanciarlo, perché un aumento del livello dei mari o del numero degli eventi naturali disastrosi è per noi un grosso problema qualunque ne sia la causa… a meno che l’atteggiamento non sia “tanto dobbiamo morire tutti, almeno godiamocela al massimo nel frattempo”.

  10. simonecaldana:

    @For those: googla per “conto energia” e scoprirai che gli incentivi ci sono eccome…
    Inoltre l’idea alla base dei contributi pubblici è proprio quella di “drogare” un settore per dargli un momento che altrimenti il mercato gli impedirebbe di avere: serve in quei casi dove si vuole cambiare rotta rispetto a quella attuale.

  11. John:

    VB: piu’ che d’accordo su 1 e su 2, in particolare su quel “a maggior ragione” e sull’importanza di non sottovalutare i pericoli anche solo potenziali. Ma infatti io sono preoccupatissimo dell’impatto dell’inquinamento e piu’ in generale delle attivita’ umane sull’ambiente e sulla qualita’ della vita. E’ solo che nella mia “scala di preoccupazione” l’eventuale effetto climatico viene molto, molto dopo rispetto al fatto banalmente tangibile che, per esempio, la CO2 frammista a molte altre sostanze nocive ce la inaliamo tutti i santi giorni in citta’, sulle autostrade e nelle aree industriali.

    Dire riduciamo le emissioni perche’ senno’ il clima impazzisce mi sembra, quasi, un voler trovare un motivo piu’ nobile e “alto” per giustificare interventi che invece sarebbero gia’ ben piu’ che impellenti, ed auspicabili di per se’.

    Sul “tra 100 anni” rettifico, forse una verificuccia potro’/potremo farla :)

  12. dariofox:

    Capita che ogni volta che un fiume esonda o qualcuno muore per eventi naturali eccezionali (o fa troppo caldo o fa troppo freddo o nevica poco o troppo) si tirino fuori i soliti ritonelli dell’effetto serra e scioglimento dei ghiacci e simili catastrofi immanenti (tra 10, 20, 50, 100, anni). Sarò forse cinico ma mi preoccupo molto di più di avere un lavoro ed uno stipendio oggi e per i prossimi anni piuttosto che pensare all’innalzamento degli oceani e di cose che gli “autorevoli scienziati” hanno detto e poi ritrattato più volte.

    Francamente me ne infischio del politico senso di insicurezza globale mentre mi spaventa il fatto che poco si discuta dei reali problemi delle nostre società: economia, lavoro e riduzione della povertà e dell’ignoranza.

    Forse l’unico discorso serio da fare ora è sulla politica energetica ma scevro da scelte pseudo-ecologiste. Ma forse per noi è più importante l’aumento di Sky o la faziosità di Fazio.

  13. vb:

    Beh, i politici non parlano di economia e lavoro perché non ci capiscono più niente e non hanno idea di come risolverne i problemi :-)

    Comunque occhio, che se oggi insistiamo in un sistema per cui tra dieci anni saremo tutti in ginocchio a pregare gli arabi per una goccia di petrolio o i russi per una sniffata di gas, può darsi che il tuo “lavoro e stipendio” diventi progressivamente sempre peggiore fino a sparire, perché a quel gioco – il gioco dell’energia a buon mercato, della crescita all’infinito e della competizione sociale selvaggia tutti contro tutti – l’Italia non è più strutturalmente in grado di giocare…

    Insomma, il problema non è l’innalzamento degli oceani, ma un intero modello di società e di economia che non funziona più e non è in grado di garantire a tutti la sopravvivenza.

  14. for those...:

    @simonecaldana: (scusa il ritardo)
    lo so che col conto energia hanno esteso gli incentivi a tutta italia. Io però facevo il caso specifico di Lipari.
    Sull’isola esiste un gestore dell’energia elettrica privato a cui NON PUOI RIVENDERE l’energia che produci, di fatto impedendoti di usufruire del conto energia.
    Qui, per esempio, si legge proprio “…il cliente invece potrà vendere l’energia prodotta al gestore elettrico nazionale
    A me sembra pazzesco che proprio in situazioni particolari come le isole, non si incentivino forme di produzione “autarchica” di energia!
    Sono anni che googlo alla ricerca di una scappatoia ma non sono mai riuscito a trovare nulla. Sarei più che felice di essere smentito!
    Anzi, Simone, se trovi il modo ti faccio ospitare gratis per una settimana! ;-)

  15. simonecaldana:

    @for those: non sapevo di questa asimmetria. Riguarda solo isole minori o anche Sicilia e Sardegna?
    In ogni caso fino a prima del conto energia gli incentivi per il FV c’erano nella forma di credito d’imposta per una percentuale del costo dell’impianto: pratica abbandonata perche’ non garantisce che l’impianto venga poi effettivamente utilizzato.
    L’eolico “normale” (cioe’ non casalingo) non ha gia’ piu’ bisogno di incentivi perche’ e’ commercialmente competitivo, quindi se a Lipari non ci sono generatori eolici il perche’ andrebbe ricercato nella mancanza di interesse del settore privato e/o nei limiti posti dalle autorita’ di controllo del territorio.
    Il solare termico ha gia’ comunque il suo perche’, ma in climi caldi non ha molto senso per installazioni domestiche per via della limitata utilita’ rispetto al costo dell’impianto.

  16. for those...:

    Immagino riguardi tutti posti che hanno un gestore privato. Non so onestamente chi fornisce energia a Sicilia e Sardegna ma credo si tratti dell’Enel.
    Per l’eolico sì, gli impianti “domestici” sarebbero inutili e la colpa della mancanzadi impianti pubblici è sicuramente dell’amministrazione.
    Però non so se non ci sono perché non hanno nemmeno preso in considerazione la cosa o se perché non hanno ancora trovato un modo per fregarsi stanziamenti pubblici! :)

 
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