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giovedì 18 Dicembre 2008, 12:58

Carriera

Una delle cose più divertenti dell’ascoltare regolarmente Radio Flash è il fatto che, ogni tot di tempo, passano le notizie e le pubblicità del circuito Radio Popolare.

Radio Flash, infatti, è la radio della sinistra torinese, quella riformista e moderna (pure troppo, visto che la casa madre Hiroshima Mon Amour è in pole position tra gli ammanicati per ricevere fondi pubblici quando ci sono da organizzare eventi musicali, e che la costruzione del loro nuovo fiore all’occhiello, il Teatro della Concordia di Venaria, fu bellamente appaltata alla famosa e onnipresente De-Ga). Su Radio Popolare, invece, circolano ancora le idee e gli slogan della sinistra tosta di un tempo: anticapitalista, antiamericana, antiberlusconiana talvolta al limite del ridicolo.

E così, sospesi da un pezzo i mitici spot dei Comunisti Italiani con Diliberto che parlava sopra un assolo di chitarra (si sa, bisogna attirare i giovani), circolano però con frequenza da mesi gli spot animalisti contro le pellicce, la caccia, la vivisezione e il consumo di carne. Di base, il rispetto degli animali è una pratica fondamentale su cui l’uomo ha ancora molto da fare; l’estremismo di questi spot, però, è da manuale, e, accompagnato a musiche drammatiche, testi lirici e richieste complicate (tipo “non scrivere sul modulo Unico il codice fiscale di un ente di ricerca che usa animali”), finisce spesso per generare risvolti involontariamente comici.

Quello che circola ora è relativo alla vivisezione degli animali, una pratica orribile che sarebbe da vietare completamente, salvo al massimo qualche caso estremo in cui è provatamente insostituibile a scopi sanitari. Lo spot, in un crescendo drammatico, arriva all’accusa più forte: queste ricerche (che “non sono scienza, ma vivisezione”) sono condotte “per interessi economici e di carriera”.

Che per la sinistra ortodossa l’economia sia il male è noto: in Italia, poi, si somma la doppia influenza dell’anticapitalismo marxista e della Chiesa Cattolica, per cui notoriamente il denaro è lo sterco del diavolo (il che spiega la discreta presenza al suo interno, oltre che di pedofili, anche di coprofili).

Qualche tempo fa, per esempio, ho conosciuto una persona di questo genere; spendendo la sua vita, con encomiabile impegno, tra un presidio anti-inceneritore e un gruppo d’acquisto solidale, mi disse che secondo lui bisogna smetterla di far lavorare la gente per le cattive multinazionali, nelle fabbriche, nei trasporti e in generale in attività economiche inquinanti, e farle invece lavorare per lo Stato, nella sanità, nell’assistenza agli anziani e ai lavori socialmente utili. Io, allora, ho provato ad obiettare che, a meno di grandi rivoluzioni nella nostra struttura sociale, magari necessarie ma non in vista a breve, i posti di lavoro pubblici esistono soltanto in quanto esiste una economia privata che genera utili, che possono essere tassati e rimpinguare le casse pubbliche; bene, questo discorso proprio non veniva capito. Si dava per scontato che esistesse da qualche parte una miniera di ricchi da tassare, naturalmente ladri perché nessuno può essersi arricchito onestamente e comunque la proprietà è un furto, e che tutti i problemi della società si potessero risolvere aumentando le tasse.

Per questo capisco che la frase “interessi economici” abbia una connotazione negativa così diffusa; ma perché devono essere negativi anche gli “interessi di carriera”?

E’ ovvio che ci siano nella nostra società fenomeni eticamente sbagliati, di persone che violano la legge o la morale pur di guadagnare di più, o che trascurano i propri cari per i propri obiettivi professionali (di solito queste ultime persone sono ampiamente punite dalla vita, anche quando riescono effettivamente a fare carriera). Ma perché deve essere sbagliato, tout court, il desiderio di fare carriera?

In pratica, siamo giunti in questi ambienti antagonisti al rifiuto puro e semplice del fare, del partecipare all’economia: il cittadino ideale è presumibilmente uno che sta seduto in un angolo a non far niente, anzi, a disprezzare quelli che pensano a sbattersi per migliorare la propria posizione, e di riflesso anche quella degli altri. Vive, immagino, grazie al “reddito di cittadinanza” o ad altri modi di ricevere del denaro grazie alla ricchezza prodotta da altri e senza doversi sporcare le mani.

Al di là della questione economica, però, è il rifiuto dell’aspirazione a una condizione personale migliore che fa spavento: perché è vero che questa aspirazione genera competizione, lotta, spesso infelicità e talvolta anche atti spregevoli, ma essa è da sempre il motore dell’evoluzione umana. Un sistema economico più umano, rovesciando le priorità collettive tra produzione e qualità della vita, è certamente necessario, ma non si può nemmeno pensare che la nostra società, con il suo livello di vita materiale così elevato, possa sopravvivere senza fatica e senza sbattimento.

[tags]economia, animalismo, sinistra, radio, pubblicità, vivisezione[/tags]

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4 commenti a “Carriera”

  1. Mir:

    VB: dai non t’incazzare se il sinistrORSO non ti capiva. Loro sono fatti cosi’ (e non tutti sono dei parassiti nullafacenti invidiosi come dice Berlusconi, diciamo che alle volte puntano i piedi sulle loro idee e sembrano un tantino ottusi).
    Bisogna essere molto intuitivi ed un po’ artisti per avere una visione del mondo che verra’.
    Quello che dobbiamo arrivare a capire e’ che non puo’ esistere un mondo senza solidarieta’ (non quella dell’elemosina o degli aiuti all’Africa, quella dentro di noi) ma nemmeno un mondo dove il conto viene presentato sempre in gran parte ad un ristretto gruppo di persone.
    La risposta che mi viene spontanea e’ : “se l’umanita’ ha ancora margini di evoluzione, dovra’ esistere un mondo dove i valori materiali saranno molto ridimensionati a vantaggio di quelli emozionali e spirituali”.
    Se invece abbiamo gia’ raggiunto il nostro “massimo capacitivo”, allora diventera’ un mondo dove almeno la meta’ dell’umanita’ dovra’ perire per garantire a chi resta il predominio e lo sfruttamento delle risorse. Ma vivere lupo tra i lupi non e’ bello (questa e’ una osservazione personale).
    Qui si pone il dilemma: evoluzione o estinzione? Personalmente nonostante il pessimismo quotidiano per eventi che osservo intorno a me mi mantengo in generale ottimista. Secondo me l’uomo ha margini di miglioramento, ma tra l’oggi e quel momento diversi grossi sfaceli su tutti i piani dovranno accadere.
    Sediamoci in prima fila, continuiamo a fare (il meglio che riusciamo) e godiamoci lo spettacolo, che secondo me e’ epocale.

  2. Piero:

    Che cosa vuol dire fare carriera? Il desiderio di fare carriera cosa è? Spesso mi chiedo se Gesù abbia fatto carriera e non so dare una risposta.

    http://it.youtube.com/watch?v=0cGtH360nEw
    Dopo aver visto il video ho scoperto che dietro alla carriera di un uomo c’è sempre una donna: Maria.

    Carriera, competizione ed evoluzione sono cose diverse.

  3. roberto celani:

    Premetto che nessuno nello spot afferma tout court che fare carriera sia sbagliato.

    Penso che la critica vada indirizzata, e lo spot citato lo fa, non verso un generico fare carriera ma verso le scorciatoie spesso usate per raggiungere posizioni sociali di rilievo. Una delle molle che stanno minando dall’interno
    le stesse economie capitaliste.

    Una sana ambizione è quella di migliorare la propria situazione e quella dei propri cari, magari della propria comunità più o meno allargata, senza però rinunciare al rispetto dei principi etici, avendo rispetto del resto dell’umanità e dell’ambiente.

    Non è forse proprio una società ispirata ad una sorta di “ecologia morale” la sfida per l’uomo del futuro?

    Va riconosciuta peraltro al singolo individuo la possibilità di “accontentarsi” di quello che ha, senza per questo considerarlo un disprezzabile rifiuto umano.

    Una valutazione sempre più frequente fatta in nome di un malinteso progresso e alla quale non si sottrae nemmeno la sua identificazione piuttosto forzata dell’antagonismo sociale nel parassitismo.

  4. vb:

    Mica tutto l’antagonismo è parassita, per la maggior parte si tratta di scelte di vita personali con risvolti sociali comunque positivi… A me quella che dà fastidio è la caricatura dell’antagonismo, quella caratterizzata non da una cosciente opposizione a modelli che si sono prima sperimentati e capiti, ma da una serie di preconcetti e luoghi comuni sull’economia attuale che vengono dati per scontati senza mai averli testati di persona.

 
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