Monaco
Non ero mai stato a Monaco, se non all’aeroporto; questa volta invece ho avuto la possibilità di visitare la città .
L’esito è senz’altro positivo, ma per motivi forse diversi da ciò che ci si aspetterebbe. Come la maggior parte delle città tedesche, Monaco è priva di monumenti di vero rilievo e quei pochi che ci sono sono in gran parte ricostruiti. Non c’è, insomma, una torre Eiffel o una Sagrada Familia, ma nemmeno un British Museum. C’è, però, una atmosfera piacevole, da città medievale nella parte più centrale, ma comunque molto verde.
Il trucco, quindi, è non andare a Monaco per vedere qualcosa, ma per godersi la situazione, camminare per le strade, e apprezzare la vita. Che, certo, non è economica, come nulla a Monaco; credo di non aver visto tanta diffusa (relativamente alle zone centrali e semicentrali) e visibile ricchezza in alcuna altra città d’Europa; nelle vie clou, è un susseguirsi di negozi di lusso con davanti parcheggiate una sequenza di Audi – Porsche – BMW – Porsche – Porsche – BMW – Porsche. Ma alla fine, per qualche giorno, si può fare.
E poi, l’attrattiva principale è quella culinaria: per me che apprezzo la carne in vari modi, è stato un susseguirsi di wurstel di ogni genere – nulla a che vedere con quelli confezionati nostrani – inframmezzati da arrosti e stinchi e contornati da patate; e mi sono piaciuti persino i crauti! Su di tutto, ampie dosi di birra, che non è particolarmente economica – il litrozzo costa tra i sei e i sette euro, e in certi locali non servono misure inferiori – ma è varia e buona.
Soprattutto, ho scoperto una cosa eccezionale: il panino con dentro una fetta di cipolla fresca – magari anche un cetriolo – e un trancio di aringa marinata. Non l’avrei mai detto, e invece è subito diventata una passione: cercherò aringhe alla Bismarck per ogni dove.
L’unica nota negativa è invece relativa alla voglia di lavorare dei tedeschi: voglio dire, era il primo maggio, ponte in tutta Europa, la città era piena di turisti… e loro hanno chiuso tutto. Menzione speciale per la pinacoteca, il museo più rinomato della città , che ha chiuso lunedì perchè era lunedì, e martedì perchè era il primo maggio: customer orientation, saltami addosso. Non ci si stupisce che le aziende tedesche spostino le fabbriche in Ungheria.
Nel frattempo, io mi segno sul calendario le date dell’Oktoberfest.
3 Maggio 2007, 18:55
Ci andrei anche io all’Oktoberfest prima o poi, e’ una cosa che non ho mai fatto e che vorrei fare prima di morire. O durante, visto il tasso alcolico che potrei raggiungere.
Fn
3 Maggio 2007, 19:47
Ad Amburgo vedi ancora più soldini girare… lì intervallate vedi anche molte Ferrari e Lamborghini…
ed è confermato che i tedeschi hanno voglia 0 di lavorare (personalmente, nel 2002, sono rimasto chiuso fuori dagli spogliatoi di un cantiere perchè avevo finito il mio giro ispettivo alle 15.08 invece che alle 15.00 orario di fine lavori nell’ex Germania dell’est nella “ridente” località di Wismar…)
4 Maggio 2007, 11:52
Hanno ragione i tedeschi. E’ il primo maggio, festivo, non si lavora. Per meno di un trapianto di rene, ciccia.
E non è questione di voglia di lavorare, ma di organizzazione. Se sei in ritardo nel il tuo giro ispettivo, trovi gli spogliatoi chiusi. Se vai alla Pinacoteca nel giorno di chiusura, è chiusa.
E per quanto riguarda la customer orientation, spesso cercando di assecondare le voglie dei clienti, anche le più inconfessabili, si fa una brutta fine.
4 Maggio 2007, 13:42
Bruno: Potrei anche darti ragione, ma il tuo è un pensiero così poco trendy… quasi ottocentesco :-) Seriamente, ci sarebbe da fare un lungo discorso su vantaggi e svantaggi del sistema socioeconomico flessibile del XXI secolo, rispetto a quello microregolato del XX. Ma non oggi…