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venerdì 18 Aprile 2008, 14:53

Giustizia

È sempre interessante interrompere la sequenza di notizie serie, quando non frustranti, per leggere di qualche episodio strambo (per quanto, come in questo caso, con nefaste conseguenze per qualcuno dei protagonisti).

L’episodio di oggi è questo: a Lecco, una signora di 55 anni, pendolare, prende ogni mattina il treno per Milano. Un giorno, nel treno carico di pendolari, un giovane di circa trent’anni arriva, le fa spostare il cappotto, e si siede davanti a lei; non dice niente, non fa niente, i due non scambiano una parola; ma, secondo la signora, lui passa tutto il tempo a guardarle le tette. Anche il giorno dopo, il ragazzo si siede nello stesso gruppo di sedili della signora; e anche quel giorno, secondo la signora, pur non succedendo assolutamente niente, continua lo sguardo insistente. A questo punto, scesa dal treno, la signora corre dalla Polizia Ferroviaria, fa identificare il ragazzo, presenta denuncia, e dopo tre anni lui viene condannato da un giudice di Lecco a dieci giorni di reclusione per molestie.

La signora giornalista della Stampa Flavia Amabile non si scopre, e si limita a riportare l’episodio senza dire apertamente cosa ne pensi; i post del suo blog però tendono a presentarla come una femminista, a partire dall’articolo precedente dedicato alle donne che denunciano Di Pietro e Ferrara per discriminazione e all’introduzione nel sistema penale del concetto di “femminicidio”, ossia una aggravante quando una donna “viene uccisa in quanto donna” (non sono sicuro di aver capito). Penso quindi che sperasse in una risposta un po’ più calorosa per le sofferenze immateriali di questa povera signora.

I commenti del pubblico, invece, sono impietosi: oltre cento e non uno a favore della signora. Dall’indignazione allo scherno, la critica si divide equamente tra la presunta vittima e il giudice che ha trovato il tempo di darle ragione (e qualcuno se la prende anche con la giornalista). Anche io mi unisco alla pomodorata virtuale: se veramente non c’è stato di più, e se è stato sufficiente stare per due volte di fila nello stesso scompartimento per venire condannati per molestia, mi sembra che si sia completamente perso il senso della misura; la condanna si spiegherebbe soltanto con una visione pesantemente ideologica del giudice stesso.

Se lo sguardo dava fastidio, la signora poteva semplicemente chiedere di smettere, o al limite cambiare lei posto; ma soprattutto, non c’è nulla in questa faccenda che provi l’intenzione di offendere del ragazzo, o nemmeno la consapevolezza del fatto che il suo comportamento desse fastidio alla signora, visto che pare che lei non si sia degnata di dirglielo. Peraltro, come insegnano Freud e discepoli, nel cervello vige la legge del taglione: in mancanza di comunicazioni dirette da parte dell’altro, noi pensiamo istintivamente che lui voglia fare a noi ciò che noi vorremmo fare a lui. Saranno quindi un po’ malevoli i numerosi commenti che suggeriscono che la signora, in un approccio, più che altro ci sperasse; ma sono secondo me anche molto credibili.

Comunque, in attesa che a prendersi cura della dignità calpestata delle donne si adoperi il nuovo ministro della Famiglia Mara Carfagna – ammesso che lo diventi veramente e che non sia solo un pettegolezzo di centrosinistri frustrati -, il vero dramma di questa storia mi sembra il giudice, e la giustizia italiana in generale. Io non me ne intendo, e posso immaginare che il giudice che ha seguito questo caso non sia lo stesso che segue gli omicidi, i furti e lo spaccio di droga; ma in un sistema al collasso, dove i mafiosi escono per decorrenza dei termini o perché il giudice non si degna di scrivere la sentenza, dove la polizia si lamenta di rischiare la vita per arrestare spacciatori e rapinatori che il giorno dopo vengono rimessi in libertà, come può un giudice perdere tempo con una stupidaggine del genere?

La giustizia dovrebbe funzionare come una qualsiasi organizzazione, con priorità e con una catena di comando dove il dipendente che perde tempo, che non lavora, che si perde in indagini e processi inutili o che le spara grosse per visibilità personale, viene controllato ed eventualmente cazziato dai propri superiori, fino a perdere il lavoro. Invece, per esempio, il giudice che non scrive le sentenze e lascia in libertà i mafiosi è stato protetto ed assolto dal CSM, che comunque gli farà un procedimento, ma con la dovuta calma, come se il problema non fosse grave.

Certo che, a ripensarci, anche certe sparate di Berlusconi sembrano meno ingiustificate: non c’è dubbio che Silvio abbia depenalizzato i reati che gli interessavano (gli altri, peraltro, hanno fatto direttamente un indulto), ma non c’è nemmeno dubbio che la magistratura, pur contenendo al proprio interno un certo numero di eroi, sia in buona parte una struttura parastatale sclerotizzata e inefficiente, arroccata sulle proprie prerogative esattamente come tutte le altre.

[tags]giustizia, femminismo, lecco, molestie[/tags]

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13 commenti a “Giustizia”

  1. elena:

    non bisogna dimenticare che anche i termini della prescrizione dei reati sono stati dimezzati.

    comunque, il sistema giudiziario italiano è folle perchè segue le sensazioni di pancia della folla: da estremamente garantista (es: l’imputato che può mentire, ma dove si è visto altrove? buon senso vorrebbe che se l’imputato decidesse di dichiarare qualcosa questa sia la verità, altrimenti incorrerebbe nel reato di falsa testimonianza) a estremamente forcaiola, e ritorno.

    Tutti i governi che passano mettono mano alla giustizia con riforme, specie quelle processuali, lasciate a metà del guado e a costo zero.

    tutti ci lamentiamo che le pene non sono abbastanza severe, vero, ma se da un lato è sufficiente chiedere il rito abbreviato invece che quello ordinario per ottenere lo sconto di 1/3 (un terzo!) della pena e se il delitto è punibile con l’ergastolo la pena scontata è di 30 anni, dall’altro la legislazione premiale in sede di esecuzione della pena tra semilibertà, permessi premio etc riduce la pena comminata in sentenza all’affidamento ai servizi sociali (esagero, ma non troppo).

    Sto molto semplificando ovviamente, ma è per sottolineare che il problema principale della giustizia italiana adesso è ritrovare razionalità a tutti i livelli: da quello ministeriale a quello disciplinare (CSM) a quello dell’amministrazione quotidiana, e soprattutto ritrovare certezza nella pena. Solo quando saremo sicuri che la pena comminata, cioè quella scritta in sentenza, si relaziona con congruità con quella stabilita nella lettera della legge è possibile ritrovare fiducia nella giustizia. Così è un terno al lotto e la sorte difficilmente va d’accordo con la giustizia.

    Però io sono molto pessimista, ma di brutto, e non ne faccio una questione strettamente di politica, quanto di responsabiltà, perchè qualunque parte politica, di questi tempi, tende a parlare di giustizia facendo discorsi fuorvianti, come questo. Perchè tutto questo rumore? Non mi pare che questa sentenza sia già passata in giudicato, è una cazzata, seppur cazzata giuridica, e in quanto tale è sufficiente impugnare la sentenza in appello e stop, le cose si ristabiliranno per conto loro.

  2. Attila:

    Ma intanto le spese giuridiche di quel povero diavolo se le paga lui… e più un giudice accetta stravaganze (qui non siamo sul civile, siamo sul PENALE per questo ottimo rappresentante della GIUSTIZIA italiota il guardare qualcuno è un REATO), più si alimentano le cause assurde.
    VB lo stesso giudice e lo stesso PM che nn ha chiesto l’archiaviazione immediata della causa per mancanza di oggetto, possono essere gli stessi che seguono casi di omicidio e altri delitti efferati…
    A Gravina di Puglia un uomo è rimasto in galera x 1 anno perchè non poteva non aver ucciso i suoi figli… e inoltre era decisamente antipatico!

  3. vb:

    Attila: O magari gli inquirenti, in un caso al centro dell’attenzione, dovevano fare bella figura e quindi sbattere prontamente qualcuno in galera. E il bello è che il carcere preventivo in Italia può essere ordinato solo per tre motivi – pericolo di fuga, pericolo di inquinamento delle prove o pericolo di ripetizione del reato – che nel caso del padre di Gravina chiaramente non potevano esistere, visto che era già stato libero per mesi dopo il delitto prima che lo arrestassero…

  4. simonecaldana:

    Pero’ il ragazzo avrebbe sicuramente ripetuto il reato! magari su bambine minorenni!
    PENSATE AI BAMBINI!

  5. elena:

    Ragionare sul singolo caso, specie in un argomento così delicato come l’amministrazione della giustizia, può essere interessante, ma è fuorviante. non sempre il caso singolo riesce a rappresentare il disagio generale. Quel caso di lecco è assurdo (vorrei davvero leggere la sentenza per capire come ci sia potuta essere a) un’indagine, b) un rinvio a giudizio da parte di un gip, c) un processo, d) una condanna), ma non rappresenta compiutamente l’intero disagio degli operatori della giustizia. Se da un lato l’azione penale è obbligatoria (come da Costituzione, quindi tutti i reati sono uguali, dall’omicidio al furto, tutti meritano la stessa attenzione da parte di inquirenti e giudicanti) dall’altro ci sono delle sacche di inefficienza enormi.
    Io penso che questa decisione lecchese sia un caso isolato in quanto a assurdità giuridica (cioè errore nell’applicazione della legge), per me i problemi della giustizia sono altri e più gravi. Il mio non è “benaltrismo”, è una considerazione: all’eventuale errore del giudice lecchese c’è rimedio (l’appello, appunto, poi eventuale citazione per risarcimento danni, anche alla signora che incautamente ha denunciato il tizio), in altri no, il mio pensiero va ai processi per omicidio colposo a carico di coloro che provocano incidenti stradali e cagionano la morte di qualcuno (passeggeri e/o pedoni). Le pene sono troppi miti, ciò è vero e ciò è mal sentito tanto dalla collettività quanto dai parenti delle vittime, che le considerano irrisorie, ma è così che stabilisce la legge. Se si continua si rischia davvero di tornare alla clava, e secondo me ci manca poco. Ed è questo il vero problema, a mio parere, cioè la rottura della pace sociale a causa dell’inefficienza della macchina giudiziaria nel suo complesso.

  6. vb:

    Mah, sull’entità della pena ogni idea è diversa, io per esempio ritengo che se un omicidio è “colposo” – cioè compiuto da una persona che non intendeva né uccidere né fare del male all’altra – sia necessario valutare quanto grave è effettivamente la colpa; un conto è uno che guida volutamente in maniera pericolosa, senza patente o magari drogato, un conto è uno che non vede un pedone che attraversa la strada fuori dalle strisce di notte, per dire, e l’idea di farsi dieci anni di galera per un incidente che capita senza che tu lo possa evitare a me sembra altrettanto agghiacciante.

    Io trovo meno accettabile la lentezza dei processi in genere, sia penali che civili, e il fatto che le condanne non vengano eseguite o vengano condonate troppo facilmente.

  7. elena:

    guidare sotto i fumi dell’alcool o di sostanze stupefacenti, investire un pedone sulle strisce e poi fuggire non mi sembra tanto un comportamento “colposo”, anzi: uno sa (o almeno dovrebbe sapere) si rappresenta il pericolo e comunque pone in essere l’azione, tecnicamente si chiama “dolo eventuale”, ma difficilmente troverà accoglimento in giurisprudenza. Questa situazione mi sembra ben diversa da quella di chi investe una persona che non ha visto di notte in una strada non illuminata e si ferma a soccorrerla. Questo è evidente.

    La lentezza dei processi è alimentata in buona parte da due motivi: dal frazionamento dei riti processuali (le famose riforme che non vengono mai portate a termine e complicano inutilmente) e (ohi ohi, non me ne voglia nessuno) dal fatto che si sono troppi avvocati. Spiacente deludere il CNF, ma questo è uno dei motivi per cui in Italia i processi durano troppo a lungo.

    Sull’indulto, ahia, stendiamo veli pietosi per favore, che altrimenti mi viene il mal di stomaco.
    Comunque, una cosa la vorrei dire: siccome per la vecchia maggioranza di governo era troppo pensare ad un’amnistia (che condona la pena e cancella il reato) pensarono di confezionare il famoso indulto, che cancella la pena, ma non il reato. Quale fu l’effetto? (oltre alla immediata scarcerazione di condannati e sconti a manetta di pene di tre anni). Fu la inutile celebrazione dei processi penali che comunque dovevano accertare l’avvenuto reato e l’attribuzione al suo autore, ma la pena da comminarsi (e quindi l’aspetto più importante dell’azione penale, quello deterrente – sanzionatorio) non venne eseguita per tutti quei reati che prevedono una sanzione penale inferiore a tre anni. Processi inutili, quindi, e sono tantissimi, con conseguenti rallentamenti e intralci di tutta la macchina giudiziaria penale.
    E poi che razza di effetto deterrente può avere una pena scritta in sentenza ma non eseguibile perchè condonata dall’indulto? Fa ridere i polli. Infatti, quella provocata dall’indulto è una ferita all’autorità della legge, della giustizia, della credibilità dello Stato profondissima, ci vorranno anni per sanarla.

  8. Attila:

    “Ci sono troppi avvocati”… togliamo il diritto alla difesa al presunto colpevole, e così avremo processi rapidi e snelli…

    Vediamo di non fare solamente processi spettacolo, ma processi e basta, dove non occorra che un PM-GIP-GUP debba esternare su tutto lo scibile alle TV? Vediamo di nn chiudere i tribunali x 2 mesi l’anno x ferie… vediamo di creare un parametro di efficenza sull’operato dei giudici (e anche un po’ di sdoppiamento di carriere come nel resto del mondo civilizzato nn sarebbe proprio banale)… vediamo di archiviare tutto quello che può essere classificato come “minchiata” e nn spendere soldi del contribuente e tempo degli inquirenti etc su “sentito dire” o “sensazioni”… cerchiamo di avere pene certe (anche per chi nn ha passaporto o similaria)…
    Di processi inutili se ne sono fatti tantissimi anche prima dell’indulto (e con ciò nn voglio difenderlo).
    Io concordo con l’obbligatorietà dell’azione penale, ma c’è sempre l’istituto dell’archiviazione… perchè di processi farsa se ne sono visti troppe volte.
    Abbiamo speso un po’ di soldini sulle ipotesi di qualche illuminato. Abbiamo un CSM che è l’autoreferenzialità fatta ad istuto: 6 simpatico “fai che minchia vuoi”, 6 antipatico “trasferito”.

    Mi piacerebbe sentire meno processi che fanno opinione e + processi su fatti reali.
    “A me frega poco se qualcuno con il colletto bianco/blu falsa il bilancio x qualche milione di euro e rimane libero, interessa molto di + che rimangano in galera quattro albanesi che da un momento all’altra possono sfondarmi la porta di casa x rapinare e trovano mia moglie da sola” è il ragionamento del leghista medio, ma nn riesco a dargli tutti i torti.

    Io preferirei che rimanesse nelle patrie galere un violentatore e/o un pedofilo reiterato, piuttosto che venga sottoposto a processo (con i soldi del contribuente) un “fissatore da treno”.

    Forse Uolter, Colanninno e la Madia (credo che Calearo sia già + in linea) nn apprezzano il mio discorso… mi dispiace, ma anche no..

  9. elena:

    Nessuno vuol togliere il diritto alla difesa a nessuno, che ci siano troppo avvocati lo diceva anche calamandrei ai tempi suoi e lo dimostra il fatto che solo a Roma ci sono tanti avvocati come in tutta la Francia, e non mi pare che in Francia i presunti colpevoli non siano difesi adeguatamente.
    In verità a me interessano anche i falsificatori dei bilanci, specie se si tratta di società quotate in borsa, sai com’è, ci vanno di mezzo i risparmiatori, ricorda qualcosa parmalat? chissà che ne pensano i leghisti…

  10. Attila:

    Guarda che, in ogni caso, la depenalizzazione del falso in bilancio (rimasta la sanzione amministrativa, però) non vuol dire la cancellazione di tutti i cd reati finanziari. Il processo Parmalat prosegue, me lo sto seguendo su Radio Radicale ed è molto “gustoso”. A me sarebbe piaciuto vedere alla sbarra nello stesso processo anche tutte le banche che hanno dato la direttiva di scaricare le azioni del latte di Collegno 1 giorni prima del definitivo naufragio…
    Oltre agli indimenticabili casi 4U e MYWAY di Banca 121, che sono stati i casi di truffa bancaria più clamorosi mai riscontrati in Italia, tipo vendere un mutuo come un piano di accumulo… ma anche questa è storia passata…

  11. D# AKA BlindWolf:

    Collegno (TO) o Collecchio (PR)?

  12. Attila:

    Accidenti… volevo scrivere Collecchio e mi è scappato un Collegno…
    E’ lunedì mattina… e si sente…

  13. Attila:

    Sempre a riguardo della “giustizia a tutti i costi all’italiana”:

    http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_22/bimbi_sottratti_genitori_disegno_rapporti_sessuali_dc07a080-102f-11dd-8bce-00144f486ba6.shtml

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