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Archivio per la categoria 'NetGov’It'


giovedì 22 Marzo 2007, 23:54

Pagamenti in natura

L’argomento clou di questo meeting di ICANN sarà la decisione finale sulla creazione o meno del dominio .xxx per i siti porno. Rispetto a un mese fa, sono più possibilista; in generale, la situazione è ancora molto incerta.

Proprio per questo motivo, gli attivisti pro o contro l’approvazione del dominio si sono fatti più visibili. E così, sabato ho un appuntamento con un gruppo che si definisce “coalizione per la libertà di espressione”, formata dalle principali aziende del porno su Internet.

La domanda, comunque, non è cosa mi vorranno dire; lo so già. La domanda è: nel caso decidessi di aiutarli, cosa potrei chiedere come ricompensa a un gruppo di webmaster porno?

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mercoledì 14 Marzo 2007, 06:16

Le calde notti di Internet

In questi anni di coinvolgimento nei processi internazionali di governance di Internet, ho fatto conference call nei luoghi e negli orari più strani. Tuttavia, una chiamata alle quattro di mattina non mi era ancora capitata!

Tradizionalmente, le conferenze telefoniche internazionali si fanno o nel nostro primo pomeriggio, quando in California è mattina presto e in Giappone è tarda serata, o verso le undici di sera, quando in Estremo Oriente è mattina presto e in America è pomeriggio. Da quest’anno, però, nel Board di ICANN ci sono contemporaneamente un neozelandese e un indiano, e questo scombina tutto, visto che nei due orari di cui sopra sarebbe notte fonda o per il primo o per il secondo. Per cui, abbiamo deciso di prenderci un po’ di notte fonda a rotazione, e stavolta è toccato all’Europa (tra l’altro, gli europei nel Board di ICANN sono solo tre su una ventina, quindi le nostre esigenze pesano molto poco, un po’ come l’Europa nella gestione di Internet).

E così, pur non riuscendo ad andare a dormire prima di mezzanotte, mi sono dovuto mettere la sveglia alle quattro meno dieci, e mi sono ritrovato verso l’alba (la chiamata è finita alle sei e dieci) a discutere di siti porno su Internet, visto che l’argomento clou, al solito, era la proposta di creare il dominio .xxx. E anche stavolta non è successo nulla di particolare!

In compenso, ho fatto più fatica del solito a ricordarmi che (in quanto non votante) quando Vint spara il solito “All those in favor, please say ‘Aye'” devo stare zitto; in alcuni casi, lo ammetto, mi sono semiaddormentato durante la discussione. Per cui, vi saluto e vado a dormire ancora un po’.

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venerdì 9 Marzo 2007, 11:33

Varie dalla rete

ICANN ha rilasciato un ottimo riassunto per il pubblico dei fatti di un mese fa, quando si è verificato il più pesante attacco “denial of service” contro i root server del DNS da quattro anni a questa parte. Se volete farvi una cultura in materia, lo trovate qui.

Invece, qui potete firmare una lettera aperta a Steve Jobs, organizzata dalla Free Software Foundation e da altri gruppi per i diritti degli utenti della rete, per ottenere che la Apple faccia alcuni passi concreti riducendo l’adozione dei sistemi di protezione digitale forzata (DRM) sui brani e sui video di iTunes.
[tags]icann, root server, ddos, jobs, apple, drm, itunes[/tags]

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giovedì 15 Febbraio 2007, 18:02

Video

In questi giorni ho messo su alcuni video su Youtube: mi ci sto abituando, e non è affatto complicato. Da quando poi ho capito che anche la mia macchina fotografica può fare dei video accettabili…

Comunque, il primo video è privato: come già dissi, cosa si può fare se ci si trova da turisti stranieri a Filadelfia e si hanno un paio d’ore libere? Si va a fare i gradini di Rocky; possibilmente, con una macchina fotografica in mano per riprendere l’impresa. Come si sente verso la fine del video, è più lunga di quello che sembra.

Invece, ho poi caricato alcuni video dell’IGF di Atene, che finalmente sono stati pubblicati; con abile taglia e cuci potete ascoltare il resoconto del workshop sulla Carta dei Diritti della Rete, l’annuncio della nascita della relativa coalizione, e soprattutto il mio intervento conclusivo sul futuro dell’IGF e su tutti i motivi nobili e ideali che ci spingono a lavorare su questi temi.

Devo dire che il Web 2.0, con i video che girano qua e là per i siti, comincia a piacermi…

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mercoledì 14 Febbraio 2007, 17:11

Resoconto da Ginevra

Ieri a Ginevra si è tenuta una delle periodiche consultazioni delle Nazioni Unite sul futuro dell’Internet Governance Forum; si trattava di trarre delle conclusioni da Atene in termini di organizzazione e tematiche, per capire cosa fare a Rio.

La discussione è stata interessante anche se un po’ pomposa, come sempre in queste occasioni; bisogna sempre distillare i messaggi. E di messaggi ce ne sono stati, alcuni chiari, alcuni più sottili. La grande contrapposizione, si sa, è tra chi vuole mantenere l’IGF come un forum di pura discussione, che non prenda alcuna determinazione formale, e che non si occupi di nulla di controverso e men che meno del legame tra ICANN e governo americano – la cosiddetta “versione evirata” andata in onda ad Atene – e chi vuole aggiungere ad esso la capacità di discutere delle questioni scomode e di rilasciare risultati formali.

Nel primo schieramento troviamo i paesi sviluppati, capeggiati dagli Stati Uniti, appoggiati dal settore privato e dai tecnici della rete, e seguiti dall’Unione Europea, che ha trovato il modo di fare la solita dichiarazione priva di sostanziale contenuto; nell’altro troviamo i paesi in via di sviluppo, capeggiati dal Brasile che ospiterà il prossimo forum, e gran parte della società civile.

Le schermaglie procedurali sono state varie; la chicca è stata la proposta brasiliana di sostituire l'”advisory group” che ha organizzato Atene, e che è pieno di rappresentanti di ICANN e degli americani, con un nuovo “bureau” che farebbe le stesse cose, ma che essendo un’altra cosa potrebbe essere rinominato da zero. Astuto.

Alla fine, non si è concluso molto; tanto i governi sanno che la decisione finale su questi punti tocca all’ufficio del nuovo Segretario Generale delle Nazioni Unite, e per loro è molto più facile andare a far lobbying direttamente a New York che esporsi in un forum pieno di gentaglia come me.

E’ stato un buon momento per la nostra campagna sulla Carta dei Diritti della Rete: abbiamo presentato il nuovo sito web, e il governo italiano ha ribadito in pubblico l’impegno ad organizzare una conferenza internazionale in materia, a Roma a giugno. C’è però moltissimo da lavorare, e speriamo che le promesse vengano mantenute.

Certo però che è frustrante dover andare a Ginevra in giornata in auto a spese proprie, rinunciando quindi alle cene prima e dopo, che sono tradizionalmente l’occasione per fare un po’ di pressione e stabilire contatti utili. Pare che l’Italia abbia tante buone intenzioni, ma soldi per supportare queste attività, pochi.

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venerdì 9 Febbraio 2007, 23:28

Tafaxxx

Pensavamo di essercene liberati, e invece è tornata sul tavolo da almeno un mesetto: è la proposta di creare un nuovo dominio di primo livello per i siti porno, il famoso .xxx.

Era già venuta fuori negli anni scorsi, prima nel giro di proposte del 2000 (quello che portò alla creazione di domini come .biz e .info), e poi in quello del 2004 (quello di .mobi). La prima volta, la proposta era stata accantonata come non immediatamente fattibile; la seconda volta, però, era stata accolta, quando il Board di ICANN nel giugno 2005 aveva dato un via libera di massima.

Subito dopo, però, si erano aperte le cateratte: in particolare, il governo americano era stato riempito di letteracce scandalizzate dai gruppi ultracristiani e conservatori, che hanno molti amici nel giro di Bush, e aveva provveduto per la prima volta nella storia a vetare – non formalmente, ma di fatto – la creazione del nuovo dominio.

Del resto, molti governi del terzo mondo, inclusi i paesi in cui la pornografia è illegale, si erano associati alle proteste; per loro, sarebbe come riconoscere che la pornografia in rete esiste ed è ufficialmente accettata. Al contrario, altri paesi, come la Svezia, si erano opposti sulla base del fatto che il mercato della pornografia è un insulto alla dignità delle donne; e vari gruppi per i diritti civili si erano opposti pensando che la creazione di un dominio specializzato avrebbe poi provocato un’ondata di leggi per costringervi dentro i vari siti e poi censurarli.

Dopo che, con gran soddisfazione dei vari governi, la domanda era stata cassata, si pensava che la questione fosse chiusa; e invece, con gran sorpresa di tutti, il proponente – la società americana ICM Registry – ha presentato una nuova bozza di contratto, che, a suo dire, risolve le obiezioni dei governi, affidando però a ICANN un ruolo censorio in materia.

Il Board di ICANN si trova però ora in difficoltà; da una parte, buona parte del mondo, tra cui il governo che tuttora ha potere di veto sui cambiamenti nel primo livello del DNS, non gradisce affatto la proposta; dall’altra, l’azienda suddetta ritiene di aver diritto al dominio, avendo rispettato tutte le clausole per la domanda, ed è pronta a cause miliardarie se non l’avrà.

Non è una situazione invidiabile, non solo in sè, ma perchè evidenzia come il mitizzato modello di “governance privata” tipico di ICANN faccia acqua da molte parti; per un verso, ICANN è pur sempre una entità di diritto americano, ed è quindi soggetta in modo vincolante alla legislazione di un singolo governo, quello americano, invece di essere indipendente da interessi e voleri delle varie nazioni; per l’altro, essendo una entità privata, chiunque può ritenersi danneggiato dalle sue decisioni e farle causa, persino accusandola di essere un cartello di malintenzionati che cercano di imporre il proprio controllo sul mercato dei domini.

Il vero problema, tuttavia, è capire a chi serva davvero questo nuovo dominio, visto che la maggior parte dei webmaster di siti per adulti hanno fatto sapere chiaramente che non ci pensano nemmeno, a spostarsi dentro una estensione che renderebbe più facile tagliar fuori dalla rete i loro siti; nè vi è segno di una qualsiasi possibilità concreta di costringerli a farlo per legge, in modo uniforme su di una rete globale.

Se non lo usano i siti porno, il vero business di questo nuovo dominio sarà la registrazione preventiva del proprio nome da parte di chiunque voglia evitare il rischio che esso venga associato a un servizio pornografico; le cosiddette “registrazioni difensive”, insomma.

A questo punto, le posizioni sono spaccate; c’è chi sostiene che ICANN non deve immischiarsi dell’uso che verrà fatto del dominio, e limitarsi a crearlo, purchè vengano soddisfatti i requisiti di affidabilità tecnica e finanziaria del gestore. Eppure, al di là di qualsiasi questione di principio, anche in una logica che (come quella che sostengo da anni) vorrebbe liberalizzare di molto la possibilità di creare nuovi domini di primo livello, pare poco sensato sostenere la creazione di un dominio il cui unico scopo apparente è quello di far spendere soldi al mondo per ingrassare ICM Registry. Creare un nuovo dominio solo per provare che lo si può fare anche quando non serve, magari dando fiato tra uno o due anni a tutti quelli che diranno “ecco, ve l’avevamo detto che creare nuovi domini porta solo guai”, mi pare un’idea un po’ tafazziana.

[tags]xxx, icann, triple x, internet governance, pornography[/tags]

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giovedì 25 Gennaio 2007, 09:05

Piccoli incidenti

Si sa: qualche piccolo incidente può succedere anche nelle migliori famiglie. Dev’essere per questo che, nella notte di un paio di giorni fa, digitando www.google.de si veniva rediretti alla pagina di parcheggio di un rivenditore di domini tedesco, Goneo. Naturalmente, alle sette e mezza del mattino dopo era tutto tornato a posto; vale però la pena di approfondire la faccenda.

Stando ai resoconti, è successo che un cliente qualsiasi di Goneo, residente nella amena cittadina di Wiesbaden, abbia provato “per scherzo” a richiedere il trasferimento di google.de a suo nome. Anzi, dice lui, stava solo facendo vedere alla sua ragazza quant’è facile provare a trasferire domini non propri, ma naturalmente non ha mai premuto “Invio”, figuriamoci!

Ora, direte voi, i tedeschi avranno sicuramente una procedura per valutare l’attendibilità delle richieste di trasferimento. Certamente; peccato che questa procedura preveda il silenzio-assenso. In altre parole, Goneo ha mandato in automatico la richiesta a Denic, il gestore dei domini .de, che a sua volta ha spedito automaticamente una mail a MarkMonitor, il rivenditore di domini usato da Google (si tratta di una azienda che vanta di essere specializzata nel proteggere i marchi registrandone i domini in tutto il mondo, pensate un po’). A MarkMonitor non l’hanno letta, e così, dopo cinque giorni, Denic ha proceduto al trasferimento.

Ma non è finita qui: pare che verso l’alba, tirata giù dal letto metà dei dirigenti di Denic nonchè il ragazzo di Wiesbaden, tutti abbiano concluso che, al diavolo regole e procedure, questo dominio s’aveva da rimettere subito a posto; e così, hanno pescato il povero sysadmin che era in reperibilità, e gli hanno detto di pacioccare a mano con il database e i sistemi per annullare il trasferimento. Ecco, lì deve essere successo qualche altro piccolo incidente, perchè il malcapitato sysadmin deve aver premuto il pulsante rosso – quello con su scritto “NON PREMETE MAI QUESTO PULSANTE ROSSO” – e puff!, il dominio è stato accidentalmente cancellato.

E quindi, come ormai accade in tutti i domini di primo livello decenti, il dominio è stato riregistrato dopo pochi secondi da un’altra compagnia, denominata FreshDomains, specializzata nel riregistrare immediatamente in automatico tutti i domini lasciati scadere, in modo da metterci su pubblicità e beneficiare del traffico di link residui che potrebbero continuare a mandar gente su quel sito.

Qui, di fronte a potenziali danni per qualche miliardo di lire e a una incombente figuraccia globale, i tedeschi devono aver deciso tutti insieme che era un po’ troppo, perchè nel giro di mezz’ora, nessuno sa come, il dominio è effettivamente tornato in mano a Google.

E dopo? Dopo, restano solo gli scaricabarile, i comunicati stampa e le promesse di nuove regole. Nel frattempo, però, i crucchi ci hanno fatto un po’ divertire!

[tags]google, google.de, denic, domini, incidenti[/tags]

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martedì 23 Gennaio 2007, 13:57

ToShare

Stasera a Torino si apre ToShare, un festival di cultura digitale presso l’Accademia Albertina di Belle Arti, situata (chi l’avrebbe detto) in via Accademia Albertina al numero sei. Il grosso del festival è concentrato sulle nuove arti digitali e sui nuovi media, ma non poteva mancare una sessione dedicata alla governance di Internet, in cui, a sua volta, non poteva mancare il sottoscritto.

La sessione sarà domani, dalle 10 alle 17, e sarà moderata da Anna Masera della Stampa, con la partecipazione fra gli altri di Magnolfi, Cortiana e Rodotà; il mio intervento è previsto a inizio pomeriggio, alle 14.

Il tema iniziale doveva essere centrato su Torino e sul suo tradizionale ruolo di laboratorio per quanto riguarda i diritti e le forme del lavoro; così, io ho preparato un intervento (di cui è già in linea l’abstract, nella mia nuova sezione dei documenti) centrato su questi temi. Dopodichè, si è deciso di rifocalizzare il tutto sulla governance di Internet, e così aggiungerò una parte anche su quello; son qui che mi preparo la scaletta, visto che il tempo concessomi è piuttosto ampio (quasi mezz’ora).

E’ possibile che sul sito ci sia anche un webcast; non lo so con certezza. Di sicuro, sarà una discussione interessante.

[Update delle 15:50: Adesso il mio intervento è previsto in tarda mattinata.]

[tags]toshare, innovazione, internet governance, torino, libertà digitali[/tags]

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lunedì 22 Gennaio 2007, 16:14

Internet Daddy

Da molti anni uso Godaddy per registrare i miei domini .com, .net e simili: costa meno di Aruba (con il dollaro debole poi…), funziona molto meglio di Aruba, ed ha sempre offerto un servizio impeccabile (Aruba… lasciamo perdere).

Sfortunatamente, ieri qualcuno ha forwardato sulla lista del Board di ICANN un estratto dall’ultimo post del blog di Bob Parsons, che di Godaddy è fondatore, CEO e padre padrone.

Il post comincia con il racconto di lui che vola a Washington per incontrare il nuovo viceministro del Commercio del governo Bush, John Kneuer, che è anche il capo della NTIA, l’autorità delle telecomunicazioni americana. Lo scopo è quello di sostenere l’idea che ICANN debba restare sotto il controllo del governo americano, e di evitare che “Internet cada nelle mani delle Nazioni Unite” (detto con un tono per cui al posto di “Nazioni Unite” avrebbe potuto esserci “l’Unione Sovietica”, “gli alieni di Marte” o direttamente “Darth Vader). Naturalmente, John è d’accordo, e alla fine lui se ne va ben impressionato: “Ha fermamente in mano tutto quello di cui abbiamo parlato.”

Purtroppo, però, non finisce qui: perchè a Washington, ci racconta, ha visitato due altri uffici. Il primo è quello di un ente di beneficenza per i bambini, che naturalmente è in prima linea nella lotta contro quei pornografi dell’Internette (che pure danno a Bob un sacco di soldi per i loro domini). La seconda visita, però, ve la traduco parola per parola. Divertitevi.

A pranzo con Wayne LaPierre.
Dopo di questo mi sono messo in strada per andare a trovare un mio nuovo amico, Wayne LaPierre, il Chief Executive Officer della NRA
[l’associazione americana per la difesa del diritto per ogni cittadino di portare armi da fuoco, Ndvb]. Indipendentemente da come la si pensi sulle armi da fuoco, l’NRA è una associazione di cui si deve essere impressionati. Non si fanno problemi a dire apertamente di essere orgogliosi della nostra nazione e del loro forte interesse a mantenere l’America grande. Personalmente, lo trovo piacevolmente diverso dalla media. (…)

GoDaddy non fa outsourcing di alcun posto di lavoro.
Wayne ha apprezzato il fatto che GoDaddy sia innanzi tutto una azienda Americana. Con una piccola eccezione, GoDaddy sviluppa tutta la tecnologia che offre ai propri clienti qui in America con lavoratori Americani. Non facciamo outsourcing all’estero di nemmeno un posto di lavoro, e tutti i nostri oltre mille operatori del servizio clienti sono situati proprio qui negli USA – tutti in Arizona, per la precisione.

Un forte alleato nella battaglia per Internet.
A pranzo, Wayne e io abbiamo discusso la possibilità e le conseguenze negative se Internet finisse sotto il controllo dell’ONU. Come me, Wayne sa che sarebbe un grande errore per gli USA perdere il controllo di Internet. Ha promesso di fare tutto ciò che lui e la NRA possono per fare in modo che questo non accada. Dato tutto ciò che lui e la NRA hanno ottenuto, so che quando la NRA parla, c’è da guadagnarci a starla a sentire.

E’ stato grande sentire di poter contare su una organizzazione come la NRA tra i nostri amici nella battaglia per Internet man mano che si svolge. Francamente, ci serve tutto l’aiuto che possiamo avere.”

Vi risparmio gli altri post del blog, quelli in cui si vanta di aver ingaggiato per i propri spot una testimonial “sexy, hot and blazing fast”, ovvero una guidatrice di Indianapolis (donne e motori), o quelli in cui racconta di essere appena tornato da ventuno giorni di safari in Africa. Vi dico solo che continuano a censurargli gli spot, perchè pieni di ammiccamenti e battutacce sessiste, e lui si lamenta pure della censura bacchettona.

Credo che sposterò i miei domini alla prima occasione.

[tags]icann, godaddy, nra, internet governance, bob parsons[/tags]

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mercoledì 17 Gennaio 2007, 07:19

Eventi internettari

Oggi sarò offline per tutto il giorno, essendo stato invitato alla giornata milanese del professor Andrew Odlyzko, guru della futurologia internettara, portato in Italia da AIIP e da Stefano Quintarelli. Se qualcuno ha il pomeriggio libero, può fare un salto.

Ieri sera, invece, ho fatto la mia prima conference call del Board di ICANN: peccato che la mia ADSL vada giù quando uso il telefono fisso, perchè i membri del Board dovrebbero usare una stanza Jabber dedicata per segnalare a Vint che vogliono prendere la parola… ma sono riuscito a parlare lo stesso quando dovevo.

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