Pensavamo di essercene liberati, e invece è tornata sul tavolo da almeno un mesetto: è la proposta di creare un nuovo dominio di primo livello per i siti porno, il famoso .xxx.
Era già venuta fuori negli anni scorsi, prima nel giro di proposte del 2000 (quello che portò alla creazione di domini come .biz e .info), e poi in quello del 2004 (quello di .mobi). La prima volta, la proposta era stata accantonata come non immediatamente fattibile; la seconda volta, però, era stata accolta, quando il Board di ICANN nel giugno 2005 aveva dato un via libera di massima.
Subito dopo, però, si erano aperte le cateratte: in particolare, il governo americano era stato riempito di letteracce scandalizzate dai gruppi ultracristiani e conservatori, che hanno molti amici nel giro di Bush, e aveva provveduto per la prima volta nella storia a vetare – non formalmente, ma di fatto – la creazione del nuovo dominio.
Del resto, molti governi del terzo mondo, inclusi i paesi in cui la pornografia è illegale, si erano associati alle proteste; per loro, sarebbe come riconoscere che la pornografia in rete esiste ed è ufficialmente accettata. Al contrario, altri paesi, come la Svezia, si erano opposti sulla base del fatto che il mercato della pornografia è un insulto alla dignità delle donne; e vari gruppi per i diritti civili si erano opposti pensando che la creazione di un dominio specializzato avrebbe poi provocato un’ondata di leggi per costringervi dentro i vari siti e poi censurarli.
Dopo che, con gran soddisfazione dei vari governi, la domanda era stata cassata, si pensava che la questione fosse chiusa; e invece, con gran sorpresa di tutti, il proponente – la società americana ICM Registry – ha presentato una nuova bozza di contratto, che, a suo dire, risolve le obiezioni dei governi, affidando però a ICANN un ruolo censorio in materia.
Il Board di ICANN si trova però ora in difficoltà ; da una parte, buona parte del mondo, tra cui il governo che tuttora ha potere di veto sui cambiamenti nel primo livello del DNS, non gradisce affatto la proposta; dall’altra, l’azienda suddetta ritiene di aver diritto al dominio, avendo rispettato tutte le clausole per la domanda, ed è pronta a cause miliardarie se non l’avrà .
Non è una situazione invidiabile, non solo in sè, ma perchè evidenzia come il mitizzato modello di “governance privata” tipico di ICANN faccia acqua da molte parti; per un verso, ICANN è pur sempre una entità di diritto americano, ed è quindi soggetta in modo vincolante alla legislazione di un singolo governo, quello americano, invece di essere indipendente da interessi e voleri delle varie nazioni; per l’altro, essendo una entità privata, chiunque può ritenersi danneggiato dalle sue decisioni e farle causa, persino accusandola di essere un cartello di malintenzionati che cercano di imporre il proprio controllo sul mercato dei domini.
Il vero problema, tuttavia, è capire a chi serva davvero questo nuovo dominio, visto che la maggior parte dei webmaster di siti per adulti hanno fatto sapere chiaramente che non ci pensano nemmeno, a spostarsi dentro una estensione che renderebbe più facile tagliar fuori dalla rete i loro siti; nè vi è segno di una qualsiasi possibilità concreta di costringerli a farlo per legge, in modo uniforme su di una rete globale.
Se non lo usano i siti porno, il vero business di questo nuovo dominio sarà la registrazione preventiva del proprio nome da parte di chiunque voglia evitare il rischio che esso venga associato a un servizio pornografico; le cosiddette “registrazioni difensive”, insomma.
A questo punto, le posizioni sono spaccate; c’è chi sostiene che ICANN non deve immischiarsi dell’uso che verrà fatto del dominio, e limitarsi a crearlo, purchè vengano soddisfatti i requisiti di affidabilità tecnica e finanziaria del gestore. Eppure, al di là di qualsiasi questione di principio, anche in una logica che (come quella che sostengo da anni) vorrebbe liberalizzare di molto la possibilità di creare nuovi domini di primo livello, pare poco sensato sostenere la creazione di un dominio il cui unico scopo apparente è quello di far spendere soldi al mondo per ingrassare ICM Registry. Creare un nuovo dominio solo per provare che lo si può fare anche quando non serve, magari dando fiato tra uno o due anni a tutti quelli che diranno “ecco, ve l’avevamo detto che creare nuovi domini porta solo guai”, mi pare un’idea un po’ tafazziana.
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