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Archivio per la categoria 'NewGlobal'


sabato 28 Febbraio 2009, 21:31

Messico a cinque stelle

Ci avevano avvisato che le manifestazioni di protesta, a Città del Messico, sono frequentissime: e chiaramente sconsigliato di avvicinarsi se ne avessimo visto una. Ovviamente io mi ci sono infilato e l’ho seguita fino alla piazza centrale, dove ho filmato la fase finale (avendo esaurito lo spazio-dossier presso la Digos italiana, non volevo farmi mancare l’apertura del faldone presso quella messicana). E così ho colto – nonostante i due che ci si sono subito messi davanti – il messaggio fondamentale, affidato allo striscione al centro del corteo:

“Questo evento è trasmesso in diretta via Internet”.

[tags]messico, protesta, corteo, internet, diretta, politica digitale[/tags]

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martedì 24 Febbraio 2009, 10:44

Torino a cinque stelle

In questo martedì di febbraio, ho deciso che è il caso di dedicare il mio blog ad un annuncio importante. Se siete lettori assidui di questo blog, l’annuncio non vi sorprenderà; avrete capito infatti che ormai da parecchio tempo non riesco più a sopportare lo stato di degrado e di corruzione in cui si trova l’Italia.

Premetto subito alcune basi del ragionamento: il degrado della politica non è altro che lo specchio del degrado morale dell’intera società; è un sintomo, non una causa. Questo degrado sta anche alla radice della nostra crisi economica, perché in un sistema economico globalizzato, dove almeno nei paesi sviluppati il valore delle attività economiche è legato all’innovazione, alla serietà e alla voglia di fare, un Paese dove il nepotismo prevale sulla meritocrazia, dove la cialtroneria è uno stile di vita e dove l’esistenza di una casta aggrappata al potere blocca il ricambio e impedisce di restare al passo coi tempi è destinato a soccombere in maniera devastante.

Stiamo entrando in una crisi globale profonda, legata all’esaurimento almeno parziale dei modelli di sviluppo su cui si è costruito il benessere dell’umanità negli ultimi trecento anni, che sono basati sull’ipotesi che le risorse a disposizione e la crescita che esse permettono possano essere infinite. Ci avviciniamo ai limiti del possibile; è una crisi che richiede un ripensamento significativo di tutte le nostre strutture sociali e degli scopi stessi della società. Sulle nostre teste, però, a questa crisi si somma l’effetto del degrado di cui dicevamo prima: per questo, in Italia la crisi sarà lunga e pesante, e quel che abbiamo visto finora è solo un accenno.

Da una crisi del genere si può uscire in due modi: tutti insieme, limitando i danni e aiutandosi l’un l’altro; oppure in ordine sparso, contendendosi con la forza l’ultima briciola di ricchezza, in mezzo a un conflitto sociale violento e distruttivo. Tuttavia, per far avverare il primo scenario non si può stare a guardare; è non solo un diritto, ma anche un dovere di chi ha la fortuna di aver maturato esperienze e conoscenze di valore, quello di impegnarsi in prima persona. D’altra parte, sappiamo tutti, senza bisogno di dircelo ancora, che con l’attuale classe dirigente del Paese – politica, industriale, accademica; di destra o di sinistra che sia, non fa più differenza – non potremo che marciare dritti verso un disastro immane.

La situazione, comunque, richiede cambiamenti non solo nelle persone, ma anche nei metodi della politica. Il vecchio sistema piramidale, il potere gestito per delega da persone che voti una volta e che poi per anni sono libere di farsi i fatti propri, non funziona più. In tutto il mondo, da decenni, si parla di concertazione, di partecipazione, di consultazione; la rete trasforma le strutture di potere e mette nelle mani degli individui possibilità di discutere, di informare, di partecipare, di organizzarsi mai viste prima. La gestione del bene pubblico deve sempre più ritornare alle mani dei cittadini, con forme di democrazia diretta per le questioni più importanti – e non è follia, in Svizzera lo fanno da sempre – e con forme di democrazia partecipativa per tutto il resto, dando a ogni persona la possibilità di partecipare direttamente alle decisioni sulle questioni che stanno loro più a cuore, e ritrasformando i politici in quel che dovrebbero essere: dipendenti della collettività, che ne fanno gli interessi e ne eseguono gli ordini.

Per tutto questo, da un paio di settimane abbiamo costituito formalmente una associazione no-profit che si chiama Torino a 5 Stelle – Amici di Beppe Grillo, e che è il risultato di un processo durato oltre un anno, con l’obiettivo di costruire una struttura che possa supportare la nascita di una lista civica cittadina, e presentarsi alle elezioni amministrative per promuovere in prima persona il rinnovamento delle persone e dei metodi.

Perché la politica? Perché da anni tutti noi, ognuno nel proprio campo, ci impegniamo in attività nella società civile; io contro gli attacchi alla libertà di Internet, altri magari contro un inceneritore inquinante o contro la corruzione da cemento ovunque (uno dei veri poteri forti di questo Paese). Ma abbiamo capito che questo non serve: la casta che ci governa ignora le manifestazioni, cestina le raccolte di firme, continua imperterrita a farsi i propri interessi personali, usando i mezzi di informazione per nascondere i problemi e consolidare il proprio potere. Per questo è necessario rinnovare le istituzioni italiane in profondità; e allo stesso tempo cambiarne i metodi, perché una cancrena come l’attuale non possa più ripetersi, perché il potere corrompe le persone e non vogliamo correre il rischio di essere corrotti noi stessi.

Perché Grillo? In passato l’ho criticato anche pesantemente; poi, andando più a fondo nelle questioni, ho scoperto che sotto la semplificazione e un po’ di demagogia ci sono cose che i giornali non mi avevano mai detto, e ho cominciato a capire meglio. Mi sono avvicinato a questo movimento in occasione del V2-Day di Torino nella scorsa primavera, cercando di capire, per vedere se dentro ci trovavo riciclati maneggioni o esaltati integralisti. Di riciclati non ne ho visto neanche mezzo; di esaltati mezzo al massimo. Ho invece trovato un gruppo di persone che la pensavano esattamente come me, che erano mosse dagli stessi obiettivi, che ragionavano con la propria testa; e abbiamo discusso e lavorato intensamente per molti mesi. Insomma, Grillo è soltanto il pretesto, la scintilla che ha acceso il fuoco, il simbolo che permette a tanti giovani in tutta Italia – decine e decine di gruppi attivi ovunque – di ritrovarsi e di farsi conoscere. Noi siamo d’accordo con lui quasi sempre, ma se spara stupidaggini o se si vende non gli andiamo certo dietro; tra Grillo e i nostri principi scegliamo sempre questi ultimi.

Il movimento di Grillo non è un partito; non lo siamo nemmeno noi. Il nostro statuto prevede vincoli chiari: è vietata l’iscrizione ai pregiudicati, a chi frequenta gli attuali partiti e a chi non vive a Torino e provincia. Per il resto, la porta è aperta a tutti; non ci sono direttivi né presidenti, ma semplicemente una assemblea in cui il diritto di voto si acquista partecipando regolarmente alle riunioni, e si perde quando si smette di venire; chi non è attivo può comunque partecipare alle discussioni online e votare sulle scelte più importanti. Non ci sono nemmeno direttivi nazionali; non prendiamo ordini da nessuno. Abbiamo mandato i nostri certificati penali, e una volta provato che eravamo incensurati siamo stati certificati come lista a cinque stelle per Torino.

Non sappiamo ancora se e quando saremo pronti per presentarci alle elezioni; certamente sentiamo l’urgenza di farlo, anche perché, visto come viene trattata la nostra Costituzione, ad aspettare ancora un po’ c’è il rischio che le elezioni non ci siano più – o che siano elezioni farsa, con liste bloccate, sbarramenti al dieci per cento e divieto di candidarsi a qualsiasi movimento che non piaccia a Berlusconi. Ci sono anche ottimi e pressanti motivi sostanziali per farlo, come la faccenda degli inceneritori. Vedremo; innanzi tutto vogliamo coinvolgere altre persone, proprio perché non bisogna cambiare solo la faccia dei politici, ma anche, piano piano, la testa degli italiani.

Chiunque voglia aiutarci è il benvenuto; ci si può iscrivere, partecipando di persona come socio attivo, o soltanto online come socio ordinario; si può partecipare alle discussioni sul forum che abbiamo appena aperto, anche senza iscriversi all’associazione; ci si può limitare a registrarsi alla nostra lista di annunci (nella home del sito), a passare parola, a segnalare dei problemi concreti, a fare delle proposte, e, in caso di elezioni, a darci una firma o a portarci qualche voto.

Non abbiamo una lira se non quelle che mettiamo di tasca nostra – lo stesso Grillo per ora si è limitato a convocare le liste a Firenze l’8 marzo, ma non fornisce alcun supporto organizzativo – e di certo i giornali non ci aiuteranno; possiamo contare solo sull’azione diretta di tante persone, che però, come Internet ha dimostrato più volte, può essere più forte di qualsiasi potere costituito. Io voglio poter dire di averci almeno provato, e quindi, con lucida follia ma anche con molta fiducia, ci metto la mia faccia. Vedete voi che fare della vostra.

[tags]torino, torino a cinque stelle, democrazia, partecipazione, elezioni, cittadinanza, beppe grillo[/tags]

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venerdì 20 Febbraio 2009, 17:54

Benedette sorelle

Non ho fatto in tempo ieri a postare le mie felicitazioni per la liberazione delle due suore piemontesi rapite in Kenya, e quindi le posto oggi: perché se da una parte non ho alcuna stima per quell’essere umano bigotto e privo di cuore che é l’attuale Papa (e in più osservo continuamente nuove prove di come la religione faccia male), dall’altra bisogna riconoscere che al giorno d’oggi le residue forme di coesione e di solidarietà sociale, sia nelle nostre periferie che nel Terzo Mondo, sono praticamente soltanto quelle portate avanti dalla Chiesa. Da tempo il mondo laico e progressista, pur se con alcune notevoli eccezioni, ha quasi completamente rinunciato a realizzare nei fatti la solidarietà che predica, talvolta finendo persino per dedicarsi con ardore all’individualismo e al consumismo; quanto allo Stato, di questi tempi fa solo ciò che può essere utile a chi lo controlla, specie se per farsi corrompere, e le attività sociali lo possono essere raramente, e solo ai fini del voto di scambio.

D’altra parte, a una gentile e anziana signora della provincia di Cuneo che, intervistata ieri in diretta nazionale in apertura del TG1 delle 13:30, invece di dedicarsi a una predica, a un comizio o a una esibizione da quindici minuti warholiani esordisce con “SONO GIRAUDO CATERINA” (rigorosamente cognome nome), dice due cose e conclude con “DIVERSAMENTE, NON SAPREI PROPRIO COSA DIRE”, come si può non voler bene?

[tags]chiesa, missionari, solidarietà, esibizionismo, papa, consumismo, suore, kenya, cuneo, diversamente[/tags]

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giovedì 19 Febbraio 2009, 19:17

Quando funziona

Forse avrete letto che nei giorni scorsi io, per NNSquad Italia, e altri rappresentanti di altre associazioni abbiamo firmato una lettera al Parlamento Europeo per respingere una serie di proposte relative alle direttive europee sulle telecomunicazioni, tra cui quella di introdurre dappertutto la cosiddetta “risposta graduata” o “dottrina Sarkozy”, cioè bannare dalla rete gli utenti colti ripetutamente a scaricare dai peer-to-peer.

Bene, oggi, tramite un sito francese, è circolata la notizia informale secondo cui l’esame del rapporto che proponeva alcune di queste proposte è stato “rimandato a tempo indeterminato”.

La buona notizia è che per una volta le proteste sono servite; la cattiva notizia è che sono piuttosto certo che questo rapporto ritornerà magicamente in discussione un minuto dopo la chiusura delle urne delle elezioni europee.

Il che porterebbe a pensare che sarebbe utile avere le elezioni europee una volta al mese.

[tags]europa, parlamento europeo, elezioni europee, internet, neutralità della rete, internet governance, peer to peer[/tags]

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venerdì 30 Gennaio 2009, 22:33

Rottura morale

La signora Sung è il mio nuovo idolo.

Seriamente: non ho ancora capito se questo siparietto in realtà fosse preordinato o meno. Ma l’idea di saltare sul palco, fregandosene di telecamere e contratti, vestita da sciura anni ’50 al mercato, brandendo un immaginario mattarello contro quel povero vecchietto del marito Milingo che cerca di calmarla, per difendere l’idea che far vedere una ballerina seminuda (nella parte precedente di trasmissione) insieme a un monsignore è una mancanza di rispetto alla religione, mi sembra un atto – oltre che di amore – di rottura morale dirompente: altro che Papachannel su Youtube, altro che negazionismi e calcoli politici.

Anzi, correggo l’affermazione iniziale: la signora Sung è il mio nuovo Papa.

[tags]religione, morale, chiambretti, milingo, sung, chiesa, papa, ratzinger, modernità[/tags]

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giovedì 29 Gennaio 2009, 22:41

Il mercato degli ingegneri

Intendiamoci, sono molto contento che si sia trovato il modo per salvare il posto di lavoro a 180 dei trecento e passa ingegneri del Centro Ricerche Motorola, alcuni dei quali sono pure amici. Sono contento anche perché Reply è una azienda torinese a cui bisogna fare tanto di cappello per i successi che riscuote, in cui lavorano altri amici, e il cui amministratore delegato Tatiana Rizzante è stata pure mia collega di attività sociali durante il Politecnico.

Resto però perplesso per le modalità, se sono quelle pubblicate dai giornali: in pratica, per assumere 180 persone, Reply riceve dalla Regione Piemonte e dal governo un contributo a fondo perduto (= regalo) di 20 milioni di euro, più finanziamenti agevolati per altri 5 milioni e una commessa da 10 milioni dalla Regione.

Anche considerando solo il fondo perduto, vuol dire che Reply riceve oltre 110.000 euro per ciascun dipendente ex Motorola che assume: in pratica, per almeno un paio d’anni Reply avrà a disposizione 180 lavoratori pagati da noi contribuenti, ma il cui lavoro sarà venduto e monetizzato dai soci di Reply. Insomma, messa così, pare un caso da manuale di socializzazione delle perdite e privatizzazione degli utili; Chiamparino e Bresso l’hanno fatto prima con Motorola e lo fanno ora con Reply.

Per certi versi è una buona cosa: se con questa spintarella Reply riuscirà a stabilizzare queste persone, ad espandersi, magari a conquistare mercato lontano da Torino e quindi a drenare denaro dall’estero verso di noi, ne sarà valsa la pena.

Esiste però – si è verificato tante volte in Italia in casi simili – anche lo scenario opposto: l’azienda sovvenzionata sfrutta i lavoratori finché non li deve pagare, poi li scarica alla prima occasione; nel frattempo, grazie al grosso vantaggio competitivo derivante dall’abbattimento dei costi del personale, elimina dal mercato locale i concorrenti, senza creare nuova ricchezza in città, ma semplicemente appropriandosi di quella altrui. Quanti ingegneri delle altre aziende ICT di Torino perderanno il posto in silenzio perché le loro aziende non potranno più competere con Reply? Spero nessuno, ma il rischio c’è.

Per non parlare dei 160 che non saranno assunti da Reply, e di quelli che avevano contratti a progetto che sono evaporati da un giorno all’altro già mesi fa: su di loro è già sceso il silenzio, per non turbare la bella figura dei politici cittadini. Eppure, da una parte le casse pubbliche sosterranno altre spese per ricollocarli, dall’altra perché qualcuno dovrebbe assumerli a condizioni più sfavorevoli rispetto ai loro colleghi?

Alla fine va bene così: tra tante sovvenzioni pubbliche che vanno in giro per l’Italia, meglio comunque se qualcosa arriva anche a Torino; ed è difficile dire “lasciate che il mercato faccia il suo corso”, quando di mezzo ci sono persone che conosci personalmente e che da mesi non dormivano la notte. Però, razionalmente, ho come il sospetto che queste nostre manovre tipicamente italiane, che fanno sì che in Italia di economia di mercato non ce ne sia praticamente mai, nel complesso ci facciano molto più male che bene.

[tags]motorola, reply, torino, ict, industria, sovvenzioni, mercato, economia[/tags]

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venerdì 23 Gennaio 2009, 12:27

Cinici e cinesi

Hanno suscitato un certo scalpore, in giro per il mondo, le immagini del processo agli industriali caseari cinesi responsabili dello scandalo del latte alla melammina, conclusosi ieri con due condanne a morte, una terza tramutata in ergastolo, e altre pene esemplari:

(potete anche leggere una selezione delle fonti italiane, di cui naturalmente una parte parla di latte alla melamina e la grande maggioranza di latte alla melanina).

Le immagini che hanno fatto scalpore, però, non sono quelle della condanna, ma di ciò che accadeva fuori: i genitori dei bambini colpiti che protestavano con cartelli davanti al tribunale. In termini cinesi, la loro era una protesta durissima: stavano fermi lì, organizzati in forma quasi regolare, sorreggendo dei cartelli nel modo più ordinato possibile (tenere i cartelli ad altezze diverse e non allineati sarebbe una mancanza di simmetria e di ordine, istintivamente repulsiva per un gruppo di cinesi). Per gli standard cinesi, è un evento: naturalmente è impensabile che questi marcino per le strade (perdipiù non irreggimentati a passo da militari) o gridino slogan ad alta voce, come sono abituati a fare i licenziosi occidentali; ma l’esistenza stessa di una protesta, nonché il fatto che venga ripresa dalle telecamere, è molto significativa.

E’ probabile che questa protesta sia stata permessa perché bisogna mostrare agli occidentali che la Cina prende lo scandalo del latte sul serio, e fa di tutto perché non si ripeta mai più. Comunque, resta un evento; un indizio che la Cina, piano piano, si sta occidentalizzando o che perlomeno sente la pressione del mondo in tal senso.

A questo proposito, siete liberi di scegliere se preferite un paese dove uno che coscientemente inquina il latte in polvere invalidando e uccidendo decine di bambini viene messo a morte, o un paese dove uno del genere sarebbe condannato a massimo una decina di anni di carcere, scontati di un terzo per il patteggiamento, poi beneficerebbe di una buonuscita, di un indultino e di ulteriori sconti per buona condotta, e dopo pochi anni sarebbe fuori; un paese dove, anche se a forza di fiato sul collo, le telecamere riprendono una protesta, o un paese dove (visto ieri sera zappando al TG1) nominano come gestore supremo dei musei nazionali l’ex grande capo di McDonald’s Italia, dopodiché gli danno tre minuti nel momento di massimo ascolto sul principale telegiornale pubblico per dire quanto sarà bella la managerialità applicata ai beni culturali, senza contraddittorio e con un giornalista che invece di fare domande chiosa tra l’una e l’altra, ad esempio così: “Ricordiamo ai nostri telespettatori che in Spagna il museo Guggenheim è la prima industria della città” (si è dimenticato di dire quale città, ma ai fini dell’indottrinamento è irrilevante).

Io, personalmente, preferirei una via di mezzo; ma il confronto è sufficiente per trovare il trattamento che i media italiani riservano alla Cina magari anche giustificato, ma soprattutto cinico.

[tags]cina, italia, informazione, latte, musei, mcdonald’s, resca, tg1[/tags]

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mercoledì 21 Gennaio 2009, 18:32

George W, chi era costui?

Lo so che non ho parlato di Obama; però rimedio linkandovi la lettera a un amico americano che Jean-Jacques Subrenat ha appena pubblicato sul suo blog. Jean-Jacques è stato un mio collega di Board di ICANN, nonché ex ambasciatore della République in Finlandia e in Estonia, e la lettera merita anche solo per l’incipit: “Dear friend, as your country settles into the change from the Cheney to the Obama administration…”

[tags]diplomazia, stati uniti, obama, bush, cheney, subrenat[/tags]

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martedì 30 Dicembre 2008, 14:57

Per quel che può valere

Per quel che può valere – detto che in una situazione del genere hanno torto entrambi e che comunque è difficile immaginare nel breve termine una qualsiasi forma di pace non caratterizzata da muri alti alti – ci tengo a specificare che secondo me, nelle vicende specifiche di questi ultimi giorni, ha decisamente ragione Israele.

[tags]israele, palestina, guerra, vorrei vedere te se il tuo vicino di casa ti tirasse tutti i giorni per anni qualche razzo nel soggiorno di casa[/tags]

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domenica 21 Dicembre 2008, 14:29

Qualità DVD

Ieri sera eravamo in casa, e per trascorrere la serata abbiamo deciso di guardare un DVD; così ho tirato fuori il DVD originale, acquistato mesi fa al supermercato a prezzo stracciato, di 8 Mile (un film grandemente sottovalutato, probabilmente per l’idea snob di molti che un film sull’hip-hop con Eminem non possa essere bello; in realtà, raramente ho visto immagini così ben fatte sul degrado abissale delle periferie americane e sulla difficile scelta tra i propri sogni e lo squallore della realtà).

Bene, naturalmente dopo aver inserito il DVD ho dovuto subirmi le immancabili scritte antipirateria; poi dieci secondi di logo animato della Universal; poi loghi e presentazioni degli altri produttori del film; poi quindici secondi di menu animato, prima che potessi arrivare a fare qualcosa. Ho selezionato la lingua del menu tra “inglese” e “italiano”, al che è partita una ulteriore animazione, consistente in una fotografia che lentamente veniva spostata per lo schermo; dal menu che è infine apparso ho selezionato l’opzione per la configurazione audio; ho aspettato un altro cambio di menu; ho selezionato “DTS”; è comparsa una lunga schermata scritta da un avvocato che mi spiegava cos’è il DTS e mi chiedeva conferma, rifiutando esplicitamente ogni responsabilità nel caso in cui avessi attivato il DTS senza avere un amplificatore compatibile. Dopo aver confermato, è partito un filmato di trenta secondi, con immagini di pianoforte e altri strumenti, per mostrarmi il logo DTS e specificare che è un marchio registrato. Dopodiché è ripartito il menu animato di prima, e ho dovuto aspettare altri quindici secondi, per poi rivedere i loghi dei produttori e finalmente arrivare al film.

In pratica, da quando ho messo il lettore nel DVD a quando sono riuscito a vedere le prime immagini saranno passati tre o quattro minuti di immagini inutili e impossibili da saltare, in quanto il pulsante “avanti” era stato disabilitato. Ah, e alla fine del film è ricomparso il messaggio antipirateria, però in cecoslovacco; si sa mai, avessi avuto un ospite ceco in casa che voleva copiare il DVD…

Conclusione: la prossima volta lo scarico dal peer-to-peer, oltre ad essere gratis funziona pure meglio.

[tags]dvd, pirateria, film, download, eminem, 8 mile[/tags]

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